Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

 che la Fortuna stolta
 non ti faccia pastore un’altra volta?
 BARSENE
1595Fenicio è dunque il re.
 ALCESTE
                                            Lo scelse al trono
 l’illustre Cleonice.
 BARSENE
                                    Io ti compiango
 nelle perdite tue. Ma non potendo
 la regina ottener, più non dispero
 che tu volga a Barsene il tuo pensiero.
 ALCESTE
1600A Barsene?
 BARSENE
                        Io nascosi
 rispettosa finor l’affetto mio;
 un trono, una regina eran rivali
 troppo grandi per me. Ma veggo alfine
 già sposa Cleonice,
1605Fenicio re, le tue speranze estinte;
 onde a spiegar ch’io t’amo altri momenti
 più opportuni di questi
 sceglier non posso.
 ALCESTE
                                     Oh quanto mal scegliesti!
 
    Se tutti i miei pensieri,
1610se mi vedessi il core,
 forse così d’amore
 non parleresti a me.
 
    Non ti sdegnar se poco
 il tuo pregar mi muove,
1615ch’io sto con l’alma altrove
 nel ragionar con te. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Era meglio tacer. Speravo almeno
 che parlando una volta
 avrebbe la mia fiamma Alceste accolta.
1620Questa piccola speme
 or del tutto è delusa;
 sa la mia fiamma Alceste e la ricusa.
 
    Semplicetta tortorella
 che non vede il suo periglio
1625per fuggir da crudo artiglio
 vola in grembo al cacciator.
 
    Voglio anch’io fuggir la pena
 d’un amor finor taciuto;
 e m’espongo d’un rifiuto
1630all’oltraggio ed al rossor. (Parte)
 
 SCENA XII
 
  Gran tempio dedicato al Sole con ara e simulacro del medesimo nel mezzo e trono da un lato.
 
 CLEONICE con seguito e FENICIO accompagnato da due cavalieri che portano su de’ bacili il manto reale, la corona e lo scettro
 
 FENICIO
 Credimi, io non t’inganno. Alceste è il vero
 successor della Siria. A lui dovute
 son quelle regie insegne.
 CLEONICE
                                                In fronte a lui
 ben ravvisai gran parte
1635dell’anima real.
 FENICIO
                                So ch’è delitto
 la cura ch’io mostrai d’un tuo nemico;
 ma un nemico sì caro,
 ma il rifiuto d’un trono
 facciano la mia scusa e ’l mio perdono.
 CLEONICE
1640Quanti portenti il fato
 in un giorno adunò! Di pace priva
 quando credo restar...
 FENICIO
                                           Demetrio arriva.
 
 SCENA XIII
 
 ALCESTE che viene incontrato da CLEONICE e da FENICIO; MITRANE e guardie
 
 ALCESTE
 La prima volta è questa
 che mi presento a te senza il timore
1645di vederti arrossir del nostro amore.
 Fra tanti beni e tanti
 che al destino real congiunti sono
 questo è il maggior ch’io troverò sul trono.
 CLEONICE
 Signor, cangiammo sorte. Il re tu sei,
1650la suddita son io
 e ’l timor dal tuo sen passò nel mio.
 Va’, Demetrio. Ecco il soglio
 degli avi tuoi. Con quel piacer lo rendo
 che donato l’avrei. Godilo almeno
1655più felice di me. Finché m’accolse
 così mi fu d’ogni contento avaro
 che sol quando lo perdo egli mi è caro.
 MITRANE
 Anime generose!
 ALCESTE
                                  Andrò sul trono
 ma la tua man mi guidi. E quella mano
1660sia premio alla mia fé.
 CLEONICE
                                            Sì grato cenno
 il merto d’ubbidir tutto mi toglie. (Vanno vicino all’ara e si porgono la mano)
 FENICIO
 Oh qual piacer nell’alma mia s’accoglie!
 ALCESTE, CLEONICE
 
    Deh risplendi, o chiaro nume,
 fausto sempre al nostro amor.
 
 ALCESTE
 
1665   Qual son io tu fosti amante
 di Tessaglia in riva al fiume,
 e in sembiante di pastor.
 
 CLEONICE
 
    Qual son io tu sei costante
 e conservi il bel costume
1670d’esser fido ai lauri ancor.
 
