La favola de’ tre gobbi, libretto, Torino, Cafasso, [1750] (I tre gobbi rivali in amore)

 e fra l’ire della sorte
 va gli armenti a pascolar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Galleria di statue e specchi con sedili intorno, fra’ quali uno innanzi dalla mano destra capace di due persone. Gran balcone aperto in prospetto, dal quale vista di Roma.
 
 ONORIA e MASSIMO
 
 ONORIA
 Massimo, anch’io lo veggo, ogni ragione
 Ezio condanna. Egli è rival d’Augusto;
900al suo merto, al suo nome
 crede il mondo sogetto; e poi che giova
 mendicarne argomenti? Io stessa intesi
 le sue minacce, ecco l’effetto. E pure
 incredulo il mio core
905reo non sa figurarlo e traditore.
 MASSIMO
 Oh virtù senza pari! È questo invero
 eccesso di clemenza. E chi dovrebbe
 più di te condannarlo? Ei ti disprezza,
 ricusa quella mano
910contesa dai monarchi. Ogni altra avria...
 ONORIA
 Ah dell’ingiuria mia
 non ragionarmi più. Quella mi punse
 nel più vivo del cor. Superbo! Ingrato!
 Allor che mel rammento,
915tutto il sangue agitar, Massimo, io sento.
 Non già però ch’io l’ami o che mi spiaccia
 di non essergli sposa. Il grado offeso...
 la gloria... l’onor mio...
 son le cagioni...
 MASSIMO
                               Eh lo conosco anch’io;
920ma nol conosce ognun. Sai che si crede
 più l’altrui debolezza
 che la virtude altrui. La tua clemenza
 può comparire amor. Questo sospetto
 solo con vendicarti
925puoi dileguar. Non abborrire alfine
 una giusta vendetta;
 tanta clemenza a nuovi oltraggi alletta.
 ONORIA
 Le mie private offese ora non sono
 la maggior cura. Esaminar conviene
930del germano i perigli. Ezio s’ascolti,
 si trovi il reo; potrebbe
 esser egli innocente.
 MASSIMO
                                        È vero, e poi
 potrebbe anche pentirsi,
 la tua destra accettar...
 ONORIA
                                            La destra mia!
935Eh non tanto sé stessa Onoria oblia.
 Se fosse quel superbo
 anche signor dell’universo intero,
 non mi speri ottener; mai non fia vero.
 MASSIMO
 Or ve’ com’è ciascuno
940facile a lusingarsi! E pure ei dice
 che ha in pugno il tuo voler, che tu l’adori,
 che a suo piacer dispone
 d’Onoria innamorata,
 che s’ei vuol basta un sguardo e sei placata.
 ONORIA
945Temerario! Ah non voglio
 che lungamente il creda; al primo sposo
 che suddito non sia saprò donarmi.
 Ei vedrà se mancarmi
 possan regni e corone,
950e s’ei d’Onoria a suo piacer dispone. (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO e detti
 
 VALENTINIANO
 Onoria, non partir. Per mio riposo
 tu devi ad uno sposo
 forse poco a te caro offrir la mano;
 questi ci offese, è ver; ma il nostro stato
955assicurar dobbiamo. Ei ti richiede;
 e al pacifico invito
 acconsentir conviene.
 ONORIA
                                          (Ezio è pentito).
 M’è noto il nome suo?
 VALENTINIANO
                                           Purtroppo. Ho pena,
 germana, in proferirlo. Io dal tuo labbro
960rimproveri n’attendo; a me dirai
 ch’è un’anima superba,
 ch’è reo di poca fé, che son gli oltraggi
 troppo recenti. Io lo conosco e pure,
 rammentando i perigli,
965è forza che a tal nodo io ti consigli.
 ONORIA
 (Rifiutarlo or dovrei ma...) Senti; alfine,
 se giova alla tua pace,
 disponi del mio cor come a te piace.
 MASSIMO
 Signore, il tuo disegno
970io non intendo. Ezio t’insidia e pensi
 solamente a premiarlo?
 VALENTINIANO
 Ad Ezio io non pensai, d’Attila io parlo.
 ONORIA
 (Oh inganno!) Attila?
 MASSIMO
                                          E come!
 VALENTINIANO
 Un messaggier di lui
975me ne recò pur ora
 la richiesta in un foglio. È questo un segno
 che ’l suo fasto mancò. Non è l’offerta
 vergognosa per te. Stringi uno sposo
 a cui servono i re. Barbaro, è vero,
980ma che può raddolcito
 dal tuo nobile amore
 la barbarie cangiar tutta in valore.
 ONORIA
 Ezio sa la richiesta?
 VALENTINIANO
                                       E che? Degg’io
 consigliarmi con lui? Questo a che giova?
 ONORIA
985Giova per avvilirlo e perché meno
 necessario si creda.
 Giova perché s’avveda
 che al popolo romano
 utile più d’ogni altra è questa mano.
 VALENTINIANO
990Egli il saprà; ma intanto
 posso del tuo consenso
 Attila assicurar?
 ONORIA
                                 No; prima io voglio
 vederti salvo. Il traditor si cerchi.
 Ezio favelli e poi
995Onoria spiegherà gli affetti suoi.
 
    Finché per te mi palpita
 timido in petto il cor,
 accendersi d’amor
 non sa quest’alma.
 
1000   Nell’amorosa face
 qual pace ho da sperar,
 se comincio ad amar
 priva di calma. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 VALENTINIANO e MASSIMO
 
 VALENTINIANO
 Olà, qui si conduca (Esce una comparsa, quale ricevuto l’ordine parte)
1005il prigionier. Ne’ miei timori io cerco
 da te consiglio. Assicurarmi in parte
 potrà d’Attila il nodo?
 MASSIMO
                                           Anzi ti espone
 a periglio maggior. Cerca il nemico
 sopir la cura tua, fingersi umano,
1010avvicinarsi a te; chi sa che ad Ezio
 non sia congiunto. Il temerario colpo
 gran certezza suppone; e poi t’è noto
 che ad Attila già vinto Ezio alla fuga
 lasciò libero il passo e a te dovea
1015condurlo prigioniero;
 ma non volle e potea.
 VALENTINIANO
                                         Purtroppo è vero.
 
 SCENA XII
 
 FULVIA e detti
 
 FULVIA
 Augusto, ah rassicura
 i miei timori. È il traditor palese?
 È in salvo la tua vita?
 VALENTINIANO
                                          E Fulvia ha tanta
1020cura di me?
 FULVIA
                         Puoi dubitarne? Adoro
 in Cesare un amante a cui fra poco
 con soave catena
 annodarmi dovrò. (So dirlo appena).
 MASSIMO
 (Simula o dice il ver?)
 VALENTINIANO
                                            Se il mio periglio
1025amorosa pietà ti desta in seno,
 grata al mio cor la sicurezza è meno.
 Ma potrò lusingarmi
 della tua fedeltà?
 FULVIA
                                  Per finch’io viva,
 de’ miei teneri affetti avrai l’impero.
1030(Ezio, perdona).
 MASSIMO
                                 (Io non comprendo il vero).
 VALENTINIANO
 Ah se d’Ezio non era
 la fellonia, saresti già mia sposa.
 Ma cara alla sua vita
 costerà la tardanza.
 FULVIA
                                      Il gran delitto
1035dovresti vendicar. Ma chi dall’ira
 del popolo che l’ama
 assicurar ci può? Pensaci, Augusto.
 Per te dubbia mi rendo.
 VALENTINIANO
 Questo sol mi trattiene.
 MASSIMO
                                              (Or Fulvia intendo).
 FULVIA
1040E se fosse innocente? Eccoti privo
 d’un gran sostegno, eccoti esposto ai colpi
 d’ignoto traditore,
 eccoti in odio... Ah mi si agghiaccia il core.
 VALENTINIANO
 Volesse il ciel che reo non fosse. Ei viene
1045qui per mio cenno.
 FULVIA
                                      (Ah che farò!)
 VALENTINIANO
                                                                  Vedrai
 ne’ suoi detti qual è.
 FULVIA
                                        Lascia ch’io parta.
 Col suo giudice solo
 meglio il reo parlerà.
 VALENTINIANO
                                         No, resta.
 MASSIMO
                                                             Augusto,
 Ezio qui giunge. (Vedendo venire Ezio)
 FULVIA
                                  (Oh dio!)
 VALENTINIANO
1050T’assidi al fianco mio. (A Fulvia)
 FULVIA
 Come! Suddita io sono e tu vorrai...
 VALENTINIANO
 Suddita non è mai
 chi ha vassallo il monarca.
 FULVIA
                                                  Ah non conviene...
 VALENTINIANO
 Non più, comincia ad avvezzarti al trono.
1055Siedi.
 FULVIA
               Ubbidisco. (In qual cimento io sono!) (Siede alla destra di Valentiniano)
 
