La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

                                        Dov’è? (S’alza)
 ARPAGO
                                                        Non osa
70passar del regno oltre il confin, sintanto
 che il re non vien. Questa è la legge.
 MANDANE
                                                                   Andiamo,
 andiamo a lui. (Incaminandosi)
 ARPAGO
                               Ferma, Mandane. Il padre
 vuol esser teco al grande incontro.
 MANDANE
                                                                E il padre
 quando verrà?
 ARPAGO
                              Già incaminossi.
 MANDANE
                                                               Almeno,
75Arpago, va’; ritrova Ciro...
 ARPAGO
                                                  Io deggio
 qui rimaner finché il re venga.
 MANDANE
                                                          Amica
 Arpalice, se m’ami,
 va’ tu. (Felice me!) Presso a quel bosco
 egli sarà.
 ARPALICE
                    Volo a servirti. (Volendo partire)
 MANDANE
                                                 Ascolta.
80Esattamente osserva
 l’aria, la voce, i moti suoi. Se in volto
 ha più la madre o il genitor. Va’, corri
 e a me torna di volo... Odimi; i suoi
 casi domanda, i miei gli narra e digli
85ch’egli è... ch’io sono... Oh dei!
 Digli quel che non dico e dir vorrei.
 ARPALICE
 
    Basta così; t’intendo;
 già ti spiegasti a pieno.
 E mi diresti meno
90se mi dicessi più.
 
    Meglio è parlar tacendo;
 dir molto in pochi detti
 de’ violenti affetti
 è solita virtù. (Parte)
 
 SCENA III
 
 MANDANE e ARPAGO
 
 MANDANE
95Ed Astiage non viene! Arpago, io vado
 ad affrettarlo. Ah fosse
 il mio sposo presente! Oh dio! Qual pena
 sarà per lui nel doloroso esiglio
 saper trovato il figlio,
100non poterlo veder! Tutte figuro
 le smanie sue; gli sto nel cor.
 ARPAGO
                                                       Mandane,
 odi; taci il secreto e ti consola;
 Cambise oggi vedrai.
 MANDANE
                                          Cambise! E come?
 ARPAGO
 Di più non posso dirti.
 MANDANE
                                            Ah mi lusinghi,
105Arpago.
 ARPAGO
                  No. Su la mia fé riposa;
 tel giuro; oggi il vedrai.
 MANDANE
                                             Vedrò lo sposo!
 L’unico, il primo oggetto
 del tenero amor mio! Che già tre lustri
 piansi invano e chiamai!
 ARPAGO
                                                Sì.
 MANDANE
                                                        Numi eterni,
110che impetuoso è questo
 torrente di contenti! Oh figlio! Oh sposo!
 Oh me felice! Arpago, amico, io sono
 fuor di me stessa. E nel contento estremo
 per soverchio piacer lagrimo e tremo.
 
115   Par che di giubilo
 l’alma deliri;
 par che mi manchino
 quasi i respiri,
 che fuor del petto
120mi balzi il cor.
 
    Quanto è più facile
 che un gran diletto
 giunga ad uccidere
 che un gran dolor! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARPAGO solo
 
 ARPAGO
125Sicuro è il colpo. Oggi farò palese
 il vero occulto Ciro; oggi il tiranno
 del sacrificio atteso
 la vittima sarà. Con tanta cura
 lo sdegno mio dissimulai che il folle
130non diffida di me. Sedotti sono,
 fuor che pochi custodi,
 tutti i suoi più fedeli; infin Cambise
 del disegno avvertii. Potete alfine,
 ire mie, scintillar; fuggite ormai
135dal carcere del cor; soffriste assai.
 
    Già l’idea del giusto scempio
 mi rapisce, mi diletta;
 già pensando alla vendetta
 mi comincio a vendicar.
 
140   Già quel barbaro, quell’empio
 fa di sangue il suol vermiglio;
 ed il sangue del mio figlio
 già si sente rinfacciar. (Parte)
 
 SCENA V
 
  Parte interna della capanna di Mitridate con porta in faccia che unicamente v’introduce.
 
