L’Arcadia in Brenta, libretto, Bonn, Rommerskirchen, 1757

 LINDORA
 Anche io l’Arcadia lodo
 e d’esservi soggetta esulto e godo.
 FORESTO
 A voi, principe degno,
280del suo rispetto in pegno
 manda l’Arcadia vostra
 questo serto di fiori.
 LINDORA
 Ahi, mi fate morir con questi odori.
 CONTE
 Deh riponete, presto,
285questo serto fatale.
 LINDORA
 Mi sento venir male.
 FABRIZIO
 Presto, presto, tabacco.
 LINDORA
                                            Sì, tabacco.
 FABRIZIO
 Prenda.
 LINDORA
                  È troppo granito.
 CONTE
 Questo è fino assai più.
 LINDORA
290Non mi piace, signor, va troppo in su.
 FORESTO
 (Adesso l’aggiusto io;
 con questa stranutiglia
 mi voglio divertir con chi ne piglia).
 Prenda, prenda di questo,
295è foglia schietta, schietta e leggerissima.
 LINDORA
 Questo, questo mi piace, obligatissima.
 FORESTO
 Comanda?
 CONTE
                       Mi fa grazia.
 FORESTO
 E voi?
 FABRIZIO
               Mi fate onore.
 FORESTO
 (Voglio rider di core.
300La stranutiglia vera
 gli farà stranutar fino alla sera).
 FABRIZIO
 
    Vada, vada.
 
 CONTE
 
                            Vada lei.
 
 LINDORA
 
 Anzi lei vada, eccì.
 
 FABRIZIO, CONTE
 
 Viva, viva.
 
 LINDORA
 
                       Grazie, eccì,
305ahi eccì, ahi eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Poverina.
 
 CONTE
 
                     Presto, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Che bel garbo! Son qua io;
 forti, eccì.
 
 CONTE
 
                      Alto, eccì.
 
 LINDORA
 
 Aiutatemi, eccì.
 
 FABRIZIO, CONTE, LINDORA
 
310   Che tabacco, eccì, eccì,
 maledetto, eccì, eccì.
 Che tormento che mi sento!
 Più non posso, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
    Via, madama, non è niente.
 
 FABRIZIO
 
315Che tabacco impertinente!
 
 LINDORA
 
 Acqua fresca per pietà.
 
 CONTE
 
    Vado a prenderla, eccì.
 
 FABRIZIO
 
 Ve la porto, eccì, eccì.
 
 LINDORA
 
 Il mio naso, la mia testa,
320il mio petto, eccì, eccì.
 
 CONTE
 
 V’è passato?
 
 LINDORA
 
                          Signorsì.
 
 FABRIZIO
 
 State meglio?
 
 LINDORA
 
                            Par di sì.
 
 CONTE, FABRIZIO, LINDORA
 
    Dunque andiamo in compagnia
 a goder con allegria
325dell’Arcadia il primo dì.
 
    Vada, vada, eccì, eccì;
 maledetto tabacaccio!
 Oh che impaccio! Eccì, eccì.
 
 CONTE E FABRIZIO
 
 Favorisca. Faccia grazia.
 
 LINDORA
 
330Signorsì.
 
 FABRIZIO, CONTE, LINDORA
 
                    Eccì, eccì, eccì.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Deliziosa.
 
 Tutti a sedere. CONTE in mezzo, madama LINDORA alla dritta, GIACINTO accanto a ROSANA; LAURA alla sinistra, FORESTO vicino a Laura. FABRIZIO in piedi da un lato
 
 CORO (Tutti)
 
    Viva l’Arcadia in Brenta,
 viva lo scherzo e il riso;
 si faccia a tutti in viso
 la gioia scintillar.
 
335   Nessun di noi si penta
 di far con dolce impero,
 l’amor sempre sincero
 sul nostro cor regnar.
 
 FABRIZIO
 Signor principe caro,
340il povero Fabrizio
 gli manda un memorial, con cui lo prega
 comandar a’ pastor che per servizio
 lascino qualche ninfa anco a Fabrizio.
 CONTE
 Dall’arcadico trono,
345a cui per vostro dono io sono alzato,
 due comandi vi do tutti in un fiato.
 Primo: ciascuna ninfa
 scielga il pastor, di tutti alla presenza;
 ma non vuo’ che Fabrizio resti senza.
350Secondo: quel pastor che sarà eletto
 con qualche regaletto
 riconosca la ninfa
 e lei, come è il dovere,
 del regalo disponga a suo piacere.
 CORO (Tutti fuori del conte)
 
355   Viva il conte Bellezza,
 d’Arcadia il prence eletto,
 grazioso in ogni detto,
 nato per comandar.
 
 CONTE
 
    Grazie a tal gentilezza;
360gradisco il vostro affetto;
 e ciaschedun prometto
 in tutto contentar.
 
