La clemenza di Tito, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1771

 avidità di sangue.
 CAMBISE
                                    Io stesso, io voglio
 soddisfarti, o Mandane. Addio. (Partendo)
 MANDANE
                                                            Ma dove?
 CAMBISE
 A ritrovare Alceo,
770a trafiggergli il cor, sia pur nascosto
 in grembo a Giove. (Come sopra)
 MANDANE
                                       Odi; se lui non giungi
 in solitaria parte, avrà l’indegno
 troppe difese. Ove s’avvalla il bosco
 fra que’ monti colà, di Trivia il fonte
775scorre ombroso e romito;
 atto all’insidie è il sito; ivi l’attendi.
 Passerà; quel sentiero
 porta alla sua capanna; e in uso ogn’arte
 io porrò perch’ei venga.
 CAMBISE
                                              Intesi. (Come sopra)
 
 MANDANE
                                                             Ah sposo
780non averne pietà; passagli il core;
 rinfacciagli il delitto;
 fa’ che senta il morir...
 CAMBISE
                                            Non più, Mandane,
 il mio furor m’avanza,
 non ispirarmi il tuo; fremo abbastanza.
 
785   Bramosa men di stragi
 tigre i feroci artigli
 spiega e i perduti figli
 sen vola a ricercar.
 
 Sì fremo d’ira e smanio
790e son senza consiglio
 costretto a delirar. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e poi CIRO
 
 MANDANE
 Se tornasse il fellone... Eccolo. Oh come
 tremo in vederlo! Una mentita calma
 mi rassereni il ciglio.
 CIRO
795Madre mia, cara madre ecco il tuo figlio.
 MANDANE
 (Che traditor!)
 CIRO
                               Pur Mitridate alfine
 consente che al tuo sen... (Appressandosi)
 MANDANE
                                                Ferma. (Chi mai
 sì reo lo crederia?)
 CIRO
                                     Numi, quel volto
 come trovo cambiato! Intendo; è questa
800una vendetta. Il mio tacer t’offese;
 mi punisci così. Perdono, o madre,
 bella madre, perdon.
 MANDANE
                                         Taci.
 CIRO
                                                     Ch’io taccia?
 MANDANE
 (Con quel nome di madre il cor mi straccia).
 CIRO
 Basta, basta, non più; del fallo ormai
805è maggiore il castigo.
 MANDANE
                                         Odi; (un istante
 tollerate ire mie). Madre non vive
 più tenera di me. Questo ritegno
 è timor, non è sdegno. Alcun travidi
 fra quelle piante ascoso. Il loco è pieno
810tutto d’insidie. (Anima rea!) Bisogna
 in più segreta parte
 sciorre il freno agli affetti ed esser certi
 che il re nulla traspiri. Oh quali arcani,
 oh quai disegni apprenderai! Palese
815vedrai tutto il mio cor.
 CIRO
                                            Vengo, son pronto,
 guidami dove vuoi.
 MANDANE
                                      (Già corre all’esca
 l’ingannator).  Meco venir, sarebbe
 di sospetti cagion. Tu mi precedi,
 ti seguirò fra poco.
 CIRO
820Ma dove andrem?
 MANDANE
                                    Scegli tu stesso il loco.
 CIRO
 Nella capanna mia?
 MANDANE
                                       Sì... Ma potrebbe
 sopraggiungerne alcun.
 CIRO
                                             Di Pale all’antro?
 MANDANE
 Mai non seppi ove sia.
 CIRO
                                            Di Trivia al fonte?
 MANDANE
 Di Trivia... È forse quello
825che bagna il vicin bosco ove è più folto?
 CIRO
 Sì.
 MANDANE
         Va’; m’è noto. (Ah traditor sei colto).
 CIRO
 Deh non tardar.
 MANDANE
                                Parti una volta. (Con ira)
 CIRO
                                                              Oh dio!
 Perché quel fiero sguardo?
 MANDANE
                                                   Io fingo, il sai,
 temo che alcun n’osservi.
 CIRO
                                                È ver; ma come
830puoi trasformarti a questo segno?
 MANDANE
                                                                Oh quanta
 violenza io mi fo! Se tu potessi
 vedermi il cor... Sento morirmi; avvampo
 d’insoffribil desio; vorrei mirarti...
 Vorrei di già... (Non so frenarmi). Ah parti.
 CIRO
835Parto, non ti sdegnar; dove m’accenni
 già volgo i passi miei; ma ti rammenta
 che madre mia tu sei, che ti son figlio,
 che mi s’accresce in core
 un tristissimo augurio al mio dolore.
 
