Ciro riconosciuto, libretto, Ferrara, Barbieri, 1744

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Montuosa.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
 Lo veggo Mitridate; un vivo esempio
 tu sei di fedeltà. Non istancarti
 l'istoria a raccontarmi. A pro di Ciro
 io so già quanto oprasti
875e Cambise lo sa. Pensiamo entrambi
 le tue cure a premiar. (Perfido!) È vero
 che del merito tuo sempre minore
 la mercede sarà; pur quel che feci
 sembrerà, lo vedrai,
880poco a Mandane, a Mitridate assai.
 MITRIDATE
 Questo tanto parlarmi
 di premio e di pietà troppo m'offende.
 Un tal pensier...
 MANDANE
                                Perdona;
 è vero.
885Il desio d'esser grata
 mi trasportò. Dovea pensar che il solo
 premio dell'alme grandi
 son l'opre lor. Chi giunse,
 e tu ben vi giungesti, al grado estremo
890d'un'eroica virtù tutto ritrova,
 tutto dentro di sé. Pieno si sente
 d'un sincero piacer, d'una sicura
 tranquillità che rappresenta in parte
 lo stato degli dei. Di'? Tu lo pruovi?
895Non è così?
 MITRIDATE
                        Sì; né di questa invece
 torrei di mille imperi...
 MANDANE
                                             Anima vile!
 Traditor! Scellerato!
 MITRIDATE
                                        Io principessa!
 Io!
 MANDANE
         Sì. Credevi o stolto
 le tue frodi occultar? Speravi iniquo
900che in vece del mio figlio il tuo dovessi
 stringermi al sen? No perfido, io non sono
 tanto in odio agli dei. Ciro ho perduto;
 ma so perché; so chi l'uccise; e voglio
 e posso vendicarmi.
 MITRIDATE
                                       In quale inganno?
905In qual misero error?...
 MANDANE
                                             Taci; m'ascolta;
 e comincia a tremar. Sappi che in questo
 momento in cui ti parlo
 sta spirando il tuo figlio.
 MITRIDATE
                                               Ah come?
 MANDANE
                                                                    Ed io,
 sentimi traditor, io fui che l'empio
910a trovar chi l'uccida
 ingannato mandai.
 MITRIDATE
                                      Ah che facesti
 sconsigliata Mandane! Ah corri, ah dimmi
 qual luogo almeno...
 MANDANE
                                       Oh questo no; potresti
 forse giungere in tempo. Il loco ancora
915saprai ma non sì presto.
 MITRIDATE
                                               Ah principessa
 pietà di te. Quel che tu credi Alceo
 è il tuo Ciro, è il tuo figlio.
 MANDANE
                                                  Eh questa volta
 non sperar ch'io ti creda.
 MITRIDATE
                                                Il suol m'inghiotta,
 un fulmine m'opprima
920se mentii, se mentisco.
 MANDANE
 
 MANDANE
 Fremi pure a tua voglia,
 non m'inganni però.
 MITRIDATE
                                        Vaglion sì poco
 le lagrime ch'io spargo?
 MANDANE
                                              In quelle appunto
 conosco il padre. In tale stato anch'io,
925barbaro, son per te. Provalo; impara
 che sia perdere un figlio.
 MITRIDATE
                                                (Oh nostra folle
 misera umanità! Come trionfa
 delle miserie sue!) Parla Mandane;
 Ciro dov'è? Vorrai parlar ma quando
930tardi sarà.
 MANDANE
                      Va' traditor; ch'io dica
 di più non aspettar.
 MITRIDATE
                                       Sogno! Son desto!
 Dove corro? Che fo? Che giorno è questo?
 
    Dimmi crudel dov'è;
 ah non tacer così.
935Barbaro ciel perché
 insino a questo dì
 serbarmi in vita.
 
