Il mondo della luna, libretto, Torino, Avondo, 1760

525   Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà,
530cara, cara libertà.
 
 AURORA
 Incostanza non chiamo,
 se acquistar più vassalli io cerco e bramo.
 Nostro poter, nostra beltà risplende
 quando più adoratori
535ci recano in tributo i loro cuori.
 E se libere siamo,
 libere amar potiam chi noi vogliamo.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 
 CINTIA
540Ma usurpar non si deve
 i dritti altrui. Ma colle smorfie e i vezzi
 gl’uomini non si fanno cascar morti,
 per far alle compagne insulti e torti.
 Faccia ognuna a suo senno;
545ognuna si conduca come vuole
 finché la libertà goder si puole.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 
 TULLIA
 Il diverso parer, che nelle varie
550nostre menti risulta,
 pensar mi fa che utile più saria
 introdurre fra noi la monarchia.
 D’una sola il governo
 far si potrebbe eterno e in questa guisa,
555se una femmina sola impera e regge,
 tutti avran d’osservar la stessa legge.
 CINTIA
 Non mi spiace il pensier; ma chi di noi
 esser atta potria
 a sostener la nuova monarchia?
 TULLIA
560Quella ch’ha più giudizio,
 quella ch’ha più consiglio,
 che sa con più prudenza
 il rigor porre in uso e la clemenza.
 AURORA
 L’imperio si conviene
565a femmina che sappia
 con dolci di pietà soavi frutti
 in catene tener gli uomini tutti.
 CINTIA
 Anzi a colei che fiera
 sul femminile soglio
570degli uomini frenar sappia l’orgoglio.
 TULLIA
 Facciam così, ciascuna
 si proponga di noi; ciascuna a’ voti
 il proprio nome esponga e il trono eccelso
 indi a quella si dia
575che da’ voti maggiori eletta sia.
 CINTIA
 Io l’accordo.
 AURORA
                         Io l’accetto.
 TULLIA
                                                A noi si porga
 l’urna e i lupini; ed io, poiché la prima
 fui a proporre il nobile progetto,
 prima m’espongo e i vostri voti aspetto.
 CORO (Le donne ballottano e poi si apre il bossolo)
 
580   Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Tullia, mi spiace assai.
 Ora il pensier comun vi sarà noto.
585Voi non avete avuto neanche un voto.
 TULLIA
 Ingratissime donne,
 l’invidia è il vostro nume
 e la vana ambizion vostro costume.
 AURORA
 Or si esponga il mio nome
590e vederete come
 meglio stimata io sia
 in virtù della dolce cortesia.
 CORO (Ballottano per Aurora)
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
595o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Ohimè, signora Aurora,
 m’incresce il vostro duolo,
 voi non avete neanche un voto solo.
 AURORA
 Comprendo la malizia,
600per cui fatta mi vien questa ingiustizia.
 CINTIA
 Presto, presto, finiamola,
 vuo’ ballottare anch’io;
 (questa volta senz’altro il regno è mio).
 CORO
 
    Non so se meglio sia
605per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 AURORA
 Signora Cintia cara,
 per voi non si dà voto;
 il bossolo del sì per voi è vuoto.
 CINTIA
610Femmine sconsigliate,
 è un torto manifesto che mi fate.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara cara libertà.
 
 TULLIA
 Per quello che si vede e che si sente,
615niuna donna acconsente
 all’altra star soggetta;
 a ognuna piace il comandar sovrano
 e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
 (Procurerò con l’arte
620il dominio ottenere).
 CINTIA
                                         (A lor dispetto
 il regno occuperò).
 TULLIA
                                     (Con l’arte usata,
 senza mostrar orgoglio,
 giungerò forse ad occupar il soglio).
 Or si sciolga il consiglio;
625vada ciascuna a esercitar l’impero
 sopra i vassalli suoi
 e libero il regnar resta fra noi.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
630Bel piacere, bel godere
 che contento al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà. (Tutte partono fuorché Tullia)
 
 SCENA II
 
 TULLIA sola
 
 TULLIA
 Com’è possibil mai
635che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo,
 quando siamo due donne in un albergo?
 Prevedo che non molto
 questo debba durar dominio nostro.
640Ma pria ch’ei ci fia tolto,
 vorrei un giorno solo
 assoluta regnar. Ah questa sete
 di comandar è naturale in noi,
 ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 
645   Fra tutti gli affetti
 d’amore e di sdegno,
 l’affetto del regno
 prevale nel core;
 la brama d’onore
650frenar non si può.
 