 ALCESTE, CLEONICE
 
    Deh risplendi, o chiaro nume,
 fausto sempre al nostro amor.
 
 FENICIO
 Tuoni a sinistra il ciel.
 
 SCENA XIV
 
 BARSENE e detti
 
 BARSENE
                                           Tutta in tumulto
 è Seleucia, o regina.
 ALCESTE
1675Perché?
 BARSENE
                  Sai che poc’anzi
 giunse di Creta il messaggiero e seco
 cento legni seguaci.
 CLEONICE
                                      E ben, fra poco
 l’ascolterò.
 BARSENE
                       Ma l’inquieto Olinto
 non potendo soffrir che regni Alceste,
1680col messaggio s’unì. Sparge nel volgo
 che Fenicio l’inganna,
 che sosterrà veraci i detti sui,
 e che ’l vero Demetrio è noto a lui.
 CLEONICE
 Aimè Fenicio!
 FENICIO
                             Eh non temer. Sul trono
1685con sicurezza andate;
 si vedrà chi mentisce.
 
 SCENA ULTIMA
 
 OLINTO, portando in mano un foglio sigillato, ambasciatore cretense, seguito de’ greci, popolo e detti
 
 OLINTO
                                           Olà fermate. (A Cleonice e ad Alceste incaminati verso il trono)
 Il ciel non soffre inganni. In questo foglio
 si scoprirà l’erede
 dell’estinto Demetrio. Esule in Creta
1690pria di morir lo scrisse. Il foglio è chiuso
 dal sigillo real. Questi lo vide (Accennando l’ambasciatore)
 da Demetrio vergar; questi lo reca
 per pubblico comando e porta seco
 tutte l’armi cretensi
1695del regio sangue a sostener l’onore.
 CLEONICE
 Oh dei!
 FENICIO
                  Leggasi il foglio. (Ad Olinto)
 OLINTO
 Alceste finirà cotanto orgoglio. (Olinto apre il foglio e legge)
 «Popoli della Siria, il figlio mio
 vive ignoto fra voi. Verrà quel giorno
1700che a voi si scoprirà. Se ad altro segno
 ravvisar nol poteste,
 Fenicio l’educò nel finto Alceste.
 Demetrio».
 CLEONICE
                         Io torno in vita.
 FENICIO
                                                        A questo passo (Ad Olinto)
 t’aspettava Fenicio.
 OLINTO
                                      (Io son di sasso).
 MITRANE
1705Gelò l’audace.
 OLINTO
                             In te, signor, conosco (Ad Alceste)
 il mio monarca e dell’ardir mi pento.
 ALCESTE
 Che sei figlio a Fenicio io sol rammento.
 FENICIO
 Su quel trono una volta
 lasciate ch’io vi miri, ultimo segno
1710de’ voti miei.
 ALCESTE
                            Quanto possiedo è dono
 della tua fedeltà. Dal labbro mio
 tutto il mondo lo sappia.
 FENICIO
                                               E ’l mondo impari
 dalla vostra virtù come in un core
 si possano accoppiar gloria ed amore. (Alceste e Cleonice vanno sul trono)
 CORO
 
1715   Quando scende in nobil petto
 è compagno un dolce affetto,
 non rivale alla virtù.
 
    Respirate, alme felici,
 e vi siano i numi amici
1720quanto avverso il ciel vi fu.
 
 
 LICENZA
 
 Potria d’altero fiume
 il corso trattener, Cesare invitto,
 chi nel giorno, che splende
 chiaro del nome tuo, frenar potesse
1725l’impeto del piacer che sino al trono
 fa sollevar delle tue lodi il suono.
 O non v’è cosa in terra o è questa sola
 difficile ad Augusto; e se non sei
 pietoso a quest’error, tutti siam rei.
1730Sarà muto ogni labbro,
 se vuoi così. Ma non è il labbro solo
 interpetre del cor. Qual atto illustre
 di virtù sovrumana offrir potranno
 le scene imitatrici
1735che non chiami ogni sguardo
 a ravvisarne in te l’esempio espresso?
 Ah che il silenzio istesso
 de’ sensi altrui poco fedel custode
 saprà spiegarsi e diverrà tua lode.
 
