Ciro riconosciuto, libretto, Mantova, Pazzoni, 1758

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna su’ confini della Media, sparsa d’alberi e di numerose tende, per comodo d’Astiage e di sua corte. Da un lato gran padiglione.
 
 MANDANE seduta ed ARPALICE
 
 MANDANE
 Ma di'; non è quel bosco (Con impazienza)
 della Media il confine?
 ARPALICE
                                            È quello.
 MANDANE
                                                               Il loco
 questo non è, dove alla dea triforme
 ogn'anno Astiage ad immolar ritorna
5le vittime votive?
 ARPALICE
                                   Appunto.
 MANDANE
                                                       E scelto
 questo dì, questo loco
 non fu dal genitore al primo incontro
 del ritrovato Ciro?
 ARPALICE
                                     E ben? Per questo
 che mi vuoi dir?
 MANDANE
                                 Che voglio dirti! E dove
10questo Ciro s'asconde?
 Che fa? Perché non viene?
 ARPALICE
                                                   Eh principessa
 l'ore corron più lente
 che il materno desio. Sai che prescritta
 del tuo Ciro all'arrivo è l'ora istessa
15del sacrificio. Alla notturna dea
 immolar non si vuole
 pria che il sol non tramonti; e or nasce il sole.
 MANDANE
 È ver; ma non dovrebbe
 il figlio impaziente?... Ah ch'io pavento...
20Arpalice...
 ARPALICE
                      E di che? Se Astiage istesso,
 che lo voleva estinto, oggi il suo Ciro
 chiama, attende, sospira.
 MANDANE
                                                E non potrebbe
 finger così?
 ARPALICE
                         Finger! Che dici! E vuoi
 che di tanti spergiuri
25si faccia reo? Che ad ingannarlo il tempo
 scelga d'un sacrificio e far pretenda
 del tradimento suo complici i numi?
 No; col cielo in tal guisa
 non si scherza, o Mandane.
 MANDANE
                                                    E pur se fede
30prestar si dee... Ma chi s'appressa? Ah corri...
 Forse Ciro...
 ARPALICE
                          È una ninfa.
 MANDANE
                                                   È ver. Che pena!
 ARPALICE
 (Tutto Ciro gli sembra!) E ben?
 MANDANE
                                                            Se fede
 meritan pur le immagini notturne,
 odi qual fiero sogno...
 ARPALICE
                                          Ah non parlarmi
35di sogni, o principessa. È di te indegna
 sì pueril credulità. Tu dei
 più d'ognun detestarla. Un sogno, il sai,
 fu cagion de' tuoi mali. In sogno il padre
 vide nascer da te l'arbor che tutta
40l'Asia copria. N'ebbe timor; ne volle
 interpreti que' saggi, il cui sapere
 sta nel nostro ignorar. Questi, ogni fallo
 usi a lodar ne' grandi, il suo timore
 chiamar prudenza; ed affermar che un figlio
45nascerebbe da te che il trono a lui
 dovea rapir. Nasce il tuo Ciro e a morte,
 oh barbara follia!
 su la fede d'un sogno il re l'invia.
 Né gli bastò. Perché mai più non fosse
50il talamo fecondo
 a te di prole e di timori a lui,
 esule il tuo consorte
 scaccia lungi da te. Vedi a qual segno
 può acciecar questa insana
55vergognosa credenza.
 MANDANE
                                          Eh non è sogno
 che ormai l'ottava messe
 due volte germogliò, da che perdei,
 nato appena, il mio Ciro. Oggi l'attendo;
 e mi speri tranquilla?
 ARPALICE
                                           In te credei
60più moderato almeno
 questo materno amor. Perdesti il figlio
 nel partorirlo; ed il terz'anno appena
 compievi allora oltre il secondo lustro.
 In quell'età s'imprime
65leggiermente ogni affetto.
 MANDANE
                                                  Ah non sei madre,
 perciò... Ma non è quello
 Arpago, il padre tuo? Sì. Forse ei viene...
 Arpago...
 