840   Parto, ti lascio, addio,
 io più non ti vedrò.
 Ah che a dolor sì rio
 resistere non può
 la mia costanza.
 
845   Avessi almeno, oh Dio!
 fra sì tetri pensier
 il misero piacer
 della speranza. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MANDANE e poi ARPALICE
 
 MANDANE
 Che dolcezza fallace!
850Che voci insidiose! A poco, a poco
 cominciava a sedurmi. Un inquieto
 senso partendo ei mi lasciò nell’alma
 che non è tutto sdegno. Affatto priva
 non sono alfin d’umanità. Mi mosse
855quel sembiante gentil, que’ molli accenti,
 quella tenera età. Povera madre!
 se madre ha pur, quando saprà che il figlio
 lacero il sen da mille colpi... Oh folle
 ch’io son! Gli altri compiango
860e mi scordo di me. Mora l’indegno,
 se ne affligga chi vuole. Il figlio mio
 vendicato esser dee. Son madre anch’io.
 ARPALICE
 Principessa, ah perdona
 l’impazienze mie. D’Alceo che avvenne?
865È assoluto? È punito? È giusto? È reo?
 MANDANE
 Deh per pietà non mi parlar d’Alceo.
 
    Mi credi spietata,
 mi chiama crudele;
 di tanto rigore
870di tante querele
 mi veste un dolore
 da farmi morir.
 
    Ch’io merto ogni lode
 fra poco vedrai;
875sì barbara frode
 non posso soffrir. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
 Ah chi saprebbe mai
 d’Alceo darmi novella? Io non ho pace
 se il suo destin non so. Ma tanto affanno
880troppo i doveri eccede
 d’un grato cor! Che? D’un pastore amante
 Arpalice sarebbe! Eterni dei
 da tal viltà mi difendete. Io dunque
 germe di tanti eroi... No, no; rammento
885quel che debbo a me stessa. E pur quel volto
 mi sta sempre sugli occhi. Eh chi mi toglie,
 chi la mia pace antica?
 È amore? Io nol distinguo. Alcun mel dica.
 
    Cara pace del mio core
890t’involasti, o dio! dal petto;
 giusti dei, d’un degno affetto,
 in sì grave interno orrore,
 fate un lampo scintillar.
 
    Mal d’amar ciascun s’avvede;
895e sol tardi ognor lo vede
 chi si perde nell’amar. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Montuosa.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
 Lo veggo, Mitridate; un vivo esempio
 tu sei di fedeltà. Non istancarti
 l’istoria a raccontarmi. A pro di Ciro
900io so già quanto oprasti
 e Cambise lo sa. Pensiamo entrambi
 le tue cure a premiar. (Perfido!) È vero
 che del merito tuo sempre minore
 la mercede sarà; pur quel che feci
905sembrerà, lo vedrai,
 poco a Mandane, a Mitridate assai.
 MITRIDATE
 Questo tanto parlarmi
 di premio e di pietà troppo m’offende.
 Un tal pensier mi fa...
 MANDANE
                                           Perdona; è vero.
910Il desio d’esser grata
 mi trasportò. Dovea pensar che il solo
 premio dell’alme grandi
 son l’opre lor. Chi giunse,
 e tu ben vi giungesti, al grado estremo
915d’un’eroica virtù, tutto ritrova,
 tutto dentro di sé. Pieno si sente
 d’un sincero piacer, d’una sicura
 tranquillità che rappresenta in parte
 lo stato degli dei. Di’? Tu lo provi?
920Non è così?
 MITRIDATE
                        Sì; né di questa invece
 torrei di mille imperi...
 MANDANE
                                             Anima vile!
 Traditor! Scellerato!
 MITRIDATE
                                        Io principessa!
 Io!
 MANDANE
         Sì. Credevi o stolto
 le tue frodi occultar? Speravi iniquo
925che invece del mio figlio il tuo dovessi
 stringermi al sen? No, perfido, io non sono
 tanto in odio agli dei. Ciro ho perduto;
 ma so perché; so chi l’uccise; e voglio
 e posso vendicarmi.
 MITRIDATE
                                       In quale inganno?
930In qual misero error?...
 MANDANE
                                             Taci; m’ascolta;
 e comincia a tremar. Sappi che in questo
 momento in cui ti parlo,
 sta spirando il tuo figlio.
 MITRIDATE
                                               Ah come?
 MANDANE
                                                                    Ed io,
 sentimi traditor, io fui che l’empio
935a trovar chi l’uccida
 ingannato mandai.
 MITRIDATE
                                      Ah che facesti
 sconsigliata Mandane! Ah corri, ah dimmi
 qual luogo almeno...
 MANDANE
                                       Oh questo no; potresti
 forse giungere in tempo. Il loco ancora
940saprai ma non sì presto.
 MITRIDATE
                                               Ah principessa
 pietà di te. Quel che tu credi Alceo
 è il tuo Ciro, è il tuo figlio.
 MANDANE
                                                  Eh questa volta
 non sperar ch’io ti creda.
 MITRIDATE
                                                Il suol m’inghiotta,
 un fulmine m’opprima
945se mentii, se mentisco.
 