 CIRO e MITRIDATE
 
 CIRO
 Come! Io son Ciro? E quanti
145Ciri vi son? Già sul confin del regno
 sai pur che un Ciro è giunto. Il re non venne
 per incontrarlo?
 MITRIDATE
                                 Il re s’inganna. È quello
 un finto Ciro. Il ver tu sei.
 CIRO
                                                  L’arcano
 meglio mi spiega. Io non l’intendo.
 MITRIDATE
                                                                  Ascolta.
150Sognò Astiage una volta...
 CIRO
                                                 Io so di lui
 il sogno ed il timor; de’ saggi suoi
 so il barbaro consiglio; il nato Ciro
 so che ad Arpago diessi e so...
 MITRIDATE
                                                        Non darti
 sì gran fretta, o signor; quindi incomincia
155quel che appunto non sai. Sentilo. Il fiero
 cenno non ebbe core
 Arpago d’eseguir. Fra gli ostri involto
 timido a me ti reca...
 CIRO
                                         E tu nel bosco...
 MITRIDATE
 No; lascia ch’io finisca. (Oh impaziente
160giovane età!) La mia consorte avea
 un bambin senza vita
 partorito in quel dì; proposi il cambio;
 piacque. Te per mio figlio
 sotto nome d’Alceo serbo ed espongo
165l’estinto in vece tua.
 CIRO
                                       Dunque...
 MITRIDATE
                                                            Non vuoi
 ch’io siegua? Addio.
 CIRO
                                        Sì sì perdona.
 MITRIDATE
                                                                    Il cenno
 credé compiuto il re. Pensovvi e sciolto
 dal suo timor, vide il suo fallo; intese
 del sangue i moti e fra i rimorsi suoi
170pace più non avea. Quasi tre lustri
 Arpago tacque; alfin stimò costante
 d’Astiage il pentimento e te gli parve
 tempo di palesar. Pur come saggio
 prima il guado tentò. Desta una voce
175s’era in que’ dì che Ciro
 fra gli Sciti vivea, ch’altri in un bosco
 lo raccolse bambino. O sparso fosse
 dall’impostor quel grido o che dal grido
 nascesse l’impostor, vi fu l’audace
180che il tuo nome usurpò.
 CIRO
                                              Sarà quel Ciro
 che vien...
 MITRIDATE
                      Quello. T’accheta. Al re la fola
 Arpago accreditò, dentro al suo core
 ragionando in tal guisa. O il re ne gode;
 ed io potrò sicuro
185il suo Ciro scoprirgli; o il re si sdegna;
 e i suoi sdegni cadranno
 sopra dell’impostor.
 CIRO
                                       Ma già che tanto
 tenero Astiage è del nipote e vuole
 oggi stringerlo al sen, perché si tace
190il vero a lui?
 MITRIDATE
                          Dell’animo reale
 Arpago non si fida. Il re gli fece
 svenare un figlio in pena
 del trasgredito cenno; e mal s’accorda
 tanto affetto per Ciro e tanto sdegno
195per chi lo conservò. Prima fu d’uopo
 contro di lui munirti. Alfin l’impresa
 oggi è matura. Al tramontar del sole
 sarai palese al mondo; abbraccerai
 la madre, il genitor. Questi fra poco
200verrà; l’altra già venne.
 CIRO
                                             È forse quella
 che mi parve sì bella, or or che quindi
 frettolosa passò?
 MITRIDATE
                                 No; fu la figlia
 d’Arpago.
 CIRO
                     Addio. (Vuol partire)
 MITRIDATE
                                    Dove?
 CIRO
                                                   A cercar la madre. (Come sopra)
 MITRIDATE
 Fermati; ascolta. Ella, Cambise e ognuno
205crede finora al finto Ciro e giova
 l’inganno lor, che se Mandane...
 CIRO
                                                            A lei
 mai, per qualunque incontro,
 non spiegherò chi sono
 finché tu nol permetta. Addio. Diffidi
210della promessa mia? Tutti ne chiamo
 in testimonio i numi. (Partendo)
 MITRIDATE
                                           Ah senti. E quando
 comincerai codesti
 impeti giovanili
 a frenare una volta? In quel che brami
215tutto t’immergi e a quel che dei non pensi.
 Sai qual giorno sia questo
 per la Media e per te? Sai ch’ogni impresa
 s’incomincia dal ciel? Va’ prima al tempio;
 l’assistenza de’ numi
220devoto implora; e in avvenir più saggio
 regola i moti... Ah come parlo! All’uso
 di tant’anni, o signor, questa perdona
 paterna libertà. So che favella
 cambiar teco degg’io. Rigido padre
225no, non riprendo un figlio;
 servo fedele, il mio signor consiglio.
 CIRO
 Padre mio, caro padre, è vero, è vero;
 conosco i troppo ardenti
 impeti miei; gli emenderò; cominci
230l’emenda mia dall’ubbidirti. Ah mai,
 mai più non dir che il figlio tuo non sono;
 è troppo caro a questo prezzo il trono.
 