 SCENA II
 
 ARPAGO e detti
 
 ARPAGO
                    Principessa
 è giunto il figlio tuo.
 MANDANE
                                        Dov'è? (S’alza)
 ARPAGO
                                                        Non osa
70passar del regno oltre il confin, sintanto
 che il re non vien. Questa è la legge.
 MANDANE
                                                                   Andiamo.
 Andiamo a lui. (Incaminandosi)
 ARPAGO
                               Ferma Mandane. Il padre
 vuol esser teco al grande incontro.
 MANDANE
                                                                E il padre
 quando verrà?
 ARPAGO
                              Già incamminossi.
 MANDANE
                                                                   Almeno
75Arpago va'; ritrova Ciro...
 ARPAGO
                                                 Io deggio
 qui rimaner finché il re venga.
 MANDANE
                                                          Amica
 Arpalice, se m'ami,
 va' tu. (Felice me!) Presso a quel bosco
 egli sarà.
 ARPALICE
                    Volo a servirti. (Volendo partire)
 MANDANE
                                                 Ascolta.
80Esattamente osserva
 l'aria, la voce, i moti suoi. Se in volto
 ha più la madre o il genitor. Va', corri
 e a me torna di volo. Odimi; i suoi
 casi domanda, i miei gli narra e digli
85ch'egli è... ch'io sono... Oh dei!
 Digli quel che non dico e dir vorrei.
 ARPALICE
 
    Basta così; t'intendo;
 già ti spiegasti appieno.
 E mi diresti meno
90se mi dicessi più.
 
    Meglio parlar tacendo;
 dir molto in pochi detti
 de' violenti affetti
 è solita virtù. (Parte)
 
 SCENA III
 
 MANDANE ed ARPAGO
 
 MANDANE
95Ed Astiage non viene! Arpago, io vado
 ad affrettarlo. Ah fosse
 il mio sposo presente. Oh dio! Qual pena
 sarà per lui nel doloroso esiglio
 saper trovato il figlio,
100non poterlo veder! Tutte figuro
 le smanie sue; gli sto nel cor.
 ARPAGO
                                                       Mandane,
 odi; taci il segreto e ti consola.
 Cambise oggi vedrai.
 MANDANE
                                          Cambise! E come?
 ARPAGO
 Di più non posso dirti.
 MANDANE
                                            Ah mi lusinghi
105Arpago.
 ARPAGO
                  No. Su la mia fé riposa.
 Tel giuro; oggi il vedrai.
 MANDANE
                                              Vedrò lo sposo!
 L'unico, il primo oggetto
 del tenero amor mio! Che già tre lustri
 piansi invano e chiamai!
 ARPAGO
                                                Sì.
 MANDANE
                                                        Numi eterni,
110che impetuoso è questo
 torrente di contenti! Oh figlio! Oh sposo!
 Oh me felice! Arpago, amico, io sono
 fuor di me stessa. E nel contento estremo
 per soverchio piacer lagrimo e tremo.
 
115   Par che di giubilo
 l'alma deliri,
 par che mi manchino
 quasi i respiri,
 che fuor del petto
120mi balzi il cor.
 
    Quanto è più facile
 che un gran diletto
 giunga ad uccidere
 che un gran dolor! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARPAGO solo
 
 ARPAGO
125Sicuro è il colpo. Oggi farò palese
 il vero occulto Ciro; oggi il tiranno
 del sacrificio atteso
 la vittima sarà. Con tanta cura
 lo sdegno mio dissimulai che il folle
130non diffida di me. Sedotti sono,
 fuor che pochi custodi,
 tutti i suoi più fedeli; infin Cambise
 del disegno avvertii. Potete alfine
 ire mie scintillar; fuggite ormai
135dal carcere del cor. Soffriste assai.
 
    Già l'idea del giusto scempio
 raddolcisce i sdegni miei;
 già comincio i torti rei,
 sol pensando, a vendicar.
 