    Corrasi... E dove? Oh dei
 chi guida i passi miei?
940Chi almen, chi per mercé
 la via m'addita? (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARPAGO e MANDANE
 
 ARPAGO
                                  Né qui lo veggo; ah dove, (Frettoloso)
 dove mai si nasconde?
 MANDANE
                                            Arpago amato
 che cerchi?
 ARPAGO
                        Alceo. Se nol ritrovo io perdo
 d'ogni mia cura il frutto.
 MANDANE
                                               Altro non brami?
945Non agitarti; io so dov'è.
 ARPAGO
                                               Respiro,
 lode agli dei. Deh me l'addita; è tempo
 che al popolo si mostri. Altro non manca
 che presentarlo.
 MANDANE
                                Oh generoso amico
 veggo il tuo zel. Con pubblica vendetta
950t'affanni a soddisfarmi. Io ti son grata
 ma giungi tardi. A vendicarmi io stessa
 già pensai.
 ARPAGO
                       Contro chi?
 MANDANE
                                               Contro l'infame
 uccisor del mio Ciro.
 ARPAGO
                                         Intendi Alceo?
 MANDANE
 Sì.
 ARPAGO
         Guardati Mandane
955di non tentar nulla a suo danno. Alceo
 è il figlio tuo.
 MANDANE
                           Che!
 ARPAGO
                                       Tel celai temendo
 che i materni trasporti il gran segreto
 potessero tradir.
 MANDANE
                                 Come! Ed è vero...
 ARPAGO
 Nol dubbitar. Tu sai
960se ingannarti poss'io. Ciro è in Alceo;
 l'educò Mitridate; io gliel recai;
 l'ucciso è un impostor. Serena il volto,
 la tua doglia è finita.
 MANDANE
 Santi numi del ciel, soccorso aita. (Vuol partire)
 ARPAGO
965Dove? Ascolta...
 MANDANE
                                Ah corriam... Son morta; io sento
 stringermi il cor. (S’appoggia ad un tronco e poi siede)
 ARPAGO
                                   Tu scolorisci in volto!
 Sudi! Tremi! Vacilli!
 MANDANE
                                         Arpago... Ah vanne,
 vola di Trivia al fonte; il figlio mio
 salva, difendi; ei forse spira adesso.
 ARPAGO
970Come...
 MANDANE
                  Ah va' che l'uccide il padre istesso!
 ARPAGO
 Possenti numi! (Parte in fretta)
 
 SCENA III
 
 MANDANE sola
 
 MANDANE
                                Oh me infelice! Oh troppo
 verace Mitridate! Avessi, oh dio,
 creduto a' detti tuoi. Potessi almeno
 lusingarmi un momento. E come? Ah troppo
975sdegnato era Cambise;
 troppo tempo è già corso; e troppo nero
 è il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
 stupida! innanzi agli occhi; udii da lui
 chiamarmi madre; i violenti intesi
980moti del sangue; e nol conobbi; e volli
 ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
 parlar; lo veggo ancor. Povero figlio!
 Non voleva lasciarmi! Il suo destino
 parea che prevedesse. Ed io tiranna...
985Ed io... Che orror! Che crudeltà! Non posso (S’alza)
 tollerar più me stessa. Il mondo, il cielo
 sento che mi detesta; odo il consorte
 che a rinfacciar mi viene
 il parricidio suo; veggo di Ciro
990l'ombra squallida e mesta
 che stillante di sangue... Ah dove fuggo?
 Dove m'ascondo? Un precipizio, un ferro,
 un fulmine dov'è? Mora, perisca
 questa barbara madre e non si trovi
995che le ceneri sue... Ma... Come?... È dunque
 perduta ogni speranza? E non potrebbe
 giunger Arpago in tempo? Ah sì clementi
 numi del ciel, pietosi numi al figlio
 perdonate i miei falli. È questo nome
1000forse la colpa sua, colpa ch'ei trasse
 dalle viscere mie. No, voi non siete
 tanto crudeli. Io la giustizia vostra
 dubitandone offendo. È vivo il figlio;
 corrasi ad abbracciarlo... Ah folle io vado
1005a perder questo ancora
 languido di speranza ultimo raggio.
 Andiam; chi sa? Ma quello
 che a me corre affannato
 non è Cambise? Oimè! Son morta. È fatto
1010l'orrido colpo. Ha nella destra ancora
 nudo l'acciar, chi mi soccorre, ah! stilla
 ancor del vivo sangue... Ah fuggi... Parti...
 