 SCENA XIII
 
 EZIO disarmato e detti
 
 EZIO
 (Stelle, che miro! In Fulvia (Nell’uscire vedendo Fulvia, si ferma)
 come tanta incostanza!)
 FULVIA
 (Resisti, anima mia).
 VALENTINIANO
                                          Duce t’avanza.
 EZIO
 Il giudice qual è? Pende il mio fato
1060da Cesare o da Fulvia?
 VALENTINIANO
                                            E Fulvia ed io
 siamo un giudice solo; ella è sovrana
 or che in lacci di sposo a lei mi stringo.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo).
 VALENTINIANO
 Ezio, m’ascolta; e a moderare impara
1065per poco almeno il naturale orgoglio
 che giovarti non può. Qui si cospira
 contro di me; del tradimento autore
 ti crede ognun; di fellonia t’accusa
 il rifiuto d’Onoria, il troppo fasto
1070delle vittorie tue, l’aperto scampo
 ad Attila permesso, il tuo geloso
 e temerario amor, le tue minacce
 di cui tu sai che testimonio io sono.
 Pensa a scolparti o a meritar perdono.
 MASSIMO
1075(Sorte, non mi tradir).
 EZIO
                                            Cesare, invero
 ingegnoso è il pretesto. Ove s’asconde
 costui che t’assalì? Chi dell’insidia
 autor mi afferma? Accusator tu sei
 del figurato eccesso,
1080giudice e testimonio a un tempo istesso.
 FULVIA
 (Oh dio! Si perde).
 VALENTINIANO
                                      (E soffrirò l’altero?)
 EZIO
 Ma il delitto sia vero;
 perché si oppone a me? Perché d’Onoria
 la destra ricusai? Dunque ad Augusto
1085serbai la libertà col mio sudore
 perché a me la togliesse anche in amore?
 È d’Attila la fuga
 che mi convince reo? Dunque io dovea
 Attila imprigionar, perché d’Europa
1090tutte le forze e l’armi
 senza il timor che le congiunge a noi
 si volgessero poi contro l’impero?
 Cerca per queste imprese altro guerriero.
 Son reo perché conosco
1095qual io mi sia, perché di me ragiono;
 l’alme vili a sé stesse ignote sono.
 FULVIA
 (Partir potessi).
 VALENTINIANO
                                Un nuovo fallo è questa
 temeraria difesa. Altro t’avanza
 per tua discolpa ancor?
 EZIO
                                             Dissi abbastanza.
1100Cesare, non curarti
 tutto il resto ascoltar ch’io dir potrei.
 VALENTINIANO
 Che diresti?
 EZIO
                          Direi
 che produce un tiranno
 chi solleva un ingrato. Anche ai sovrani
1105direi che desta invidia
 de’ sudditi il valor, che a te dispiace
 d’essermi debitor, che tu paventi
 in me que’ tradimenti
 che sai di meritar quando mi privi
1110d’un cor...
 VALENTINIANO
                      Superbo, a questo eccesso arrivi?
 FULVIA
 (Aimè!)
 VALENTINIANO
                   Punir saprò...
 FULVIA
                                              Soffri, se m’ami,
 che Fulvia parta; i vostri sdegni irrita (S’alza)
 l’aspetto mio.
 VALENTINIANO
                            No, non partir. Tu scorgi
 che mi sdegno a ragion. Siedi e vedrai
1115come un reo pertinace
 a convincer m’accingo.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo). (Torna a sedere)
 MASSIMO
 (Tutto finor mi giova).
 VALENTINIANO
                                            Ezio, tu sei
 d’ogni colpa innocente. Invido Augusto
1120di cotesta tua gloria il tutto ha finto.
 Solo un giudicio io chiedo
 dall’eccelsa tua mente. Al suo sovrano
 contrastando la sposa,
 il suddito è ribelle?
 EZIO
                                      E al suo vassallo
1125che ’l prevenne in amor, quando la tolga,
 il sovrano è tiranno?
 VALENTINIANO
                                        A quel che dici
 dunque Fulvia t’amò!
 FULVIA
                                          (Che pena!)
 VALENTINIANO
                                                                   A lui
 togli, o cara, un inganno e di’ s’io fui
 il tuo foco primiero,
1130se l’ultimo sarò; spiegalo.
 FULVIA
                                                 È vero. (A Valentiniano)
 EZIO
 Ah perfida, ah spergiura! A questo colpo
 manca la mia costanza.
 VALENTINIANO
 Vedi se t’ingannò la tua speranza. (Ad Ezio)
 EZIO
 Non trionfar di me; troppo ti fidi
1135d’una donna incostante. A lei la cura
 lascio di vendicarmi; io mi lusingo
 che ’l proverai.
 FULVIA
                              (Né posso dir che fingo).
 MASSIMO
 (E Fulvia non si perde!)
 EZIO
                                               In questo stato
 non conosco me stesso. In faccia a lei (Fulvia cava il fazzoletto)
1140mi si divide il cor. Pena maggiore,
 Massimo, da che nacqui io non provai.
 FULVIA
 (Io mi sento morir). (S’alza piangendo e vuol partire)
 VALENTINIANO
                                         Fulvia, che fai?
 FULVIA
 Voglio partir, che a tanti ingiusti oltraggi
 più non resisto.
 VALENTINIANO
                                Anzi t’arresta e siegui
1145a punirlo così.
 FULVIA
                             No, te ne priego,
 lascia ch’io vada.
 VALENTINIANO
                                  Io nol consento. Afferma
 per mio piacer di nuovo
 che sospiri per me, ch’io ti son caro,
 che godi alle sue pene.
 FULVIA
1150Ma se vero non è, s’egli è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Che dici?
 MASSIMO
                     (Aimè!)
 EZIO
                                       Respiro.
 FULVIA
                                                         E sino a quando
 dissimular dovrò? Finsi finora,
 Cesare, per placarti. Ezio innocente
 salvar credei; per lui mi struggo; e sappi
1155ch’io non t’amo da vero e non t’amai.
 E se i miei labbri mai
 ch’io t’amo a te diranno,
 non mi credere, Augusto, allor t’inganno.