Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Portico della reggia corrispondente alle sponde del mare con barca e marinari pronti per la partenza di Alceste.
 
 OLINTO e poi ALCESTE, indi FENICIO
 
 OLINTO
 Sarò pur una volta
1085senza rival.
 ALCESTE
                        Signor procuri indarno (A Fenicio nell’uscire)
 di trattenermi ancor.
 OLINTO
                                         Son pronti Alceste
 i nocchieri e la nave. Amico è il vento,
 placido è il mar.
 FENICIO
                                 Taci importuno. (Ad Olinto) Almeno
 differisci per poco (Ad Alceste)
1090la tua partenza. Io non lo chiedo invano.
 ALCESTE
 Ah della mia sovrana al tuo consiglio
 il comando si oppone.
 OLINTO
 Alceste a quel ch'io sento ha gran ragione.
 FENICIO
 E puoi lasciarmi e vuoi partir? Né pensi
1095come resta Fenicio? Io ti sperai
 più grato a tanto amor.
 ALCESTE
                                             Signor tu piangi?
 Ah non merita Alceste
 una lagrima tua. Questo dolore
 prolungarti non deggio. Addio, restate. (In atto di partire)
 OLINTO
1100(Lode agli dei).
 ALCESTE
                               Vi raccomando amici
 l'afflitta mia regina. Forse... oh dio!
 consolatela amici, amici addio. (Nel partire s’incontra in Cleonice)
 
 SCENA II
 
 CLEONICE e detti
 
 CLEONICE
 Fermati Alceste.
 ALCESTE
                                 O stelle!
 OLINTO
                                                   (Un altro inciampo
 ecco alla sua partenza).
 ALCESTE
                                             A che ritorni
1105regina, a rinnovar la nostra pena?
 CLEONICE
 Fenicio, Olinto in libertà lasciate
 me con Alceste.
 OLINTO
                               Il mio dover saria
 coll'amico restar.
 CLEONICE
                                  Tornar potrai
 per l'ultimo congedo.
 OLINTO
1110Tornerò. (Ma ch'ei parta io non lo credo). (Parte)
 FENICIO
 Giungi a tempo, o regina. A caso il cielo
 forse non prolungò la sua dimora.
 Di renderlo felice hai tempo ancora. (Parte)
 
 SCENA III
 
 CLEONICE ed ALCESTE
 
 CLEONICE
 Alceste assai diverso
1115è il meditar dall'eseguir l'imprese.
 Finché mi sei presente
 facile credo il riportar vittoria
 e parmi che l'amor ceda alla gloria.
 Ma quando poi mi trovo
1120priva di te, s'indebolisce il core
 e la mia gloria oh dio cede all'amore.
 ALCESTE
 Che vuoi dirmi perciò?
 CLEONICE
                                             Che non poss'io
 viver senza di te. Se Alceste e il regno
 non vuol ch'io goda uniti
1125il rigor delle stelle a me funeste,
 si lasci il regno e non si perda Alceste.
 ALCESTE
 Come!
 CLEONICE
                Su queste arene
 rimaner non conviene. Aure più liete
 a respirare altrove
1130teco verrò.
 ALCESTE
                       Meco verrai! Ma dove?
 Cara, se avessi anch'io,
 sudor degli avi miei, sudditi e trono,
 sarei più che non sono
 facile a compiacere il tuo disegno.
1135Ma i sudditi ed il regno
 che in retaggio mi diè sorte tiranna
 son pochi armenti ed una vil capanna.
 CLEONICE
 Nel tuo povero albergo
 quella pace godrò che in regio tetto
1140lungi da te questo mio cor non gode.
 Là non avrò custode
 che vegliando assicuri i miei riposi;
 ma i sospetti gelosi
 alle placide notti
1145non verranno a recar sonni interrotti.
 Non fumeran le mense
 di rari cibi in lucid'oro accolti;
 ma i frutti ai rami tolti
 di propria man non porteranno aspersi
1150d'incognito veleno
 sconosciuta la morte in questo seno.
 Andrò dal monte al prato
 ma con Alceste a lato.
 Scorrerò le foreste
1155ma sarà meco Alceste. E sempre il sole
 quando tramonta e l'Occidente adorna,
 con te mi lascerà,
 con te mi troverà quando ritorna.
 ALCESTE
 Cleonice adorata, in queste ancora
1160felicità sognate,
 amabili deliri
 d'alma gentil che nell'amore eccede,
 oh come chiaro il tuo bel cor si vede.
 Ma son vane lusinghe
1165di un acceso desio...
 CLEONICE
                                       Lusinghe vane!
 Di ricusare un regno
 capace non mi credi?
 ALCESTE
                                          E tu capace
 mi credi di soffrirlo? Ah bisognava
 celar bella regina
1170meglio la tua virtude e meno amante
 farmi della tua gloria. Io fra le selve
 la tua sorte avvilir? L'anime grandi
 non son prodotte a rimaner sepolte
 in languido riposo. Ed io sarei
1175all'Asia debitor di quella pace
 che fra tante vicende
 dalla tua man, dalla tua mente attende.
 Deh non perdiamo il frutto
 delle lagrime nostre
1180e del nostro dolor. Tu fosti o cara
 quella che m'insegnasti
 ad amarti così. Gloria sì bella
 merita questa pena. Ai dì futuri
 l'istoria passerà de' nostri amori
1185ma congiunta con quella
 della nostra virtude. E se non lice
 a noi viver uniti
 felicemente infin all'ore estreme,
 vivranno almeno i nostri nomi insieme.
 CLEONICE
1190Deh perché qui raccolta
 tutta l'Asia non è? Che l'Asia tutta
 di quell'amor che in Cleonice accusa
 nel tuo parlar ritroveria la scusa.
 Io vacillai? Ma tu mi rendi, o caro,
1195la mia virtude e nella tua favella
 quell'istessa virtù mi par più bella.
 Parti, ma prima ammira
 gli effetti in me di tua fortezza. Alceste
 vedrai com'io t'imito.
1200Sieguimi nella reggia. Il nuovo sposo
 da me saprai. Dell'imeneo reale
 ti voglio spettator.
 ALCESTE
                                    Troppa costanza
 brami da me.
 CLEONICE
                            Ci sosteremo insieme
 emulandoci a gara.
 ALCESTE
                                      Oh dio non sai
1205il barbaro martir di un vero amante
 che di quel ben che a lui sperar non lice
 invidia in altri il possessor felice.
 CLEONICE
 
    Io so qual pena sia
 quella di un cor geloso.
1210Ma penso al tuo riposo,
 fidati pur di me.
 
    Allor che ti abbandono
 conoscerai chi sono.
 E l'esserti infedele
1215prova sarà di fé. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ALCESTE ed OLINTO
 
 OLINTO
 Sei pur solo una volta. Or non avrai
 chi differisca il tuo partir. Permetti
 che in pegno di amistà l'ultimo amplesso
 ti porga Olinto.
 ALCESTE
                               Un generoso eccesso
1220del tuo bel cor la mia partenza onora.
 Ma la partenza mia non è per ora.
 OLINTO
 Come! Per qual ragione?
 ALCESTE
 La regina l'impone.
 OLINTO
                                       Ogni momento
 vai cangiando desio.
 ALCESTE
1225Il comando cangiò, mi cangio anch'io.
 OLINTO
 Ma che vuol Cleonice? È suo pensiero
 forse eleggerti re?
 ALCESTE
                                    Tanto non spero.
 OLINTO
 Dunque ti vuol presente
 al novello imeneo? Barbaro cenno
1230che non devi eseguir.
 ALCESTE
                                          T'inganni. Io voglio
 tutto soffrir. Sarà, qualunque sia,
 bella se vien da lei la sorte mia. (Parte)
 
 SCENA V
 
 OLINTO
 
 OLINTO
 Io lo previdi. Una virtù fallace
 per sopire i tumulti
1235simulò Cleonice. Ella pretende
 col caro Alceste assicurarsi il trono.
 Poco temuto io sono,
 che il duro fren della paterna cura
 questi audaci assicura. Ah se una volta
1240scuoto il giogo servil, cangiar di aspetto
 vedrò l'altrui fortuna
 e far saprò mille vendette in una.
 
    Più non sembra ardito e fiero
 quel leon che prigioniero
1245a soffrir la sua catena
 lungamente si avvezzò.
 
    Ma se un giorno i lacci spezza
 si ricorda la fierezza
 ed al primo suo rugito
1250vede il volto impallidito
 di colui che l'insultò. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Appartamenti terreni di Fenicio dentro la reggia.
 
 FENICIO, poi MITRANE
 
 FENICIO
 In più dubbioso stato
 mai non mi vidi. Alle mie stanze impone
 Cleonice ch'io torni e vuol che attenda
1255qui l'onor de' suoi cenni. Impaziente
 le richiedo di Alceste e mi risponde
 che finor non partì. Qual è l'arcano
 che fuor del suo costume
 la regina mi tace? Ah ch'io pavento
1260che sian le cure mie disperse al vento.
 MITRANE
 Consolati o signor. Vicine al porto
 son le cretensi squadre. Io rimirai
 dall'alto della reggia
 che sotto a mille prore il mar biancheggia.
 FENICIO
1265Amico, ecco il soccorso
 sospirato da noi. Possiamo alfine
 far palese alla Siria
 il vero successor. Ritrova Alceste,
 guidalo a me. De' tuoi fedeli aduna
1270quella parte che puoi. Mitrane amato
 chiedo l'ultime prove
 della tua fedeltà.
 MITRANE
                                 Volo a momenti
 quanto imponesti ad eseguir. (In atto di partire)
 FENICIO
                                                         Ma senti.
 Cauto ti adopra e cela
1275per qual ragion le numerose squadre...
 
 SCENA VII
 
 OLINTO e detti
 
 OLINTO
 Di gran novella, o padre,
 apportator son io.
 FENICIO
                                   Che rechi?
 OLINTO
                                                         Ha scelto
 Cleonice lo sposo.
 FENICIO
                                   È forse Alceste?
 OLINTO
 Ei lo sperò ma invano.
 FENICIO
1280Che colpo è questo inaspettato e strano!
 
 SCENA VIII
 
 ALCESTE con due comparse, che portano sui bacili manto e corona, e detti
 
 ALCESTE
 Permetti che al tuo piede... (Inginocchiandosi)
 FENICIO
                                                     Alceste, o dei
 che fai? Che chiedi?
 ALCESTE
                                        Il nostro re tu sei.
 FENICIO
 Come! Sorgi.
 ALCESTE
                           Signor per me t'invia
 queste reali insegne
1285la saggia Cleonice. Ella ti attende
 di quelle adorno a celebrar nel tempio
 teco il regio imeneo. Negar non puoi
 del fortunato avviso
 Alceste apportator. So che egualmente
1290cari a Fenicio sono
 il messaggier, la donatrice e il dono.
 FENICIO
 Né pensò la regina
 quanto ineguale a lei
 sia Fenicio di età?
 ALCESTE
                                    Pensò che in altri
1295più senno e maggior fede
 ritrovar non potea. Con questa scelta
 la magnanima donna
 mille cose compì. Premia il tuo merto;
 fa mentire i maligni;
1300provede al regno; il van desio delude
 di tanti ambiziosi...
 MITRANE
                                       E calma in parte
 le gelose tempeste
 nel dubbio cor dell'affannato Alceste.
 FENICIO
 Ecco l'unico evento a cui quest'alma
1305preparata non era.
 OLINTO
                                     Ognun sospira
 di vedere il suo re. Consola o padre
 gli amici impazienti,
 il popolo fedel, Seleucia tutta
 che freme di piacer.
 FENICIO
                                        Precedi Olinto
1310al tempio i passi miei. Di' che fra poco
 vedranno il re. Meco Mitrane e Alceste
 rimangano un momento.
 OLINTO
 (Purché Alceste non goda, io son contento). (Parte)
 FENICIO
 Numi del ciel, pietosi numi. Io tanto
1315non bramavo da voi. Cure felici,
 fortunato sudor! Finisco, Alceste,
 d'esserti padre. In queste braccia accolto
 più col nome di figlio
 esser non puoi. Son queste
1320l'ultime tenerezze. (L’abbraccia)
 ALCESTE
                                      E per qual fallo
 io tanto ben perdei?
 FENICIO
 Son tuo vassallo ed il mio re tu sei. (S’inginocchia)
 ALCESTE
 Sorgi; che dici?
 MITRANE
                                O generoso!
 FENICIO
                                                        Alfine
 riconosci te stesso. In te respira
1325di Demetrio la prole. Il vero erede
 vive in te della Siria. A questo giorno
 felice io ti serbai. Se a me non credi,
 credi a te stesso, all'indole reale,
 al magnanimo cor, credi alla cura
1330ch'ebbi degli anni tuoi, credi al rifiuto
 d'una offerta corona e credi a queste
 che m'inondan le gote
 lagrime di piacer.
 ALCESTE
                                    Ma fino ad ora
 signor perché celarmi
1335la sorte mia?
 FENICIO
                           Tutto saprai. Concedi
 che un momento io respiri. Oppresso il core
 dal contento impensato
 niega alla vita il ministero usato.
 
    Oh qual fiamma di gloria, di onore
1340scorrer sento per tutte le vene,
 alma grande parlando con te.
 
    Ah non è così stupido il core
 che a un contento sì grande non viene,
 per la gioia già fuori di sé. (Parte)
 
 
 SCENA IX
 
 ALCESTE e MITRANE
 
 ALCESTE
1345Sogno? Son desto?
 MITRANE
                                     Il primo segno anch'io
 di suddito fedel... (In atto d’inginocchiarsi)
 ALCESTE
                                    Mitrane amato
 non parlarmi per ora.
 Lasciami in libertade. (Oh strano evento)
 MITRANE
 Ubbidisco signor. Parto al momento. (Parte)
 
 SCENA X
 
 ALCESTE e poi BARSENE
 
 ALCESTE
1350Io Demetrio! Io l'erede
 del trono di Seleucia! E tanto ignoto
 a me stesso finor! Quante sembianze
 io vo cangiando! In questo giorno solo
 di mia sorte dubbioso
1355son monarca e pastore, esule e sposo.
 Chi t'assicura Alceste
 che la Fortuna stolta
 non ti faccia pastore un'altra volta?
 BARSENE
 Fenicio è dunque il re.
 ALCESTE
                                            Lo scelse al trono
1360l'illustre Cleonice.
 BARSENE
                                    Io ti compiango
 nelle perdite tue. Ma non potendo
 la regina ottener, più non dispero
 che tu volga a Barsene il tuo pensiero.
 ALCESTE
 A Barsene?
 BARSENE
                        Io nascosi
1365rispettosa finor l'affetto mio.
 Un trono, una regina eran rivali
 troppo grandi per me. Ma veggo alfine
 già sposa Cleonice,
 Fenicio re, le tue speranze estinte,
1370onde a spiegar ch'io t'amo altri momenti
 più opportuni di questi
 sceglier non posso.
 ALCESTE
                                     O quanto mal scegliesti!
 
    Se tutti i miei pensieri,
 se mi vedessi il core,
1375forse così d'amore
 non parleresti a me.
 
    Non ti sdegnar se poco
 il tuo pregar mi muove,
 che io sto con l'alma altrove
1380nel ragionar con te. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Era meglio tacer. Speravo almeno
 che parlando una volta
 avrebbe la mia fiamma Alceste accolta.
 Questa piccola speme
1385or del tutto è delusa.
 Sa la mia fiamma Alceste e la ricusa.
 
    Semplicetta tortorella,
 che non vede il suo periglio,
 per fuggir da crudo artiglio
1390vola in grembo al cacciator.
 
    Voglio anch'io fuggir la pena
 d'un amor finor tacciuto
 e mi espongo ad un rifiuto
 all'oltraggio ed al rossor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Gran tempio dedicato al Sole con ara e simulacro del medesimo nel mezzo e trono da un lato.
 
 CLEONICE con seguito e FENICIO accompagnato da due cavalieri che portano su i bacili il manto reale, la corona e lo scettro
 
 FENICIO
1395Credimi, io non t'inganno. Alceste è il vero
 successor della Siria. A lui dovute
 son quelle regie insegne.
 CLEONICE
                                                In fronte a lui
 ben ravvisai gran parte
 dell'anima real.
 FENICIO
                                So ch'è delitto
1400la cura ch'io mostrai di un tuo nemico.
 Ma un nemico sì caro,
 ma il rifiuto di un trono
 facciano la mia scusa e il mio perdono.
 CLEONICE
 Quanti portenti il fato
1405in un giorno adunò! Di pace priva
 quando credo restar...
 FENICIO
                                           Demetrio arriva.
 
