Il trionfo di Clelia, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

                                  Dunque...
 AMENOFI
                                                       È vicino
 il barbaro momento
 del fatale imeneo.
 BEROE
                                    Morir mi sento. (Piange)
 AMENOFI
380Tu piangi e n’hai ragion; dal caso mio
 bella ninfa io misuro... Ah sappi... Addio... (Parte)
 
 SCENA X
 
 BEROE, poi SAMMETE
 
 BEROE
 Misera! Ah qual novella! Ah qual mi stringe
 gelida mano il cor! No; più funeste
 l’ore a morir vicine...
 SAMMETE
385Beroe, idol mio, pur ti riveggo alfine. (Allegro molto)
 BEROE
 (Che giubilo crudel!)
 SAMMETE
                                         Di mia tardanza
 colpa non ho. Presso a Nitteti il padre
 finor mi volle.
 BEROE
                             (Ah questo è troppo. Ostenta
 in faccia mia l’infedeltà).
 SAMMETE
                                                Tu piangi!
390Perché? Che avvenne, anima mia?
 BEROE
                                                                 Ma basta;
 prence, signor, non insultarmi. Assai
 mi rendesti infelice.
 Ah per pietà, se la conosci, imponi
 che del Nil mi trasporti
395un piccol legno all’altra sponda. Almeno
 nell’albergo natio
 lungi dagli occhi tuoi morir vogl’io.
 SAMMETE
 Come? Partir! Lasciarmi!
 Bramar la morte! Io che ti feci? Ah parla;
400non m’uccider così, Beroe vezzosa.
 BEROE
 Dalla novella sposa
 con quel volto sereno
 mi torni innanzi? E l’idol tuo mi chiami?
 E pretendi?... E non vuoi...
 SAMMETE
405Se intendo i detti tuoi m’atterri, o cara,
 un fulmine del ciel.
 BEROE
                                      Che! Non dicesti
 tu stesso or or che per voler del padre
 a Nitteti...
 SAMMETE
                      A Nitteti
 mi vuol servo e non sposo
410il padre mio. Qual mentitor ti venne
 a recar tai novelle?
 BEROE
                                     Un che si vanta
 tuo vero amico, e di Dalmiro il nome
 meco ti diè.
 SAMMETE
                         Stelle! Amenofi! Ah dunque
 fola non è. Ma si spiegò? Ti disse
415onde il sapea?
 BEROE
                             No; ma parlò sicuro.
 SAMMETE
 Nulla, ben mio, lo giuro
 ai numi, a te, del minacciato nodo
 nulla seppi finora; e ingiusta sei,
 se mi temi incostante.
 BEROE
420Vuoi che non tema e mi conosci amante?
 SAMMETE
 No; temer tu non dei. Tuo mi promisi
 e tuo, Beroe, io sarò.
 BEROE
                                        Ma come al cenno
 d’un padre opporti?
 SAMMETE
                                        Io so per me qual sia
 del genitor la tenerezza. Ah lascia,
425lasciane a me tutta la cura. Ah solo
 di’ se in fronte una volta il cor mi vedi,
 se sei tranquilla e se fedel mi credi?
 BEROE
 
    Sì, ti credo, amato bene,
 son tranquilla e in quella fronte
430veggo espresso il tuo bel cor.
 
 SAMMETE
 
    Se mi credi, amato bene,
 d’ogni rischio io vado a fronte
 né tremar mi sento il cor.
 
 BEROE
 
    Non lasciarmi, o mio tesoro.
 
 SAMMETE
 
435Tutta in pegno hai la mia fé.
 
 A DUE
 
    Ah sovvengati ch’io moro,
 se il destin t’invola a me.
 
    Compatite il nostro ardore
 voi bell’alme innamorate;
440e il poter d’un primo amore
 ricordatevi qual è. (Partono da diversi lati)
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria nella reggia.
 
 BEROE sola
 
 BEROE
 
    Povero cor tu palpiti
 né a torto in questo dì
 tu palpiti così,
445povero core!
 
    Si tratta, oh dio! di perdere
 per sempre il caro ben
 che di sua mano in sen
 m’impresse amore.
 
450Troppo, ah troppo io dispero;
 m’ama Sammete, è vero;
 ma che potrà lo sventurato in faccia
 ad un padre che alletta, a un re che sforza,
 a un merto che seduce? Il grado mio,
455gli altrui consigli... il suo decoro... oh dio!
 
    Povero cor tu palpiti
 né a torto in questo dì
 tu palpiti così,
 povero core!
 
