La clemenza di Tito, libretto, Stoccarda, Cotta, 1753

    Parlerò; non è permesso
 che finor mi spieghi a pieno.
 Tornerò; sospendi almeno,
775finché torno, il tuo dolor.
 
    Se trovarmi ancor non sai
 tutto in volto il core espresso,
 tutto or or mi troverai
 su le labbra espresso il cor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MANDANE e poi CAMBISE
 
 MANDANE
780Onnipotenti numi,
 questo che vorrà dir! Sarebbe mai
 la mia speme un inganno?
 CAMBISE
                                                   Amata sposa,
 mio ben?
 MANDANE
                     Sogno o son desta!
 Cambise! Idolo mio! Tu qui! Tu sciolto!
785Qual man liberatrice...
 CAMBISE
                                            Arpago... Oh quanto
 dobbiamo alla sua fede! Arpago è quello
 che mi salvò. Me prigionier raggiunse
 per camino un suo messo; a’ miei custodi
 parlò; fui sciolto. «In libertà» mi disse
790«signor, tu sei; va’; con più cura evita
 qualche incontro funesto;
 Arpago, che m’invia, diratti il resto».
 MANDANE
 Oh vero, oh fido amico!
 CAMBISE
                                              E pure il figlio
 serbarci non poté. Sapesti?... Oh dio
795che barbaro accidente!
 MANDANE
                                            Il più crudele
 saria che mai s’udisse,
 se fosse ver.
 CAMBISE
                         Se fosse vero? Ah dunque
 ne possiam dubitar? Parla, Mandane;
 consola il tuo Cambise.
 MANDANE
                                             E come posso
800te consolar, se non distinguo io stessa
 quel che creder mi debba.
 CAMBISE
                                                  Almen qual hai
 ragion di dubitar?
 MANDANE
                                     Si vuol che sia
 l’ucciso un impostore, e il nostro figlio
 quel pastor che l’uccise.
 CAMBISE
                                              O dei pietosi,
805avverate la speme. E tu vedesti
 questo pastore?
 MANDANE
                                Or da me parte.
 CAMBISE
                                                               È dunque...
 MANDANE
 Quei che meco or parlava.
 CAMBISE
                                                  Un giovanetto,
 generoso all’aspetto,
 di biondo crin, di brune ciglia, a cui
810forse proprio trofeo gli omeri adorna
 spoglia d’uccisa tigre?
 MANDANE
                                           Appunto.
 CAMBISE
                                                               Il vidi
 e m’arrestai finché da te partisse;
 ma sugli occhi mi sta. Pur che ti disse?
 MANDANE
 Nulla.
 CAMBISE
               Un contento estremo
815fa spesso istupidir. Ma qual ti parve?
 MANDANE
 Confuso.
 CAMBISE
                    a’ boschi avvezzo
 il dovea, te presente. E chi l’arcano
 ti svelò?
 MANDANE
                   Mitridate.
 CAMBISE
                                        Aimè! (Si turba)
 MANDANE
                                                      Da lui
 fu, se pur non mentisce,
820sotto nome d’Alceo, come suo figlio,
 Ciro nutrito.
 CAMBISE
                          E Alceo si chiama?
 MANDANE
                                                              Alceo.
 CAMBISE
 Oh nera frode! Oh scellerati! Oh troppo
 credula principessa!
 MANDANE
                                        Onde, o Cambise,
 queste smanie improvvise?
 CAMBISE
                                                     Alceo di Ciro
825è il carnefice indegno; il colpo è stato
 del tuo padre un comando.
 MANDANE
                                                   Ah taci.
 CAMBISE
                                                                    Io stesso
 celato mi trovai
 dove Astiage l’impose; io l’ascoltai.
 MANDANE
 Quando? A chi?
 CAMBISE
                                Non rammenti
830che là nella capanna
 di Mitridate a frastornar giungesti
 le furie mie?
 MANDANE
                           Sì.
 CAMBISE
                                   Colà dentro ascoso
 vidi che il re venne a proporre il colpo
 a Mitridate; ei col suo figlio Alceo
835Ciro uccider promise;
 e appunto il figlio Alceo fu che l’uccise.
 MANDANE
 Misera me!
 CAMBISE
                         Dubiti ancor? Non vedi
 che teme Mitridate
 la tua vendetta e per salvare il figlio
840questa favola inventa? Arpago, a cui
 tanto incresce di noi, parti che avrebbe
 taciuto infino ad ora?
 MANDANE
                                          Oh dei!
 CAMBISE
                                                           Non vedi...
 MANDANE
 Ah tutto vedo, ah tutto accorda, è vero;
 è il carnefice Alceo. Perciò poc’anzi
845tremava innanzi a me. Gli amplessi miei
 perciò fuggia. Ben de’ materni affetti
 volle abusar ma s’avvilì nell’opra;
 sentì quel traditore
 repugnar la natura a tanto orrore.
 CAMBISE
850Ma tu creder sì presto...
 MANDANE
                                              Oh dio! Consorte,
 tu non udisti come
 Mitridate parlò; parea che avesse
 il cor sui labbri; anche un tumulto interno,
 che Alceo mi cagionò, gli accrebbe fede;
855e poi quel che si vuol presto si crede.
 CAMBISE
 Oh dei! Ridurci a tal miseria e poi
 deriderci di più!
 MANDANE
                                  Trarre una madre
 fino ad offrire amplessi
 d’un figlio all’omicida! Ah sposo! Il mio
860non è dolor; smania divenne, insana
 avidità di sangue.
 CAMBISE
                                    Io stesso, io voglio
 sodisfarti, o Mandane. Addio. (Partendo)
 MANDANE
                                                         Ma dove?
 CAMBISE
 A ritrovare Alceo,
 a trafiggergli il cor, sia pur nascosto
865in grembo a Giove. (Partendo)
 MANDANE
                                       Odi; se lui non giungi
 in solitaria parte, avrà l’indegno
 troppe difese. Ove s’avvalla il bosco
 fra que’ monti colà, di Trivia il fonte
 scorre ombroso e romito;
870atto all’insidie è il sito; ivi l’attendi.
 Passerà; quel sentiero
 porta alla sua capanna; e in uso ogn’arte
 io porrò perch’ei venga.
 CAMBISE
                                              Intesi. (Partendo)
 MANDANE
                                                             Ascolta.
 Ravvisarlo saprai?
 CAMBISE
                                     Sì; l’ho presente;
875parmi vederlo.
 MANDANE
                              Ah sposo,
 non averne pietà; passagli il core;
 rinfacciagli il delitto;
 fa’ che senta il morir...
 CAMBISE
                                            Non più, Mandane;
 il mio furor m’avanza;
880non inspirarmi il tuo; fremo abbastanza.
 
