La favola de’ tre gobbi, libretto, Milano, Malatesta, 1750

1400   Ma se quel cor superbo
 l’istesso ancor sarà,
 vi lascio in libertà
 sdegni dell’alma.
 
 SCENA IV
 
 MASSIMO e detto
 
 MASSIMO
 Signor, tutto sedai; d’Ezio la morte
1405a tuo piacere affretta.
 Roma t’applaude, ogni fedel l’aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi, mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli esempi altrui
1410seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T’accheta, Ezio già viene.
 
 SCENA V
 
 EZIO incatenato esce dai cancelli e detti
 
 MASSIMO
 Chi mai lo consigliò!
 EZIO
                                        Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d’incamminarmi ad un supplicio ingiusto
1415ma n’incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio, fra noi
 più d’odio non si parli. Io vengo amico,
 il mio rigor detesto
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m’è noto il resto.
1420Onoria ti prevenne, il tutto intesi;
 s’altro a dirmi non hai
 torno alla mia prigion, seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quanto offrirti vogl’io.
 EZIO
                                           Lo so, mel disse
1425che la mia libertà, che il primo affetto,
 che l’amistà d’Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA VI
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L’alma s’agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
1430Ti sorprende l’offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai ma temi invano;
 la promisi, l’affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d’esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
1435Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar. Tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co’ suoi timori intorno.
 EZIO
1440Addio mia vita, alla prigione io torno.
 VALENTINIANO
 (E il soffro?) (A Fulvia)
 FULVIA
                            (Ahimè.)
 VALENTINIANO
                                                Senti; e lasciar tu vuoi (Ad Ezio)
 ostinato a tacer Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
1445(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m’ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo come tu sei debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà custodi.
 FULVIA
                                                    Ah prima
1450lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come!
 FULVIA
                (Che veggio!)
 MASSIMO
                                           (O stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
1455no che un reo non avrebbe. Ezio, mi pento
 del mio rigore; emenderanno i doni
 l’ingiuste offese de’ sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
1460ch’io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò! La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Omai t’affretta.
 Impaziente attende
1465Roma di rivederti; a lei ti mostra,
 dilegua il suo timor; tempo non manca
 a’ reciprochi segni
 di affetto e d’amistà.
 EZIO
                                         Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e a tanto dono...
 VALENTINIANO
1470Ezio, va’ pur, conoscerai qual sono.
 EZIO
 
    Se la mia vita
 dono è d’Augusto,
 il freddo Scita,
 l’Etiope adusto
1475al piè di Cesare
 piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
1480nuovi sudori,
 saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 (Va’ pur, te n’avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca il ciel ti renda
1485quella felicità che rendi a noi.
 I benefici tuoi
 sempre rammenterò. Lascia che intanto
 su quella augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No, Fulvia, attendi prima
1490che sia compito il dono; ancor non sai
 quanto ogni voto avanza,
 quanto il dono è maggior di tua speranza.
 MASSIMO
 Cesare, che facesti? Ah questa volta
 t’ingannò la pietade.
 VALENTINIANO
                                        E pur vedrai
1495che giova la pietà, ch’io non errai.
 Ogni cura, ogni tema
 terminata sarà.
 MASSIMO
                               Qual pace acquisti
 se torna in libertà?
 
 SCENA VIII
 
 VARO e detti
 
 VALENTINIANO
                                      Varo eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno,
1500Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l’attesero i miei fidi, ei venne e prima
 che potesse temerne il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro.
 MASSIMO
 (O sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                          Oh dio! Mi moro. (Si appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 VALENTINIANO
1505Corri, l’esangue spoglia
 nascondi ad ogni sguardo, ignota resti
 d’Ezio la morte ad ogni suo seguace.
 VARO
 Sarà legge il tuo cenno. (Parte)
 VALENTINIANO
                                              E Fulvia tace?
 Ora è tempo che parli; e perché mai
1510generoso monarca or non mi dice?
 FULVIA
 Ah tiranno! Io vorrei... Sposo infelice! (Come sopra)
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia, o signor.
 