    Avere soggetti
 quegli uomini alteri,
 che soglion severi
 le donne trattar,
655diletto bramar
 maggiore non so.
 
 SCENA III
 
 Seno di mare che offre comodo sbarco a’ piccoli legni.
 
 RINALDINO, poi GIACINTO, poi GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 
    Queste rose porporine,
 ch’ho raccolte pel mio bene,
 sono tutte senza spine,
660come senz’amare pene
 è l’affetto ch’ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelsomino,
 che al mio ben io reco in dono,
 candidetto com’io sono,
665semplicetto, tenerino,
 s’assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tulipano
 vuo’ donarlo alla mia bella;
 qualche cosa ancora ella
670forse un dì mi donerà.
 
 A TRE
 
    Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 SCENA IV
 
 Vedesi dal mare accostarsi una barca ripiena d’uomini.
 
 RINALDINO
 Osservate, compagni, ecco un naviglio
 che verso noi s’avvanza.
675Mirate sulla prora i naviganti
 volontari venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
 è circondato dalla calamita
 che l’uomo da lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
680E questa calamita
 non è già una opinione
 ma ogni donna ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
    A terra, a terra,
 qui non vi è guerra
685ma sempre pace
 goder si può. (Nel mentre che approdano i naviganti si ode un armonioso concerto)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne, tutte armate di strali ed aste, corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne s’ode parimenti il concerto.
 
 CINTIA
 Olà, voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
 dite, venite amici ovver nemici?
 FERRAMONTE
690Amici, amici siamo. (Dalla prora della barca)
 Da voi, belle, veniamo
 a domandar favori,
 a servire e goder de’ vostri amori.
 CINTIA
 Quand’è così, scendete;
695e voi donne arrestateli
 e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti i naviganti; e segue lo stesso concerto)
 AURORA
 (Più che s’accresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
 Spiacemi che fra noi
700questi bei giovinotti
 divider ci conviene.
 Se sola regnerò starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla nuova servitù.
 
705   Non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono tutti fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
710mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l’abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
 che il cor sagrificate a’ visi belli?
715Misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
 nell’amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
 Bell’impiego da eroi,
720bell’impiego davver, degno di voi!
 E non vi vergognate? E non sapete
 che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
 crude tiranne e fiere,
725nostre nemiche altere,
 e che l’uomo tener vinto ed oppresso
 è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 FERRAMONTE
730Anzi è una falsità
 quel volto che innamora,
 che si liscia, s’imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
 che scaltramente incantano;
735e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi e gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un dopo l’altro.
 RINALDINO
740Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro core
 orbato, assassinato,
 incantato, ammaliato,
 se a me voi baderete,
745dalla catena vi discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
750Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
 voi delle donne assai.
 Ma quello ch’io vi dico
755purtroppo lo provai;
 e se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
760schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come oh dio! ma come
 scioglier potrei dal cuore
 l’amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
765Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face
 sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
    Nocchier, che s’abbandona
770in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
 resta l’amante assorto
775né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
780Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
 seguir il mio disegno
785o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro.
790Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben, siete pentito
 d’avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
 tanto pentimmi e tanto
795ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
 Oh cara! Oh me contento!
800Balzar il cor per lo piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
 m’ha fatto l’alto onore
805di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su, parlate, esponete,
 comandate, imponete;
810armato a’ vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
 a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
815Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l’acetto,
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
 Voi uccider dovete