La favola de’ tre gobbi, libretto, Torino, Olzati, 1757

 che mi convince reo? Dunque io dovea
 Attila imprigionar, perché d’Europa
 tutte le forze e l’armi
715senza il timor che le congiunge a noi
 si volgessero poi contro l’impero?
 Cerca per queste imprese altro guerriero.
 Son reo perché conosco
 qual io mi sia, perché di me ragiono;
720l’alme vili a sé stesse ignote sono.
 FULVIA
 (Partir potessi!)
 VALENTINIANO
                                 Un nuovo fallo è questa
 temeraria difesa. Altro ti avanza
 per tua discolpa ancor?
 EZIO
                                             Dissi abbastanza.
 Cesare, non curarti
725tutto il resto ascoltar ch’io dir potrei...
 VALENTINIANO
 Che diresti?
 EZIO
                          Direi
 che produce un tiranno
 chi solleva un ingrato. Anche ai sovrani
 direi che desta invidia
730de’ sudditi il valor, che a te dispiace
 d’essermi debitor, che tu paventi
 in me que’ tradimenti
 che sai di meritar quando mi privi
 d’un cor...
 VALENTINIANO
                      Superbo, a questo eccesso arrivi?
 FULVIA
735(Ahimè!)
 VALENTINIANO
                     Punir saprò...
 FULVIA
                                                Soffri, se m’ami,
 che Fulvia parta. (S’alza) I vostri sdegni irrita
 l’aspetto mio.
 VALENTINIANO
                            No, non partir. Tu scorgi
 che mi sdegno a ragion. Siedi e vedrai
 come un reo pertinace
740a convincer m’accingo.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo!). (Torna a sedere)
 MASSIMO
 (Tutto finor mi giova).
 VALENTINIANO
                                            Ezio, tu sei
 d’ogni colpa innocente. Invido Augusto
 di cotesta tua gloria il tutto ha finto.
745Solo un giudizio io chiedo
 dall’eccelsa tua mente. Al suo sovrano
 contrastando la sposa,
 il suddito è ribelle?
 EZIO
                                      E al suo vassallo
 che il prevenne in amor, quando la tolga,
750il sovrano è tiranno?
 VALENTINIANO
                                        A quel che dici
 dunque Fulvia ti amò!
 FULVIA
                                            (Che pena!)
 VALENTINIANO
                                                                     A lui
 togli, o cara, un inganno e di’ s’io fui
 il tuo foco primiero,
 se l’ultimo sarò; spiegalo.
 FULVIA
                                                 È vero. (A Valentiniano)
 EZIO
755Ah perfida, ah spergiura! A questo colpo
 manca la mia constanza.
 VALENTINIANO
 Vedi se t’ingannò la tua speranza. (Ad Ezio)
 EZIO
 Non trionfar di me; troppo ti fidi
 d’una donna incostante. In faccia a lei (Fulvia cava il fazzoletto)
760mi si divide il cor. Pena maggiore,
 Massimo, da che nacqui io non provai.
 FULVIA
 (Io mi sento morir). (S’alza piangendo e vuol partire)
 VALENTINIANO
                                         Fulvia, che fai?
 FULVIA
 Lascia ch’io vada.
 VALENTINIANO
                                   Io nol consento. Afferma
 per mio piacer di nuovo
765che sospiri per me, ch’io ti son caro,
 che godi alle sue pene.
 FULVIA
 Ma se vero non è, s’egli è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Che dici?
 MASSIMO
                     (Aimè!)
 EZIO
                                       Respiro.
 FULVIA
                                                         E fino a quando
 dissimular dovrò? Finsi finora,
770Cesare, per placarti. Ezio innocente
 salvar credei; per lui mi struggo; e sappi
 ch’io non t’amo da vero e non t’amai.
 E se i miei labbri mai
 ch’io t’amo a te diranno,
775non mi credere, Augusto, allor t’inganno.
 EZIO
 Oh cari accenti!
 VALENTINIANO
                                Ove son io! Che ascolto!
 Qual ardir! Qual baldanza!
 EZIO
 Vedi se t’ingannò la tua speranza. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Ah temerario! Ah ingrata! (A Fulvia)
 MASSIMO
                                                   E dove mai
780imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti?
 Ah perfida! Chi mai, chi ti consiglia?
 Perché simile a me non è mia figlia! (Parte)
 VALENTINIANO
 Custodi olà, toglietemi d’innanzi
785qual traditor. Nel carcere più orrendo,
 serbatelo al mio sdegno.
 EZIO
 Il tuo furor del mio trionfo è segno.
 
    Per quel vago ciglio
 contento morrò.
 FULVIA
790Non ho più consiglio
 temer più non so.
 VALENTINIANO
 Ah perfido... Ah ingrata...
 dovrete temer.
 FULVIA
 (Ah sorte spietata!
795Io perdo il mio ben)
 EZIO
 (Ah solo per lei
 mi palpita il sen)
 VALENTINIANO
 Io fremo... vorrei...
 che oltraggi, che inganni!
 A TRE
800(Ah cieli tiranni!)
 Conosco gli effetti
 del vostro poter).
 EZIO
 Mia cara perdono
 FULVIA
 Mia vita, che dici?
 VALENTINIANO
805Vedrete chi sono.
 A TRE
 (De’ giorni felici
 ahi, come in un punto
 disparve il seren!)
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni. Guardie a vista su la porta di detti cancelli.
 
