Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni: guardie a vista su la porta dei detti cancelli.
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
 Oh dio! Chi 'l crederebbe? Al fato estremo
 Ezio lieto s'appressa; io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben, da quel superbo
765che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Eh si punisca omai...
 ONORIA
                                         Pensaci meglio.
 Ezio, per quel ch'io vedo,
 è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
770Offrila all'amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile, Onoria,
 a consigliare altrui fuor del periglio.
 ONORIA
 Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
775io sono al par di te, né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma tua; per Ezio io peno. (Parte)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà... Ceder conviene
 al rigor di mia sorte:
 una donna m'insegna ad esser forte.
780Questo si tenti ancor: ma se all'eccesso
 della clemenza mia costui non cede,
 un momento di vita...
 VARO
                                          Augusto.
 VALENTINIANO
                                                             Ascolta.
 Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l'oscuro ingresso.
785E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s'io non gli son di guida,
 quando parte da me fa' che s'uccida.
 VARO
 Ubbidirò. Ma sai...
 VALENTINIANO
 Tutto già so. Di preparare il colpo
790sol la tua cura sia.
 Va'. Fulvia intanto e il prigionier m'invia. (Varo parte)
 
 SCENA III
 
 VALENTINIANO, poi MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 Tacete, o sdegni miei, l'odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 MASSIMO
 Signor, tutto sedai. D'Ezio la morte
795a tuo piacere affretta;
 Roma t'applaude, ogni fedel l'aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi? Mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli esempi altrui
800seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T'accheta; Ezio già viene.
 
 SCENA IV
 
 EZIO incatenato esce dai cancelli e detti
 
 MASSIMO
 (Chi mai lo consigliò!)
 VALENTINIANO
                                            Duce fra noi
 più d'odio non si parli. Io vengo amico;
 il mio rigor detesto;
805e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m'è noto il resto.
 Onoria ti prevenne.
 S'altro a dirmi non hai,
 torno alla mia prigion; seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
810tutto finor.
 EZIO
                       Tutto mi disse: intesi
 quali i tuoi doni sono.
 VALENTINIANO
 No, non disse il maggior. Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 
 SCENA V
 
 FULVIA e detti
 
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L'alma s'agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
815Ti sorprende l'offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l'affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d'esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
820Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, onde non viva
 Cesare più co' suoi timori intorno.
 EZIO
825Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E 'l soffro?)
 FULVIA
                          (Oimè.)
 VALENTINIANO
                                            Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Nemmeno il traditor risponde).
 MASSIMO
830(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m'ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, con me non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah prima (A Valentiniano)
835lo sdegno tuo contro di me si volga.
 VALENTINIANO
 Né puoi tacer? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                (Che veggio!)
 MASSIMO
                                           (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                  Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
840no che un reo non avrebbe. Ezio, mi pento
 del mio rigore; emenderanno i doni
 l'ingiuste offese de' sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
845ch'io mi confondo innanzi a te. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ezio t'affretta.
 Impaziente attende
850Roma di rivederti.
 EZIO
                                     Ora io detesto,
 Cesare, il fasto mio. Perdono; ah troppo,
 troppo mal ti conobbi. Io non sperai...
 VALENTINIANO
 Va' duce. Ancor non mi conosci assai.
 EZIO
 
    Tutto il mio sangue d'Augusto è dono
855e per difendere d'Augusto il trono
 tutto il mio sangue si spargerà.
 
    A lui fedele vissi finora,
 e saprò vivere per dargli ogn'ora
 prove più belle di fedeltà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
860(Va' pur, te n'avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca, il ciel ti renda
 quella felicità che rendi a noi.
 I benefici tuoi
 sempre rammenterò. Lascia che intanto
865su quell'augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No, Fulvia; attendi prima
 che sia compito il dono; ancor non sai
 quanto ogni voto avanza,
 quanto il dono è maggior di tua speranza.
 MASSIMO
870Cesare, che facesti? Ah questa volta
 t'ingannò la pietade.
 VALENTINIANO
                                        E pur vedrai
 che giova la pietà, ch'io non errai.
 Ogni cura, ogni tema
 terminata sarà.
 MASSIMO
                               Qual pace acquisti,
875se torna in libertà?
 