1740   Per te con giro eterno
 torni dal Gange fuora
 la fortunata aurora
 di così lieto dì.
 
    Ma quella che ritorna
1745dall’onda sua natia
 sempre più bella sia
 dell’altra che partì.
 
 IL FINE
 
 
 
 DEMETRIO
 
 
 ARGOMENTO
 
    Demetrio Sotere, re di Siria, scacciato dal proprio regno dall’usurpatore Alessandro Bala, morì esule fra i Cretensi che soli gli rimasero amici nell’avversa fortuna. Prima però della sua fuga consegnò bambino il picciolo Demetrio suo figlio a Fenicio, il più fedele fra i suoi vassalli, perché lo conservasse all’opportunità della vendetta. Crebbe ignoto a sé stesso il principe reale sotto il finto nome d’Alceste un tempo fra le selve, dove la prudenza di Fenicio il nascose alle ricerche del suddetto Alessandro, e poi in Seleucia appresso all’istesso Fenicio che fece destramente comparire generosità di genio il debito della sua fede. Divenne in breve il creduto Alceste l’ammirazione del regno, talché fu sollevato a gradi considerabili nella milizia dal suo nemico Alessandro ed ardentemente amato da Cleonice, figlia del medesimo, principessa degna di padre più generoso. Quando parve tempo all’attentissimo Fenicio, cominciò a tentar l’animo de’ vassalli, facendo destramente spargere nel popolo che il giovane Demetrio viveva sconosciuto. A questa fama, che dilatossi in un momento, i Cretensi si dichiararono difensori del legittimo principe. Ed Alessandro per estinguer l’incendio, prima che fosse maggiore, tentò debellargli; ma fu da loro vinto ed ucciso. In questa pugna ritrovossi Alceste per necessità del suo grado militare né per qualche tempo si ebbe in Seleucia più notizia di lui. Onde la morte d’Alessandro tanto desiderata da Fenicio avvenne in tempo non opportuno a’ suoi disegni, sì perché Alceste non era in Seleucia, come perché conobbe in tale occasione che l’ambizione de’ grandi, de’ quali ciascuno aspirava alla corona, avrebbe fatto passar per impostore il legittimo erede. Perciò sospirandone il ritorno e sollecitando occultamente il soccorso de’ Cretensi, sospese la pubblicazione del suo segreto. Intanto si convenne fra i pretensori che la principessa Cleonice, già riconosciuta per regina, eleggesse fra loro uno sposo. Questa differì lungamente la scelta sotto vari pretesti, per attender la venuta d’Alceste, il quale opportunamente ritorna quando l’afflitta regina era sul punto d’eleggere. Quindi per vari accidenti scopertosi in Alceste il vero Demetrio, ricupera la corona paterna.
    La scena è in Seleucia.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 CLEONICE regina di Siria, amante corrisposta d’Alceste
 ALCESTE che poi si scuopre Demetrio, re di Siria
 FENICIO grande del regno, tutore d’Alceste e padre d’Olinto
 OLINTO grande del regno e rivale d’Alceste
 BARSENE confidente di Cleonice e amante occulta d’Alceste
 MITRANE capitano delle guardie reali e amico di Fenicio
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
  Gabinetto illuminato con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona.
 