    Men bramosa di stragi funeste
 va scorrendo l’armene foreste
 fiera tigre che i figli perdé.
 
    Ardo d’ira, di rabbia deliro,
885smanio, fremo; non odo, non miro
 che le furie che porto con me. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e poi CIRO
 
 MANDANE
 Se tornasse il fellone... Eccolo... Oh come
 tremo in vederlo! Una mentita calma
 mi rassereni il ciglio.
 CIRO
890Madre mia, cara madre, ecco il tuo figlio.
 MANDANE
 (Che traditor!)
 CIRO
                               Pur Mitridate alfine
 consente che al tuo sen...
 MANDANE
                                               Ferma. (Chi mai
 sì reo lo crederia?)
 CIRO
                                     Numi, quel volto
 come trovo cambiato! Intendo; è questa
895una vendetta. Il mio tacer t’offese;
 mi punisci così. Perdono, o madre,
 bella madre perdon.
 MANDANE
                                        Taci.
 CIRO
                                                    Ch’io taccia?
 MANDANE
 (Con quel nome di madre il cor mi straccia).
 CIRO
 Basta basta, non più; del fallo ormai
900è maggiore il castigo.
 MANDANE
                                         Odi; (un istante
 tollerate, ire mie). Madre non vive
 più tenera di me. Questo ritegno
 è timor, non è sdegno. Alcun travidi
 fra quelle piante ascoso. Il loco è pieno
905tutto d’insidie. (Anima rea!) Bisogna
 in più secreta parte
 sciorre il freno agli affetti ed esser certi
 che il re nulla traspiri. Oh quali arcani,
 oh quai disegni apprenderai! Palese
910vedrai tutto il mio cor.
 CIRO
                                            Vengo, son pronto,
 guidami dove vuoi.
 MANDANE
                                      (Già corre all’esca
 l’ingannator). Meco venir sarebbe
 di sospetti cagion; tu mi precedi,
 ti seguirò fra poco.
 CIRO
915Ma dove andrem?
 MANDANE
                                    Scegli tu stesso il loco.
 CIRO
 Nella capanna mia?
 MANDANE
                                       Sì... Ma potrebbe
 sopraggiungere alcun.
 CIRO
                                           Di Pale all’antro?
 MANDANE
 Mai non seppi ove sia.
 CIRO
                                            Di Trivia al fonte?
 MANDANE
 Di Trivia... È forse quello
920che bagna il vicin bosco ove è più folto?
 CIRO
 Sì.
 MANDANE
         Va’; m’è noto. (Ah traditor sei colto).
 CIRO
 Deh non tardar.
 MANDANE
                                Parti una volta. (Con ira)
 CIRO
                                                              Oh dio!
 Perché quel fiero sguardo?
 MANDANE
                                                   Io fingo, il sai;
 temo che alcun n’osservi.
 CIRO
                                                È ver; ma come
925puoi trasformarti a questo segno?
 MANDANE
                                                                Oh quanta
 violenza io mi fo! Se tu potessi
 vedermi il cor... Sento morirmi; avvampo
 d’insoffribil desio; vorrei mirarti...
 Vorrei di già... (Non so frenarmi). Ah parti.
 CIRO
 