    Ognor tu fosti il mio
 tenero padre amante;
235essere il tuo vogl’io
 tenero figlio ognor.
 
    E in faccia al mondo intero
 rispetterò regnante
 quel venerato impero
240che rispettai pastor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 MITRIDATE e poi CAMBISE in abito di pastore
 
 MITRIDATE
 Chi potrebbe a que’ detti
 temperarsi dal pianto?
 CAMBISE
                                             Il ciel ti sia
 fausto, o pastor. (Guardando intorno)
 MITRIDATE
                                 Te pur secondi. (Oh dei!
 Non è nuovo quel volto agli occhi miei).
 CAMBISE
245Se gli ospitali numi
 si veneran fra voi, mostrami, amico,
 del sacrificio il loco. Anch’io straniero
 vengo la pompa ad ammirarne.
 MITRIDATE
                                                            Io stesso
 colà ti scorgerò. (No, non m’inganno;
250egli è Cambise). (Guardandolo attentamente)
 CAMBISE
                                  (Ed Arpago non trovo!)
 MITRIDATE
 (Scoprasi a lui...) Ma chi vien mai?
 CAMBISE
                                                                  Son quelli
 i reali custodi?
 MITRIDATE
                              Anzi il re stesso.
 CAMBISE
 Astiage? (Sorpreso)
 MITRIDATE
                    Sì.
 CAMBISE
                            Lascia ch’io parta.
 MITRIDATE
                                                               È troppo
 già presso. Fra que’ rami
255colà raccolti in fascio
 celati.
 CAMBISE
               Oh fiero incontro! (Si nasconde)
 
 SCENA VII
 
 ASTIAGE, MITRIDATE e CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
                                                  Alcun non osi (Chiudendo la porta)
 qui penetrar, custodi.
 MITRIDATE
 (A che vien l’inumano?
 O già vide Cambise o sa l’arcano).
 ASTIAGE
260Chi è teco? (Guardando sospettosamente intorno)
 MITRIDATE
                         Alcun non v’è. (Tremo).
 ASTIAGE
                                                                      Ricerca
 con più cura ogni parte. (Va a sedere)
 MITRIDATE
                                               (Il vostro aiuto,
 santi numi, io vi chiedo). (Fingendo cercare)
 CAMBISE
                                                  (Io son perduto).
 MITRIDATE
 Siam soli. (Tornando al re)
 ASTIAGE
                       Or di’; serbi memoria ancora
 de’ benefici miei?
 MITRIDATE
                                    Tutto rammento.
265Di cento doni e cento
 io ti fui debitor, quando m’accolse
 la tua corte real. Quest’ozio istesso
 dell’umil vita in cui felice io sono
 è, lo confesso, è di tua destra un dono.
 ASTIAGE
270Se da te dipendesse
 la mia tranquillità, se quel ch’io voglio
 fosse nel tuo poter, dimmi, potrei
 sperarti grato?
 MITRIDATE
                              (Ah Ciro ei vuol).
 ASTIAGE
                                                                Rispondi.
 MITRIDATE
 E che poss’io?
 ASTIAGE
                             Questa corona in fronte
275sostenermi tu puoi. Sta quel ch’io cerco
 nelle tue mani. Ad onta mia serbato
 Ciro, tu il sai...
 MITRIDATE
                              (Misero me!)
 ASTIAGE
                                                         Nel viso
 tu cambi di color! La mia richiesta
 prevedi forse e ti spaventi?
 MITRIDATE
                                                    Io veggo...
280Signor... pietà. (S’inginocchia)
 ASTIAGE
                               No; non smarrirti. È il colpo
 facil più che non credi. Al falso invito
 Ciro credé; già sul confin del regno
 con pochi sciti è giunto e l’ora attende
 al venir stabilita.
 MITRIDATE
285(Parla del finto Ciro. Io torno in vita).
 ASTIAGE
 Sorgi. Tu sai del bosco (Mitridate s’alza)
 ogni confin. Può facilmente Ciro
 esser da te con qualche insidia oppresso.
 MITRIDATE
 (Ah quasi per timor tradii me stesso).
 CAMBISE
290(Barbaro!)
 ASTIAGE
                       E ben?
 MITRIDATE
                                       (Per affrettar che parta
 tutto a lui si prometta). Ad ubbidirti,
 mio re, son pronto. (Risoluto)
 CAMBISE
                                       (Ah scellerato!)
 ASTIAGE
                                                                     All’opra
 solo non basterai. Sceglier conviene
 cauto i compagni.
 MITRIDATE
                                   Oltre il mio figlio Alceo,
295uopo d’altri non ho.
 ASTIAGE
                                       Questo tuo figlio
 bramo veder.
 MITRIDATE
                            (Nuovo spavento. Almeno
 si liberi Cambise). Alle reali
 tende, signor, tel condurrò.
 ASTIAGE
                                                    No; voglio
 qui parlar seco. A me lo guida.
 MITRIDATE
                                                          Altrove
300meglio...
 ASTIAGE
                   Non più. Vanne. Ubbidisci. (Sostenuto)
 MITRIDATE
                                                                      (Oh dio!
 In qual rischio è Cambise e Ciro ed io!)
 