 MANDANE
 Fremi pure a tua voglia,
 non m’inganni però.
 MITRIDATE
                                        Vaglion sì poco
 le lagrime ch’io spargo?
 MANDANE
                                              In quelle appunto
 conosco il padre. In tale stato anch’io,
950barbaro, son per te. Provalo; impara
 che sia perdere un figlio.
 MITRIDATE
                                                (Oh nostra folle
 misera umanità! Come trionfa
 delle miserie sue!) Parla Mandane;
 Ciro dov’è? Vorrai parlar ma quando
955tardi sarà.
 MANDANE
                      Va’ traditor; ch’io dica
 di più non aspettar.
 MITRIDATE
                                       Sogno! Son desto!
 Dove corro? Che fo? Che giorno è questo?
 
    Dimmi, crudel, dov’è;
 ah non tacer così.
960Barbaro ciel, perché
 insino a questo dì
 serbarmi in vita?
 
    Corrasi... E dove? Oh dei
 chi guida i passi miei?
965Chi almen, chi per mercé
 la via m’addita? (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARPAGO e MANDANE
 
 ARPAGO
 Né qui lo veggo; ah dove, (Frettoloso)
 dove mai si nasconde?
 MANDANE
                                            Arpago amato
 che cerchi?
 ARPAGO
                        Alceo. Se nol ritrovo io perdo
970d’ogni mia cura il frutto.
 MANDANE
                                               Altro non brami?
 Non agitarti; io so dov’è.
 ARPAGO
                                               Respiro,
 lode agli dei; deh me l’addita; è tempo
 che al popolo si mostri. Altro non manca
 che presentarlo.
 MANDANE
                                Oh generoso amico
975veggo il tuo zel. Con pubblica vendetta
 t’affanni a soddisfarmi. Io ti son grata
 ma giungi tardi. A vendicarmi io stessa
 già pensai.
 ARPAGO
                       Contro chi?
 MANDANE
                                               Contro l’infame
 uccisor del mio Ciro.
 ARPAGO
                                         Intendi Alceo?
 MANDANE
980Sì.
 ARPAGO
         Guardati Mandane
 di non tentar nulla a suo danno. Alceo
 è il figlio tuo.
 MANDANE
                           Che!
 ARPAGO
                                       Tel celai temendo
 che i materni trasporti il gran segreto
 potessero tradir.
 MANDANE
                                 Come! Ed è vero...
 ARPAGO
985Nol dubitar. Tu sai
 se ingannarti poss’io. Ciro è in Alceo;
 l’educò Mitridate; io gliel recai;
 l’ucciso è un impostor. Serena il volto,
 la tua doglia è finita.
 MANDANE
990Santi numi del ciel, soccorso, aita. (Vuol partire)
 ARPAGO
 Dove? Ascolta...
 MANDANE
                                Ah corriam... Son morta; io sento
 stringermi il cor. (S’appoggia ad un tronco e poi siede)
 ARPAGO
                                   Tu scolorisci in volto!
 Sudi! Tremi! Vacilli!
 MANDANE
                                         Arpago... Ah vanne,
 vola di Trivia al fonte; il figlio mio
995salva, difendi; ei forse spira adesso.
 ARPAGO
 Come...
 MANDANE
                  Ah va’ che l’uccide il padre istesso!
 ARPAGO
 Possenti numi! (Parte in fretta)
 
