La favola de’ tre gobbi, libretto, Ferrara, Rinaldi, 1756 (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 vivendo pochi dì, vissero assai.
 ONORIA
 Se di te non hai cura,
1300abbila almen di me.
 EZIO
                                        Che dici?
 ONORIA
                                                            Io t’amo;
 più tacerlo nol so; quando mi veggo
 a perderti vicina, i torti obblio.
 Ed è poca difesa
 alla mia debolezza il fasto mio.
 EZIO
1305Onoria, e tu sei quella
 che umiltà mi consigli? In questa guisa
 insuperbir mi fai. Potessi almeno,
 come i tuoi pregi ammiro, amarti ancora!
 Deh consenti ch’io mora; Ezio piagato
1310per altro stral ti viverebbe ingrato.
 ONORIA
 Viva ingrato, mi renda
 d’ogni speranza priva,
 mi sprezzi pur, mi sia crudel; ma viva.
 E se pur la tua vita
1315abborrisci così, perché m’è cara,
 cerca almeno una morte
 che sia degna di te; coll’armi in pugno
 mori vincendo, onde t’invidi il mondo,
 non ti compianga.
 EZIO
                                    O in carcere o fra l’armi
1320ad altri insegnerò come si mora.
 Farò invidiarmi in questo stato ancora.
 
    Guarda pria se in questa fronte
 trovi scritto alcun delitto;
 e dirai che la mia sorte
1325desta invidia e non pietà.
 
    Bella prova è d’alma forte
 l’esser placida e serena
 nel soffrir l’ingiusta pena
 d’una colpa che non ha. (Parte con guardie)
 
 SCENA II
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
1330Oh dio! Chi ’l crederebbe? Al fato estremo
 egli lieto s’appressa; io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben, da quel superbo
 che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi; eh si punisca. Omai
1335è viltade il riguardo.
 ONORIA
                                        E pur non posso
 crederlo reo; d’alma innocente è segno
 quella sua sicurezza.
 VALENTINIANO
                                        Anzi è una prova
 del suo delitto. Il traditor si fida
 nell’aura popolar. Vo’ che s’uccida.
 ONORIA
1340Meglio ci pensa; Ezio è peggior nemico
 forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
 Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor proccura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
1345Ezio, per quel ch’io vedo,
 è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
 Offrila all’amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile, Onoria,
1350a consigliare altrui fuor del periglio!
 ONORIA
 Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
 io sono al par di te né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma tua; per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
1355E l’ami?
 ONORIA
                   Sì. Nel consigliarti or vedi
 se facile son io come tu credi.
 VALENTINIANO
 Ma troppo ad eseguir duro consiglio
 mi proponi, o germana.
 ONORIA
                                              Il tuo coraggio,
 la tua virtù faccia arrossir la sorte.
1360Una donna t’insegna ad esser forte.
 VALENTINIANO
 Oh dio!
 ONORIA
                  Vinci te stesso; i tuoi vassalli
 apprendano qual sia
 d’Augusto il cor...
 VALENTINIANO
                                   Non più, Fulvia m’invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
1365che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro...
 ONORIA
 Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
 pur è qualche piacer non esser solo.
 
    Peni tu per un’ingrata,
1370un ingrato adoro anch’io;
 è il tuo fato eguale al mio;
 è nemico ad ambi amor.
 
