Il filosofo di campagna, libretto, Londra, Griffin, 1769

                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
1385invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
 deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
1390   Alberi, piante e fiori,
 i vostri ardori ascosi
 insegnino a due sposi
 il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l’augel risponda:
1395«Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l’onda:
 «Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
    La rondinella
 vezzosa e bella
1400solo il compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L’olmo e la vite,
 due piante unite
 ai sposi insegnano
1405la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
 Tu sei la vite bella,
 io l’olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
1410   Rondone fido,
 nel caro nido
 vieni, t’aspetto.
 
 NARDO
 
 Prendimi stretto,
 vite amorosa,
1415diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave amore,
 felice ardore,
 alma del mondo,
 vita del cor.
 
1420   No, non si trova,
 no, non si prova
 più bella pace,
 più caro ardor. (Partono ed entrano in casa)
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 Diamine! Che ho sentito!
1425Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
 colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
1430Quel che pensar non so;
 all’uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detto
 
 LA LENA
 Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
1435Finito è l’istrumento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
 che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
1440Questi sposi quai son?
 LA LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
 E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
1445Come? Lesbina oimè; no non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi? Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
1450Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati,
 vi siete accomodati?
 Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
1455Che bella carità!
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
 ecco per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
1460per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
 sia per dispetto,
 amore al core
1465piacer darà.
 
 
 Fine del dramma giocoso
 
 
 
 SCENA PRIMA
 
    Invece di Agitata in tanti affanni
 
    Se perde il caro lido
 supporta il mar che freme.
 Lo scoglio è quel che teme
 il misero nochier.
 
 SCENA IV
 
    RINALDO dopo il verso «che io debba andar villanamente inulto».
 
1470Mille contrasti oh dio sento nel core,
 amo la figlia ed odio il genitore,
 intanto che risolvo?
 I miei pensieri irresoluti sono
 non so se alla vendetta mi abbandono.
 
 OMO SERIO
 
1475   Vedo turbato il mare,
 il passaggiero audace
 vede men chiaro il cielo,
 l’agricoltor sagace
 e pur tranquillo ha il seno
1480e paventar non sa.
 
 SCENA VII
 
    NARDO invece dell’aria Vedo quell’albore
 
    Supponiam che questa sia
 la fortuna che vogl’io...
 e che questa sia quell’altra
 che poi vole un padron mio...
1485Voglio un po’ filosofar.
 
    Me lo metto bene in testa
 che nel mondo le fortune
 paion bianche e pur son brune.
 Perché quella non è questa...
1490e poi questa non è quella...
 e la vera con la bella
 non si deve mai cambiar.
 
    Eh che serve il conto è chiaro
 che lo vede ogno somarro,
1495voglio quella che mi par.
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA X
 
    In fine della scena
 
 DON TRITEMIO
 Eh tu che dici?
 LESBINA
                               Caro padron bello
 da una breva canzone ch’ho imparata
 or ora ascoltarete il sentimento
 e quel che io dico vi farà contento.
 
1500   Quell’augellin domestico
 che passarino ha nome
 oh se vedessi come
 ama la passarella,
 sempre si vede a quella
1505d’intorno a svolazzar.
 
    Così ancor io desidero
 passara abbandonata
 esser accompagnata
 da un passarin che sappia
1510cosa vuol dir amor.
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA IV
 
 Di Nardo nell’albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fatto;
 ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento
1515ed ho cuor d’incontrare ogni cimento.
 RINALDO
 
    Vedrò la cara sposa
 bella gentil vezzosa.
 Quel labro che innamora
 il cor mi accenderà.
 
 SCENA XI
 
 LENA
1520Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto
 cosa si fa là dentro.
 LENA
 Si fan degl’istrumenti,
 si fan de’ matrimonii cinque o sei;
 se vorrà, potrà farlo ancora lei.
1525Ecco i notari appunto,
 ecco Lesbina ancora;
 un uomo come voi non sta ben solo,
 maritatevi pur, ch’io mi consolo.
 