 SCENA IV
 
 CAMBISE con spada nuda nella destra stillante di sangue e detta
 
 CAMBISE
 Vedi del mio furor...
 MANDANE
                                        Fuggi; quel sangue
 togli al materno ciglio.
 CAMBISE
1015Questo sangue che vedi...
 MANDANE
                                                 Oh sangue!... Oh... fi...glio... (Isviene)
 CAMBISE
 Sposa? Mandane? Oh me perduto! Ascolta
 principessa! Idol mio! Non ode. Ha chiuse
 le languide pupille e alterna appena
 qualche lento respiro. Almen sapessi
1020come agli usati uffici
 quell'alma richiamar.
 
 SCENA V
 
 CAMBISE, MANDANE e CIRO
 
 CIRO
                                          Dove la madre (Senza veder gli altri)
 dove mai troverò. Di Trivia al fonte
 finor l'attesi e mai non venne. (Cercando)
 CAMBISE
                                                          All'onda
 corriam del vicin rio. Ma sola intanto
1025qui lasciarla così? Se alcun vedessi...
 Ah sì; pastor... senti. (Vede Ciro)
 CIRO
                                         Quai grida? (Rivolgendosi)
 CAMBISE
                                                                 (Oh numi!
 Non è del figlio mio
 l'omicida costui?)
 CIRO
                                    (Stelle! Non veggo
 la mia madre colà?)
 CAMBISE
                                       Chi sei?
 CIRO
                                                         Che avvenne?
 CAMBISE
1030Non t'inoltrar; dimmi il tuo nome.
 CIRO
                                                                 Eh lascia...
 CAMBISE
 Di', non ti chiami Alceo?
 CIRO
                                                (Questo importuno
 a gran pena sopporto).
 Sì Alceo mi chiamo.
 CAMBISE
                                       Ah traditor! Sei morto. (In atto di ferir)
 CIRO
 Come! Non appressarti; o ch'io t'immergo
1035questo dardo nel cor. (In atto di difesa)
 CAMBISE
                                          Dal furor mio
 né tutto il ciel potrà salvarti.
 MANDANE
                                                      Oh dio! (Cominciando a rinvenire)
 CAMBISE
 Ah sposa apri le luci, aprile e vedi
 per man del tuo Cambise
 la bramata vendetta.
 CIRO
                                         Odimi, oh dei!
1040E Cambise tu sei?
 CAMBISE
                                    Sì scellerato,
 son io; sappilo e mori. (In atto di ferire)
 CIRO
                                            Ah padre amato (Getta il dardo)
 ferma; già sono inerme; il colpo affrena;
 riconoscimi prima e poi mi svena.
 MANDANE
 (Perché ritorno in vita?)
 CAMBISE
                                               (Il so, m'inganna;
1045e pur m'intenerisce!)
 MANDANE
                                          (Eterni dei!
 Non è quegli il mio Ciro? Ove son mai
 fra l'ombre o fra' viventi?)
 CAMBISE
                                                   (Io dunque, o folle,
 credo a que' detti infidi).
 No; cadi... (In atto di ferire)
 MANDANE
                       Ah sposo, ah che il tuo figlio uccidi (S’alza)
 CAMBISE
1050Uccido il figlio! (Resta immobile)
 MANDANE
                                Oh caro figlio! Oh cara (Abbraciandolo)
 parte dell'alma mia!
 CAMBISE
                                        Stelle! O deliro;
 o delira Mandane. E questi è Ciro?
 MANDANE
 Sì. Chi mai lo difese
 dal paterno furor? Qual sangue mai
1055il tuo ferro macchiò? Di Trivia al fonte
 tu l'attendevi pur.
 CAMBISE
                                    No; non vi giunsi,
 che partendo da te per via m'avvenni
 ne' reali custodi; essi di nuovo
 mi volean prigionier; di loro alcuni
1060io trafissi e fuggii; perciò con questo
 ferro tinto di sangue...
 MANDANE
                                           Intendo il resto.
 
 SCENA VI
 
 ASTIAGE in disparte con seguito e detti
 
 ASTIAGE
 (Qui Cambise! E disciolto!)
 CAMBISE
 Ma Ciro non morì? (A Mandane)
 MANDANE
                                       No.
 ASTIAGE
                                                 (Ciel! Che ascolto!)
 MANDANE
 N'ebber cura gli dei.
 CAMBISE
                                        Meglio, se m'ami,
1065spiegati, o sposa.
 MANDANE
                                  Odi.
 ASTIAGE
                                             (Sentiam).
 MANDANE
                                                                    Quel finto
 Ciro che cadde estinto...
 CIRO
                                              Il re s'appressa.
 CAMBISE
 Ecco un nuovo periglio.
 MANDANE
                                             Ecco le nostre
 contentezze impedite.
 ASTIAGE
 Seguite pur, seguite; io non disturbo
1070le gioje altrui; ma che ne venga a parte
 parmi ragion. Via chi di voi mi dice
 dell'istoria felice
 l'ordin qual sia? Chi liberò costui?
 Chi Ciro conservò? Dove s'asconde?
 CIRO
1075(Oimè!)
 ASTIAGE
                   Nessun risponde? Anche la figlia
 m'invidia un tal contento! Olà s'annodi
 ad un tronco Cambise...
 MANDANE
 Ah no.
 ASTIAGE
                Lode agli dei,
 a parlar cominciasti.
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO in disparte e detti
 
 ARPAGO
                                        (Ecco il tiranno.
1080Per trarlo al tempio il cerco appunto).
 ASTIAGE
                                                                      Or dimmi (A Mandane)
 qual è Ciro e dov'è? Nulla tacermi
 o sotto agl'occhi tuoi, segno a più strali
 cadrà Cambise.
 ARPAGO
                                (Ei sa che Ciro è in vita
 dunque ma non ch'è Alceo).
 MANDANE
                                                     Barbare stelle!
 CAMBISE
1085Empio destino!
 CIRO
                                (E tacito in disparte
 sto del padre al periglio?)
 ARPAGO
                                                 (Arpago all'arte).
 ASTIAGE
 Né parli ancor? Dunque il tuo sposo estinto
 brami veder? T'appagherò. Custodi...
 MANDANE
 Ferma...
 CIRO
                   Senti...
 MANDANE
                                   Io già parlo.
 CIRO
                                                           Il falso Ciro...
 MANDANE
1090Il mio Ciro smarrito...
 ARPAGO
 Astiage ah sei tradito; ah corri; opprimi
 il tumulto ribelle
 che si destò. La tua presenza è solo
 necessario riparo.
 ASTIAGE
                                    Oimè! Che avvenne?
 ARPAGO
1095Confusamente il so. S'affretta a gara
 verso il tempio ciascun. Colà si dice
 che Ciro sia. Tutti a vederlo, tutti
 vanno a giurargli fede; e il volgo insano
 grida a voce sonora:
1100«Ciro è il re, Ciro viva, Astiage mora».
 ASTIAGE
 Ah traditori ecco il segreto; entrambi
 con questo acciar... (In atto di snudar la spada)
 ARPAGO
                                      Mio re che fai? Se Ciro
 è ver che viva, in tuo poter conserva
 la madre e il genitor; con questi pegni
1105lo faremo tremar.
 ASTIAGE
                                   Sì. custodite (Dopo aver pensato)
 dunque la coppia rea, sol perché sia
 la mia difesa o la vendetta mia.
 
    Perfidi non godete,
 se altrove il passo affretto;
1110a trapassarvi il petto
 perfidi tornerò.
 