    Ma s’io nacqui sventurata,
 se per te non v’è speranza,
1375sia compagna la costanza
 com’è simile il dolor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà, Varo si chiami. A questo eccesso (Una comparsa esce e parte)
 della clemenza mia se il reo non cede,
 un momento di vita
1380più lasciargli non vo’.
 VARO
                                          Cesare.
 VALENTINIANO
                                                          Ascolta.
 Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l’oscuro ingresso.
 E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s’io non gli son di guida,
1385quando uscir lo vedrai, fa’ che s’uccida.
 VARO
 Ubbidirò. Ma sai
 qual tumulto destò d’Ezio l’arresto?
 VALENTINIANO
 Tutto m’è noto; a questo
 già Massimo provvede.
 VARO
                                             È ver, ma temo...
 VALENTINIANO
1390Eh taci; adempi il cenno e fa’ che ’l colpo
 cautamente succeda.
 Udisti?
 VARO
                 Intesi. (Parte)
 VALENTINIANO
                                Il prigionier qui rieda. (Alle guardie de’ cancelli)
 Tacete, o sdegni miei; l’odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 
1395   Con le procelle in seno
 sembri tranquillo il mar;
 e un zeffiro sereno
 col placido spirar
 finga la calma.
 
1400   Ma se quel cor superbo
 l’istesso ancor sarà,
 vi lascio in libertà,
 sdegni dell’alma.
 
 SCENA IV
 
 MASSIMO e detto
 
 MASSIMO
 Signor, tutto sedai. D’Ezio la morte
1405a tuo piacere affretta;
 Roma t’applaude, ogni fedel l’aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi? Mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli esempi altrui
1410seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T’accheta; Ezio già viene.
 
 SCENA V
 
 EZIO incatenato esce dai cancelli e detti
 
 MASSIMO
 (Chi mai lo consigliò!)
 EZIO
                                            Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d’incamminarmi ad un supplizio ingiusto;
1415ma n’incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio, fra noi
 più d’odio non si parli. Io vengo amico;
 il mio rigor detesto;
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m’è noto il resto.
1420Onoria ti prevenne; il tutto intesi.
 S’altro a dirmi non hai,
 torno alla mia prigion; seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quanto offrirti vogl’io.
 EZIO
                                           Lo so; mel disse
1425che la mia libertà, che ’l primo affetto,
 che l’amistà d’Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA VI
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L’alma s’agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
1430Ti sorprende l’offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l’affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d’esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
1435Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co’ suoi timori intorno.
 EZIO
1440Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E ’l soffro?)
 FULVIA
                          (Aimè!)
 VALENTINIANO
                                            Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
1445(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m’ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah! Prima
1450lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                (Che veggio!)
 MASSIMO
                                           (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                  Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
1455no che un reo non avrebbe. Ezio, mi pento
 del mio rigore; emenderanno i doni
 l’ingiuste offese de’ sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
1460ch’io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Omai t’affretta.
 Impaziente attende
1465Roma di rivederti; a lei ti mostra;
 dilegua il suo timor. Tempo non manca
 a’ reciprochi segni
 d’affetto, d’amistà.
 EZIO
                                     Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e tanto dono...
 VALENTINIANO
1470Ezio, va’ pur; conoscerai qual sono.
 EZIO
 
    Se la mia vita
 dono è d’Augusto,
 il freddo Scita,
 l’Etiope adusto
1475al piè di Cesare
 piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
1480nuovi sudori,
 saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 (Va’ pur, te n’avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca, il ciel ti renda
1485quella felicità che rendi a noi.
 I benefizi tuoi
 sempre rammenterò. Lascia che intanto
 su quell’augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No, Fulvia; attendi prima
1490che sia compito il dono; ancor non sai
 quanto ogni voto avanza,
 quanto il dono è maggior di tua speranza.
 MASSIMO
 Cesare, che facesti? Ah! Questa volta
 t’ingannò la pietade.
 VALENTINIANO
                                        E pur vedrai
1495che giova la pietà, ch’io non errai.
 Ogni cura, ogni tema
 terminata sarà.
 MASSIMO
                               Qual pace acquisti,
 se torna in libertà?
 