 SCENA II
 
 NITTETI turbata in abito di principessa e detta
 
 NITTETI
460Ah cara, ah fida amica,
 son fuor di me.
 BEROE
                               Che avvenne?
 NITTETI
                                                           Ogni mia speme
 è svanita, è delusa.
 M’offre il padre a Sammete, ei mi ricusa.
 BEROE
 (Oh fedeltà!)
 NITTETI
                           L’avresti
465potuto immaginar! Come io mi sento
 dirti, amica, non so. L’amore offeso,
 la vergogna, il disprezzo... Audace! Ingrato!
 BEROE
 (Mi fa pietà).
 NITTETI
                            Qualche segreto affetto,
 credimi, mi prevenne.
 BEROE
                                            (È un tradimento
470il mio silenzio).
 NITTETI
                                Ah conoscessi almeno
 la felice rival! Almen...
 BEROE
                                            Perdona,
 amata principessa, il fallo mio.
 NITTETI
 Perdon! Di che?
 BEROE
                                 La tua rival son io.
 NITTETI
 Come!
 BEROE
                Rival ti sono;
475ma...
 NITTETI
             Che! T’ama Sammete?
 BEROE
                                                         Il credo.
 NITTETI
                                                                           E l’ami?
 BEROE
 Più di me stessa.
 NITTETI
                                  E il tuo Dalmiro?
 BEROE
                                                                    È un solo
 e Dalmiro e Sammete.
 NITTETI
                                            E tu superba,
 e tu fallace amica,
 senza pensar chi sei,
480vai degli affetti miei...
 BEROE
                                           Sempre un pastore
 l’ho creduto finor. Sempre...
 
 SCENA III
 
 AMASI e dette
 
 AMASI
                                                      Ah Nitteti,
 del mio figlio il rifiuto
 mi copre di rossor. Ma re, ma padre
 non son se a vendicarti...
 NITTETI
                                                Eh del tuo sdegno, (Con ironia amara)
485Amasi, il corso arresta;
 gran scusa ha il reo; la mia rivale è questa.
 AMASI
 Stelle! Che dici?
 NITTETI
                                 Ammira (Come sopra)
 gl’incanti di quel ciglio,
 le grazie di quel volto e assolvi il figlio. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 AMASI e BEROE
 
 BEROE
490(Tremo da capo a piè). (Timida e confusa)
 AMASI
                                             T’appressa. (Esaminandola fissamente ma senza sdegno)
 BEROE
                                                                    (Oh dio!)
 AMASI
 Parla. Chi sei?
 BEROE
                              Qual vedi
 un’umil pastorella.
 AMASI
 Il nome?
 BEROE
                    È Beroe.
 AMASI
                                      Ove nascesti?
 BEROE
                                                                 Io nacqui
 colà fra quelle selve
495che adombrano del Nil l’opposta sponda.
 AMASI
 Qual ventura a Sammete
 nota ti rese?
 BEROE
                          In rozze lane avvolto,
 fra le nostre festive
 danze innocenti io non so quale il trasse
500curioso desio. Mi vide; il vidi.
 Si protestò pastore;
 mi favellò d’amore;
 mi piacque, l’ascoltai;
 dimandò la mia fede; io la giurai.
 AMASI
505Stelle! La fede tua! Sposa tu sei? (Con premura)
 BEROE
 No, mio re, ma promisi
 d’esserla un dì.
 AMASI
                               (Respiro).
 BEROE
 Sol Sammete in Dalmiro
 oggi, che in ricche spoglie
510nella reggia ei s’offerse agli occhi miei,
 alfin conobbi e di morir credei.
 AMASI
 Come tu nella reggia?
 BEROE
                                           I tuoi guerrieri
 mi trasser con Nitteti.
 AMASI
                                           Or odi. Io scuso, (Con umanità)
 Beroe, la tua semplicità; ma pensa
515ch’or tuo dovere...
 BEROE
                                    Il mio dover, signore,
 purtroppo io so. Non me ne scemi il merto
 l’eseguirlo per cenno. A regie nozze
 l’aspirar saria colpa; io ti prometto
 che rea non diverrò. Scacciar Sammete
520dovrei dal core, il so, mio re, ma questo
 non posso offrir; t’ingannerei. Conosco
 che l’amerò finch’io respiri. Ah forse
 t’offende l’amor mio! Deh non turbarti;
 sarà breve l’offesa; io già mi sento
525morir d’affanno. Oh avventurosa morte, (Piangendo)
 ove per lei riposo
 abbian Nitteti, il regno,
 figlio sì caro e genitor sì degno.
 AMASI
 Giusti dei! Qual favella! (Sorpreso)
530Ma sei tu pastorella? Ove apprendesti
 a spiegarti, a pensar? Quanto han le reggie
 di grande, di gentil, quanto han le selve
 d’innocenza e candor congiunto io trovo
 mirabilmente in te. Deh non celarti.
535Chi sei? Chi t’educò?
 BEROE
                                          Qualunque io sono,
 d’Inaro il padre mio deggio alla cura.
 AMASI
 E ha saputo un pastor...
 BEROE
                                              Sempre ei pastore,
 signor, non fu. Visse già d’Aprio in corte
 ed è lo stato suo scelta e non sorte.
 AMASI
540Ah perché mai non sono
 arbitro ancor del mio voler! Qual altra
 più degna sposa al figlio mio... Ma voglio
 almen quanto a me lice
 farti, o Beroe, felice. A tuo talento
545impiega i miei tesori;
 chiedi grandezze, onori; un degno sposo
 fra’ miei più cari e più sublimi amici
 scegli a tua voglia...
 BEROE
                                      Ah giusto re, che dici?
 Io promettermi ad altri! Ogni promessa
550sarebbe un tradimento.
 AMASI
 Ma se resta a Sammete
 speranza ancor...
 BEROE
                                  Non resterà. Ti puoi
 di me fidar. Né troppo,
 signor, Beroe presume;
555darà di sé mallevadore un nume.
 AMASI
 Come?
 BEROE
                 Ad Iside offrirmi e fra le sacre
 vergini sue ministre il resto io voglio
 de’ miei giorni celar. Là sempre intesa
 ad implorar la vostra,
560farò la mia felicità. Divisa
 da chi solo adorai, perch’ei t’imiti,
 perché un giorno ei divenga
 un eroe qual tu sei,
 stancherò co’ miei voti almen gli dei.
 AMASI
565Ah Beroe! Ah figlia! Io fuor di me mi sento (Con trasporto di tenerezza)
 di stupor, di contento,
 di tenerezza e di pietà. Chi mai
 vide fiamma più pura?
 Chi virtù più sicura?
570Chi più candido cor? Sammete, ah vieni. (Vedendo Sammete)
 