 CLEONICE, che siede appoggiata al tavolino, ed OLINTO
 
 CLEONICE
 Basta, Olinto, non più. Fra pochi istanti
 al destinato loco
 il popolo inquieto
 comparir mi vedrà. Chiede ch’io scelga
5lo sposo, il re? Si sceglierà lo sposo,
 il re si sceglierà. Solo un momento
 chiedo a pensar. Che intolleranza è questa,
 importuna, indiscreta? I miei vassalli
 sì poco han di rispetto? A farmi serva
10m’innalzaste sul trono o v’arrossite
 di soggiacere a un femminile impero?
 Pur l’esempio primiero
 Cleonice non è. Senza rossore
 a Talestri, a Tomiri
15servì lo Scita ed in diverso lido
 Babilonia a Semira, Africa a Dido.
 OLINTO
 Perdonami, o regina;
 di noi ti lagni a torto. I pregi tuoi
 non conosce la Siria? Estinto appena
20il tuo gran genitor, t’innalza al trono;
 al tuo genio confida
 la scelta del suo re; tempo concede
 al maturo consiglio; affretta invano,
 invan brama il momento
25già promesso da te per suo conforto.
 E ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 E ben, se tanto il regno
 confida a me, di pochi istanti ancora
 non mi nieghi l’indugio.
 OLINTO
                                               O dio! Regina,
30tante volte deluse
 fur le nostre speranze
 che si teme a ragion. Due lune intere
 donò Seleucia al tuo dolor pietoso
 dovuto al genitor. Del terzo giro
35il termine è vicino
 e non risolvi ancor. Di tua dimora
 quando un sogno funesto,
 quando un infausto dì timida accusi.
 Or dici che vedesti
40a destra balenar, or che su l’ara
 sorse obliqua la fiamma, or che i tuoi sonni
 ruppe d’augel notturno il mesto canto,
 or che dagli occhi tuoi
 cadde improvviso e involontario il pianto.
 CLEONICE
45Fu giusto il mio timor.
 OLINTO
                                            Dopo sì lievi
 mendicati pretesti, in questo giorno
 sceglier prometti. Impaziente e lieto
 tutto il regno raccolto
 previene il dì. Ciascun s’adorna, inteso
50con ricca pompa a comparirti avanti.
 Chi di serici ammanti
 sudati già dalle sidonie ancelle,
 chi di sanguigne lane,
 che Tiro colorì, le membra avvolge.
55In su la fronte a questi
 vedi tremar fra i lunghi veli attorti
 di raro augel le pellegrine piume;
 dalle tempia di quelli
 vedi cader multiplicata e strana
60serie d’indiche perle. Altri di gemme,
 altri d’oro distingue i ricchi arredi
 di partico destrier. Quanto ha di raro
 tutto espone la Siria e tornan tutti
 a riveder la luce i preziosi
65dall’avaro timor tesori ascosi.
 CLEONICE
 Inutile sollievo a mia sventura.
 OLINTO
 Ma che pro tanta cura,
 tanto studio che pro? Se attesa invano
 dall’aurora al meriggio,
70dal meriggio alla sera e dalla sera
 a questa della notte
 già gran parte trascorsa ancor non vieni?
 Irresoluta, incerta
 dubiti, ti confondi; a’ dubbi tuoi
75sembra ogn’indugio insufficiente e corto.
 E ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 Purtroppo è ver, purtroppo
 convien ch’io serva a questa
 dura necessità. Vanne, precedi
80il mio venir. Sarà contento il regno;
 lo sposo sceglierò.
 OLINTO
                                   Pensa, rammenta
 che suddito fedele
 Olinto t’ammirò, che il sangue mio...
 CLEONICE
 Lo so. D’illustri eroi
85per le vene trascorse.
 OLINTO
                                         Aggiungi a questo
 i merti di Fenicio...
 CLEONICE
                                      A me son noti.
 OLINTO
 Sai de’ consigli suoi...
 CLEONICE
                                          De’ suoi consigli
 io conosco il valor, distinguo il pregio
 della sua fedeltà. Tutto pensai,
90tutto, Olinto, io già so.
 OLINTO
                                           Tutto non sai.
 Già da lunga stagion tacito amante
 all’amorose faci
 mi struggo de’ tuoi lumi...
 CLEONICE
                                                  Ah! Parti e taci.
 OLINTO
 Come tacere!
 CLEONICE
                            E ti par tempo, Olinto, (S’alza da sedere)
95di parlarmi d’amor?
 OLINTO
                                        Perché sdegnarti?
 S’io chiedendo mercé...
 CLEONICE
                                             Ma taci e parti.
 OLINTO
 
    Di quell’ingiusto sdegno
 io la cagion non vedo.
 Offenderti non credo,
100parlandoti d’amor.
 