 VALENTINIANO ED ONORIA
 
 VALENTINIANO
 E ben da quel superbo
810che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi. Il traditor si fida
 nell’aura popolar. Vuo’ che s’uccida.
 ONORIA
 Meglio ci pensa; Ezio è peggior nemico
 forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
815Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
 Ezio, per quel ch’io vedo,
 è debole in amor; per questa parte
820assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
 Offrila all’amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Oh dio!
 ONORIA
                  Sappi che amante
 io sono al par di te, né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma mia: per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
825Non più, Fulvia m’invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
 che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro.
 ONORIA
 Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
830pur è qualche piacer, non esser solo. (Parte)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO, indi VARO
 
 VALENTINIANO
 Olà, Varo si chiami. A questo eccesso (Una comparsa esce e parte )
 della clemenza mia se il reo non cede,
 un momento di vita
 più lasciargli non vuo’.
 VARO
                                            Cesare.
 VALENTINIANO
                                                            Ascolta.
835Disponi i tuoi più fidi
 di questo loco in su l’oscuro ingresso.
 E se al mio fianco appresso
 Ezio non è, s’io non gli son di guida,
 quando uscir lo vedrai, fa’ che s’uccida.
 VARO
840Ubbidirò. Ma sai
 qual tumulto destò d’Ezio l’arresto?
 VALENTINIANO
 Tutto m’è noto; a questo
 già Massimo provede.
 VARO
                                           È ver, ma temo...
 VALENTINIANO
 Eh taci; adempi il cenno e fa’ che il colpo
845cautamente succeda.
 Udisti?
 VARO
                 Intesi. (Parte)
 VALENTINIANO
                                Il prigionier qui rieda. (Alle guardie de’ cancelli)
 Tacete, o sdegni miei! L’odio sepolto
 resti nel cor, non comparisca in volto.
 
 SCENA III
 
 MASSIMO e detti, poi EZIO con catene
 
 MASSIMO
 Signor, tutto sedai. D’Ezio la morte
850a tuo piacere affretta.
 Roma t’applaude, ogni fedel l’aspetta.
 VALENTINIANO
 Ma che vuoi? Mi si dice
 che un barbaro, che un empio,
 che un incauto son io. Gli essempi altrui
855seguitar mi conviene.
 MASSIMO
 Come? Perché?
 VALENTINIANO
                                T’accheta; Ezio già viene.
 MASSIMO
 (Chi mai lo consigliò!)
 EZIO
                                            Dal carcer mio
 richiamato io credei
 d’incaminarmi ad un supplicio ingiusto;
860ma n’incontro un peggior, rivedo Augusto.
 VALENTINIANO
 (Che audace!) Ezio, fra noi
 più d’odio non si parli. Io vengo amico;
 il mio rigor detesto;
 e voglio...
 EZIO
                     Io so che vuoi, m’è noto il resto.
865Onoria ti prevenne; il tutto intesi.
 S’altro a dirmi non hai,
 torno alla mia prigion; seco parlai.
 VALENTINIANO
 Non potea dirti Onoria
 quanto offrirti vogl’io.
 EZIO
                                           Lo so, mel disse
870che la mia libertà, che il primo affetto,
 che l’amistà di Augusto i doni sono.
 VALENTINIANO
 Ma non disse il maggior.
 