 SCENA VIII
 
 VARO e detti
 
 VALENTINIANO
                                      Varo, eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno;
1500Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l’attesero i miei fidi; ei venne e prima
 che potesse temerne, il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro.
 MASSIMO
 (Oh sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                             Oh dio! Mi moro. (Si appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 VALENTINIANO
1505Corri, l’esangue spoglia
 nascondi ad ogni sguardo; ignota resti
 d’Ezio la morte ad ogni suo seguace.
 VARO
 Sarà legge il tuo cenno. (Parte)
 VALENTINIANO
                                              E Fulvia tace?
 Ora è tempo che parli; e perché mai
1510generoso monarca or non mi dice?
 FULVIA
 Ah tiranno! Io vorrei... Sposo infelice! (Come sopra)
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia, o signor.
 
 SCENA IX
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                               Liete novelle, Augusto.
 VALENTINIANO
 Che reca Onoria? Il volto suo ridente
1515felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L’empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
 Nelle tue stanze?
 ONORIA
                                  Sì. Da te ferito
1520la scorsa notte ivi s’ascose. Intesi
 dal labbro suo ch’Ezio è innocente. Augusto,
 non mentisce chi more.
 VALENTINIANO
                                              E l’alma rea,
 che gli commise il colpo,
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse; «È quella
1525che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 VALENTINIANO
                                              Ma il nome?
 ONORIA
                                                                       Emilio
 a dirlo si accingea; tutta sui labbri
 l’anima fuggitiva egli raccolse;
 ma l’estremo sospiro il nome involse.
 VALENTINIANO
1530Oh sventura!
 MASSIMO
                           (Oh periglio!)
 FULVIA
                                                       Or di’, tiranno, (A Valentiniano)
 s’era infido il mio sposo?
 Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita,
 empio, gli renderà?
 ONORIA
                                       Fulvia, che dici?
1535Ezio morì!
 FULVIA
                       Sì, principessa; ah! fuggi
 dal barbaro germano; egli è una fiera
 che si pasce di sangue
 e di sangue innocente. Ognun si guardi,
 egli ha vinto i rimorsi, orror non sente
1540della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi; io lo conosco, errai;
 ma di pietà son degno
1545più che d’accuse. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
 cercherò il traditor, s’io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? Il tuo pensiero
 il passato raccolga e non si scordi
1550di Massimo la sposa, i folli amori,
 l’insidiata onestà.
 MASSIMO
                                   (Come salvarmi!)
 VALENTINIANO
 E dovrò figurarmi
 che i benefizi miei meno ei rammenti
 che un giovanil trasporto?
 ONORIA
                                                  E ancor non sai
1555che l’offensore obblia
 ma non l’offeso i ricevuti oltraggi?
 FULVIA
 (Ecco il padre in periglio).
 VALENTINIANO
                                                   Ah! Che purtroppo
 tu dici il ver; ma che farò?
 ONORIA
                                                   Consigli
 or pretendi da me? Se fosti solo
1560a fabbricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno. (Parte)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Cesare, alla mia fede
 troppo ingrato sei tu, se ne sospetti.
 VALENTINIANO
 Ah! Che d’Onoria ai detti
1565dal mio sonno io mi desto.
 Massimo, di scolparti il tempo è questo.
 Finché il reo non si trova,
 il reo ti crederò.
 MASSIMO
                                Perché? Qual fallo?
 Sol perché Onoria il dice?...
1570Che ingiustizia è la tua!...
 FULVIA
                                                 (Padre infelice!)
 VALENTINIANO
 Giusto è il timor. Disse morendo Emilio
 che ’l traditor m’è caro,
 che io l’offesi in amor; tutto conviene,
 Massimo, a te. Se tu innocente sei,
1575pensa a provarlo; assicurarmi intanto
 di te vogl’io.
 FULVIA
                          (M’assista il ciel).
 VALENTINIANO
                                                            Qual altro
 insidiar mi potea?
 Olà.
 FULVIA
            Barbaro, ascolta; io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
1580la morte tua; quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
 Io, perfido, son quella
 che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte. Ah! Se nemici
1585non eran gli astri a’ desideri miei,
 vendicata sarei,
 regnarebbe il mio sposo; il mondo e Roma
 non gemerebbe oppressa
 da un cor tiranno e da una destra imbelle.