    Cadrò, se vuole il fato,
 cadrò trafitto il seno;
 ma invendicato almeno,
1115ma solo non cadrò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CIRO, MANDANE, CAMBISE, ARPAGO e guardie
 
 ARPAGO
 Partì; l'empio è nel laccio. Ei corre al tempio
 e là trarlo io volea. Guerrieri, amici
 finger più non bisogna; andiam. Qui resti
 Ciro intanto e Mandane. E tu Cambise
1120sollecito mi siegui. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                      Odi; e in Alceo
 com'esser può che Ciro...
 ARPAGO
                                                Oh dio! Ti basti (Con impazienza)
 saper ch'è il figlio tuo. Tutto il successo
 ti spiegherò; ma non è tempo adesso.
 Resta colla speranza
1125di migliorar tra poco il suo destino;
 il tempo di godere è già vicino.
 
    Il pastor se torna aprile
 non rammenta i giorni algenti,
 dall'ovile all'ombre usate
1130riconduce i bianchi armenti
 e l'avene abbandonate
 fa di nuovo risuonar.
 
    Il nocchier calmato il vento
 più non teme o si scolora
1135ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CIRO, MANDANE e CAMBISE
 
 CAMBISE
 Addio. (A Mandane e Ciro)
 CIRO
                 Padre!
 MANDANE
                                Consorte!
 CIRO
                                                    E ci abbandoni
 così con un addio?
 CAMBISE
                                     Nulla vi dico
 perché troppo direi; né questo è il loco;
1140so ben tacer ma non saprei dir poco.
 
    Dammi o sposa un solo amplesso,
 dammi o figlio un bacio solo.
 Ah non più, da voi m'involo;
 ah lasciatemi partir.
 
1145   Sento già che son men forte;
 sento già fra' dolci affetti
 e di padre e di consorte
 tutta l'alma intenerir. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e CIRO
 
 MANDANE
 Ciro attendimi; io temo
1150qualche nuova sventura. Il mio consorte
 voglio seguir. Te d'Arpago l'avviso
 ritrovi in questo loco.
 CIRO
                                          Or che paventi?
 MANDANE
 Figlio mio nol so dir, tremo per uso
 avvezzata a tremar. Sempre vicino
1155qualche insulto mi par del mio destino.
 
    Benché l'augel s'asconda
 dal serpe insidiator,
 trema fra l'ombre ancor
 del nido amico.
 
1160   Che il mover d'ogni fronda,
 d'ogni aura il susurrar
 il sibilo gli par
 del suo nemico. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 CIRO e poi ARPALICE
 
 CIRO
 Ah tramonti una volta
1165questo torbido giorno e sia più chiaro
 l'altro almen che verrà.
 ARPALICE
                                             Mio caro Alceo,
 tu salvo! Oh me felice! Ah vieni a parte
 de' pubblici contenti. Il nostro Ciro
 vive, si ritrovò; quel che uccidesti
1170era un vile impostor.
 CIRO
                                         Sì! Donde il sai?
 ARPALICE
 Certo il fatto esser dee; queste campagne
 non risuonan che Ciro.
 CIRO
 E tu Ciro vedesti?
 ARPALICE
                                    Ancor nol vidi.
 Corriam...
 CIRO
                      Ferma, il vedrai
1175pria d'ognun, tel prometto.
 ARPALICE
                                                    E Ciro...
 CIRO
                                                                      Ah ingrata
 tu non pensi che a Ciro. Il tuo pastore
 già del tutto obbliasti. E pur sperai...
 ARPALICE
 Non tormentarmi Alceo. Se tu sapessi
 come sta questo cor...
 CIRO
                                          Siegui.
 ARPALICE
                                                          Né vuoi
1180lasciarmi in pace?
 CIRO
                                    Ah tu non m'ami.
 ARPALICE
                                                                      Almeno
 veggo che non dovrei. Ma...
 CIRO
                                                    Che?
 ARPALICE
                                                                Ma parmi
 debil ritegno il naturale orgoglio.
 Parlar di te non voglio; e fra le labbra
 ho sempre il nome tuo. Vuo' dal pensiero
1185cancellar quel sembiante; e in ogni oggetto
 col pensier lo dipingo. Agghiaccio in seno
 se in periglio ti miro. Avvampo in volto
 se nominar ti sento. Ove non sei
 tutto m'annoja e mi rincresce; e tutto
1190quel che un tempo bramava or più non bramo.
 Dimmi or tu che ne credi; amo o non amo?
 CIRO
 Sì mio ben, sì mia speme...
 