930   Parto; non ti sdegnar,
 sì madre mia, da te
 gli affetti a moderar
 quest’alma impara.
 
    Gran colpa alfin non è
935se mal frenar si può
 un figlio che perdé,
 un figlio che trovò
 madre sì cara. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MANDANE, poi ARPALICE
 
 MANDANE
 Che dolcezza fallace!
940Che voci insidiose! A poco a poco
 cominciava a sedurmi. Un inquieto
 senso partendo ei mi lasciò nell’alma
 che non è tutto sdegno. Affatto priva
 non sono alfin d’umanità. Mi mosse
945quel sembiante gentil, que’ molli accenti,
 quella tenera età. Povera madre!
 se madre ha pur, quando saprà che il figlio
 lacero il sen da mille colpi... Oh folle
 ch’io son! Gli altri compiango
950e mi scordo di me. Mora l’indegno,
 se ne affligga chi vuole. Il figlio mio
 vendicato esser dee. Son madre anch’io.
 ARPALICE
 Principessa, ah perdona
 l’impazienze mie. D’Alceo che avvenne?
955È assoluto? È punito? È giusto? È reo?
 MANDANE
 Deh per pietà non mi parlar d’Alceo.
 
    Quel nome se ascolto,
 mi palpita il core;
 se penso a quel volto,
960mi sento gelar.
 
    Non so ricordarmi
 di quel traditore
 né senza sdegnarmi
 né senza tremar. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
965Ah chi saprebbe mai
 d’Alceo darmi novella? Io non ho pace
 se il suo destin non so. Ma tanto affanno
 troppo i doveri eccede
 d’un grato cor! Che? D’un pastore amante
970Arpalice sarebbe! Eterni dei,
 da tal viltà mi difendete. Io dunque
 germe di tanti eroi... No no; rammento
 quel che debbo a me stessa. E pur quel volto
 mi sta sempre sugli occhi. Ah chi mi toglie,
975chi la mia pace antica?
 È amore? Io nol distinguo. Alcun mel dica.
 
    So che presto ognun s’avvede
 in qual petto annidi amore;
 so che tardi ognor lo vede
980chi ricetto in sen gli dà.
 