    Tu mi rendesti amante;
 colpa è del tuo sembiante
 la libertà del labbro,
 la servitù del cor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 CLEONICE e poi BARSENE
 
 CLEONICE
105Alceste, amato Alceste,
 dove sei? Non m’ascolti? Invan ti chiamo,
 t’attendo invan. Barsene, (A Barsene che sopraggiunge)
 qualche lieta novella
 mi rechi forse? Il mio diletto Alceste
110forse tornò?
 BARSENE
                         Volesse il cielo. Io vengo,
 regina, ad affrettarti. Il popol tutto
 per la tardanza tua mormora e freme.
 Non puoi senza periglio
 più differir...
 CLEONICE
                           Misera me! Si vada (In atto di partire e poi si ferma)
115dunque a sceglier lo sposo. Oh dio! Barsene,
 manca il coraggio. Io sento
 che alla ragion contrasta
 dubbio il cor, pigro il piè. Chi mai si vede
 più afflitta, più confusa,
120più agitata di me? (Si getta a sedere)
 BARSENE
                                      Qual arte è questa
 di tormentar te stessa, ove non sono
 figurando sventure?
 CLEONICE
                                        È figurato
 forse il dover che mi costringe a farmi
 serva fino alla morte a chi non amo?
125A chi forse chiedendo
 con finto amor della mia destra il dono
 si duol che compra a caro prezzo il trono?
 BARSENE
 È ver. Ma il sacro nodo,
 i reciprochi pegni
130del talamo fecondo, il tempo e l’uso
 di due sposi discordi
 il genio avverso a poco a poco in seno
 cangia in amore o in amicizia almeno.
 CLEONICE
 E se tornando Alceste
135mi ritrovasse ad altro sposo in braccio,
 che sarebbe di lui?
 Che sarebbe di me? Tremo in pensarlo.
 Qual pentimento avrei
 dell’incostanza mia! Qual egli avrebbe
140intollerabil pena
 di trovarmi infedele!
 Le sue giuste querele,
 le smanie sue, le gelosie, gli affanni,
 ogni pensier sepolto,
145tutto il suo cor gli leggerei nel volto.
 BARSENE
 Come sperar ch’ei torni? Omai trascorsa
 è un’intera stagion, da che trafitto
 fra le cretensi squadre
 cadde il tuo genitor. Sai che al suo fianco
150sempre Alceste pugnò né più novella
 di lui s’intese. O di catene è cinto
 o sommerso è fra l’onde o in guerra estinto.
 CLEONICE
 No. Mel predice il core; Alceste vive,
 Alceste tornerà.
 BARSENE
                                Quando ritorni,
155più infelice sarai. Se a lui ti doni,
 di cento oltraggi il merto; e se l’escludi,
 presente al duro caso
 uccidi Alceste. Onde il di lui ritorno
 t’esporrebbe al cimento
160d’esser crudele ad uno o ingiusta a cento.
 CLEONICE
 Ritorni e a lui vicina
 qualche via troverò...
 
 SCENA III
 
 MITRANE e detti
 
 MITRANE
                                         Che fai regina?
 Il periglio s’avanza. A poco a poco
 la lunga tolleranza
165degenera in tumulto. Unico scampo
 è la presenza tua.
 CLEONICE
                                   Questo, Barsene,
 è il ritorno d’Alceste?... Andar conviene. (S’alza da sedere)
 BARSENE
 E scegliesti?
 CLEONICE
                          Non scelsi.
 BARSENE
 Ma che farai?
 CLEONICE
                            Non so.
 BARSENE
                                            Dunque t’esponi
170irresoluta a sì gran passo?
 CLEONICE
                                                  Io vado
 dove vuole il destin, dove la dura
 necessità mi porta
 così senza consiglio e senza scorta.
 
    Fra tanti pensieri
175di regno e d’amore,
 lo stanco mio core
 se tema, se speri
 non giunge a veder.
 
    Le cure del soglio,
180gli affetti rammento;
 risolvo, mi pento
 e quel che non voglio
 ritorno a voler. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 BARSENE e MITRANE
 
 BARSENE
 Infelice regina,
185quanto mi fa pietà!
 MITRANE
                                      Tanta per lei
 pietà sente Barsene
 e sì poca per me?
 BARSENE
                                   S’altro non chiedi
 che pietà, l’ottennesti. Amor se speri,
 indarno ti lusinghi.
 MITRANE
                                      E non son io
190già misero abbastanza?
 Perché toglier mi vuoi fin la speranza?
 BARSENE
 
    Misero tu non sei;
 tu spieghi il tuo dolore
 e se non desti amore
195ritrovi almen pietà.
 