 SCENA VIII
 
 ASTIAGE e CAMBISE in disparte
 
 ASTIAGE
 E pur dagl’inquieti
 miei seguaci timori
 parmi di respirar. Non so s’io deggia
305alla speme del colpo o alla stanchezza
 delle vegliate notti
 quel soave languor che per le vene
 dolcemente mi serpe. Ah forse a questo
 umil tetto lo deggio, in cui non sanno
310entrar le abitatrici
 d’ogni soglio real cure infelici.
 
    Sciolto dal suo timor
 par che non senta il cor
 l’usato affanno.
 
315   Languidi gli occhi miei... (S’addormenta)
 
 CAMBISE
 Che veggo, amici dei! Dorme il tiranno. (Esce)
 Barbaro re, con tante furie in petto
 come puoi riposar! Vindici numi,
 quel sonno è un’opra vostra. Il sangue indegno
320da me volete; io v’ubbidisco. Ah mori. (Snudando la spada)
 ASTIAGE
 Perfido! (Sognando)
 CAMBISE
                    Aimè! Si desta. (Trattenendosi)
 ASTIAGE
                                                  Aita. (Sognando)
 CAMBISE
                                                              Ei vide
 l’acciaro balenar. (Vuol nascondersi)
 ASTIAGE
                                   Ciro m’uccide. (Sognando)
 CAMBISE
 Ciro! Parlò sognando. Eh cada ormai,
 cada il crudele. (In atto di ferire)
 
 SCENA IX
 
 MANDANE e detti
 
 MANDANE
                                Ah traditor, che fai?
 CAMBISE
325Mandane. (Con voce bassa)
 MANDANE
                       Olà. (Alle guardie verso la porta)
 CAMBISE
                                  T’accheta. (Come sopra)
 MANDANE
                                                       Olà, custodi.
 CAMBISE
 Taci.
 MANDANE
             Padre. (Verso Astiage)
 CAMBISE
                            Idol mio. (Seguendola)
 MANDANE
                                               Destati, o padre. (Scuotendolo)
 CAMBISE
 Non mi ravvisi? (Ella nol guarda mai)
 ASTIAGE
                                  Oh dei! (Destandosi)
 Dove son! Chi mi desta? E tu chi sei?
 CAMBISE
 Io son... Venni...
 MANDANE
                                 L’iniquo
330con quel ferro volea...
 CAMBISE
                                          Ma, principessa,
 meglio guardami in volto.
 MANDANE
                                                  Ah scellerato... (Guardandolo)
 Misera me! (Lo riconosce)
 ASTIAGE
                          Perché divien la figlia
 così pallida e smorta!
 MANDANE
 (Cambise! Aimè! Lo sposo mio! Son morta).
 ASTIAGE
335Ah traditor, ti riconosco. In queste
 menzognere divise
 non sei tu...
 CAMBISE
                         Sì, tiranno, io son Cambise.
 MANDANE
 (Sconsigliata! Ah che feci!)
 ASTIAGE
                                                    Anima rea, (A Cambise)
 tu contro il mio divieto
340in Media entrare ardisti! E in finte spoglie?
 E insidiator della mia vita? Ah tale
 scempio farò di te...
 CAMBISE
                                       Le tue minacce
 atterrir non mi fanno.
 Uccidimi, tiranno; il tuo destino
345non fuggirai però. Già l’ora estrema
 hai vicina e nol sai; sappilo e trema.
 MANDANE
 (Tacesse almen).
 ASTIAGE
                                  Come! Che dici? Oh stelle! (Frettoloso)
 Dove? Quando? In qual guisa?
 Chi m’insidia? Perché? Parla.
 CAMBISE
                                                         Ch’io parli?
350Non aver tal speranza;
 già per farti gelar dissi abbastanza.
 ASTIAGE
 Custodi, olà, della città vicina
 nel carcere più orrendo
 strascinate l’infido;
355là parlerai.
 CAMBISE
                       Del tuo furor mi rido.
 MANDANE
 Numi, che far degg’io?
 Ah padre... Ah sposo...
 CAMBISE
                                           Addio, Mandane, addio.
 