140   Già quel barbaro, quell'empio
 fa di sangue il suol vermiglio;
 ed il sangue del mio figlio
 già si sente rinfacciar. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Campagna sparsa di capanne pastorali, una delle quali con porta aperta.
 
 CIRO e MITRIDATE
 
 CIRO
 Come! Io son Ciro? E quanti
145Ciri vi son? Già sul confin del regno
 sai pur che un Ciro è giunto. Il re non venne
 per incontrarlo?
 MITRIDATE
                                 Il re s'inganna. È quello
 un finto Ciro. Il ver tu sei.
 CIRO
                                                  L'arcano
 meglio mi spiega. Io non l'intendo.
 MITRIDATE
                                                                  Ascolta.
150Sognò Astiage una volta...
 CIRO
                                                 Io so di lui
 il sogno ed il timor; de' saggi suoi
 so il barbaro consiglio; il nato Ciro
 so che ad Arpago diessi e so...
 MITRIDATE
                                                        Non darti
 sì gran fretta, o signor; quindi incomincia
155quel che appunto non sai. Sentilo. Il fiero
 cenno non ebbe core
 Arpago d'eseguir. Fra gli ostri involto
 timido a me ti reca...
 CIRO
                                         E tu nel bosco...
 MITRIDATE
 No; lascia ch'io finisca. (Oh impaziente
160giovane età!) La mia consorte avea
 un bambin senza vita
 partorito in quel dì; proposi il cambio;
 piacque. Te per mio figlio
 sotto nome d'Alceo serbo ed espongo
165l'estinto in vece tua.
 CIRO
                                       Dunque...
 MITRIDATE
                                                            Non vuoi
 ch'io siegua? Addio.
 CIRO
                                        Sì, sì perdona.
 MITRIDATE
                                                                     Il cenno
 credé compiuto il re. Pensovvi; e sciolto
 dal suo timor, vide il suo fallo; intese
 del sangue i moti e fra i rimorsi suoi
170pace più non avea. Quasi tre lustri
 Arpago tacque; alfin stimò costante
 d'Astiage il pentimento e te gli parve
 tempo di palesar. Pur come saggio
 prima il guado tentò. Desta una voce
175s'era in que' dì che Ciro
 fra gli Sciti vivea, ch'altri in un bosco
 lo raccolse bambino. O sparso fosse
 dall'impostor quel grido o che dal grido
 nascesse l'impostor, vi fu l'audace
180che il tuo nome usurpò.
 CIRO
                                              Sarà quel Ciro
 che vien...
 MITRIDATE
                      Quello. T'accheta. Al re la fola
 Arpago accreditò, dentro al suo core
 ragionando in tal guisa. O il re ne gode
 ed io potrò sicuro
185il suo Ciro scoprirgli; o il re si sdegna
 e i suoi sdegni cadranno
 sopra dell'impostor.
 CIRO
                                       Ma già che tanto
 tenero Astiage è del nipote e vuole
 oggi stringerlo al sen, perché si tace
190il vero a lui?
 MITRIDATE
                          Dell'animo reale
 Arpago non si fida. Il re gli fece
 svenar un figlio, in pena
 del trasgredito cenno; e mal s'accorda
 tanto affetto per Ciro e tanto sdegno
195per chi lo conservò. Prima fu d'uopo
 contro di lui munirti. Alfin l'impresa
 oggi è matura. Al tramontar del sole
 sarai palese al mondo; abbraccerai
 la madre, il genitor. Questi fra poco
200verrà; l'altra già venne.
 CIRO
                                             È forse quella
 che mi parve sì bella, or or che quindi
 frettolosa passò?
 MITRIDATE
                                 No; fu la figlia
 d'Arpago.
 CIRO
                     Addio. (Vuol partire)
 MITRIDATE
                                    Dove?
 CIRO
                                                   A cercar la madre. (Come sopra)
 MITRIDATE
 Fermati; ascolta. Ella, Cambise e ognuno
205crede finora al finto Ciro e giova
 l'inganno lor, che se Mandane...
 CIRO
                                                            A lei
 mai per qualunque incontro
 non spiegherò chi sono
 fin che tu nol permetta. Addio. Diffidi
210della promessa mia? Tutti ne chiamo
 in testimonio i numi. (Come sopra)
 MITRIDATE
                                           Ah senti. E quando
 comincerai codesti
 impeti giovanili
 a frenare una volta! In quel che brami
215tutto t'immergi... Ah come parlo! All'uso
 di tant'anni, o signor, questa perdona
 paterna libertà. So che favella
 cambiar teco degg'io. Rigido padre
 no, non riprendo un figlio;
220servo fedele, il mio signor consiglio.
 CIRO
 Padre mio, caro padre, è vero, è vero,
 conosco i troppo ardenti
 impeti miei; gli emenderò; cominci
 l'emenda mia dall'ubbidirti. Ah mai,
225mai più non dir che il figlio tuo non sono.
 È troppo caro a questo prezzo il trono.
 
