Il mondo della luna, libretto, Venezia, Savioli, 1770

 Mi sento il sangue movere;
 mi sento il core struggere;
910mi si conquassa il solido;
 mi bolle tutto l’umido,
 resistere non so.
 
    Le tigri barbare,
 gli orsi fierissimi
915si arrenderebbero,
 quando vedessero
 quel volto amabile
 che senza strepito
 mi disarmò.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
920Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
 delle misere donne far macello?
 L’invidia, l’ambizione e l’avarizia
925faran precipitare il nostro regno
 e abbiam per sostenerlo poco ingegno.
 Ma, giacch’ella volea
 questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch’io di far lo stesso.
930La vendetta è comune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei, che m’ama davvero,
 sarà l’essecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
935ma io non posso più; se spesso spesso
 io non vi vederò,
 credetemi, davvero io creperò.
 AURORA
 Eh Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
940Questa spada dovea passarmi il petto
 ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
 Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
945Vi dirò; perdonate.
 Allorch’io sento favellar di morte
 il cuor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
 Ah misera ch’io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
950né timor né pietà. Cintia ha trovato
 chi volea secondar il suo disegno;
 ed io di giusto sdegno
 accesa vanamente e invendicata
 rimanere dovrò. Son disperata.
 GRAZIOSINO
955Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
 passar a Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
 Alfin non è gran cosa,
 per un uomo, ammazzar femina imbelle.
 GRAZIOSINO
960Queste, lo dico anch’io, son bagatelle.
 AURORA
 Dunque avete risoluto?
 GRAZIOSINO
                                             Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
 Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
965Perché, a dirla, ho un pochino di paura.
 AURORA
 Paura d’una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L’ho provata;
 e so cos’è la femmina arrabbiata.
 AURORA
 Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
970uno che non mi sappia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui.
 Anch’io dirò di sì.
 AURORA
 Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
975Tenete questa spada.
 GRAZIOSINO
                                         Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
 Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m’ingannerete?
 GRAZIOSINO
                                           Gnora no.
 AURORA
980Averete corraggio.
 GRAZIOSINO
                                    Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino,
 voi sarete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                             Anzi Martino.
 AURORA
 
    Quando vien la mia nemica
 di’ tosto: «Ah! Che t’uccido».
985Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate,
 rammentate l’amor mio;
 e pensate che son io
990che vi desto in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Sono in un bell’imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
 la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
995la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
 non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo; animo e core.
 
1000   Son di coraggio armato,
 tutto son furibondo
 e venga tutto il mondo,
 ch’io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
1005pietosa mi favella
 io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia?
 Timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia?
1010Allor me n’anderò.
 Io mostrerò bravura,
 sintanto che potrò.
 Ma quando avrò paura,
 allora fuggirò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
1015Dov’è, dov’è la spada?
 GIACINTO
 Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
 morirò, se la morte mia bramate.
 Ma a me la crudeltà non comandate.
 CINTIA
1020Dov’è la spada mia?
 GIACINTO
 Io l’ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le donne compassione.
 CINTIA
 
    È questa la promessa
 che voi faceste a me?
 
 GIACINTO
 
1025   Questo mio cor professa
 a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov’è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
 Ahi che crudel comando!
 
 CINTIA
 
 Andate, ch’io vi mando
1030ma ben di tutto cor. (Escono di lontano Aurora e Graziosino con la spada in mano)
 
 AURORA
 
    Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son qui pien di valor).
 
 AURORA
 
 Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
1035   Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
 (Via, presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                             (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
 Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
1040dispetto e furor.
 
 AURORA
 
    Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
 Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
1045qual furia v’inspira?
 
 CINTIA
 
 Che cosa ho fatt’io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un’indegna.
 
 AURORA
 
1050Sei tu maladetta.
 
 A DUE
 
 Vendetta, vendetta
 vuo’ contro di te.
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
1055Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
 A tempo migliore
 vendetta farò.
 
    Fermate, sentite,
 frenarmi non so.
 