 FABRIZIO
 Bravo, bravo.
 ROSANA
                            Potrò dunque godere
 il sospirato onore,
365che sia il signor Fabrizio il mio pastore.
 FABRIZIO
 E viva, e viva.
 LAURA
                             Piano, pian di grazia;
 ho scelto già Fabrizio nel mio core
 e sarà sempre il mio fedel pastore.
 ROSANA
 Io Fabrizio pretendo.
 LAURA
370Di cedere Fabrizio io non intendo.
 FABRIZIO
 Oh questo è un brutto imbroglio.
 CONTE
 Dall’arcadico soglio
 così decido e voglio:
 per consolar di due ninfe il core,
375abbian due pastorelle un sol pastore.
 FABRIZIO
 Oh bravo per mia fé,
 son capace, lo giuro, anco per tre.
 LINDORA
 Dunque, signor Fabrizio,
 io tra le ninfe sue sarò la terza.
 FABRIZIO
380Venga la quarta ancor, mi fa servizio;
 non mi perdo in la folla, io son Fabrizio.
 CONTE
 Non è finito ancora;
 se voi pastor delle tre ninfe siete,
 regalar le tre ninfe ora dovete.
 FABRIZIO
385(Ohimè, sono imbrogliato!
 Questo favor mi vuol costar salato).
 GIACINTO
 Su via, fatevi onore.
 FORESTO
 Via, portatevi ben, signor pastore.
 CORO (Tutti fuori di Fabrizio)
 
    Viva Fabrizio,
390degno d’amore,
 pien di buon cuore,
 tutto bontà.
 
 FABRIZIO
 
    Che precipizio!
 Io mi rovino.
395Oh me meschino!
 Che mai sarà?
 
 FABRIZIO
 A voi, Rosana bella,
 questo piccol brillante io vi presento.
 E a voi, mia Lauretta,
400graziosa, vezzosetta,
 questo orologio d’or presento in dono.
 E a madama Lindora
 dono una tabacchiera di Siviglia.
 CONTE
 Adesso di quei doni
405ne disponga ciascuna a suo talento
 e faccia al donator un complimento.
 ROSANA
 Io pongo questo anello
 nel dito di Giacinto
 e dico al donatore
410che io lo delusi e questo è il mio pastore.
 FABRIZIO
 Come!
 LAURA
                Questo orologio
 a Foresto consegno
 e al donatore io dico
 che già di lui non me n’importa un fico.
 FABRIZIO
415Che? Che?
 LINDORA
                       La tabacchiera
 al principe presento e mio pastore,
 perché quel tabaccaccio mi fa male
 e chi me l’ha donato è un animale.
 CONTE, GIACINTO, FORESTO
 Viva il signor Fabrizio.
 LINDORA, ROSANA, LAURA
420Ci rallegriam con lei.
 FABRIZIO
 Che siate maledetti tutti sei.
 
    Corpo del diavolo,
 parmi un po’ troppo.
 Che! Sono un cavolo?
425Son gentiluomo
 del mio paese,
 io fo le spese,
 io son padrone,
 che impertinenza!
430Che prepotenza!
 Come? Che dite?
 Eh, padron mio,
 basta così.
 
    La vuo’ finire,
435me ne vuo’ ire;
 signore ninfe,
 gnori pastori,
 buon viaggio a loro;
 che non vi piace?
440Se ne anderanno,
 signori sì.
 