    Ognor tu fosti il mio
 tenero padre amante;
 essere il tuo vogl'io
230tenero figlio ognor.
 
    E in faccia al mondo intero
 rispetterò regnante
 quel venerato impero
 che rispettai pastor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 MITRIDATE e poi CAMBISE in abito di pastore
 
 MITRIDATE
235Chi potrebbe a que' detti
 temperarsi dal pianto?
 CAMBISE
                                             Il ciel ti sia
 fausto, o pastor. (Guardando intorno)
 MITRIDATE
                                 Te pur secondi. (Oh dei!
 Non è nuovo quel volto agli occhi miei!)
 CAMBISE
 Se gli ospitali numi
240si veneran fra voi, mostrami, amico,
 del sagrificio il loco. Anch'io straniero
 vengo la pompa ad ammirarne.
 MITRIDATE
                                                            Io stesso
 colà ti scorgerò. (No, non m'inganno,
 egli è Cambise). (Guardandolo attentamente)
 CAMBISE
                                  (Ed Arpago non trovo!)
 MITRIDATE
245(Scuoprasi a lui...) Ma chi vien mai?
 CAMBISE
                                                                    Son questi
 i reali custodi?
 MITRIDATE
                              Anzi il re stesso.
 CAMBISE
 Astiage? (Sorpreso)
 MITRIDATE
                    Sì.
 CAMBISE
                            Lascia ch'io parta.
 MITRIDATE
                                                               È troppo
 già presso. Fra que' rami
 colà raccolti in fascio
250celati.
 CAMBISE
               Oh fiero incontro! (Si nasconde)
 
