La favola de’ tre gobbi, libretto, Venezia, Occhi, [1756] (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 FULVIA
 
                                   Mio ben, deh, senti...
 
 EZIO
 
 Spiega pur quei cari accenti.
 
 FULVIA
 
 Non mi posso ohimè spiegar.
 
 A DUE
 
    Ah! Chi mai più gravi affanni
390ha sofferto nell’amar!
 Questo è il frutto, o ingiusti dei...
 
 FULVIA
 
 Del mio amor.
 
 EZIO
 
                              De’ miei trofei.
 
 A DUE
 
           resto
 Io  qui                a palpitar.
           torno
 
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Portici con groteschi, in fondo vista degli orti palatini.
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Qual silenzio è mai questo! È tutto in pace
395l’imperiale albergo; in Oriente
 rosseggia il nuovo giorno;
 e pure ancor d’intorno
 suon di voci non odo, alcun non miro!
 Dovrebbe pure Emilio
400aver compito il colpo. Ei mi promise
 nel tiranno punir tutti i miei torti
 e pigro...
 FULVIA
                    Ah genitor!
 MASSIMO
                                           Figlia, che porti?
 FULVIA
 Che mai facesti!
 MASSIMO
                                 Io nulla feci.
 FULVIA
                                                          Oh dio!
 Fu Cesare assalito. Io già comprendo
405donde nasce il pensier. Padre, tu sei
 che spingi a vendicarti
 la man che l’assalì.
 MASSIMO
 Ma Cesare morì?
 FULVIA
                                   Pensa a salvarti.
 Già di guerrieri e d’armi
410tutto il soggiorno è cinto.
 MASSIMO
 Dimmi, se vive o se rimase estinto.
 FULVIA
 Nol so; nulla di certo
 compresi nel timor.
 MASSIMO
                                       Sei pur codarda.
 Vado a chiederlo io stesso. (In atto di partire s’incontra in Valentiniano)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO senza manto e senza lauro, con spada nuda, seguito di pretoriani e detti
 
 VALENTINIANO
415Ogni via custodite ed ogni ingresso. (Parlando ad alcuni di essi che partono)
 MASSIMO
 (Egli vive! O destin!)
 VALENTINIANO
                                          Massimo, Fulvia,
 chi creduto l’avria?
 MASSIMO
                                      Signor, che avvenne?
 VALENTINIANO
 Ah maggior fellonia mai non s’intese!
 FULVIA
 (Misero genitor!)
 MASSIMO
                                   (Tutto comprese).
 VALENTINIANO
420Di chi deggio fidarmi? I miei più cari
 m’insidiano la vita.
 MASSIMO
 (Ardir). Come? E potrebbe
 un’anima sì rea trovarsi mai?
 VALENTINIANO
 Massimo, e pur si trova e tu lo sai.
 MASSIMO
425Io?
 VALENTINIANO
          Sì, ma il ciel difende
 le vite de’ monarchi. Emilio invano
 trafiggermi sperò; nel sonno immerso
 credea trovarmi e s’ingannò. L’intesi
 del mio notturno albergo
430l’ingresso penetrare. Ai dubbi passi,
 al tentar delle piume
 previdi un tradimento. In piè balzai,
 strinsi un acciar; contro il felon che fugge
 fra l’ombre i colpi affretto; accorse al grido
435stuol di custodi e delle aperte logge
 mi veggo al lume inaspettato e nuovo
 sanguigno il ferro, il traditor non trovo.
 MASSIMO
 Fors’Emilio non fu.
 VALENTINIANO
                                      La nota voce
 ben riconobbi al grido, onde si dolse
440allor che lo piagai.
 MASSIMO
                                    Ma per qual fine
 un tuo servo arrischiarsi al colpo indegno?
 VALENTINIANO
 Il servo lo tentò, d’altri è il disegno.
 FULVIA
 (Oh dio!)
 MASSIMO
                     Lascia ch’io vada
 in traccia del fellon.
 VALENTINIANO
                                       Cura è di Varo.
445Tu non partire.
 MASSIMO
                               (Ah son perduto!) Io forse
 meglio di lui potrò...
 VALENTINIANO
                                        Massimo, amico,
 non lasciarmi così; se tu mi lasci,
 donde spero consiglio e donde aita?
 MASSIMO
 T’ubbidisco. (Io respiro).
 FULVIA
                                                 (Io torno in vita).
 MASSIMO
450Ma chi del tradimento
 tu credi autor?
 VALENTINIANO
                              Puoi dubitarne? In esso
 Ezio non riconosci? Ah se mai posso
 convincerlo abbastanza, i giorni suoi
 l’error mi pagheranno.
 FULVIA
455(Mancava all’alma mia quest’altro affanno).
 MASSIMO
 Io non so figurarmi
 in Ezio un traditore.
 È ben ver che l’amore,