Il filosofo di campagna, libretto, Bologna, Sassi, 1770

 Temo che ci sorprenda il padre mio.
 RINALDO
 Del vostro genitore
 il soverchio rigor vi vuole oppressa,
375deh! pensate a voi stessa.
 EUGENIA
                                                 Ai numi il giuro,
 non sarò d’altri, se di voi non sono.
 Ah! Se il mio cuor vi dono,
 per or vi basti e non vogliate, ingrato,
 veder lo stato mio più sventurato.
 RINALDO
380Gradisco il vostro cor ma della mano
 il possesso mi cale.
 EUGENIA
                                     Ohimè! Chi viene?
 RINALDO
 Non temete, è Lesbina.
 EUGENIA
                                             Io vivo in pene.
 
 SCENA IX
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 V’è chi cerca di voi, signora mia.
 EUGENIA
 Il genitore?
 LESBINA
                         Ohibò, sta il mio padrone
385col suo fattore e contano danari
 né si spiccian sì presto in tali affari.
 RINALDO
 Dunque chi la domanda?
 LESBINA
                                                 Bravo, bravo.
 Voi pur siete curioso.
 Chi la cerca signor? È il di lei sposo.
 RINALDO
390Come?
 EUGENIA
                 Che dici?
 LESBINA
                                     È giunto
 adesso, in questo punto,
 forte, lesto e gagliardo
 il bellissimo Nardo e il padre vostro
 ha detto e comandato
395che gli dobbiate far buona accoglienza,
 se non per genio, almen per ubbidenza.
 EUGENIA
 Misera! Che farò?
 RINALDO
                                    Coraggio avrete
 di tradir chi vi adora?
 EUGENIA
                                           È ver, son figlia.
 Ma sono amante ancor. Chi mi consiglia?
 LESBINA
400Ambi pietà mi fate;
 a me condur lasciate la facenda.
 EUGENIA
 Vado. (In atto di partire unitamente)
 RINALDO
               Anch’io.
 LESBINA
                                 Con grazia padron mio, (Li divide)
 ritiratevi sì, questo mi preme,
 ma non andate a ritirarvi insieme.
405Voi di qua, (Ad Eugenia) voi di là. (A Rinaldo) Così va bene.
 EUGENIA
 Soffrite, idolo mio. (Parte)
 RINALDO
                                      Soffrir conviene. (Parte per altra via)
 LESBINA
 Cappari! S’attaccava
 prestamente al partito;
 prestamente volea far da marito.
410Ecco il ricco villano;
 ora son nell’impegno,
 tutta l’arte vi vuol, tutto l’ingegno.
 
 SCENA X
 
 NARDO e detta
 
 NARDO
 Chi è qui?
 LESBINA
                       Non ci vedete?
 Per ora vi son io.
 NARDO
415Buondì a vossignoria.
 LESBINA
                                          Padrone mio.
 NARDO
 Don Tritemio dov’è?
 LESBINA
                                         Verrà fra poco.
 Potete in questo luoco
 aspettar, se vi aggrada.
 NARDO
                                             Aspetterò.
 Voi chi siete, signora?
 LESBINA
                                           Io non lo so.
 NARDO
420Sareste per ventura...
 la figliuola di lui venuta qui?
 LESBINA
 Potria darsi di sì.
 NARDO
 Alla ciera mi par...
 LESBINA
                                     Così sarà.
 NARDO
 Mi piacete da ver.
 LESBINA
                                    Vostra bontà.
 NARDO
425Sapete chi son io?
 LESBINA
                                    No, mio signor.
 NARDO
 Non ve lo dice il core?
 LESBINA
 Il cuor d’una fanciulla,
 se si tratta d’un uom, non sa dir nulla.
 NARDO
 Eh furbetta, furbetta; voi m’avete
430conosciuto a drittura;
 delle fanciulle al cor parla natura.
 LESBINA
 Siete forse...
 NARDO
                          Via, chi?
 LESBINA
                                             Nardino bello?
 NARDO
 Sì, carina, son quello,
 quello che vostro sposo è destinato.
 LESBINA
435Con licenza signor, m’hanno chiamato.
 NARDO
 Dove andate?
 LESBINA
                            Non so.
 NARDO
 Eh restate carina.
 LESBINA
                                   Signor no.
 NARDO
 Vi spiace il volto mio?
 LESBINA
                                           Anzi mi piace.
 Ma...
 NARDO
             Che ma?
 LESBINA
                                Non so dir che cosa sia.
440Con licenza signor, voglio andar via.
 NARDO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch’è figlia buona).
 LESBINA
 (Servo me stessa e servo la padrona).
 
    Compatite, signor, s’io non so;
445son così, non so fare all’amor,
 una cosa mi sento nel cor
 che col labbro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos’è.
450Voltatevi in là,
 lontano da me.
 
    Voglio partire, mi sento morire;
 ah, che col tempo spiegar mi saprò. (Via)
 
 NARDO
 Si vede chiaramente
455che la natura in lei parla innocente.
 Finger anche potrebbe, è ver purtroppo,
 ma è un cattivo animale
 quel che senza ragione aspetta il male.
 
 SCENA XI
 
 DON TRITEMIO e detto
 
 DON TRITEMIO
 Messer Nardo da bene,
460compatite se troppo trattenuto
 m’ha un domestico impaccio;
 vi saluto di cuore.
 NARDO
                                   Ed io vi abbraccio. (Si abbracciano)
 DON TRITEMIO
 Or verrà la figliuola.
 NARDO
                                        È già venuta.
 DON TRITEMIO
 La vedeste?
 NARDO
                         Gnorsì, l’ho già veduta.
 DON TRITEMIO
465Che vi par?
 NARDO
                         Mi par bella.
 DON TRITEMIO
                                                   È un po’ ritrosa.
 NARDO
 La fanciulla va ben s’è vergognosa.
 DON TRITEMIO
 Disse niente? Parlò?
 NARDO
                                        Mi disse tanto
 che sperare mi fa d’essere amato.
 DON TRITEMIO
 È vero?
 NARDO
                  È ver.
 DON TRITEMIO
                                Ah il ciel sia ringraziato.
470Ma perché se ne andò?
 NARDO
                                             Perché bel bello
 amor col suo martello
 il cor gl’intenerisce e n’ha rossore.
 DON TRITEMIO
 E viva, e viva. Eugenia,
 dove sei? Facciam presto;
475concludiam l’affar.
 NARDO
                                     Per me son lesto.
 DON TRITEMIO
 Chi è quella?
 NARDO
                           È mia nipote.
 
 SCENA XII
 
 LENA e detti
 
 NARDO
 Che volete voi qui?
 LENA
                                      Con sua licenza, (A don Tritemio)
 alla sposa vorrei far riverenza.
 DON TRITEMIO
 Ora la chiamerò.
 NARDO
480Concludiamo le nozze...
 DON TRITEMIO
                                             Io presto fo. (Via)
 LENA
 Signor zio, com’è? Bella?
 NARDO
 La vedrai; è una stella.
 LENA
 È galante e graziosa?
 NARDO
 È galante, è graziosa ed amorosa.
 LENA
485Vi vorrà ben?
 NARDO
                            Si vede
 da un certo non so che
 che l’ha la madre sua fatta per me.
 Appena ci siam visti,
 un incognito amor di simpatia
490ha messo i nostri cuori in allegria.
 
 Quartetto
 
 NARDO
 
    Son pien di giubilo,
 ridente ho l’animo,
 nel sen mi palpita
 brillante il cuor.
 
 LENA
 
495   Il vostro giubilo
 nelle mie viscere
 risveglia ed agita
 novello amor.
 
 LESBINA
 
    Sposino amabile,
500per voi son misera,
 mi sento mordere
 dal dio d’amor.
 
 NARDO
 
    Vieni al mio seno,
 sposina amabile.
 
 LENA
 
505Signora zia,
 a voi m’inchino.
 
 A TRE
 
 Dolce destino,
 felice amor.
 
 LESBINA
 
    Parto, parto, è il genitor.
 
 NARDO
 
510Perché partir?
 
 LESBINA
 
                              Il mio rossor
 non mi lascia restar qui.
 
 NARDO
 
    Vergognosetta
 la poveretta
 se ne fuggì.
 
 LENA
 
515   Se fossi in lei,
 non fuggirei
 chi mi ferì.
 
 DON TRITEMIO e detti
 
 DON TRITEMIO
 
    La ricerco e non la trovo,
 oh che smania in seno io provo!
520Dove diavolo sarà?
 
 LENA, NARDO
 
 Ah ah ah. (Ridono)
 
 DON TRITEMIO
 
    L’ho cercata su e giù...
 Voi ridete! Come va?
 
 NARDO
 
 Fin adesso è stata qua.
 
 DON TRITEMIO
 
525Dov’è andata?
 
 NARDO
 
                             È andata là.
 
 DON TRITEMIO
 
 Quando è là, la troverò
 e con me la condurrò. (Via)
 
 NARDO
 
    Superare il genitore
 potrà bene il suo martire,
530potrà bene il suo rossor.
 
 LENA
 
 Non è tanto vergognoso
 il suo cuore con lo sposo.
 
 A DUE
 
 Si confonde nel suo petto
 il rispetto con l’amor.
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 
535   Presto, presto, sposo bello,
 via porgetemi l’anello,
 che la sposa allor sarò.
 
 LENA
 
 Questa cosa far si può.
 
 NARDO
 
 Ecco, ecco, ve lo do.
 
 LESBINA
 
540   Via porgetemi l’anello.
 Torna il padre, vado via. (Preso l’anello, vuol partire)
 
 NARDO
 
 Ma perché tal ritrosia?
 
 LESBINA
 
 Il motivo non lo so.
 
 LENA
 
 Dallo sposo non fuggite.
 
 LESBINA
 
545Compatite, tornerò.
 
 NARDO, LENA
 
    Caso raro, caso bello!
 Una sposa coll’anello
 ha rossor del genitor.
 
 Torna DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 
    Non la trovo.
 
 NARDO, LENA
 
                              Ah ah ah.
 
 DON TRITEMIO
 
550Voi ridete?
 
 NARDO
 
                        È stata qua.
 
 LENA
 
 Collo sposo ha favellato.
 
 NARDO
 
 E l’anello già l’ho dato.
 
 DON TRITEMIO
 
 Alla figlia?
 
 NARDO, LENA
 
                       Signorsì.
 
 DON TRITEMIO
 
 Alla sposa?
 
 NARDO, LENA
 
                        Messiersì.
 
 A TRE
 
555   Quel ch’è fatto fatto sia;
 siamo dunque in allegria
 e il rossore nel suo cuore
 in lieto fin si cangerà.
 E l’amore nel suo cuore
560con piacer trionferà.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 LESBINA ed EUGENIA
 
 LESBINA
 Venite qui signora padroncina;
 tenete questo anello,
 ponetevelo in dito;
 fate che il genitor lo veda,
565lasciate che la sposa egli vi creda.
 EUGENIA
 Tu m’imbrogli, Lesbina, e non vorrei...
 LESBINA
 Né de’ consigli miei
 vi volete servir? Per voi non sono,
 quando no, vel protesto, io v’abbandono.
 EUGENIA
570Deh, non m’abbandonare.
 LESBINA
 Quest’anello tenete,
 quel che seguì sapete
 e quel che seguirà
 regola in avvenir ci porgerà.
 EUGENIA
575Ecco viene mio padre.
 LESBINA
 Su ponetelo al dito.
 EUGENIA
 Una sposa son io senza marito.
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e le suddette
 