 SCENA VII
 
 VARO e detti
 
 VALENTINIANO
                                      Varo, eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno;
 Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l'attesero i miei fidi; ei venne e prima
 che potesse temerne,
880trafitto si sentì, cadde fra loro.
 MASSIMO
 (Oh sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                             Oh dio! Mi moro... (Si appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 VALENTINIANO
 Corri, l'esangue spoglia
 nascondi ad ogni sguardo.
 VARO
 Sarà legge il tuo cenno. (Parte)
 FULVIA
                                              Ah tanto ingiusto!
885Ah sì crudel!...
 
 SCENA VIII
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                              Liete novelle, Augusto.
 VALENTINIANO
 Che reca Onoria? Il volto suo ridente
 felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L'empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
890già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
 Nelle tue stanze?
 ONORIA
                                  Sì. Da te ferito
 la scorsa notte ivi s'ascose. Intesi
 dal labbro suo ch'Ezio è innocente. Augusto,
 non mentisce chi muore.
 VALENTINIANO
                                                E l'alma rea,
895che gli commise il colpo,
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
 che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 VALENTINIANO
                                              Ma il nome?
 ONORIA
                                                                       Emilio
 a dirlo si accingea; tutta sui labbri
900l'anima fuggitiva egli raccolse;
 ma l'estremo sospiro il nome involse.
 VALENTINIANO
 Oh sventura!
 MASSIMO
                           (Oh periglio!)
 FULVIA
                                                       Or di', tiranno, (A Valentiniano)
 s'era infido il mio sposo?
 Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
905che tu il pianga innocente? Or chi la vita,
 empio, gli renderà?
 ONORIA
                                       Fulvia, che dici?
 Ezio morì!
 FULVIA
                       Sì, principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; egli è una fiera
 che si pasce di sangue
910Egli ha vinto i rimorsi, orror non sente
 della sua crudeltà, gloria non cura.
 Troppo qui l'innocenza è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi. Il mio timor consiglia.
915Son questi i miei più cari; in qual di loro
 temer mai deggio il traditor?
 ONORIA
                                                        Consigli
 or pretendi da me? Se fosti solo
 a fabbricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
920(Io tremo)
 VALENTINIANO
                       Il reo m'è caro!...
 In amore io l'offesi... ah sì, dal sonno
 Massimo alfin mi desto.
 Pensaci: di scolparti il tempo è questo.
 MASSIMO
 Io? Qual ragion?
 VALENTINIANO
                                  Disse morendo Emilio
925che il traditor m'è caro,
 che io l'offesi in amor. Sai se conviene
 l'accusa a te.
 FULVIA
                          (Come salvarlo!)
 MASSIMO
                                                           E vuoi...
 dunque signore....
 VALENTINIANO
                                    Olà custodi. Io voglio
 assicurarmi intanto.
 MASSIMO
                                        E credi?
 VALENTINIANO
                                                          E credo
930Che niun altro il potea.
 Olà...
 FULVIA
              Barbaro, ascolta; io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
 lo scempio tuo; quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
935Io, perfido, son quella
 che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte.
 Giacché tutto perdei, chiedo una morte.
 MASSIMO
 (Ingegnosa pietà!)
 VALENTINIANO
                                     Massimo alfine
940dove io sia più non so.
 MASSIMO
                                           Ma so ben io
 che colpevole adesso
 comincio Augusto a divenir. Son padre
 d'una figlia spergiura.
 Ah Cesare assicura
945i giorni tuoi col mio morir. Potrebbe
 il naturale affetto,
 che per la prole in ogni petto eccede,
 del padre un dì contaminar la fede.
 VALENTINIANO
 A suo piacer la sorte
950di me disponga, io m'abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
 Nelle dubbiezze estreme
 per mancanza di speme io m'assicuro.
 
955   Per tutto il timore
 perigli m'addita.
 Si perda la vita,
 finisca il martire;
 è meglio morire
960che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se 'l fato nemico
 la speme, la pace,
 l'amante, l'amico
965mi toglie in un dì. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì pure una volta. Ah vieni, ah lascia,
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t'abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne, padre crudel.
 MASSIMO
                                         Perché mi scacci?
 FULVIA
970Tutte le mie sventure
 mi vengono da te. Basta ch'io seppi,
 per salvarti, accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
975qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
 E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d'affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Vuole abbracciarla)
 FULVIA
                  Ma per pietà lasciami in pace.
980Se grato esser mi vuoi, stringi quel ferro,
 svenami, o genitor. Questa mercede
 col pianto in su le ciglia
 al padre che salvò chiede una figlia.
 MASSIMO
 Frena quel tuo dolor quel pianto ingiusto,
985rasserenati o figlia, il tuo martiro
 raddolcirti saprò col dono augusto
 d'un diadema imperiale e con lo scempio
 d'un tiranno oppressor, barbaro ed empio. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 FULVIA sola
 
 FULVIA
 A chi per consolarmi
990rivolgermi poss'io? Là d'un tiranno
 l'ingrata crudeltà m'empie d'orrore;
 d'un padre traditore
 qua la colpa m'agghiaccia;
 e lo sposo innocente ho sempre in faccia.
995Oh immagini funeste!
 Oh memorie! Oh martiro!
 Ed io parlo infelice ed io respiro?
 
    Ah non son io che parlo,
 è il barbaro dolore
1000che mi divide il core,
 che delirar mi fa.
 
    Non cura il ciel tiranno
 l'affanno in cui mi vedo;
 un fulmine gli chiedo
1005e un fulmine non ha. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Campidoglio. Nell’aprirsi della scena s’ode strepito d’armi e d’istromenti militari: si vedono scender dal Campidoglio i pretoriani inseguiti da MASSIMO e da’ suoi seguaci. MASSIMO si disvia combattendo alla destra. Siegue zuffa con vantaggio de’ sollevati che rincalzano gli avversari. Sgombrata la scena de’ combattenti; esce alla destra VALENTINIANO senza manto, con spada rotta alla mano difendendosi da due congiurati. Poco dopo esce MASSIMO pur dalla destra; indi FULVIA dalla sinistra.
 
 VALENTINIANO
 Ah traditori! Amico, (A Massimo)
 soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre, che fai? (Si frappone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
1010di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se 'l mio comando Emilio
 mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d'Augusto
 non passerà quel ferro,
1015se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati, indi ONORIA e detti
 
 EZIO E VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
 Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo!
 MASSIMO
                                    Oh sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                        È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò. (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te! (Ad Ezio)
 EZIO
                                 Di Varo amico
1020il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come?
 VARO
                                                Eseguita
 finsi di lui la morte. Io t'ingannai;
 ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provida infedeltà!
 EZIO
                                    Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni,
1025Cesare, a questa mano
 che credesti infedel. Vivi. Io non curo
 maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubbiezza in mente accolta,
 eccomi prigioniero un'altra volta. (Getta la spada)
 VALENTINIANO
1030Anima grande, eguale
 solamente a te stessa! In questo seno
 della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
1035d'Attila si prepari: io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede. (Gliela rende)
 ONORIA
 È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 Oh contento!
 FULVIA
                           Oh piacer!
 EZIO
                                                 Concedi, Augusto,
 la salvezza di Varo,
1040di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 CORO
 
    Della vita nel dubbio cammino
 si smarrisce l'umano pensier.
 
    L'innocenza è quell'astro divino
1045che rischiara fra l'ombre il sentier.
 
 Fine del dramma