 SCENA VII
 
 ASTIAGE, MITRIDATE, CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
                                                  Alcun non osi (Chiudendo la porta)
 qui penetrar, custodi.
 MITRIDATE
 (A che vien l'inumano?
 O già vide Cambise o sa l'arcano).
 ASTIAGE
 Chi è teco? (Guardando sospettosamente intorno)
 MITRIDATE
                         Alcun non v'è. (Tremo).
 ASTIAGE
                                                                      Ricerca
255con più cura ogni parte. (Va a sedere)
 MITRIDATE
                                               (Il vostro aiuto,
 santi numi, io vi chiedo). (Fingendo cercare)
 CAMBISE
                                                  (Io son perduto).
 MITRIDATE
 Siam soli. (Tornando al re)
 ASTIAGE
                       Or di'; serbi memoria ancora
 de' benefici miei?
 MITRIDATE
                                    Tutto rammento.
 ASTIAGE
 Se da te dipendesse
260la mia tranquillità; se quel ch'io voglio
 fosse nel tuo poter; dimmi, potrei
 sperarti grato?
 MITRIDATE
                              (Ah Ciro ei vuol).
 ASTIAGE
                                                                Rispondi.
 MITRIDATE
 E che poss'io?
 ASTIAGE
                             Questa corona in fronte
 sostenermi tu puoi. Sta quel ch'io cerco
265nelle tue mani. Ad onta mia serbato
 Ciro, tu il sai...
 MITRIDATE
                              (Misero me!)
 ASTIAGE
                                                         Nel viso
 tu cambi di color! La mia richiesta
 prevedi forse e ti spaventi?
 MITRIDATE
                                                    Io veggo...
 Signor... Pietà. (S’inginocchia)
 ASTIAGE
                               No; non smarrirti. È il colpo
270facil più che non credi. Al falso invito
 Ciro credé; già sul confin del regno
 con pochi sciti è giunto e l'ora attende
 al venir stabilita.
 MITRIDATE
 (Parla del finto Ciro. Io torno in vita).
 ASTIAGE
275Sorgi. Tu sai del bosco (Mitridate s’alza)
 ogni confin. Può facilmente Ciro
 esser da te con qualche insidia oppresso.
 MITRIDATE
 (Ah quasi per timor tradii me stesso!)
 CAMBISE
 (Barbaro!)
 ASTIAGE
                       E ben?
 MITRIDATE
                                       (Per affrettar che parta
280tutto a lui si prometta). Ad ubbidirti,
 mio re, son pronto. (Risoluto)
 CAMBISE
                                       (Ah scellerato!)
 ASTIAGE
                                                                     All'opra
 solo non basterai. Sceglier conviene
 cauto i compagni.
 MITRIDATE
                                   Oltre il mio figlio Alceo
 uopo d'altri non ho.
 ASTIAGE
                                       Questo tuo figlio
285bramo veder.
 MITRIDATE
                            (Nuovo spavento. Almeno
 si liberi Cambise). Alle reali
 tende, signor, tel condurrò.
 ASTIAGE
                                                    No; voglio
 qui parlar seco. A me lo guida.
 MITRIDATE
                                                          Altrove
 meglio...
 ASTIAGE
                   Non più. Vanne. Ubbidisci. (Sostenuto)
 MITRIDATE
                                                                      (Oh dio!
290In qual rischio è Cambise e Ciro ed io!)
 
    Oh dio che pena è questa!
 Che barbaro tormento!
 Il seno, oh dio! mi sento
 d'affanno lacerar.
 
295   Vedo vicino il lido,
 credo afferrar il porto;
 ma trovo vento infido
 trovo nemico il mar. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ASTIAGE e CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
 E pur dagl'inquieti
300miei seguaci timori
 parmi di respirar. Non so s'io deggia
 alla speme del colpo o alla stanchezza
 delle vegliate notti
 quel soave languor che per le vene
305dolcemente mi serpe. Ah forse a questo
 umil tetto lo deggio, in cui non sanno
 entrar le abitatrici
 d'ogni soglio real cure infelici.
 
    Sciolto dal suo timor
310par che non senta il cor
 l'usato affanno.
 
    Languidi gli occhi miei... (S’addormenta)
 
 CAMBISE
 Che veggo, amici dei! Dorme il tiranno. (Esce)
 Barbaro re, con tante furie in petto
315come puoi riposar! Vindici numi
 quel sonno è un'opra vostra. Il sangue indegno
 da me volete; io v'ubbidisco. Ah mori... (Snudando la spada)
 ASTIAGE
 Perfido! (Sognando)
 CAMBISE
                    Oimè! Si desta. (Trattenendosi)
 ASTIAGE
                                                   Aita. (Come sopra)
 CAMBISE
                                                               Ei vide
 l'acciaro balenar. (Vuol nascondersi)
 ASTIAGE
                                   Ciro m'uccide. (Sognando)
 CAMBISE
320Ciro? Parlò sognando. Eh cada ormai...
 Cada il crudele. (In atto di ferire)
 
