Didone abbandonata, libretto, Roma, de’ Rossi, 1747

 io perderò. Ma la consorte e il figlio
 vaglion di più. Proprio valor non hanno
750gli altri beni in sé stessi; e gli fa grandi
 la nostra opinion. Ma i dolci affetti
 e di padre e di sposo hanno i lor fonti
 nell’ordine del tutto. Essi non sono
 originati in noi
755dalla forza dell’uso o dalle prime
 idee di cui bambini altri ci pasce;
 già n’ha i semi nell’alma ognun che nasce.
 Fuggasi pur... Ma chi s’appressa? È forse
 il re; veggo i custodi. Ah no; vi sono
760ancor sacri ministri; e in bianche spoglie
 fra lor... Misero me! La sposa! Oh dio!
 Fermatevi. Dircea, che avvenne?
 DIRCEA
                                                              Alfine
 ecco l’ora fatale. Ecco l’estremo
 istante ch’io ti veggo. Ah prence, ah questo
765è pur l’amaro passo!
 TIMANTE
                                        E come! Il padre...
 DIRCEA
 Mi vuol morta a momenti.
 TIMANTE