 SCENA XII
 
 NARDO, CAPOCCHIO, LESBINA e detti
 
 NARDO
 Fortuna? Se potessi
1530ingannare costui l’avrei a caro.
 DON TRITEMIO
 Padroni favoriscono
 vorrei se si contentino
 scrivessero ambi e due
 ed averanno entrambi le mercedi sue.
 NARDO
1535Contentissimo son.
 CAPOCCHIO
                                      Più non vorrei...
 Se si contenta lui faccia ancor lei.
 LESBINA
 Qualche scena graziosa ora m’aspetto.
 DON TRITEMIO
 D’accordo tutti due scrivono. Io detto.
 
    Colla presente scrittura privata
1540resta accordata la bella Lesbina.
 
 CAPOCCHIO
 
 Lesbina.
 
 NARDO
 
 Lesbina.
 
 DON TRITEMIO
 
                   Il matrimonio.
 
 NARDO
 
                                                Il ma...
 
 CAPOCCHIO
 
                                                                ...trimonio.
 
 DON TRITEMIO
 
 Con il signore.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                              Signore.
 
 DON TRITEMIO
 
                                                Tritemio.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 Con Nardo.
 
 DON TRITEMIO
 
1545Tritemio, Tritemio scrivino bene.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                                                               ...emio.
 
 DON TRITEMIO
 
 Lei promette di sposarlo.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                                                ...arlo.
 
 DON TRITEMIO
 
 E con tal promessione.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                                            ...one.
 
 DON TRITEMIO
 
 Li suoi beni li donò.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                                       ...no.
 
 DON TRITEMIO
 
    Come no! Signorsì
1550la sua dote viene a me.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
                                            ...a me.
 
 DON TRITEMIO
 
    Ella stessa me l’ha detto.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 Maledetto.
 
 DON TRITEMIO
 
 Siete sordi, siete pazzo?
 Che maniera è questa qui.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
1555La non vuol finir così.
 
 DON TRITEMIO
 
    Terminate.
 
 NARDO
 
                           Aspettate.
 La ragazza cosa dice?
 Ella pur sentir conviene.
 
 CAPOCCHIO
 
 Il collega dice bene.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
1560Senza questa non si può.
 
 DON TRITEMIO
 
 Via parlate. (A Lesbina)
 
 LESBINA
 
                          Parlerò.
 Ma risolto ancor non ho.
 
    Sarà il mio core
 del mio padrone.
 
 DON TRITEMIO
 
1565Sino alla morte.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 La morte.
 
 LESBINA
 
 Giuro d’amarlo.
 
 DON TRITEMIO
 
 Volerli bene.
 
 CAPOCCHIO
 
                           ...arlo.
 
 NARDO
 
                                         ...bene.
 
 A DUE
 
 Basta così.
1570Si sottoscrivono.
 
 LESBINA, DON TRITEMIO A DUE
 
 Eccomi qui.
 
 LESBINA
 
    Voglio rilegere.
 
 NARDO
 
 Eh non s’incomodi.
 
 DON TRITEMIO
 
 Voglio riflettere.
 
 CAPOCCHIO
 
1575Eh va benissimo.
 
 DON TRITEMIO, LESBINA A DUE
 
 Prima di scrivere
 vogliamo legere
 vogliam veder.
 
 DON TRITEMIO
 
    Colla presente...
 
 LESBINA
 
                                   Scrittura privata...
 
 DON TRITEMIO
 
1580Resta accordata...
 
 LESBINA
 
                                   La bella...
 
 DON TRITEMIO
 
                                                       Lesbina.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 Ora ci sono
 or vien il buono.
 
 LESBINA
 
 In matrimonio.
 
 DON TRITEMIO
 
 Con il signore.
 
 LESBINA
 
1585Lesbina.
 
 DON TRITEMIO
 
                   Con Nardo.
 
 LESBINA
 
 Come?
 
 DON TRITEMIO
 
                 Cos’è?
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 Quell’è un notaro
 simile a me.
 
 DON TRITEMIO, LESBINA A DUE
 
    Come? Tali nomi,
1590non la capisco.
 
 NARDO, CAPOCCHIO A DUE
 
 Signor notaro
 la riverisco.
 
 CAPOCCHIO
 
 Quell’è Nardo.
 
 NARDO
 
 Quell’è Capocchio.
 
 DON TRITEMIO
 
1595Ah traditori
 ah sceleradi
 via disgraziati.
 
 NARDO, CAPOCCHIO, LESBINA A TRE
 
 Viva li sposi
 viva l’amor.
 