 SCENA III
 
 MANDANE sola
 
 MANDANE
                                Oh me infelice! Oh troppo
 verace Mitridate! Avessi, oh dio!
 creduto a’ detti tuoi. Potessi almeno
1000lusingarmi un momento. E come? Ah troppo
 sdegnato era Cambise;
 troppo tempo è già scorso; e troppo nero
 è il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
 stupida! innanzi agli occhi, udii da lui
1005chiamarmi madre; i violenti intesi
 moti del sangue; e nol conobbi; e volli
 ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
 parlar; lo veggo ancor. Povero figlio!
 Non voleva lasciarmi! Il suo destino
1010parea che prevedesse. Ed io tiranna...
 Ed io... Che orror! Che crudeltà! Non posso (S’alza)
 tollerar più me stessa. Il mondo, il cielo
 sento che mi detesta; odo il consorte
 che a rinfacciar mi viene
1015il parricidio suo; veggo di Ciro
 l’ombra squallida e mesta
 che stillante di sangue... Ah dove fuggo?
 Dove m’ascondo? Un precipizio, un ferro?
 Un fulmine dov’è? Mora, perisca
1020questa barbara madre e non si trovi
 che le ceneri sue... Ma... Come?... È dunque
 perduta ogni speranza? E non potrebbe
 giunger Arpago in tempo? Ah sì clementi
 numi del ciel, pietosi numi, al figlio
1025perdonate i miei falli. È questo nome
 forse la colpa sua? Colpa ch’ei trasse
 dalle viscere mie. No, voi non siete
 tanto crudeli. Io la giustizia vostra
 dubitandone offendo. È vivo il figlio;
1030corrasi ad abbracciarlo... Ah folle io vado
 a perder questo ancora
 languido di speranza ultimo raggio.
 Andiam; chi sa? Ma quello
 che a me corre affannato
1035non è Cambise? Oimè! Son morta. È fatto
 l’orrido colpo. Ha nella destra ancora
 nudo l’acciar; chi mi soccorre? Ah! stilla
 ancor del vivo sangue... Ah fuggi... Ah parti...
 
 SCENA IV
 
 CAMBISE con spada nuda nella destra stillante di sangue e detta
 
 CAMBISE
 Vedi del mio furor...
 MANDANE
                                        Fuggi; quel sangue
1040togli al materno ciglio.
 CAMBISE
 Questo sangue che vedi...
 MANDANE
                                                 Oh sangue!... Oh... fi...glio... (Isviene)
 CAMBISE
 Sposa? Mandane? Oh me perduto! Ascolta
 principessa! Idol mio! Non ode. Ha chiuse
 le languide pupille e alterna appena
1045qualche lento respiro. Almen sapessi
 come agli usati uffici
 quell’alma richiamar.
 