 SCENA XII
 
 MITRIDATE con guardie e detti
 
 MITRIDATE
                                                    Al tempio, al tempio
 mio principe mio re. Questi guerrieri
 Arpago invia per tua custodia. Ah vieni
1195a consolar l'impazienze altrui.
 ARPALICE
 (Con chi parla costui).
 CIRO
                                           Dunque è palese
 di già la sorte mia!
 MITRIDATE
                                     Nessuno ignora
 signor che tu sei Ciro. Arpago il disse;
 indubitate pruove
1200a' popoli ne diè; sparger le fece
 per cento bocche, in mille luoghi; e tutti
 voglion giurarti fé.
 ARPALICE
                                     Scherza? O da senno
 Mitridate parlò?
 CIRO
                                 Ciro son io.
 Non bramasti vederlo? Eccolo.
 ARPALICE
                                                          Oh dio!
 CIRO
1205Sospiri? Io non ti piaccio
 pastor né re?
 ARPALICE
                           Né tanto umil né tanto
 sublime io ti volea; ch'arda al mio foco
 se troppo è per Alceo, per Ciro è poco.
 CIRO
 Mal mi conosci. Arpalice finora
1210me amò, non la mia sorte; ed io non amo
 la sua sorte ma lei. La vita e il trono
 Arpago diemmi; e se ad offrirti entrambi
 il genio mi consiglia,
 quel che il padre mi diè, rendo alla figlia.
1215Oh che dolce esser grato, ove s'accordi
 il debito e l'amore,
 la ragione e il desio, la mente e il core.
 ARPALICE
 Dunque...
 MITRIDATE
                      Ah Ciro t'affretta.
 CIRO
                                                        Andiam. Mia vita,
 mia sposa addio.
 ARPALICE
                                  Deh non ti cambi il regno.
 CIRO
1220Ecco la destra mia; prendila in pegno.
 
    No, non vedrete mai
 cambiar gli affetti miei
 bei lumi ond'imparai
 a sospirar d'amor.
 
1225   Quel cor che vi donai
 più chieder non potrei;
 né chieder lo vorrei
 se lo potessi ancor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
 Io son fuor di me stessa. A un vil pastore
1230cieca d'amor mi scuopro amante; e sposa
 mi ritrovo d'un re! Gl'istessi affetti
 insuperbir mi fanno, onde poc'anzi
 arrossirmi dovea! Certo quest'alma
 era presaga; e travedea nel volto
1235del finto Alceo... Che traveder? Che giova
 cercar pretesti all'imprudenza? Ad altri
 favelliamo così; ma più sinceri
 ragioniamo fra noi. Diciam più tosto
 che d'amor non s'intende
1240chi prudenza ed amore unir pretende.
 
    Chi a ritrovare aspira
 prudenza in core amante
 domandi a chi delira
 quel senno che perdé.
 
1245   Chi riscaldar si sente
 a' rai d'un bel sembiante
 o più non è prudente
 o amante ancor non è. (Parte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Diana.
 
 ASTIAGE solo con spada alla mano, poi CAMBISE, indi ARPAGO, ciascuno con seguito. Alfin tutti l’un dopo l’altro
 
