Il negligente, libretto, Torino, Avondo e Baino, 1757

 che verso noi s’avvanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
675volontari venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
 è circondato dalla calamita
 che l’uomo di lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
 E questa calamita
680non è già una opinione
 ma ogni donna ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
    A terra, a terra,
 qui non vi è guerra
 ma sempre pace
685goder si può. (Dalla barca si ode un concerto d’oboè e corni da caccia, mentre approdano i naviganti e gettano il ponte per scendere)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne tutte armate di strali ed aste corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne s’ode dall’orchestra il suono di timpani e trombe che fa tacere il concerto della barca
 
 CINTIA
 Olà, voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
 dite, venite amici ovver nemici?
 FERRAMONTE
 Amici, amici siamo. (Dalla prora della barca)
690Da voi, belle, veniamo
 a domandar favori,
 a servire e goder de’ vostri amori.
 CINTIA
 Quand’è così, scendete;
 e voi, donne, arrestateli
695e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti i naviganti; e frattanto si suona alternativamente nella barca e nella orchestra)
 AURORA
 (Più che s’accresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
 Spiacemi che fra noi
 questi bei giovinotti
700divider ci conviene.
 Se sola regnerò starò più bene.
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla nuova servitù;
 
    non fa scorno e non dà pena
705volontaria schiavitù. (Partono tutti fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
710Questo tesor l’abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
 Dunque voi siete quelli
 che il cuor sagrificate ai visi belli?
 Misera gioventù, misera gente,
715nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
 nell’amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
 Bell’impiego da eroi,
 bell’impiego davver degno di voi!
720E non vi vergognate? E non sapete
 che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
 crude, tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
725e che l’uomo tener vinto ed oppresso
 è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
730quel volto che innamora,
 che si liscia, s’imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
 che scaltramente incantano;
 e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
735E i bei vezzi? E gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
 col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un dopo l’altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
740il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro cuore
 orbato, affascinato,
 incantato, ammaliato,
 se a me voi baderete,
 dalla catena vi discioglierete.
 
745   Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
 Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
750che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
 voi delle donne assai
 ma quello ch’io vi dico
 purtroppo lo provai
755e se dir ver volete,
 direte: «Così è».
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
760Ma come oh dio! ma come
 scioglier potrei dal cuore
 l’amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
765dell’amorosa face
 sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
    Nocchier che s’abbandona
 in seno al mare infido,
770quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
 resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
775da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagne intorno
780che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto! O deve
 seguir il mio disegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
785Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro;
 vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
790E ben siete pentito
 d’avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
 tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
795Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
 Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per lo piacer mi sento.
 CINTIA
800Ditemi, come state
 di coraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
 m’ha fatto l’alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
805Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su, parlate, esponete,
 comandate, imponete;
 armato a’ vostri cenni il braccio mio
810svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
 a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco, l’accetto;
815mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
 Voi uccider dovete
 in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
820Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnerete; e quando mai
 ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
825Eh signora, signora,
 per dirla non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque che risolvete?
 GIACINTO
 Ci penserò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
830o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
 tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n’assicuro.
 CINTIA
835Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m’ubbidirete,
 credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Che cosa son le donne,
840più o meno, già si sa;
 ma un certo non so che
 mi par d’aver in me
 che più vi piacerà
 e questa è la mia fede,
845la mia sincerità.
 
    La grazia e la bellezza
 si puol equiparar
 ma quel che più s’apprezza,
 che stentasi a trovar,
850è un cuore come il mio
 che fingere non sa.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
 per piacer al mio ben? Sì sì, si faccia;
 si svenino, si uccidino
855queste nemiche femmine;
 ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
 Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
860Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
 dovrò ferir il seno;
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
865(Parla fra sé. Pavento
 di qualche tradimento).
 GIACINTO
 (Orsù, vi vuol coraggio;
 con un colpo improvviso
 l’ucciderò senza mirarla in viso).
 AURORA
870Giacinto.
 GIACINTO
                    (Ah bella voce!)
 AURORA
 Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Mi volete svenar?
 GIACINTO
                                   Signora no.
 AURORA
 Che fate di quel brando?
 GIACINTO
 Son un novello imitator d’Orlando.
 AURORA
875Datelo a me.
 GIACINTO
                          Non posso.
 AURORA
                                                E perché mai?
 GIACINTO
 Perché... Nol posso dir... perché giurai.
 AURORA
 Ah crudele, ah spietato,
 ah sconoscente, ingrato!
 Vi conosco, v’intendo.
880Forse di Cintia per gradir l’affetto
 mi volete cacciar la spada in petto.
 GIACINTO
 Oh dio!
 AURORA
                  Via, traditore,
 se avete tanto core,
 trafiggetemi pure, eccovi il seno.
 GIACINTO
885Ahi che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà, per cortesia.
 AURORA
 Cosa meritereste?
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
890Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
 Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
895e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate;
 tutto, tutto dirò. Cintia volea...
 AURORA
 Basta così; la rea
 Cintia sola sarà; voi tutto amore,
900siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli affetti.
 Io son mortificato.
 Sono... Non so che dir; sono incantato.
 
905   Al bello delle femmine
 resistere chi può?
 Io non lo posso no.
 Mi sento il sangue movere,
 mi sento il core struggere,
910mi si conquassa il solido,
 mi bolle tutto l’umido,
 resistere non so.
 
    Le tigri barbare,
 gl’orsi fierissimi
915si arrenderebbono
 quando vedessero
 quel volto amabile
 che senza strepito
 mi disarmò.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
920Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
 delle misere donne far macello?
 L’invidia, l’ambizione e l’avarizia
925faran precipitare il nostro regno;
 e abbiam per sostenerlo poco ingegno.
 Ma, giacch’ella volea
 questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch’io di far lo stesso.
930La vendetta è comune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei che m’ama davvero
 sarà l’esecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
935ma io non posso più, se spesso spesso
 io non vi rivedrò,
 credetemi, davvero io creperò.
 AURORA
 Eh, Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
940Questa spada dovea passarmi il petto;
 ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
 Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
945Vi dirò; perdonate.
 Allorch’io sento favellar di morte,
 il cuor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
 Ah misera ch’io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
950né timor né pietà. Cintia ha trovato