 A QUATTRO
 
1060   Vendetta, vendetta.
 Vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 RINALDINO in abito da guerriero e FERRAMONTE
 
 RINALDINO
 Al lume di ragion conosco e vedo
 delle donne gl’inganni e l’error mio.
 Voi, Ferramonte, aveste
1065forza e valor bastante
 co’ vostri saggi detti
 di farmi vergognar de’ tristi affetti.
 Eccomi ritornato
 uomo qual fui nelle primiere spoglie,
1070pien d’eroici pensieri e caute voglie.
 FERRAMONTE
 Possibile che abbiate
 tanto tempo servito a queste maghe?
 Le femmine, sian brutte o siano vaghe,
 hanno a servir a noi
1075e servito che ci han si lascian poi.
 RINALDINO
 I vezzi e le lusinghe
 troppo han di forza sovra il nostro cuore.
 FERRAMONTE
 Questo ceto di donne traditore
 avrà finito il gioco.
1080Per invidia fra lor si son sdegnate
 e si son da sé stesse rovinate.
 
 SCENA II
 
 TULLIA e detti
 
 TULLIA
 Aimè! Chi mi soccorre?
 RINALDINO
                                              Ah Tullia mia!
 FERRAMONTE
 (Amico, state forte). (Piano a Rinaldino)
 TULLIA
 Voglion la mia morte.
 RINALDINO
1085E chi è che vi minaccia?
 FERRAMONTE
 (Non la mirate in faccia). (Come sopra)
 TULLIA
 Le donne invidiose,
 superbe ed orgogliose,
 per il desio d’occupar sole il regno,
1090ardono fra di lor d’ira e di sdegno.
 RINALDINO
 Ah! Voi pietà mi fate.
 FERRAMONTE
 (Rinaldin, non cascate).
 TULLIA
 A voi mi raccomando;
 deh voi mi difendete.
 FERRAMONTE
1095(Forte, non le credete).
 TULLIA
 Deh non abbandonate.
 FERRAMONTE
 (Forti, non le badate).
 RINALDINO
 La devo abbandonare?
 FERRAMONTE
 (Un’altra volta vi vorrà ingannare).
 RINALDINO
1100Tullia, che pretendete?
 TULLIA
 Esser a voi soggetta,
 rinunciar del comando
 ogni ragione a voi.
 RINALDINO
                                     Che far degg’io? (A Ferramonte)
 FERRAMONTE
 (Prendetela in parola). (A Rinaldino)
 RINALDINO
1105Idolo mio, venite; a questa legge
 novamente v’accetto.
 TULLIA
 Amor e fedeltade io vi prometto.
 
    Fino ch’io viva vi adorerò,
 costante e fida per voi sarò;
1110ed un bel regno, di me più degno,
 nel vostro core trovar saprò.
 
    Più non m’accieca
 vano desio;
 arder vogl’io
1115di quella face
 che m’infiammò.
 
 SCENA III
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Io rido come un pazzo
 a veder queste femmine umiliate
 venir con un pochino di vergogna,
1120come le cagnoline di Bologna.
 RINALDINO
 Amo Tullia e se posso
 sperar d’averla in preda
 senza far onta al mio viril decoro,
 acquistato il mio core avrà un tesoro.
 FERRAMONTE
1125Sì, ma badate bene
 che poi a poco a poco
 non vi faccia la donna un brutto gioco.
 
    Le donne col cervello
 la sogliono studiar.
1130Principiano bel bello
 co’ vezzi ad incantar;
 
    e quando l’uomo han preso
 e quando l’hanno acceso
 si gonfiano, s’innalzano
1135e voglion comandar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 RINALDINO
 
 RINALDINO
 Il periglio passato
 cauto mi ha reso e colla donna accorta
 cieco più non sarò. Tullia peraltro
 non è delle più scaltre,
1140che se tal fosse stata
 questa spada serbata io non avrei,
 per troncare con questa i lacci miei.
 Onde amarla poss’io senza timore
 che ingannare mi voglia il di lei cuore.