 SCENA IX
 
 MANDANE e detti
 
 MANDANE
                                 Ah traditor, che fai?
 CAMBISE
 Mandane. (Con voce bassa)
 MANDANE
                       Olà. (Alle guardie verso la porta)
 CAMBISE
                                  T'accheta. (Come sopra)
 MANDANE
                                                       Olà custodi.
 CAMBISE
 Taci.
 MANDANE
             Padre. (Verso Astiage)
 CAMBISE
                            Idol mio. (Seguendola)
 MANDANE
                                               Destati, o padre. (Scuotendolo)
 CAMBISE
 Non mi ravvisi? (Ella nol guarda mai)
 ASTIAGE
                                  Oh dei! (Destandosi)
325Dove son! Chi mi desta? E tu chi sei?
 CAMBISE
 Io son... Venni...
 MANDANE
                                 L'iniquo
 con quel ferro volea...
 CAMBISE
                                          Ma principessa
 meglio guardami in volto.
 MANDANE
                                                  Ah scellerato... (Guardandolo)
 Misera me! (Lo riconosce)
 ASTIAGE
                          Perché divien la figlia
330così pallida e smorta?
 MANDANE
 (Cambise! Oimè lo sposo mio! Son morta).
 ASTIAGE
 Ah traditor, ti riconosco. In queste
 menzognere divise
 non sei tu...
 CAMBISE
                         Sì, tiranno, io son Cambise.
 MANDANE
335(Sconsigliata! Ah che feci!)
 ASTIAGE
                                                    Anima rea (A Cambise)
 tu contro il mio divieto
 in Media entrare ardisti! E in finte spoglie?
 E insidiator della mia vita? Ah tale
 scempio farò di te...
 CAMBISE
                                       Le tue minacce
340atterrir non mi fanno.
 Uccidimi, tiranno; il tuo destino
 non fuggirai però. Già l'ora estrema
 hai vicina e nol sai; sappilo e trema.
 MANDANE
 (Tacesse almen).
 ASTIAGE
                                  Come! Che dici? Oh stelle! (Spaventato)
345Dove? Quando? In qual guisa?
 Chi m'insidia? Perché? Parla. (Frettoloso)
 CAMBISE
                                                          Ch'io parli!
 Non aver tal speranza.
 Già per farti gelar dissi abbastanza.
 ASTIAGE
 Custodi, olà, della città vicina
350nel carcere più orrendo
 strascinate l'infido.
 Là parlerai.
 CAMBISE
                         Del tuo furor mi rido.
 MANDANE
 Numi, che far degg'io?
 Ah padre... Ah sposo...
 CAMBISE
                                           Addio Mandane, addio.
 
355   Non piangete, amati rai,
 nol richiede il morir mio;
 lo sapete, io sol bramai
 rivedervi e poi morir.
 
    E tu resta ognor dubbioso.
360Crudo re, senza riposo
 le tue furie alimentando,
 fabbricando il tuo martir. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE ed ASTIAGE
 
 MANDANE
 Signor... (Piangendo)
 ASTIAGE
                    Quelle minacce, (Pieno di timore)
 Mandane, udisti? Ah s'io sapessi almeno...
365Il sapresti tu mai? Parla. O congiuri
 tu ancor co' miei nemici?
 MANDANE
                                                 Io! Come! E puoi
 temere (oh dei!) ch'io pur ti brami oppresso!
 ASTIAGE
 Chi sa? Temo d'ognun; temo me stesso.
 
    Nocchiero agitato
370da nembi e procelle
 i venti e le stelle
 accusa sdegnato;
 s'affanna, procura
 salvarsi dal mar.
375   Ma vana è la cura,
 ma folle è il consiglio
 che il fragil naviglio,
 sconvolto per l'onde,
 del mare alle sponde
380non può ritornar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MANDANE e poi CIRO fuggendo
 