 SCENA IV
 
 FULVIA e detti
 
 VALENTINIANO
                                                Vedi qual dono. (Accennando Fulvia)
 EZIO
 Fulvia!
 MASSIMO
                 (Che mai sarà? L’alma s’agghiaccia).
 FULVIA
 Da Fulvia che si vuol?
 VALENTINIANO
                                           Che ascolti e taccia.
875Ti sorprende l’offerta. Ella è sì grande (Ad Ezio)
 che crederla non sai; ma temi invano.
 La promisi, l’affermo, ecco la mano.
 EZIO
 A qual prezzo però mi si concede
 d’esserne possessor?
 VALENTINIANO
                                         Poco si chiede.
880Tu sei reo per amor; chi visse amante
 facilmente ti scusa. Altro non bramo
 che un ingenuo parlar; tutto il disegno
 svelami, te ne priego, acciò non viva
 Cesare più co’ suoi timori intorno.
 EZIO
885Addio mia vita, alla prigione io torno. (A Fulvia)
 VALENTINIANO
 (E il soffro?)
 FULVIA
                           (Ahimè.)
 VALENTINIANO
                                               Senti; e lasciar tu vuoi, (Ad Ezio)
 ostinato a tacer, Fulvia che tanto
 fedel ti corrisponde?
 Parla. (Né meno il traditor risponde).
 MASSIMO
890(Quanti perigli!)
 VALENTINIANO
                                  Ezio, m’ascolti? Intendi
 che parlo a te? Son tali i detti miei
 che un reo, come tu sei, debba sprezzarli?
 EZIO
 Quando parli così, meco non parli.
 VALENTINIANO
 (Eh si risolva). Olà, custodi.
 FULVIA
                                                     Ah prima
895lo sdegno tuo contro di me si volga. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Né puoi tacere? (A Fulvia) Il prigionier si sciolga. (Si tolgono le catene ad Ezio)
 EZIO
 Come?
 FULVIA
                 (Che veggio!)
 MASSIMO
                                            (Oh stelle!)
 VALENTINIANO
                                                                   Alfin conosco
 che innocente tu sei. Tanta costanza
 nel ricusar la sospirata sposa
900no che un reo non avrebbe. Ezio mi pento
 del mio rigore; emendaranno i doni
 l’ingiuste offese de’ sospetti miei.
 Vanne, Fulvia è già tua, libero or sei.
 FULVIA
 (Felice me!)
 EZIO
                          La prima volta è questa
905ch’io mi confondo e con ragion. Chi mai
 un monarca rivale a questo segno
 generoso sperò? La tua diletta
 mi cedi e non rammenti...
 VALENTINIANO
                                                  Ormai t’affretta.
 Impaziente attende
910Roma di rivederti. Tempo non manca
 ai reciprochi segni
 di affetto e d’amistà.
 EZIO
                                         Del fasto mio
 or, Cesare, arrossisco; e a tanto dono...
 VALENTINIANO
 Ezio, va’ pur; conoscerai qual sono.
 EZIO
 
915   Se la mia vita
 dono è di Augusto,
 il freddo Scita,
 l’Etiope adusto
 al piè di Cesare
920piegar farò.
 
    Perché germoglino
 per te gli allori,
 mi vedrai spargere
 nuovi sudori,
925saprò combattere,
 morir saprò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 VALENTINIANO, FULVIA e MASSIMO, poi VARO
 
 VALENTINIANO
 (Va’ pur, te n’avvedrai).
 MASSIMO
                                               (Perdo ogni speme).
 FULVIA
 Generoso monarca! Il ciel ti renda
 quella felicità che rendi a noi.
930Permettimi che intanto
 su quell’augusta mano un bacio imprima.
 VALENTINIANO
 No, Fulvia; attendi prima
 che sia compito il dono.
 MASSIMO
                                              Ah che facesti?
 Cesare, questa volta
935t’ingannò la pietà. Qual pace acquisti, (Viene Varo)
 se torna in libertà...
 VALENTINIANO
                                       Varo, eseguisti?
 VARO
 Eseguito è il tuo cenno;
 Ezio morì.
 FULVIA
                       Come! Che dici?
 VARO
                                                        Al varco (A Valentiniano)
 l’attesero i miei fidi; ei venne e prima
940che potesse temerne, il sen trafitto
 si vide, sospirò, cadde fra loro. (Parte)
 MASSIMO
 (Oh sorte inaspettata!)
 FULVIA
                                             Oh dio! Mi moro. (S’appoggia ad una scena coprendosi il volto)
 MASSIMO
 Un primo sfogo al suo dolore ingiusto
 lascia, o signor.
 
 SCENA VI
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
                               Liete novelle, Augusto.
 VALENTINIANO
945Che reca Onoria? Il volto suo ridente
 felicità promette.
 ONORIA
                                   Ezio è innocente.
 VALENTINIANO
 Come?
 ONORIA
                 Emilio parlò. L’empio ministro
 nelle mie stanze io ritrovai celato,
 già vicino a morir.
 MASSIMO
                                     (Son disperato).
 VALENTINIANO
950E l’alma rea che gli commise il colpo,
 almen ti palesò?
 ONORIA
                                 Mi disse: «È quella
 che a Cesare è più cara e che da lui
 fu oltraggiata in amor».
 FULVIA
                                              Or di’, tiranno, (A Valentiniano)
 s’era infido il mio sposo?
955Se fu giusto il punirlo? Or che mi giova
 che tu il pianga innocente? Or chi la vita,
 empio, gli renderà?
 ONORIA
                                       Fulvia, che dici?
 Ezio morì?
 FULVIA
                        Sì, principessa; ah fuggi
 dal barbaro germano; orror non sente
960della sua crudeltà, gloria non cura;
 pur la tua vita, Onoria, è mal sicura.
 ONORIA
 Ah inumano! E potesti...
 VALENTINIANO
                                               Onoria, oh dio!
 Non insultarmi. Il mio timor consiglia.
 Son questi i miei più cari; in qual di loro
965cercarò il traditor, s’io non gli offesi?
 ONORIA
 Chi mai non offendesti? E non rammenti
 di Massimo la sposa, i folli amori,
 l’insidiata onestade?
 VALENTINIANO
                                         Ah che purtroppo
 tu dici il ver ma che farò?
 ONORIA
                                                 Consigli