    Non piangete, amati rai,
 nol richiede il morir mio;
360lo sapete, io sol bramai
 rivedervi e poi morir.
 
    E tu resta ognor dubbioso,
 crudo re, senza riposo
 le tue furie alimentando,
365fabbricando il tuo martir. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE ed ASTIAGE
 
 MANDANE
 Signor... (Piangendo)
 ASTIAGE
                    Quelle minacce, (Pieno di timore)
 Mandane, udisti? Ah s’io sapessi almeno...
 Il sapresti tu mai? Parla. O congiuri
 tu ancor co’ miei nemici?
 MANDANE
                                                 Io! Come! E puoi
370temere, oh dei! ch’io pur ti brami oppresso?
 ASTIAGE
 Chi sa? Temo d’ognun; temo me stesso.
 
    Fra mille furori
 che calma non hanno,
 fra mille timori
375che intorno mi stanno,
 accender mi sento,
 mi sento gelar.
 
    In quei che lusingo
 mi fingo i rubelli;
380e tremo di quelli
 che faccio tremar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MANDANE e poi CIRO fuggendo
 
 MANDANE
 Oh padre! Oh sposo! Oh me dolente! E come...
 CIRO
 Bella ninfa... pietà. (Guardandosi indietro)
 MANDANE
                                      Lasciami in pace,
 pastor; la cerco anch’io.
 CIRO
                                             Deh...
 MANDANE
                                                           Parti.
 CIRO
                                                                        Ah senti,
385o ninfa o dea, qualunque sei, che al volto
 non mi sembri mortal.
 MANDANE
                                            Che vuoi?
 CIRO
                                                                 Difesa
 all’innocenza mia. Fuggo dall’ira
 de’ custodi reali.
 MANDANE
                                 E il tuo delitto
 qual è?
 CIRO
                 Mentre poc’anzi
390solo al tempio n’andava... Ecco i custodi,
 difendimi.
 MANDANE
                       Nessuno
 s’avanzi ancor. (Qual mai tumulto in petto
 quel pastorel mi desta!)
 CIRO
 (Qual mai per me cara sembianza è questa!)
 MANDANE
395Siegui.
 CIRO
                 Mentre poc’anzi
 solo al tempio n’andava, udii la selva
 di strida femminili
 dal più folto suonar; mi volsi e vidi
 due, non so ben s’io dica
400masnadieri o soldati,
 stranieri al certo, una leggiadra ninfa
 presa rapir. L’atto villano, il volto
 non ignoto al mio cor destommi in seno
 sdegno e pietà. Corro gridando; e il dardo
405vibro contro i rapaci. Al colpo, al grido,
 un ferito di lor, timidi entrambi
 lascian la preda; ella sen fugge ed io
 seguitarla volea, quando importuno
 uom di giovane età, d’atroce aspetto,
410cinto di ricche spoglie
 m’attraversa il camino e vuol ragione
 del ferito compagno; io non l’ascolto,
 per seguir lei che fugge. Offeso il fiero
 dal mio tacer, snuda l’acciaro e corre
415superbo ad assalirmi; io disarmato
 non aspetto l’incontro; a lui m’involo;
 ei m’incalza, io m’affretto; eccoci in parte
 dove manca ogni via. Mi volgo intorno;
 non veggo scampo; ho da una parte il monte,
420dall’altra il fiume e l’inimico a fronte.
 MANDANE
 E allor?
 CIRO
                  Dall’alta ripa
 penso allor di lanciarmi; e mentre il salto