 DON TRITEMIO
 
1600Via maledetti
 ma di buon cor.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EUGENIA
 
    Ah genitor perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa signore io sono.
 
 NARDO
 
1605Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati
 vi siete accomodati?
 Senza la figlia mesto
 senza la sposa resto.
1610Che bella carità.
 
 LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme
 ecco per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei
1615per disperar colei
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto
 sia per dispetto
 amore al core
1620piacere darà.
 
 
 Fine
 
 
 IL FILOSOFO IN VILLA
 
 
    Comedia in musica da rappresentarsi nel teatro della città Valletta in Malta nell’autunno di quest’anno MDCCLXIII.
    In Malta, nel palazzo e stamperia di sua altezza serenissima, presso il Capaci suo stampatore, con licenza de’ superiori.
 
 
 APPARENZE
 
    Giardino; camera; campagna con casino.
    Musica del signor Baldassare Galuppi detto Buranello, detrattene le arie segnate coll’ * che sono del signor Vincenzo Anfossi, maestro di cappella napolitano.
    Ballerini: la signora Marianna Donadoni, il signor Francesco Stagno, il signor Domenico Figliuolino; la signora Rosa, il signor Felice, il signor Angelo Massani. Direttore ed inventore de’ balli monsieur Massani.
 
 
 PERSONAGGI
 
 DON TRITEMIO cittadino padre di
 EUGENIA amante di Rinaldo
 LESBINA cameriera
 NARDO filosofo, zio di
 LENA contadina
 RINALDO amante di Eugenia
 EURILLA cameriera di Nardo
 CAPOCCHIA notaro
 Villani che non parlano
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 EUGENIA e LESBINA
 
 EUGENIA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago sul mattino,
 perderai vicino sera
 la primiera libertà.
 
 LESBINA
 
5   Vaga rosa, onor de’ fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo più bello sparirà.
 
 A DUE
 
    Tal di donna è la bellezza,
10più che fresca, più s’apprezza,
 s’abbandona allor che perde
 il bel verde dell’età.
 
 EUGENIA
 Basta, basta così,
 che codesta canzon, Lesbina mia,
15troppa mi desta in sen malinconia.
 LESBINA
 Anzi cantarla spesso,
 padrona, io vi consiglio,
 per fuggir della rosa il rio periglio.
 EUGENIA
 Ah, che sotto d’un padre
20asprissimo e severo
 far buon uso non spero
 di quest’età che della donna è il fiore;
 troppo, troppo nemico ho il genitore.
 LESBINA
 Pur delle vostre nozze
25lo intesi ragionar.
 EUGENIA
                                   Nozze infelici
 sarebbero al cor mio le divisate
 dall’avarizia sua,
 dell’uomo vile, che di Nardo ha nome,
 ei mi vorria consorte;
30l’abborrisco e mi scelgo anzi la morte.
 LESBINA
 Non così parlareste,
 s’ei proponesse al vostro cor Rinaldo.
 EUGENIA
 Lesbina... Ohimè!
 LESBINA
                                    V’ho fatto venir caldo.
 Vi compatisco; un cavalier gentile,
35in tutto a voi simile,
 nell’età, nell’amore
 far potrebbe felice il vostro core.
 EUGENIA
 Ma il genitor mi niega.
 LESBINA
 Si supplica, si prega,
40si sospira, si piange; e se non basta
 si fa un po’ la sdegnosa e si contrasta.
 EUGENIA
 Ah! Mi manca il coraggio.
 LESBINA
                                                 Io v’offerisco
 quel che so, quel che posso; è ver che sono
 in una età da non prometter molto
45ma posso, se m’impegno,
 far valere per voi l’arte e l’ingegno.
 EUGENIA
 Cara, di te mi fido. Amor, pietade
 per la padrona tua serba nel seno.
 Se non felice appieno,
50almen fa’ ch’io non sia sì sventurata.
 LESBINA
 Meglio sola che male accompagnata.
 Così volete dir? Sì sì v’intendo.
 EUGENIA
 Dunque da te qualche soccorso attendo.
 
    Se perde il caro lido,
55sopporta il mar che freme,
 lo scoglio è quel che teme
 il misero nocchier.
 