 SCENA XIII
 
 ALCESTE che viene incontrato da CLEONICE e da FENICIO, MITRANE e guardie
 
 ALCESTE
 La prima volta è questa
 che mi presento a te senza il timore
 di vederti arrossir del nostro amore.
1410Fra tanti beni e tanti
 che al destino real congiunti sono
 questo è il maggior ch'io troverò sul trono.
 CLEONICE
 Signor cangiammo sorte. Il re tu sei,
 la suddita son io
1415e il timor dal tuo sen passò nel mio.
 Va', Demetrio. Ecco il soglio
 degli avi tuoi. Con quel piacer lo rendo
 che donato l'avrei. Godilo almeno
 più felice di me. Finché mi accolse
1420così mi fu d'ogni contento avaro
 che sol quando lo perdo egli mi è caro.
 MITRANE
 Anime generose.
 ALCESTE
                                  Andrò sul trono
 ma la tua man mi guidi. E quella mano
 sia premio alla mia fé.
 CLEONICE
                                            Sì grato cenno
1425il merto d'ubbidir tutto mi toglie. (Vanno vicino all’ara e si porgono la mano)
 FENICIO
 O qual piacer nell'alma mia si accoglie.
 ALCESTE, CLEONICE A DUE
 
    Deh risplendi o chiaro nume
 fausto sempre al nostro amor.
 
 ALCESTE
 
    Qual son io tu fosti amante
1430di Tessaglia in riva al fiume
 e in sembiante di pastor.
 
 CLEONICE
 
    Qual son io tu sei costante.
 E conservi il bel costume
 d'esser fido ai lauri ancor.
 
 A DUE
 
1435   Deh risplendi o chiaro nume
 fausto sempre al nostro amor.
 
 FENICIO
 Tuoni a sinistra il ciel.
 
 SCENA XIV
 
 BARSENE e detti
 
 BARSENE
                                           Tutta in tumulto
 è Seleucia, o regina.
 ALCESTE
 Perché?
 BARSENE
                  Sai che poc'anzi
1440giunse di Creta il messaggiero e seco
 cento legni seguaci?
 CLEONICE
                                       E ben, fra poco
 l'ascolterò.
 BARSENE
                       Ma l'inquieto Olinto
 non potendo soffrir che regni Alceste
 col messaggio si unì. Sparge nel volgo
1445che Fenicio l'inganna,
 che sosterrà veraci i detti sui,
 e che il vero Demetrio è noto a lui.
 CLEONICE
 Ahimè Fenicio.
 FENICIO
                               Eh non temer. Sul trono
 con sicurezza andate.
1450Si vedrà chi mentisce.
 
 SCENA ULTIMA
 
 OLINTO portando in mano un foglio suggellato, ambasciatore cretense, seguito de’ greci, popolo e detti
 
 OLINTO
                                           Olà fermate. (A Cleonice e ad Alceste incamminati verso il trono)
 Il ciel non soffre inganni. In questo foglio
 si scoprirà l'erede
 dell'estinto Demetrio. Esule in Creta
 pria di morir lo scrisse. Il foglio è chiuso
1455dal suggello real. Questi lo vide (Accennando l’ambasciatore)
 da Demetrio vergar. Questi lo reca
 per pubblico comando e porta seco
 tutte l'armi cretensi
 del regio sangue a sostener l'onore.
 CLEONICE
1460Oh dei!
 FENICIO
                  Leggasi il foglio. (Ad Olinto)
 OLINTO
 Alceste finirà cotanto orgoglio. (Olinto apre il foglio e legge)
 «Popoli della Siria, il figlio mio
 vive ignoto fra voi. Verrà quel giorno
 che a voi si scoprirà. Se ad altro segno
1465ravvisar nol poteste,
 Fenicio l'educò nel finto Alceste.
 Demetrio».
 CLEONICE
                         Io torno in vita.
 FENICIO
                                                        A questo passo (Ad Olinto)
 t'aspettava Fenicio.
 OLINTO
                                      Io son di sasso.
 MITRANE
 Gelò l'audace.
 OLINTO
                             In te signor conosco (Ad Alceste)
1470il mio monarca e dell'ardir mi pento.
 ALCESTE
 Che sei figlio a Fenicio io sol rammento.
 FENICIO
 Su quel trono una volta
 lasciate ch'io vi miri. Ultimo segno
 de' voti miei.
 ALCESTE
                            Quanto possiedo è dono
1475della tua fedeltà. Dal labbro mio
 tutto il mondo lo sappia.
 FENICIO
                                               E il mondo impari
 dalla vostra virtù come in un core
 si possano accoppiar gloria ed amore. (Alceste e Cleonice vanno sul trono)
 CORO
 
    Quando scende in nobil petto
1480è compagno un dolce affetto,
 non rivale alla virtù.
 
    Respirate alme felici
 e vi siano i numi amici
 quanto avverso il ciel vi fu.
 
 Fine dell’atto terzo