 SCENA II
 
 Tutti fuori di Fabrizio
 
 FORESTO
 Vuo’ sequitar Fabrizio; ognun mi renda
 il don che ricevé.
 GIACINTO
                                  Questo è l’anello.
 CONTE
 Ecco la tabacchiera.
 LAURA
                                       A dirla schietta
445l’abbiamo ben burlato.
 FORESTO
 Quando il tutto riavrà sarà placato. (Foresto parte)
 CONTE
 Deh, madama, mio nume,
 andiam per questi deliziosi colli,
 co’ vostri bei colori
450la vil bellezza a svergognar de’ fiori.
 LAURA
 Eh, signor conte mio,
 lei parte con madama,
 Rosana se n’andrà col suo Giacinto
 ed io resterò sola?
455Lei di cavalleria non sa la scuola.
 CONTE
 Ha ragion, mi perdoni;
 servirò tutte due.
 Sull’umil braccio mio poggin la mano.
 LAURA
 Caminate più presto.
 LINDORA
                                          Andate piano.
 GIACINTO
460(Son godibili assai).
 ROSANA
 (Più grazioso piacer non ebbi mai).
 LINDORA
 Con caminar sì presto mi stroppiate.
 LAURA
 Con questo andar sì piano m’ammazzate.
 CONTE
 (Sono in un grande impegno). Via, madama,
465un tantino più presto; e voi Lauretta
 un tantino più piano.
 LAURA
 Più piano di così? Mi vien la morte.
 LINDORA
 Vi dico che io non posso andar sì forte.
 CONTE
 
    Questa forte e quella piano,
470l’una tira e l’altra mola;
 non so più cosa mi far.
 Favoriscano la mano,
 anderò come potrò.
 
    Forti, forti, saldi, saldi,
475vada pur ciascuna sola;
 io gli sono servitor.
 
 SCENA III
 
 LAURA, madama LINDORA, ROSANA e GIACINTO
 
 LAURA
 Madama, andate pian quanto volete,
 per non venir in vostra compagnia,
 vi faccio riverenza e vado via. (Parte)
 LINDORA
480Oibò, corre sì forte
 sol la gente ordinaria,
 io son di nobiltà straordinaria. (Parte)
 ROSANA
 Bei carratteri al certo.
 GIACINTO
                                           Anzi bellissimi.
 ROSANA
 Per or godo l’onore
485che siate mio pastore.
 GIACINTO
 Certo, se non sdegnate
 di chi v’adora il core,
 io per sempre sarò vostro pastore.
 ROSANA
 Felicissima Arcadia allor direi,
490se tutti i giorni miei
 lieta passar potessi al colle, al prato,
 col mio pastor, col mio Giacinto a lato.
 
    Il mio pastor voi siete,
 unica mia speranza
495e con egual costanza
 fedel mi serberò.
 
    Parto per un momento
 ma l’alma mia qui resta;
 la vera prova è questa
500che sempre vi darò.
 
 SCENA IV
 
 GIACINTO solo
 
 GIACINTO
 Purtroppo è ver che s’introduce il foco
 d’amor ne’ nostri petti a poco a poco.
 Queste villeggiature
 in cui sì francamente
505si tratta e si conversa
 producon dolci ardori,
 impegni, servitù, dolcezze, amori.
 
    Al sussurar delle aure,
 al mormorio dell’onde,
510al scherzo delle fronde,
 al monte, al colle, al prato,
 a un core innamorato
 più cara è la beltà.
 
    Da così bella fiamma
515in così grato loco
 nacque il mio dolce foco
 e sempre durerà.
 
 SCENA V
 
 Camera in casa di Fabrizio con sedie.
 
 Madama LINDORA e FABRIZIO
 
 LINDORA
 Ho tanto caminato;
 e la fatica m’ha tanto fiaccata
520che una vena mi credo in sen crepata.
 FABRIZIO
 Canchero! Se ne guardi.
 (Oh che gran seccatura!)
 LINDORA
 Sederei volentier ma questa sedia
 è dura indiavolata.
 FABRIZIO
525Questa sedia è miglior.
 LINDORA
                                             Oibò, è sì dura
 cotesta imbottitura!
 FABRIZIO
 Ecco la mia poltrona.
 LINDORA
                                         Oh peggio, peggio.
 No no, non me ne curo;
 il guancial di vacchetta è troppo duro.
 FABRIZIO
530Eh cospetto di Bacco!
 Adesso la servo io. (Parte e torna con un materazzo)
 Eccole un materazzo;
 di più non posso far.
 LINDORA
                                        Questo è un strapazzo;
 lo conosco, lo so; ma non credevo
535dover soffrir cotanto;
 (io crepo dalle risa e fingo il pianto).
 
    Voglio andar, non vuo’ più star,
 più beffata esser non vuo’.
 Signorsì, me n’anderò.
540Sono tanto tenerina
 che ogni cosa mi scompone