    Lontan dal caro bene
 soffro costante e peno;
60ma questo core almeno
 rimanga in mio poter. (Via)
 
 SCENA II
 
 LESBINA, indi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Povera padroncina!
 Affé la compatisco;
 quest’anch’io la capisco;
65insegna la prudenza,
 se non s’ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
 Che si fa, signorina?
 LESBINA
 Un po’ d’insalatina
 raccogliere volea per desinare.
 DON TRITEMIO
70Poco fa t’ho sentito cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, colla padrona
 mi divertivo un poco.
 DON TRITEMIO
                                          E mi figuro
 che cantate s’avranno
 canzonette d’amor.
 LESBINA
                                      Eh non signore.
75Di questo e di quel fiore,
 di questo e di quel frutto
 si cantavan le lodi.
 DON TRITEMIO
                                     Il crederò?
 LESBINA
 Ne volete sentir?
 DON TRITEMIO
                                  Ne sentirò.
 LESBINA
 Qualche strofetta canterò a proposito.
 DON TRITEMIO
80Ah ragazze, farei uno sproposito.
 LESBINA
 Sentite, padron bello,
 la canzonetta sopra il ravanello.
 
    Quando son giovine,
 son fresco e bello,
85son tenerello,
 di buon sapor.
 
    Ma quando invecchio,
 gettato sono,
 non son più buono
90per pizzicor.
 
 DON TRITEMIO
 Scaccia questa canzon dalla memoria.
 LESBINA
 Una ne vuo’ cantar su la cicoria.
 
    Son fresca, son bella
 cicoria novella;
95mangiatemi presto,
 coglietemi su.
 
    Se resto nel prato,
 radicchio invecchiato,
 nessuno si degna
100raccogliermi più.
 
 DON TRITEMIO
 Senti, ragazza mia,
 questa canzone ha un poco d’allegria.
 Tu sei, Lesbina bella,
 cicorietta novella;
105prima che ad invecchiarti vada il frutto,
 esser colta dovresti in mezzo al prato.
 LESBINA
 Per me v’è tempo ancora.
 Dovreste alla signora
 pensar, caro padrone;
110or ch’è buona stagione,
 or ch’è frutto maturo e saporito,
 non la fate invecchiar senza marito.
 DON TRITEMIO
 A lei ho già pensato;
 sposo le ho destinato e avrallo presto.
 LESBINA
115Posso saper chi sia?
 DON TRITEMIO
                                       Nardo è codesto.
 LESBINA
 Di quella tenerina
 erbetta cittadina
 la bocca d’un villan non mi par degna.
 DON TRITEMIO
 E la prudenza insegna
120ch’ogni erba si contenti
 aver qualche governo,
 pur ch’esposta non resti al crudo verno.
 LESBINA
 Io mi contenterei,
 pria di vederla così mal troncata,
125per la neve lasciar la mia insalata.
 DON TRITEMIO
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh! Oh! Sentite
 un’altra canzonetta ch’ho imparata
 sul proposito mio dell’insalata.
 
130   Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor.
 
    Voglio un bello pastorello,
 che vuo’ star nel prato ancor.
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
135m’ha detto che con lei non farò niente.
 E pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
140Per or d’Eugenia mia
 liberarmi mi preme;
 un buon partito Nardo
 per lei sarà riccone;
 è un villano, egli è ver, ma sapientone.
 
 SCENA III
 
 RINALDO e detto
 
 RINALDO
145(Ecco della mia bella
 il genitor felice).
 DON TRITEMIO
 Per la villa si dice
 che Nardo ha un buono stato
 e da tutti il filosofo è chiamato.
 RINALDO
150(Sorte non mi tradir). Signor.
 DON TRITEMIO
                                                         Padrone.
 RINALDO
 Se lei mi permettesse,
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
 Anche quattro ne ascolto e più, se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          No, mi pare.
 RINALDO
155Di me si può informar;
 son cavaliere e sono i beni miei
 vicino a’ suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ella ha una figlia?
 DON TRITEMIO
                                    Sì signore.
 RINALDO
                                                          Dirò...
 Se fossi degno... Troppo ardire è questo
160ma mi sprona l’amore...
 DON TRITEMIO
                                              Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque signor...
 DON TRITEMIO
                                  Dunque, signor mio caro,
 per venire alle corte, vi dirò...
 RINALDO
 M’accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO