Il mondo della luna, libretto, Vercelli, Panialis, 1752

 Se sola regnarò, starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
635alla nova servitù,
 
    non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono tutti, fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
640quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertate è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l’abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
645che il cor sagrificate ai visi belli,
 misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente?
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
 nell’amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
650Bell’impiego da eroi,
 bell’impiego davver, degno di voi!
 E non vi vergognate? E non sapete
 che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
655crude tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
 e che l’uomo tener vinto ed oppresso
 è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
660di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora,
 che si liscia, s’imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
665che scaltramente incantano;
 e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi! E gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
670cento soglion tradir un dopo l’altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro core
 orbato, affascinato,
 incantato, ammaliato,
675se a me voi baderete,
 dalla catena vil discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
680lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
 voi delle donne assai.
685Ma quello ch’io vi dico
 purtroppo lo provai.
 E se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
690che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come, oh dio! ma come
 sciogliere potrei dal core
 l’amorosa catena?
695La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face
 sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
700   Nocchier che s’abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
705resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
710Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
715seguir il mio disegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
720eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d’avermi disgustata.
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
725tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
730Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
735m’ha fatto l’alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su parlate, esponete,
740comandate, imponete,
 armato a’ vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
745a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l’accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete,
 voi uccider dovete
750in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnarete; e quando mai
755ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Eh signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque, che risolvete?
 GIACINTO
760Ci pensarò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
765tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n’assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m’obbedirete,
770credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Che cosa son le donne,
 più o meno, già si sa.
 Ma un certo non so che
 mi par d’aver in me
775che più vi piacerà
 e questa è la mia fede,
 la mia sincerità.
 
    La grazia e la bellezza
 si puol equiparar
780ma quel che più s’apprezza,
 che stentasi a trovar,
 è un core, come il mio,
 che fingere non sa.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
785per piacer al mio ben? Sì sì, si faccia,
 si svenino, si uccidano
 queste nemiche femmine.
 Ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
790Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
 Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
795dovrò ferir il seno,
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
 (Parla fra sé. Pavento
 di qualche tradimento).
 GIACINTO
 (Orsù vi vuol coraggio,
800con un colpo improvviso
 l’ucciderò senza mirarla in viso).
 AURORA
 Giacinto.
 GIACINTO
                    (Ah bella voce!)
 AURORA
 Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Mi volete svenar?
 GIACINTO
                                   Signora no.
 AURORA
805Che fate di quel brando?
 GIACINTO
 Son un novello imitator d’Orlando.
 AURORA
 Datelo a me...
 GIACINTO
                            Non posso.
 AURORA
                                                  E perché mai?
 GIACINTO
 Perché... Nol posso dir... perché giurai.
 AURORA
 Ah crudele, ah spietato,
810ah sconoscente, ingrato!
 Vi conosco, v’intendo,
 forse di Cintia per gradir l’affetto
 mi volete cacciar la spada in petto.
 GIACINTO
 Oh dio!
 AURORA
                  Via traditore.
815Se avete tanto core,
 trafiggetemi pure; eccovi il seno.
 GIACINTO
 Ahi, che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà per cortesia.
 AURORA
820Cosa meritereste?
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
 Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
825Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
 e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
830Basta così; la rea
 Cintia sola sarà, voi tutto amore,
 siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
835Io son mortificato.
 Sono... Non so che dir. Son incantato.
 
    Corre al mondo un’opinione
 che fa rider chi ne sa,
 che gli uomini all’occasione
840dalle donne si san guardar.
 Voi che dite? Gli credete?
 
    Se si trova un poverino
 presso qualche bel visino,
 ah! vedete come va?
845Tutto dice e poi disdice
 né sa più cosa si fa.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
 Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
850delle misere donne far macello?
 L’invidia, l’ambizione e l’avarizia
 faran precipitare il nostro regno.
 E abbiam per sostenerlo poco ingegno;
 ma, giacch’ella volea
855questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch’io di far lo stesso.
 La vendetta è comune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei, che m’ama da vero,
860sarà l’esecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
 ma io non posso più; se spesso spesso
 io non vi vederò,
 credetemi da vero, io crepperò.
 AURORA
865Eh Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
 Questa spada dovea passarmi il petto
 ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
870Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
 Vi dirò; perdonate,
 allorch’io sento favellar di morte
 il cor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
875Ah misera ch’io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
 né timor né pietà. Cintia ha trovato
 chi volea secondar il suo disegno
 ed io di giusto sdegno
880accesa veramente e invendicata
 rimanere dovrò? Son disperata.
 GRAZIOSINO
 Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
 passar di Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
885Alfin non è gran cosa,
 per un uomo, ammazzar femmina imbelle.
 GRAZIOSINO
 Questo lo dico anch’io, son bagatelle.
 AURORA
 Dunque avete risolto?
 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
890Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
 Perché, per dirla, ho un pochin di paura.
 AURORA
 Paura d’una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L’ho provata;
 e so cos’è la femmina arrabbiata.
 AURORA
895Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
 uno che non mi sappia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui,
 anch’io dirò di sì.
 AURORA
900Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
 Tenete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                          Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
905Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m’ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no.
 AURORA
 Avrete coraggio?
 GRAZIOSINO
                                  Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino,
 voi siete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                           Anzi Martino.
 AURORA
 
910   Quando vien la mia nemica
 dite tosto: «Ah! Che t’uccido».
 Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate
915rammentate l’amor mio
 e pensate che son io
 che vi desta in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Son in un bell’imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
920la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
 la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
925non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
    Son di coraggio armato,
 son tutto furibondo
 e venga tutto il mondo,
930io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
 pietosa mi favella
 io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia
935timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia
 allora me n’anderò.
 Io mostrerò premura
 sintanto che potrò
940ma quand’avrò paura
 allor me n’anderò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
 Dov’è, dov’è la spada?
 GIACINTO
 Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
945morirò, se la morte mia bramate,
 ma a me la crudeltà non comandate.
 CINTIA
 Dov’è la spada mia?
 GIACINTO
 Io l’ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le donne compassione.
 CINTIA
 
950   È questa la promessa
 che voi faceste a me.
 
 GIACINTO
 
    Questo mio cor professa
 a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov’è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
955Ahi che crudel comando.
 
 CINTIA
 
 Andate ch’io vi mando
 ma ben di tutto cor. (Escono di lontano Aurora e Graziosino con spada in mano)
 
 AURORA
 
    Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son pien di valor).
 
 AURORA
 
960Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
    Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
 (Via, presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                             (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
965Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
 dispetto e furor.
 
 AURORA
 
    Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
970Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
 qual furia v’inspira?
 
 CINTIA
 
 Che cosa ho fatt’io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Eh!
 
 GIACINTO
 
975Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Eh!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un’indegna.
 
 AURORA
 
 Sei tu maledetta.
 
 A DUE
 
 Vendetta, vendetta
 vuo’ contro di te.
 
 AURORA
 
980Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
 Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
    A tempo migliore
 vendetta farò.
 
985   Fermate, sentite.
 Frenarmi non so.
 
 A QUATTRO
 
    Vendetta, vendetta.
 Vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 RINALDINO in abito da guerriere e FERRAMONTE
 
 RINALDINO
 Al lume di ragion conosco e vedo
990delle donne gl’inganni e l’error mio.
 Voi, Ferramonte, aveste
 forza e valor bastante
 coi vostri saggi detti
 di farmi vergognar de’ tristi affetti.
995Eccomi ritornato
 uomo qual fui nelle primiere spoglie,
 pien d’eroici pensieri e caute voglie.
 FERRAMONTE
 Possibile ch’abbiate
 tanto tempo servito a queste maghe?
 RINALDINO
1000I vezzi e le lusinghe
 troppo han di forza sovra il nostro core.
 FERRAMONTE
 Questo ceto di donne traditore
 avrà finito il gioco.
 Per invidia fra lor si son sdegnate
1005e si son da sé stesse rovinate.
 
 SCENA II
 
 TULLIA e detti
 
 TULLIA
 Aimè! Chi mi soccorre?
 RINALDINO
                                              Ah Tullia mia!
 FERRAMONTE
 (Amico, state forte). (Piano a Rinaldino)
 TULLIA
 Vogliono la mia morte.
 RINALDINO
 E chi è che vi minaccia?
 FERRAMONTE
1010(Non la mirate in faccia). (Come sopra)
 TULLIA
 Le donne invidiose,
 superbe, orgogliose,
 per il desio d’occupar sole il regno,
 ardono fra di lor d’ira e di sdegno.
 RINALDINO
1015Ah! Voi pietà mi fate.
 FERRAMONTE
 (Rinaldin, non cascate).
 TULLIA
 A voi mi raccomando;
 deh voi mi difendete!
 FERRAMONTE
 (Forti, non le credete).
 TULLIA
1020Deh non mi abbandonate!
 FERRAMONTE
 (Forti, non le badate).
 RINALDINO
 La devo abbandonare?
 FERRAMONTE
 (Un’altra volta vi vorrà ingannare).
 RINALDINO
 Tullia, che pretendete?
 TULLIA
1025Esser a voi soggetta,
 rinunciar del comando
 ogni ragione a voi.
 RINALDINO
                                     Che far degg’io? (A Ferramonte)
 FERRAMONTE
 (Prendetela in parola). (A Rinaldino)
 RINALDINO
 Idolo mio, venite; a questa legge
1030novamente v’accetto.
 TULLIA
 Amor e fedeltà io vi prometto.
 
    Fino ch’io viva vi adorerò,
 costante e fida per voi sarò;
 ed un bel regno di me più degno
1035nel vostro core trovar saprò.
 
    Più non m’accieca
 vano desio.
 Arder vogl’io
 di quella face
1040che m’infiammò.
 
 SCENA III
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Io rido come un pazzo
 a veder queste femmine umiliate
 venir con un pochino di vergogna,
 come le cagnoline da Bologna.
 RINALDINO
1045Amo Tullia e se posso
 sperar d’averla in preda,
 senza far onta al mio viril decoro,
 acquistato il mio core avrà un tesoro.
 FERRAMONTE
 Sì, ma badate bene
1050che poi a poco a poco
 non vi faccia la donna un brutto gioco.
 
    Le donne col cervello
 la sogliono studiar.
 Principiano bel bello
1055coi vezzi ad incantar;
 
    e quando l’uom è preso
 e quando l’hanno acceso
 si gonfiano, s’innalzano
 e vogliono comandar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 RINALDINO
 
 RINALDINO
1060Il periglio passato
 cauto mi ha reso e colla donna accorta
 cieco più non sarò. Tullia peraltro
 non è delle più scaltre,
 che se tal fosse stata
1065questa spada serbata io non avrei,
 per troncare con questa i lacci miei.
 Onde amarla poss’io senza timore
 che ingannare mi voglia il di lei core.
 
    Chi troppo ad amor crede
1070si vede ad ingannar;
 ma il sempre dubitar
 tormento è assai maggior.
 
    Del caro mio Cupido
 mi fido e vivo in pace;
1075e se sarà mendace
 lo scaccierò dal cor.
 
 SCENA V
 
 AURORA e GRAZIOSINO
 
 GRAZIOSINO
 Non ne vuo’ più sapere.
 AURORA
                                              Io son perduta,
 se voi mi abbandonate.
 GRAZIOSINO
 Siete femmine tutte indiavolate.
 AURORA
1080Il regno delle donne
 distruggendo si va.
 GRAZIOSINO
 Causa la vostra troppa vanità.
 AURORA
 Ma voi mi lascierete
 al furore degli uomini in balia?
 GRAZIOSINO
1085Io sono schiavo di vusignoria.
 AURORA
 Graziosino pietà.
 GRAZIOSINO
                                  (Mi sento movere).
 AURORA
 Abbiate compassione.
 GRAZIOSINO
 (Mi si scalda il polmone).
 AURORA
 Se volete ch’io mora, morirò.
 GRAZIOSINO
1090Ah! Se voi morirete, io crepperò.
 AURORA
 Dunque...
 GRAZIOSINO
                      Dunque son vostro.
 AURORA
 Mi salverete voi?
 GRAZIOSINO
                                  Vi salverò.
 AURORA
 E mi amarete poi?
 GRAZIOSINO
                                     Sì v’amerò.
 AURORA
 
    Che bel regnar contenta
1095nel cor del caro bene
 e senza amare pene
 godere e giubbilar!
 
    Noi donne siamo nate
 per esser onorate
1100ma non per comandar.
 
 SCENA VI
 
 GRAZIOSINO, poi CINTIA
 
 GRAZIOSINO
 Colui di Ferramonte
 m’ha consigliato ad essere crudele
 ma, se una donna poi gli andasse appresso,
 come un poltron ci cascherebbe anch’esso.
 CINTIA
1105Lupi, tigri, leoni,
 gattipardi, pantere, orsi e mastini
 mi sento a divorar negl’intestini.
 GRAZIOSINO
 Ecco qui un altro imbroglio.
 CINTIA
 Fermate, è mio quel soglio.
1110Io vi voglio salir. Ma Giove irato
 mi fulmina e precipita
 e la terra mi affoga e il mar mi accoppa,
 ahimè, mi danno un maglio sulla coppa.
 GRAZIOSINO
 Questa è pazza davvero.
 CINTIA
1115Buongiorno, cavaliero.
 GRAZIOSINO
 Schiavo, padrona mia.
 CINTIA
 Andate col malan che il ciel vi dia.
 GRAZIOSINO
 (Ha perduto il cervello).
 CINTIA
 Perfido, tu sei quello
1120che vuol rapirmi il trono?
 Vattene o ti bastono.
 GRAZIOSINO
                                        Io non so nulla.
 CINTIA
 
    Il capo mi frulla,
 la testa sen va.
 La la laranlella
1125la la laranlà.
 
 GRAZIOSINO
 Quando in capo alle donne
 entran di dominar le frenesie
 si vedono da lor mille pazzie.
 CINTIA
 Olà, tu sei mio schiavo.
 GRAZIOSINO
                                             Sì signora.
 CINTIA
1130Accostati.
 GRAZIOSINO
                     Son qui.
 CINTIA
                                       Vanne in malora.
 GRAZIOSINO
 La femmina tradir non può l’usanza
 e anche pazza mantiene l’incostanza.
 CINTIA
 Olà suddito altero
 del mio sovrano impero,
1135mi conosci, briccon, sai tu chi sono?
 Inginocchiati al trono;
 giurami fedeltà con obbedienza;
 abbassa il capo e fammi riverenza!
 GRAZIOSINO
 Eh via che siete pazza...
 CINTIA
                                              Ah temerario,
1140così parli con me?
 Giurami fedeltade a tuo dispetto
 o ch’io ti caccio questo stile in petto!
 GRAZIOSINO
 Piano, piano, son qui, tutto farò.
 CINTIA
 Giurami fedeltà!
 GRAZIOSINO
                                  La giurerò.
 
1145   Giuro, signora sì,
 ma cosa ho da giurar.
 Giuro (che via di qui
 proccurerò di andar).
 
    Giuro, fermate,