    Misera ben son io
 che nel segreto laccio
 amo, non spero e taccio
 e l’idol mio nol sa. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MITRANE, poi FENICIO
 
 MITRANE
200Inutile pietà.
 FENICIO
                           Mitrane amico,
 Cleonice dov’è?
 MITRANE
                                Costretta alfine
 s’incammina alla scelta.
 FENICIO
                                              Ecco perdute
 tutte le cure mie.
 MITRANE
                                  Perché?
 FENICIO
                                                   Conviene
 ch’io sveli alla tua fede un grande arcano.
205Tacilo e mi consiglia.
 MITRANE
                                         A me ti fida;
 impegno l’onor mio.
 FENICIO
                                        Già ti sovviene
 che ’l barbaro Alessandro
 di Cleonice genitor dal trono
 scacciò Demetrio il nostro re.
 MITRANE
                                                       Saranno
210omai sei lustri e n’ho presente il caso.
 FENICIO
 Sai che Demetrio oppresso
 morì nel duro esiglio e inteso avrai
 che pargoletto in fasce
 seco il figlio morì.
 MITRANE
                                    Rammento ancora
215che Demetrio ebbe nome.
 FENICIO
                                                  Or sappi, amico,
 che vive il real germe
 ed a te non ignoto.
 MITRANE
                                     Il ver mi narri
 o pur fole son queste?
 FENICIO
 Anche più ti dirò. Vive in Alceste.
 MITRANE
220Numi, che ascolto!
 FENICIO
                                     In queste braccia il padre
 lo depose fuggendo. Ei mi prescrisse
 di nominarlo Alceste. Al sen mi strinse;
 e dividendo i baci
 tra il figlio e me, s’intenerì, mi disse:
225«Conserva il caro pegno
 al genitore, alla vendetta, al regno».
 MITRANE
 Or la ragion comprendo
 del tuo zelo per lui. Ma per qual fine
 celarlo tanto?
 FENICIO
                            Avventurar non volli
230una vita sì cara. Io sparsi ad arte
 che Demetrio vivea;
 tacqui che fosse Alceste; e questa voce
 contro Alessandro a sollevar di Creta
 sai che l’armi bastò; sai che ’l tiranno
235nella pugna morì. Ma vario effetto
 il nome di Demetrio
 produce in Siria. Ambiziosi i grandi
 niegan fede alla fama, onde bisogna
 soccorso esterno a stabilirlo in soglio.
240Da’ Cretensi l’attendo
 ma invano giungerà. Lontano è Alceste,
 non so s’ei viva e Cleonice intanto
 elegge un re.
 MITRANE
                           Ma Cleonice elegga;
 sempre, quando ritorni e che ’l soccorso
245abbia di Creta, Alceste
 vendicar si potrà.
 FENICIO
                                   Questo non era,
 Mitrane, il mio pensier. Sperai che un giorno
 fatto consorte a Cleonice Alceste
 ricuperasse il regno
250senza toglierlo a lei. L’eccelsa donna
 degna è di possederlo. A tale oggetto
 alimentai l’affetto
 nel cor d’entrambi. E se il destin... Ma perdo
 l’ore in querele. Io di mie cure, amico,
255ti chiamo a parte. Avrem dell’opra il frutto,
 sol che tempo s’acquisti. Andiam. Si cerchi
 d’interromper la scelta; al caso estremo
 s’avventuri il segreto. In faccia al mondo
 tu mi seconda e se coll’armi è d’uopo,
260tu coll’armi m’assisti.
 MITRANE
 Ecco tutto il mio sangue. In miglior uso
 mai versar nol potrò. Chiamasi acquisto
 il perdere una vita
 a favor del suo re. Sì bella morte
265invidiata saria.
 FENICIO
                               Vieni al mio seno,
 generoso vassallo. Ai detti tuoi
 sento per tenerezza
 il ciglio inumidir; sento nel petto
 rinvigorir la speme; e veggo un raggio
270del favor degli dei nel tuo coraggio.
 