 DON TRITEMIO
 A che giuoco giochiamo?
 Corro, ti cerco e chiamo;
580mi fuggi e non rispondi;
 quando vengo da te perché t’ascondi?
 EUGENIA
 Perdonate, signor...
 LESBINA
                                      La poveretta
 è un poco ritrosetta.
 DON TRITEMIO
 Basta, veniamo al fatto; è ver ch’avesti
585dallo sposo l’anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Parlo teco, rispondi. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
                                        Eccolo qui. (Gli lo dà)
 DON TRITEMIO
 Cappari! È bello assai.
 Non mi credevo mai
 che Nardo avesse di tai gioie in dito;
590vedi se t’ho trovato un buon marito. (Gli restituisce l’anello)
 EUGENIA
 (Misera me, se tal mi fosse).
 DON TRITEMIO
 È picchiato, mi par.
 LESBINA
                                       Vedrò chi sia. (Via)
 DON TRITEMIO
 Ehi bada a te, non far qualche pazzia.
 EUGENIA
 (È molto s’io resisto).
 DON TRITEMIO
595Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 vuol esser lieta, al suo gioir condotta,
 e tu stai sì che pari una marmotta.
 EUGENIA
600Che volete ch’io dica?
 DON TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 non me ne importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 
 SCENA III
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 Signor, è un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
605che brama riverir vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro?
 Qualchedun che bisogno ha di danaro.
 LESBINA
 (È Rinaldo, padrona, io vi consiglio
 d’evitar il periglio).
 EUGENIA
                                       Andiam, Lesbina.
610Con licenza.
 DON TRITEMIO
                         Va’ pure.
 EUGENIA
                                            (Ahi, me meschina). (Entrano)
 DON TRITEMIO
 Se danaro vorrà, gli ne darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno si paghi il sei per cento.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO, CAPOCCHIA e detto
 
 RINALDO
 Compatite, signor...
 DON TRITEMIO
                                       La riverisco.
 RINALDO
615Compatite se ardisco
 replicarvi l’incomodo, temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
620di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIA
                                      Ecco, signore,
 l’istromento rogato
 d’un ricco marchesato.
625Ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh cappari! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
630Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo di par con il danaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIA
 Questi sono istromenti
635delle compre, di censi e di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
640quattro valloni,
 anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea
645emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali;
650sic etcaetera;
 cum etcaetera. (Via)
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro nell’etcaetera.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
655mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità,
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
660Donna Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola,
 s’ella non fosse in caso,
665del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cuor certo son io.
 Eccola che ritorna
 col genitore a lato;
670della gioia vicina è il dì beato.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA e detto
 
 DON TRITEMIO
 Eccola qui, vedete se son io
 un galantuomo.
 RINALDO
                                Ognor tal vi credei,
 benché foste nemico a’ desir miei.
 DON TRITEMIO
 Eugenia, quel signore
675ti vorrebbe in isposa; tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo che adoro avrò in isposo.
 DON TRITEMIO
 A voi, prendetela... bel bello,
680che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò
 e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
 Come?
 DON TRITEMIO
                 Non è così?
 EUGENIA
                                        Sposa non sono.
 DON TRITEMIO
685Ma se l’anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno,
 non si può, figlia mia, scioglier l’impegno.
 Voi che dite, signor?
 RINALDO
                                        Dico che tutti
 perfidi m’ingannate,
690che di me vi burlate e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 DON TRITEMIO
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso).
 Udite, svelar deggio
 un arcan onde ingannato...
 
 SCENA VI
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
695Signor padron, voi siete domandato.
 EUGENIA
 (Ci mancava costei).
 DON TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 RINALDO
 Sente signor?
 DON TRITEMIO
                            Del genero un famiglio
 favellarmi desia.
700Anche vossignoria,
 se altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì me n’anderò ma giuro a’ numi,
 vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele!
705Rinaldo, questo cuor...)
 RINALDO
                                             Taci, infedele.
 
    Perfida figlia ingrata, (Ad Eugenia)
 padre spietato indegno, (A Tritemio)
 non so frenar lo sdegno.
 L’alma si scuote, ingrata,
710empio, crudele, audace,
 pace per me non v’è.
 
    E tu che alimentasti (A Lesbina)
 finora il fuoco mio
 colla speranza, oh dio!
715così tu m’ingannasti?
 L’offeso core aspetta
 vendetta anche da te.
 