 SCENA V
 
 SAMMETE e detti
 
 AMASI
 Vieni; non arrossirti; esser superbo
 puoi del tuo amor. T’appressa pur; ti lascio;
 ti fido a lei; l’ascolta; e se finora
 legge ti diè quel ciglio,
575quel labbro in questo dì ti dia consiglio.
 
    Puoi vantar le tue ritorte,
 fortunato prigioniero,
 tu che amore hai condottiero
 sul cammin della virtù.
 
580   Tu non dei, com’è la sorte
 di color che amore inganna,
 arrossir d’una tiranna,
 vergognosa servitù. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 BEROE e SAMMETE
 
 SAMMETE
 Chi al genitor mai rese (Con curiosità ed allegrezza)
585il nostro amor palese?
 BEROE
                                           Ei da Nitteti,
 ella il seppe da me.
 SAMMETE
                                      Più amabil padre
 trovar si può?
 BEROE
                             (Beroe costanza). Ammiro,
 principe, il tuo bel cor. Dimmi. Non merta
 un sì buon genitor da un grato figlio
590ogni prova d’amor?
 SAMMETE
                                       Se il ciel m’intende
 qualche via m’aprirà, cara, ond’io possa
 farmi una volta al genitor palese.
 BEROE
 Consolati Sammete, il ciel t’intese.
 SAMMETE
 Come?
 BEROE
                 Da te dipende
595la pace dell’Egitto e la paterna
 tranquillità.
 SAMMETE
                         Da me?
 BEROE
                                          Sì.
 SAMMETE
                                                  Parla; a tutto
 pronto son io. Qual per sì grande oggetto,
 qual impresa, ben mio, compir dovrei?
 BEROE
 L’impresa è dura; abbandonar mi dei.
 SAMMETE
600Che! (Attonito)
 BEROE
              Abbandonarmi.
 SAMMETE
                                             Abbandonarti? Ah forse
 il padre mi deluse.
 BEROE
                                     Il padre è giusto.
 T’ama, non t’ingannò.
 SAMMETE
                                           Chi dunque chiede
 sì crudel sacrificio?
 BEROE
                                      Il ciel, la terra,
 tu stesso se vorrai,
605Sammete, esaminarti il chiederai.
 SAMMETE
 A parlarmi così valor ti senti?
 Ah la virtù che ostenti,
 Beroe crudel, di poco amor t’accusa.
 BEROE
 Di poco amore? Oh dio!
610Se vedessi, ben mio,
 come sta questo cor, com’io mi sento,
 no, così non diresti.
 SAMMETE
                                       A non amarmi
 pur disposta già sei.
 BEROE
                                        T’inganni. Io posso
 e voglio amarti sempre. Io di monarchi
615debitrice all’Egitto
 non son come tu sei; non è l’amore
 delitto in Beroe. Io libertà non bramo,
 quando ti scioglio. Il dolce cambio antico
 de’ nostri cori in quella parte almeno
620che soffre la virtù serbar vogl’io;
 ti rendo il tuo; ma non dimando il mio.
 SAMMETE
 Ah se vuoi ch’io non t’ami, ah non mostrarti
 così degna d’amore, anima mia.
 