    Ogni procella infida
 varco sicuro e franco
 colla virtù per guida,
 colla ragione al fianco,
275colla mia gloria in sen.
 
    Virtù fedel mi rende,
 ragion mi fa più forte;
 la gloria mi difende
 dalla seconda morte
280dopo il mio fato almen. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 MITRANE
 
 MITRANE
 Non poteva un Alceste
 nascer fra le capanne. Il suo sembiante,
 ogni moto, ogni accento
 palesava abbastanza il cor gentile
285negli atti ancor del portamento umile.
 
    Alma grande e nata al regno
 fra le selve ancor tramanda
 qualche raggio, qualche segno
 dell’oppressa maestà.
 
290   Come il foco in chiuso loco
 tutto mai non cela il lume,
 come stretto in picciol letto
 nobil fiume andar non sa. (Parte)
 
 SCENA VII
 
  Luogo magnifico con trono da un lato e sedili in faccia al suddetto trono per li grandi del regno. Vista in prospetto del gran porto di Seleucia con molo. Navi illuminate per solennizzare l’elezione del nuovo re.
 
 CLEONICE preceduta dai grandi del regno, seguita da FENICIO e da OLINTO. Guardie e popolo
 
 CORO
 
    Ogni nume ed ogni diva
295sia presente al gran momento
 che palesa il nostro re.
 
 PRIMO CORO
 
    Scenda Marte, Amor discenda
 senza spada e senza benda.
 
 SECONDO CORO
 
 Coll’ulivo e colla face
300Imeneo venga e la Pace.
 
 PRIMO CORO
 
 Venga Giove ed abbia a lato
 gli altri dei, la Sorte e ’l Fato.
 
 SECONDO CORO
 
 Ma non abbia in questa riva
 i suoi fulmini con sé.
 
 CORO
 
305   Ogni nume ed ogni diva
 sia presente al gran momento
 che palesa il nostro re. (Nel tempo che si canta il suddetto coro, Cleonice servita da Fenicio va in trono a sedere)
 
 OLINTO
 Dal tuo labbro, o regina, il suo monarca
 la Siria tutta impaziente attende.
310Risolvi; ognuno il gran momento affretta
 con silenzio modesto.
 CLEONICE
 Sedete. (Oh dei, che gran momento è questo!) (Siedono Fenicio, Olinto e gli altri grandi)
 FENICIO
 (Che mai farò?)
 CLEONICE
                                 Voi m’innalzaste al trono;
 son grata al vostro amor. Ma troppo è il peso
315che uniste al dono. E chi fra tanti uguali
 di merti e di natali
 incerto non saria? Ne’ miei pensieri
 dubbiosa, irresoluta, or questo, or quello
 ricuso, eleggo; e mille faccio e mille
320cangiamenti in un’ora.
 A sceglier vengo e sono incerta ancora.
 FENICIO
 E ben, prendi, o regina,
 maggior tempo a pensar.
 OLINTO
                                                Come!
 FENICIO
                                                               T’accheta.
 Teco tanto indiscreta (A Cleonice)
325non è la Siria e ognun di noi conosce
 quanto è grande il cimento.
 OLINTO
                                                     È dunque poco
 il giro di tre lune? In questa guisa,
 Cleonice, potrai
 prometter sempre e non risolver mai.
 FENICIO
330Audace, e chi ti rese
 temerario a tal segno?
 OLINTO
                                           Il zelo, il giusto,
 il periglio di lei. Se ancor delusa
 oggi resta la Siria, io non so dirti
 dove giunger potrebbe
335l’intolleranza sua.
 FENICIO
                                   Potrebbe forse
 pentirsi dell’ardir. Chi siede in trono
 leggi non soffre. Il numero degli anni
 se mi scema vigore,
 non mi toglie coraggio. Il sangue mio
340per la sua libertà
 tutto si verserà...
 CLEONICE
                                  Fenicio, oh dio!
 Non risvegliar, ti prego,
 nuove discordie. Il differir che giova?
 Sempre incerta sarei.
345Udite. Io sceglierò...
 FENICIO
                                       Sceglier non dei.
 (S’avventuri l’arcano).
 CLEONICE
                                            A noi che porta
 frettoloso Mitrane? (Vedendo venir Mitrane)
 