 SCENA IX
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                               Liete novelle Augusto.
 VALENTINIANO
 Che reca Onoria? Il volto suo ridente
1515felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L’empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
 Nelle tue stanze?
 ONORIA
                                  Sì. Da te ferito
1520la scorsa notte ivi s’ascose. Intesi
 dal labbro suo ch’Ezio è innocente; Augusto,
 non mentisce chi muore.
 VALENTINIANO
                                                E l’alma rea
 che gli commise il colpo
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
1525che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 VALENTINIANO
                                              Ma il nome?
 ONORIA
                                                                       Emilio
 a dirlo si accingea; tutta sui labbri
 l’anima fuggitiva egli raccolse
 ma l’estremo sospiro il nome involse.
 VALENTINIANO
1530O sventura!
 MASSIMO
                         (O periglio!)
 FULVIA
                                                   Or di’, tiranno, (A Valentiniano)
 s’era infido il mio sposo?
 Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita
 empio gli renderà?
 ONORIA
                                      Fulvia, che dici?
1535Ezio morì!
 FULVIA
                       Sì, principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; egli è una fiera
 che si pasce di sangue
 e di sangue innocente. Ogniun si guardi,
 egli ha vinto i rimorsi, orror non sente
1540della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi; io lo conosco, errai.
 Ma di pietà son degno
1545più che d’accuse. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
 cercherò il traditor, s’io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? Il tuo pensiero
 il passato raccolga e non si scordi
1550di Massimo la sposa, i folli amori,
 l’insidiata onestà.
 MASSIMO
                                   (Come salvarmi!)
 VALENTINIANO
 E dovrò figurarmi
 che i benefici miei meno ei rammenti
 che un giovanil trasporto?
 ONORIA
                                                  E ancor non sai
1555che l’offensore obblia
 ma non l’offeso i ricevuti oltraggi?
 FULVIA
 (Ecco il padre in periglio).
 VALENTINIANO
                                                   Ah che purtroppo
 tu dici il ver ma che farò?
 ONORIA
                                                 Consigli
 or pretendi da me? Se fosti solo
1560a fabbricarti il danno,
 solo al riparo tuo pensa, o tiranno. (Parte)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Cesare alla mia fede
 troppo ingrato sei tu, se ne sospetti.
 VALENTINIANO
 Ah che d’Onoria ai detti
1565dal mio sonno io mi desto.
 Massimo, di scolparti il tempo è questo.
 Finché il reo non si trova,
 il reo ti crederò.
 MASSIMO
                                Perché? Qual fallo?
 Sol perché Onoria il dice...
1570Che ingiustizia è la tua!...
 FULVIA
                                                 (Padre infelice!)
 VALENTINIANO
 Giusto è il timor. Disse morendo Emilio
 che il traditor m’è caro,
 che io l’offesi in amor; tutto conviene
 Massimo a te. Se tu innocente sei,
1575pensa a provarlo; assicurarmi intanto
 di te vogl’io.
 FULVIA
                          (M’assista il ciel).
 VALENTINIANO
                                                            Qual altro
 insidiar mi potea?
 Olà.
 FULVIA
            Barbaro, ascolta; io son la rea.
 Io commisi ad Emilio
1580la morte tua, quella son io che tanto
 cara ti fui per mia fatal sventura.
 Io, perfido, son quella
 che oltraggiasti in amor, quando ad Onoria
 offristi il mio consorte. Ah se nemici
1585non eran gli astri a’ desideri miei,
 vendicata sarei,
 regnarebbe il mio sposo, il mondo e Roma
 non gemerebbe oppressa
 da un cor tiranno e da una destra imbelle.
1590O sognate speranze! O avverse stelle!
 MASSIMO
 (Ingegnosa pietade!)
 VALENTINIANO
                                         Io mi confondo.
 FULVIA
 (Il genitor si salvi e pera il mondo).
 VALENTINIANO
 Tradimento sì reo pensar potesti?
 Eseguirlo? Vantarlo?
 FULVIA
                                         Ezio innocente
1595morì per colpa mia; non vuo’ che mora
 innocente per Fulvia il padre ancora.
 VALENTINIANO
 Massimo è fido almeno?
 MASSIMO
                                               Adesso, Augusto,
 colpevole son io; se quell’indegna
 tanto obbliar la fedeltà poteo,
1600nell’error della figlia il padre è reo.
 Puniscimi, assicura
 i giorni tuoi col mio morir. Potrebbe
 il naturale affetto,
 che per la prole in ogni petto eccede,
1605del padre un dì contaminar la fede.
 VALENTINIANO
 A suo piacer la sorte
 di me disponga, io m’abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
1610Nelle dubbiezze estreme
 per mancanza di speme io m’assicuro.
 
    Per tutto il timore
 perigli m’addita.
 Si perda la vita,
1615finisca il martire.
 È meglio morire
 che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se il fato nemico
1620la speme, la pace,
 l’amante, l’amico
 mi toglie in un dì. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì una volta. Io per te vivo, o figlia,
 io respiro per te. Con quanta forza
1625celai finor la tenerezza? Ah lascia,
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t’abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne padre crudel.
 MASSIMO
                                        Perché mi scacci?
 FULVIA
 Tutte le mie sventure
1630io riconosco in te. Basta ch’io seppi
 per salvarti accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
 qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
1635E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d’affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Come sopra)
 FULVIA