 SCENA VII
 
 BUBASTE con guardie e detti
 
 BUBASTE
 Amasi a te m’invia,
625pastorella gentile. È suo volere
 ch’io dipenda dal tuo. Di me disponi,
 esecutor son io
 qui de’ tuoi cenni.
 BEROE
                                    Amato prence, addio.
 SAMMETE
 Che! Già mi lasci? Ah dove vai?
 BEROE
                                                            Fra poco
630saprà tutto Sammete.
 SAMMETE
                                          I passi tuoi
 seguir vogl’io.
 BEROE
                             No; s’è pur ver che m’ami,
 resta ben mio. Quest’ultimo io ti chiedo
 pegno d’amor.
 SAMMETE
                              Che tirannia! Ch’io resti
 così senza saper...
 BEROE
                                   Fidati, o caro,
635da te lungi io non vo; caro, io tel giuro,
 d’altri non sarò mai. Come tu fosti
 e l’unico e il primiero
 sarai sempre tu solo il mio pensiero.
 
    Per costume, o mio bel nume,
640ad amar te solo appresi
 e quel dolce mio costume
 diventò necessità.
 
    Nel bel foco in cui m’accesi
 arderò per fin ch’io mora;
645non potrei volendo ancora
 non serbarti fedeltà. (Parte con Bubaste e guardie)
 
 SCENA VIII
 
 SAMMETE, poi NITTETI, indi AMENOFI
 
 SAMMETE
 Assistetemi, o numi.
 Son fuor di me. Che avvenne?
 Dove Beroe s’invia? Perché mel tace?
650Chi la sforza a lasciarmi? È il mio tesoro,
 è il genitor che mi tradisce? (Resta immobile e pensoso e non ode che le ultime parole di Nitteti)
 NITTETI
                                                      Ah prence,
 son rea, perdona. Un improvviso assalto
 di cieco sdegno al genitor mi fece
 la tua Beroe tradir.
 SAMMETE
                                      No, principessa, (Con vivacità)
655possibile non è. Beroe incapace
 è di tradirmi. Ha troppo bello il core,
 troppo candida ha l’alma.
 NITTETI
                                                 O non m’intendi
 o non t’intendo.
 SAMMETE
                                (In questa angustia, in questa (Da sé)
 oscurità come restar? No; voglio
660raggiungere il mio ben... Ma, oh dio! m’impose
 di non seguirla). (Pensoso come sopra e non intendendo che le ultime parole d’Amenofi)
 AMENOFI
                                  Al genitor, Sammete,
 il passo affretta. Egli m’impose...
 SAMMETE
                                                              Ed io
 ubbidirla non posso,
 nulla ho promesso a lei. Quand’io la siegua,
665non dee Beroe sdegnarsi. (In atto di partire)
 AMENOFI
                                                  Odi; t’arresta.
 Qual favella è mai questa? Io non ritrovo
 senso ne’ detti tuoi. Non sembra intero,
 caro prence, il tuo senno.
 SAMMETE
                                                È vero, è vero;
 son fuor di me. Perdona;
670la ragion m’abbandona. Ah, chi pretende
 ragion da un disperato?
 Non l’ha chi non la perde in questo stato.
 
    Mi sento il cor trafiggere;
 presso a morir son io
675e non ritrovo, oh dio!
 chi mi trafigge il cor.
 
    Non so dove mi volgere;
 indarno i numi invoco;
 e il duolo a poco a poco
680degenera in furor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 NITTETI e AMENOFI
 
 NITTETI
 Sammete ama da vero; e amato teme
 di perdere il suo bene; ad ogni eccesso
 può il dolor trasportarlo. Al suo dolore
 deh non l’abbandonar. Le parti adempi
685d’un fido amico. Io ti dovrò la cura
 che avrai di lui.
 AMENOFI