 LESBINA
 Obligata da ver del complimento.
 DON TRITEMIO
 (Ho un tantin di paura).
 EUGENIA
                                               (Ah che tormento!)
 DON TRITEMIO
720Orsù, signora pazza,
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire,
 poi la discorrerem; s’ha da finire.
 LESBINA
 Sì signor, dite bene.
 DON TRITEMIO
                                        E tu, fraschetta,
725ch’alimentasti dell’amante il foco,
 vado e ritorno; parlerem fra poco. (Via)
 EUGENIA
 Prenditi quest’anello.
 LESBINA
 Eh no, signora mia.
 EUGENIA
 Prendilo, giuro al ciel, lo getto via.
 LESBINA
730Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo mio ben mi crede infida.
 Quest’anello omicida
 dinnanzi agl’occhi miei soffrir non vuo’.
 LESBINA
 Se volete così, lo prenderò.
735Eccolo nel mio dito;
 che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah! Tu sei la cagion delle mie pene.
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 DON TRITEMIO
 Oh genero garbato!
 Alla sposa ha donato
740questo ricco gioiello;
 prendi Eugenia e guardalo s’è bello.
 EUGENIA
 Non lo curo, signore.
 DON TRITEMIO
                                        Ed io comando
 che tu prender lo debba; ricusarlo
 sarebbe un’insolenza.
 EUGENIA
745Dunque lo prenderò per ubbidienza
 ma, vi chiedo perdono,
 non mi piace, nol voglio, a te lo dono.
 LESBINA
 Grazie.
 DON TRITEMIO
                 Rendilo a me.
 LESBINA
                                             Signor padrone,
 sentite una parola;
750se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa.
 DON TRITEMIO
 Lo crederò.
 LESBINA
                        Signora,
 non è ver che bramate
755che sposa sia? Nel darmi queste gioie
 confessatelo pur, vostro pensiere
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 DON TRITEMIO
 E tu che dici?
 LESBINA
                            Io dico che il destino
 amico ne seconderà il disegno.
760Le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 
    Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
765   Voi lo sapete,
 voi m’intendete;
 questo mio core
 si scoprirà.
 
    Anche l’agnella,
770la tortorella
 il suo compagno
 cercando va. (Via)
 
 DON TRITEMIO
 Dunque, già che lo sai,
 oggi darai la man. S’ha da finire;
775se sei pazza, non vuo’ teco impazzire.
 EUGENIA
 Pazza a ragion mi chiama
 il genitor crudele,
 se in faccia al mio fedele, al mio diletto,
 ho tradito l’affetto,
780per celar follemente in sen l’arcano;
 ed or mi lagno? Ed or sospiro invano?
 
    Misera a tante pene
 come resisto, oh dio?
 Il crudo affanno mio
785ah, tollerar non so.
 
 SCENA VIII
 
 Campagna.
 
 NARDO, suonando il chitarrino
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così,
 quel che tu vuoi farò;
 io m’accompagnerò
 in pace e sanità.
790Ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare? Signor no;
 soffrir? Gridar? Ohibò.
 
    Voglio cantare,
795voglio suonare,
 voglio godere
 più che si può.
 
 SCENA IX
 
 RINALDO e detto
 
 RINALDO
 Galantuom, siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
800Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi, è ver ch’avete la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore, l’ho avuta,
 la ragazza ho veduta,
805mi piace il viso bello
 e le ho dato stamane anche l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recarà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so.
 RINALDO
                           Colpi, ferite e morte.
 NARDO
810Bagattelle, signor, e su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e ’l pagator son io.
 NARDO
 Buono. Si può sapere,
 almen per cortesia,
815perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
 Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliuola.
 NARDO
820Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposarsi il lor malanno.
 Se la figlia vi vuol, vi prenda pure;
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso,
825so anch’io con la ragion vincere il senso.
 RINALDO
 Ragionevole siete,
 giustamente dal popolo stimato,
 filosofo chiamato con ragione,
 superando sì presto la passione.
830Voi l’avete ceduta; a don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com’è
 e se contrasta, avrà da far con me. (Via)
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
 se a costo d’una lite,
835se a costo di temer anco la morte
 proccurarmi volessi una consorte.
 
 SCENA X
 
 LESBINA e detto
 
 LESBINA
 Sposo, ben obligata;
 m’avete regalata;
 anch’io, quando potrò,
840qualche cosella vi regalerò.
 NARDO
 No no figliuola cara,
 dispensatemi pur da tal finezza;
 quando ho un poco di bene, mi consolo
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
845Che dite? Io non v’intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque io mi spiegherò.
 Siete impegnata, il so, con altro amico;
 a me di voi non me n’importa un fico.
 LESBINA
 Ah questo non è vero.
850Di mendace e infedel non vuo’ la taccia;
 lo sosterrò di tutto il mondo in faccia.
 Qualch’error vi sarà, ve lo prometto;