 MANDANE
 O padre! O sposo! O me dolente! E come...
 CIRO
 Bella ninfa... pietà. (Guardandosi indietro)
 MANDANE
                                      Lasciami in pace
 pastor; la cerco anch'io.
 CIRO
                                             Deh...
 MANDANE
                                                           Parti.
 CIRO
                                                                        Ah senti
 o ninfa, o dea, qualunque sei, che al volto
385non mi sembri mortal.
 MANDANE
                                            Che vuoi?
 CIRO
                                                                 Difesa
 all'innocenza mia. Fuggo dall'ira
 de' custodi reali.
 MANDANE
                                 E il tuo delitto
 qual è?
 CIRO
                 Mentre poc'anzi
 solo al tempio n'andava... Ecco i custodi,
390difendimi.
 MANDANE
                       Nessuno
 s'avanzi ancor. (Qual mai tumulto in petto
 quel pastorel mi desta!)
 CIRO
 (Qual mai per me cara sembianza è questa!)
 MANDANE
 Siegui.
 CIRO
                 Mentre poc'anzi
395solo al tempio n'andava, udii la selva
 di strida femminili
 dal più folto suonar; mi volsi e vidi
 due, non so ben s'io dica
 masnadieri o soldati,
400stranieri al certo, una leggiadra ninfa
 presa rapir. L'atto villano, il volto
 non ignoto al mio cor destommi in seno
 sdegno e pietà. Corro gridando e il dardo
 vibro contro i rapaci. Al colpo, al grido
405un ferito di lor, timidi entrambi
 lascian la preda; ella sen fugge ed io
 seguitarla volea, quando importuno
 uom di giovane età, d'attroce aspetto,
 cinto di ricche spoglie
410m'attraversa il cammino e vuol ragione
 del ferito compagno; io non l'ascolto,
 per seguir lei che fugge. Offeso il fiero
 dal mio tacer, snuda l'acciaro e corre
 superbo ad assalirmi; io disarmato
415non aspetto l'incontro; a lui m'involo,
 ei m'incalza, io m'affretto; eccoci in parte
 dove manca ogni via. Mi volgo intorno,
 non veggo scampo; ho da una parte il monte,
 dall'altra il fiume e l'inimico a fronte.
 MANDANE
420E allor?
 CIRO
                  Dall'alta ripa
 penso allor di lanciarmi; e mentre il salto
 ne misuro con gli occhi, armi più pronte
 m'offre il timor. Due gravi sassi in fretta
 colgo, m'arretro e incontro a lui che viene
425scaglio il primiero; egli la fronte abbassa;
 gli striscia il crin l'inutil colpo e passa.
 Emendo il fallo e violento in guisa
 spingo il secondo sasso
 che previen la difesa; e a lui, pur come
430senno avesse e consiglio,
 frange una tempia in sul confin del ciglio.
 MANDANE
 Gran sorte!
 CIRO
                        Alla percossa
 scolorisce il feroce. Un caldo fiume
 gl'inonda il volto; apre le braccia; al suolo
435abbandona l'acciar; ruotando in giro
 dalla pendente ripa
 già di cadere accenna; a un verde ramo
 pur si ritien; ma quello
 cede al peso e lo siegue; ei rovinando
440per la scoscesa sponda
 balzò nel fiume e si perdé nell'onda.
 MANDANE
 Ed è questo il delitto...
 CIRO
                                            Ecco la ninfa
 cui di seguir mi frastornò quel fiero.
 
 SCENA XII
 
 ARPALICE e detti
 
 MANDANE
 Arpalice, ed è vero...
 ARPALICE
                                        Ah dunque udisti
445Mandane il caso atroce.
 MANDANE
                                             Or l'ascoltai.
 CIRO
 (Numi! Alla madre mia finor parlai!)
 ARPALICE
 Io non ho, principessa,
 fibra nel sen che non mi tremi al solo
 pensier del tuo dolore.
 MANDANE
                                            E donde mai
450così presto il sapesti?
 ARPALICE
                                          Ah le sventure
 van su l'ali de' venti. Ammiro anch'io
 come in tempo sì corto
 sia già noto ad ognun che Ciro è morto.
 MANDANE
 Ciro?
 CIRO
              (Il rival forse svenai!)
 MANDANE
                                                        Che dici? (Ad Arpalice)
 ARPALICE
455Che se per man d'Alceo
 perder dovevi il figlio, era assai meglio
 non averlo trovato.
 MANDANE
 Come! Ciro è l'ucciso? Ah scellerato.
 ARPALICE
 (Nol sapea; m'ingannai).
 CIRO
460(Dicasi... Ah no, che di tacer giurai).
 MANDANE
 Perfido, e vieni... oh stelle!
 a chiedermi difese! In questa guisa
 d'una madre infelice
 si deride il dolor?
 CIRO
                                   Non seppi...
 MANDANE
                                                           Ah taci,
465taci fellon; tutto sapesti, è tutto
 menzogna il tuo racconto. O figlio, o cara
 parte del sangue mio. Dunque di nuovo
 misera t'ho perduto? E quando! E come!
 Oh perdita! O tormento!
 CIRO
470(Resister non si può. Morir mi sento).
 MANDANE
 Arpalice, che dici!
 Era presago il mio timor? Ma tanto
 no, non temei. Perdere un figlio è pena
 ma che un vil... ma che un empio... Ah traditore
475con queste mani io voglio
 aprirti il sen, svellerti il core.
 CIRO
                                                       Oh dio
 tu ti distruggi in pianto;
 svellimi il cor ma non t'affligger tanto.
 MANDANE
 Ch'io non m'affligga? E l'uccisor del figlio
480così parla alla madre?
 CIRO
                                           Eh tu non sei...
 Son io... Quello non fu... (Che pena oh dei!)
 MANDANE
 Ministri, al re traete
 quel carnefice reo. Poca vendetta
 è il sangue tuo ma pur lo voglio.
 ARPALICE
                                                            Affrena
485gli sdegni tuoi. Necessitato e senza
 saperlo egli t'offese. Imita, imita
 la clemenza de' numi.
 MANDANE
                                           I numi sono
 per me tiranni. In cielo
 non v'è pietà, non v'è giustizia...
 ARPALICE
                                                             Ah taci
490il dolor ti seduce. Almen gli dei
 non irritiam.
 MANDANE
                           Ridotta a questo segno
 non temo il loro sdegno,
 non bramo il loro aiuto;
 il mio figlio perdei, tutto ho perduto.
 
495   Che furia, che mostro!
 Che barbaro core!
 Ti sento dal lido
 del torbido Lete,
 mio figlio tradito
500vendetta gridar;
 sì furia crudele
 punirti ti saprò.
 
    Anch'io negli elisi
 discender io voglio;
505ma col giusto orgoglio
 d'averti svenato;
 e tinta del sangue
 d'un core spietato
 al dolce mio figlio
510 più cara sarò. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ARPALICE e CIRO
 
 CIRO
 Arpalice, consola
 quella madre dolente.
 ARPALICE
                                           Ho troppo io stessa
 di conforto bisogno e di consiglio.
 CIRO
 E che mai sì t'affligge?
 ARPALICE
                                            Il tuo periglio.
 CIRO
515Ah bastasse a destarti
 alcun per me tenero affetto al core.
 ARPALICE
 Perché, Alceo, perché mai nascer pastore?
 CIRO
 Ma se pastor non fossi
 nutrir potrei questa speranza audace?
 ARPALICE
520Se non fossi pastor... Lasciami in pace.
 
 CIRO
 
    Sappi che al nascer mio...
 
 ARPALICE
 
 Siegui.
 
 CIRO
 
                 (Giurai tacer).
 
 ARPALICE
 
    Sappi che bramo anch'io...
 
 CIRO
 
 Parla.
 
 ARPALICE
 
              (Crudel dover!)
 
 CIRO
 
525   Perché t'arresti ancora?
 
 ARPALICE
 
 Perché cominci e cessi?
 
 A DUE
 
 Ah se parlar potessi
 quanto direi di più.
 
 CIRO
 
    Finger con chi s'adora,
 
 ARPALICE
 
530Celar quel che si brama
 
 A DUE
 
 È troppo a chi ben ama
 incomoda virtù.
 
 Fine dell’atto primo