    Son d’amor sì l’arti infide
 che ben spesso altrui deride
 chi già porta in mezzo al core
 la ferita e non lo sa. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Montuosa.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
985Lo veggo, Mitridate; un vivo esempio
 tu sei di fedeltà. Non istancarti
 l’istoria a raccontarmi. A pro di Ciro
 io so già quanto oprasti;
 e Cambise lo sa. Pensiamo entrambi
990le tue cure a premiar. (Perfido!) È vero
 che del merito tuo sempre minore
 la mercede sarà; pur quel che feci
 sembrerà, lo vedrai,
 poco a Mandane, a Mitridate assai.
 MITRIDATE
995Questo tanto parlarmi
 di premio e di mercé troppo m’offende.
 Che? Mandane mi crede
 mercenario così? S’inganna. Io fui
 già premiato abbastanza
1000compiendo il dover mio. Le rozze spoglie
 non trasformano un’alma. In me, lo sai,
 l’esser pastore è scelta,
 non è sventura. Io volontario elessi
 questa semplice vita, e forse appunto
1005per serbarmi qual sono, e qual mi credi
 per mai non divenir.
 MANDANE
                                         (Numi! A qual segno
 può simular l’indegno!)
 MITRIDATE
                                              Un tal pensiero
 tanto oltraggio mi fa...
 MANDANE
                                           Perdona; è vero.
 Il desio d’esser grata
1010mi trasportò. Dovea pensar che il solo
 premio dell’alme grandi
 son l’opre lor. Chi giunse,
 e tu ben vi giungesti, al grado estremo
 d’una eroica virtù tutto ritrova,
1015tutto dentro di sé. Pieno si sente
 d’un sincero piacer, d’una sicura
 tranquillità che rappresenta in parte
 lo stato degli dei. Di’? Tu lo provi?
 Non è così?
 MITRIDATE
                        Sì; né di questa invece
1020torrei di mille imperi...
 MANDANE
                                             Anima vile!
 Traditor! Scellerato!
 MITRIDATE
                                        Io principessa!
 Io!
 MANDANE
         Sì. Credevi, o stolto,
 le tue frodi occultar? Speravi, iniquo,
 che invece del mio figlio il tuo dovessi
1025stringermi al sen? No perfido, io non sono
 tanto in odio agli dei. Ciro ho perduto;
 ma so perché; so chi l’uccise; e voglio
 e posso vendicarmi.
 MITRIDATE
                                       In quale inganno?
 In qual misero error?...
 MANDANE
                                             Taci; m’ascolta;
1030e comincia a tremar. Sappi che in questo
 momento in cui ti parlo
 sta spirando il tuo figlio.
 MITRIDATE
                                               Ah come?
 MANDANE
                                                                    Ed io,
 sentimi, traditore, io fui che l’empio
 a trovar chi l’uccida
1035ingannato mandai.
 MITRIDATE
                                      Tu stessa!
 MANDANE
                                                           Aita
 vedi se può sperar; solingo è il loco,
 chi l’attende è Cambise.
 MITRIDATE
                                               Ah che facesti,
 sconsigliata Mandane! Ah corri, ah dimmi
 qual luogo almeno...
 MANDANE
                                       Oh questo no; potresti
1040forse giungere in tempo. Il loco ancora
 saprai ma non sì presto.
 MITRIDATE
                                               Ah principessa,
 pietà di te. Quel che tu credi Alceo
 è il tuo Ciro, è il tuo figlio.
 MANDANE
                                                  Eh questa volta
 non sperar ch’io ti creda.
 MITRIDATE
                                                Il suol m’inghiotta,
1045un fulmine m’opprima,
 se mentii, se mentisco.
 MANDANE
                                             Empia favella,
 familiare a’ malvagi.
 MITRIDATE
                                         Odimi; io voglio
 qui fra’ lacci restar; tu corri intanto
 la tragedia a impedir. Se poi t’inganno,
1050torna allora a punirmi,
 squarciami allora il sen.
 MANDANE
                                              Scaltra è l’offerta
 ma non ti giova. In quest’angustia il colpo
 ti basta differir. Sai ch’io non posso
 d’alcun fidarmi; e ti prometti intanto
1055il soccorso del re.
 MITRIDATE
                                  Che far degg’io,
 santi numi del ciel? Povero prence!
 Infelici mie cure! Io mi protesto
 di bel nuovo, o Mandane; il finto Alceo
 è Ciro, è il figlio tuo. Salvalo, corri,
1060credimi per pietà. Se non mi credi,
 diventi, o principessa,
 l’orror, l’odio del mondo e di te stessa.
 MANDANE
 Fremi pure a tua voglia,
 non m’inganni però.
 MITRIDATE
                                        Ma questo, oh dio!
1065questo canuto crine
 merta sì poca fé? Vaglion sì poco
 le lagrime ch’io spargo?
 MANDANE
                                              In quelle appunto
 conosco il padre. In tale stato anch’io,
 barbaro, son per te. Provalo; impara
1070che sia perdere un figlio.
 MITRIDATE
                                                (Oh nostra folle
 misera umanità! Come trionfa
 delle miserie sue!) Parla, Mandane;
 Ciro dov’è? Vorrai parlar ma quando
 tardi sarà.
 MANDANE
                      Va’, traditor; ch’io dica
1075di più non aspettar.
 MITRIDATE
                                       Sogno! Son desto!
 Dove corro? Che fo? Che giorno è questo?
 
    Dimmi, crudel, dov’è;
 ah non tacer così.
 Barbaro ciel, perché
1080insino a questo dì
 serbarmi in vita?
 
    Corrasi... E dove? Oh dei!
 Chi guida i passi miei?
 Chi almen, chi per mercé
1085la via m’addita? (Parte)
 
 SCENA II
 
 MANDANE, poi ARPAGO
 
 MANDANE
 A quale eccesso arriva
 l’arte di simular! Prestansi il nome
 oggi fra lor gli affetti; onde i sinceri
 impeti di natura
1090chi nasconder non sa gli applica almeno
 a straniera cagion. Pietà d’amico,
 zelo di servo il suo paterno affanno
 volea costui che mi paresse e quasi
 mi pose in dubbio. Ah la sventura mia
1095dubbia non è. Qual più sicura prova
 che d’Arpago il silenzio? Un tale amico
 che il suo perdé per il mio figlio, a cui
 noto è il mio duol, della cui fé non posso
 dubitar senza colpa, a che m’avrebbe
1100taciuto il ver? No, Mitridate infido
 con le menzogne sue della vendetta
 non mi turbi il piacer. Così tornasse
 Cambise ad avvertirmi
 che Alceo spirò.
 ARPAGO
                                Né qui lo veggo; ah dove (Frettoloso)
1105dove mai si nasconde?
 MANDANE
                                            Arpago amato,
 che cerchi?
 ARPAGO
                        Alceo. Se nol ritrovo, io perdo
 d’ogni mia cura il frutto.
 MANDANE
                                               Altro non brami?