Demofoonte, libretto, Stoccarda, Cotta, 1764

                                  Ma quando avesti
 questa legge da me? Custodi, o dei! (Escono alcune guardie)
 Si cerchi, si raggiunga,
905si trovi Alceste e si conduca a noi. (Partono le guardie)
 FENICIO
 Misero me!
 CLEONICE
                         Se la ricerca è vana, (Ad Olinto)
 trema per te. Mi pagherai la pena
 del temerario ardir.
 OLINTO
                                       Credei servirti,
 un periglioso inciampo
910togliendo alla tua gloria.
 CLEONICE
                                              E chi ti rese
 sì geloso custode
 del mio decoro e della gloria mia?
 Avresti mai potuto,
 Fenicio, preveder questa sventura?
915Il mondo tutto a danno mio congiura.
 
    Nacqui agli affanni in seno;
 e dall’infausta cuna
 la mia crudel fortuna
 venne finor con me.
 
920   Perdo la mia costanza;
 m’indebolisce amore;
 e poi del mio rossore
 né meno ho la mercé. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FENICIO, OLINTO e BARSENE
 
 OLINTO
 Signor, di Cleonice
925non vidi mai più stravagante ingegno.
 Odia in un punto ed ama;
 or Alceste dimanda, or lo ricusa;
 e delle sue follie poi gli altri accusa.
 FENICIO
 Così la tua sovrana,
930temerario, rispetti? Impara almeno
 a tacere una volta. Ah ch’io dispero
 di poterlo emendar!
 BARSENE
                                        Matura il senno
 al crescer dell’etade. Olinto ancora
 degli anni è su l’april.
 FENICIO