 SCENA V
 
 CAMBISE, MANDANE e CIRO
 
 CIRO
                                          Dove la madre, (Senza veder gli altri)
 dove mai troverò? Di Trivia al fonte
 finor l’attesi e mai non venne. (Cercando)
 CAMBISE
                                                          All’onda
1050corriam del vicin rio. Ma sola intanto
 qui lasciarla così? Se alcun vedessi...
 Ah sì; pastor... senti. (Vede Ciro)
 CIRO
                                         Quai grida? (Rivolgendosi)
 CAMBISE
                                                                 (Oh numi!
 Non è del figlio mio
 l’omicida costui?)
 CIRO
                                    (Stelle! Non veggo
1055la mia madre colà?)
 CAMBISE
                                       Chi sei?
 CIRO
                                                         Che avvenne?
 CAMBISE
 Non t’inoltrar; dimmi il tuo nome.
 CIRO
                                                                 Eh lascia...
 CAMBISE
 Di’, non ti chiami Alceo?
 CIRO
                                                (Questo importuno
 a gran pena sopporto).
 Sì, Alceo mi chiamo.
 CAMBISE
                                        Ah traditor! Sei morto. (In atto di ferire)
 CIRO
1060Come! Non appressarti; o ch’io t’immergo
 questo dardo nel cor. (In atto di difesa)
 CAMBISE
                                          Dal furor mio
 né tutto il ciel potrà salvarti.
 MANDANE
                                                      Oh dio! (Cominciando a rinvenire)
 CAMBISE
 Ah sposa, apri le luci, aprile e vedi
 per man del tuo Cambise
1065la bramata vendetta.
 CIRO
                                         Odimi, oh dei!
 E Cambise tu sei?
 CAMBISE
                                    Sì scellerato,
 son io; sappilo e mori. (In atto di ferire)
 CIRO
                                            Ah padre amato (Getta il dardo)
 ferma; già sono inerme; il colpo affrena;
 riconoscimi prima e poi mi svena.
 MANDANE
1070Perché ritorno in vita?
 CAMBISE
                                            (Il so, m’inganna
 e pur m’intenerisce!)
 MANDANE
                                          (Eterni dei!
 Non è quegli il mio Ciro? Ove son mai
 fra l’ombre o fra’ viventi?)
 CAMBISE
                                                   (Io dunque, o folle,
 credo a que’ detti infidi).
1075No; cadi... (In atto di ferire)
 MANDANE
                       Ah sposo! Ah che il tuo figlio uccidi! (S’alza)
 CAMBISE
 Uccido il figlio! (Resta immobile)
 MANDANE
                                Oh caro figlio! Oh cara (Abbraciandolo)
 parte dell’alma mia!
 CAMBISE
                                        Stelle! O deliro;
 o delira Mandane. E questi è Ciro?
 MANDANE
 Sì. Chi mai lo difese
1080dal paterno furor? Qual sangue mai
 il tuo ferro macchiò? Di Trivia al fonte
 tu l’attendevi pur.
 CAMBISE
                                    No; non vi giunsi,
 che partendo da te per via m’avvenni
 ne’ reali custodi; essi di nuovo
1085mi volean prigionier; di loro alcuni
 io trafissi e fuggii; perciò con questo
 ferro tinto di sangue...
 MANDANE
                                           Intendo il resto.
 
 SCENA VI
 
 ASTIAGE in disparte con seguito e detti
 
 ASTIAGE
 (Qui Cambise! E disciolto!)
 CAMBISE
 Ma Ciro non morì? (A Mandane)
 MANDANE
                                       No.
 ASTIAGE
                                                 (Ciel! Che ascolto!)
 MANDANE
1090N’ebber cura gli dei.
 CAMBISE
                                        Meglio, se m’ami,
 spiegati, o sposa.
 MANDANE
                                  Odi.
 ASTIAGE
                                             (Sentiam).
 MANDANE
                                                                    Quel finto
 Ciro che cadde estinto...
 CIRO
                                              Il re s’appressa.
 CAMBISE
 Ecco un nuovo periglio.
 MANDANE
                                             Ecco le nostre
 contentezze impedite. (Astiage s’appressa)
 ASTIAGE
1095Seguite pur, seguite; io non disturbo
 le gioie altrui; ma che ne venga a parte
 parmi ragion. Via chi di voi mi dice
 dell’istoria felice
 l’ordin qual sia? Chi liberò costui?
1100Chi Ciro conservò? Dove s’asconde?
 CIRO
 (Oimè!)
 ASTIAGE
                   Nessun risponde? Anche la figlia
 m’invidia un tal contento! Olà s’annodi
 ad un tronco Cambise...
 MANDANE
 Ah no.
 ASTIAGE
                Lode agli dei
1105a parlar cominciasti.
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO in disparte e detti
 
 ARPAGO
                                        (Ecco il tiranno.
 per trarlo al tempio il cerco appunto).
 ASTIAGE
                                                                      Or dimmi (A Mandane)
 qual è Ciro e dov’è? Nulla tacermi
 o sotto agli occhi tuoi, segno a più strali
 cadrà Cambise.
 ARPAGO
                                (Ei sa che Ciro è in vita
1110dunque ma non ch’è Alceo).
 MANDANE
                                                     Barbare stelle!
 CAMBISE
 Empio destino!
 CIRO
                                (E tacito in disparte
 sto del padre al periglio?)
 ARPAGO
                                                 (Arpago all’arte).
 ASTIAGE
 Né parli ancor? Dunque il tuo sposo estinto
 brami veder? T’appagherò. Custodi...
 MANDANE
1115Ferma...
 CIRO
                   Senti...
 MANDANE
                                   Io già parlo.
 CIRO
                                                           Il falso Ciro...