 ASTIAGE
 Ah rubelli, ah spergiuri ov'è la fede
1250dovuta al vostro re? Nessun m'ascolta?
 M'abbandona ciascun? No, non saranno
 tutti altrove sì rei. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                     Ferma tiranno. (Arrestandolo)
 ASTIAGE
 Ah traditor! (In atto di difesa)
 CAMBISE
                          Voi custodite il passo. (Al suo seguito)
 E tu ragion mi rendi... (Ad Astiage)
 ASTIAGE
1255Arpago ah vieni il tuo signor difendi.
 ARPAGO
 Circondatelo amici. Alfin pur sei (Dall’altro lato con seguaci)
 empio ne' lacci miei.
 ASTIAGE
                                         Tu ancora!
 ARPAGO
                                                               Io solo
 barbaro, io sol t'uccido; a questo passo
 sappilo io ti riduco.
 ASTIAGE
                                      E tanta fede?
1260E tanto zelo?
 ARPAGO
                           A chi svenasti un figlio
 non dovevi fidarti. I torti obblia
 l'offensor, non l'offeso.
 ASTIAGE
                                            Ah indegno!
 ARPAGO
                                                                     È questa
 la pena tua.
 CAMBISE
                         La mia vendetta è questa.
 ARPAGO
 Cadi. (In atto di ferire)
 CAMBISE
               Mori crudel. (Come sopra)
 CIRO
                                        Ferma. (Trattenendo Arpago)
 MANDANE
                                                        T'arresta. (Trattenendo Cambise)
 ARPALICE
1265(Che avvenne!)
 MITRIDATE
                                (Che sarà?)
 MANDANE
                                                        Rifletti o sposo...
 CIRO
 Arpago, pensa...
 CAMBISE
                                È un barbaro. (A Mandane)
 MANDANE
                                                            È mio padre.
 ARPAGO
 È un tiranno. (A Ciro)
 CIRO
                             È il tuo re.
 CAMBISE
                                                   Punirlo io voglio.
 ARPAGO
 Vendicarmi desio.
 MANDANE
 Non fia ver.
 CIRO
                         Non sperarlo.
 ASTIAGE
                                                    Ove son io!
 ARPAGO
1270Popoli ardir; l'esempio mio seguite
 s'opprima l'oppressor.
 CIRO
                                            Popoli udite.
 Qual impeto ribelle?
 Qual furor vi trasporta? Ove s'intese
 che divenga il vassallo
1275giudice del suo re! Giudizio indegno,
 in cui molto del reo
 il giudice è peggiore. Odiate in lui
 un parricidio e l'imitate. Ei forse
 tentollo sol; voi l'eseguite. Un dritto
1280che avea sul sangue mio
 forse Astiage abusò; voi quel che han solo
 gli dei sopra i regnanti
 pretendete usurpar. M'offrite un trono
 calpestandone prima
1285la maestà. Questo è l'amor! Son questi
 gli auspici del mio regno? Ah ritornate,
 ritornate innocenti. A terra, a terra
 l'armi sediziose. Io vi prometto
 placato il vostro re. Foste sedotti;
1290lo so; vi spiace; a mille segni espressi
 già intendo il vostro cor. Già in ogni destra
 veggo l'aste tremar; leggo il sincero
 pentimento del fallo in ogni fronte.
 Perdonalo signor, per bocca mia (Ad Astiage)
1295piangendo ognun tel chiede. Ognun ti giura
 eterna fé. Se a cancellar l'orrore
 d'attentato sì rio
 v'è bisogno di sangue, eccoti il mio. (Inginocchiandosi)
 ASTIAGE
 Oh prodigio!
 MANDANE
                           Oh stupore!
 ARPAGO
1300Oh virtù che disarma il mio furore. (Arpago getta la spada e tutti i congiurati l’armi)
 ASTIAGE
 Figlio mio, caro figlio
 sorgi, vieni al mio sen. Così punisci
 generoso i tuoi torti e l'odio mio?
 Ed io, misero, ed io
1305d'un'anima sì grande
 tentai fraudar la terra! Ah vegga il mondo
 il mio rimorso almeno. Eccovi in Ciro,
 Medi, il re vostro; a lui
 cedo il serto real. Rendigli o figlio
1310lo splendor ch'io gli tolsi. I miei deliri
 non imitar. Quel che fec'io t'insegni
 quel che far non dovrai. De' numi amici
 al favor corrispondi
 e il mio rossor nelle tue glorie ascondi.
 CORO
 
1315   Le tue selve in abbandono
 lascia o Ciro e vieni al trono;
 vieni al trono o nostro amor.
 
    Cambia in soglio il rozzo ovile,
 in real la verga umile;
1320darai legge ad altro gregge,
 anche re sarai pastor.
 
 Fine dell’opera