 SCENA VIII
 
 MITRANE, poi ALCESTE dal porto e detti
 
 MITRANE
                                       In questo punto
 sopra picciolo legno Alceste è giunto.
 CLEONICE
 (Numi!)
 FENICIO
                   (Respiro).
 CLEONICE
                                        Ove si trova?
 MITRANE
                                                                  Ei viene. (Accennando verso il porto)
 CLEONICE
350Fenicio, Olinto. (Ah ch’io mi perdo!) Andate (S’alza dal trono e seco s’alzano tutti)
 l’amico ad abbracciar che s’avvicina.
 (Io quasi mi scordai d’esser regina). (Torna a sedere. Fenicio e Mitrane vanno ad incontrare Alceste, che in picciola barca si vede approdare, e l’abbracciano)
 OLINTO
 (Inopportuno arrivo!)
 CLEONICE
                                           (Ecco il mio bene. (Verso Alceste che s’avvicina)
 Tu palpiti, o cor mio,
355che riconosci, oh dio! le tue catene).
 ALCESTE
 Pur mi concede il fato
 il piacer sospirato
 di trovarmi a’ tuoi piedi, o mia regina.
 Pur il ciel mi concede
360che a te della mia fede
 recar sui labbri miei possa il tributo.
 Felice me, se ancora
 fra le cure del regno
 d’un regio sguardo il mio tributo è degno.
 CLEONICE
365E privata e sovrana
 l’istessa Cleonice in me ritrovi.
 Oh quanto, Alceste, oh quanto
 atteso giungi e sospirato e pianto!
 FENICIO
 (Torno a sperar).
 CLEONICE
                                  Ma qual disastro a noi
370sì gran tempo ti tolse?
 OLINTO
                                           (Oh sofferenza!)
 ALCESTE
 Sai che la mia partenza
 col re tuo genitor...
 OLINTO
                                     Sappiamo, Alceste,
 la pugna, le tempeste,
 di lui la morte e le vicende...
 CLEONICE
                                                      Il resto
375dunque giovi ascoltar. Siegui.
 OLINTO
                                                        (Che pena!)
 ALCESTE
 Al cader d’Alessandro in noi l’ardire
 tutto mancò. Già le nemiche squadre
 balzan sui nostri legni; orrido scempio
 si fa de’ vinti; in mille aspetti e mille
380erra intorno la morte. Altri sommerso,
 altri spira trafitto e si confonde
 la cagion del morir tra ’l ferro e l’onde.
 Io sfortunato avanzo
 di perdite sì grandi, odiando il giorno,
385su la scomposta prora
 d’infranta nave a mille strali esposto
 lungamente pugnai, finché versando
 da cento parti il sangue
 perdei l’uso de’ sensi e caddi esangue.
 CLEONICE
390(Mi fa pietà).
 ALCESTE
                            Quindi in balia dell’onde
 quanto errai non so dirti. Aprendo il ciglio,
 il lacero naviglio
 so che più non rividi. In rozzo letto
 sotto rustico tetto io mi trovai;
395ingombre le pareti
 eran di nasse e reti; e curvo e bianco
 pietoso pescator mi stava al fianco.
 CLEONICE
 Ma in qual terra giungesti?
 ALCESTE
                                                    In Creta; ed era
 cretense il pescator. Questi sul lido
400mi trovò semivivo; al proprio albergo
 pietoso mi portò; ristoro al seno,
 dittamo alle ferite
 sollecito apprestò; questi provvide
 dopo lungo soggiorno
405di quel picciolo legno il mio ritorno.
 FENICIO
 Oh strani eventi!
 OLINTO
                                  Alfine
 l’istoria terminò. Tempo sarebbe...
 CLEONICE
 T’intendo, Olinto; io sceglierò lo sposo.
 Ciascun sieda e m’ascolti. (Fenicio, Olinto e gli altri grandi siedono)
 ALCESTE
                                                  (Io ritornai
410opportuno alla scelta). (Alceste volendo sedere, è impedito da Olinto)
 OLINTO
                                            Olà, che fai?
 ALCESTE