Il negligente, libretto, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758

 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
 Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
965Perché, a dirla, ho un pochino di paura.
 AURORA
 Paura d’una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L’ho provata
 e so cos’è la femmina arrabbiata.
 AURORA
 Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
970uno che non mi sappia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui.
 Anch’io dirò di sì.
 AURORA
 Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
975Tenete questa spada.
 GRAZIOSINO
                                         Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
 Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m’ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no.
 AURORA
980Averete coraggio?
 GRAZIOSINO
                                    Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino!
 Voi sarete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                              Anzi Martino.
 AURORA
 
    Quando vien la mia nemica
 dite tosto: «Ah! Che t’uccido».
985Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate
 rammentate l’amor mio
 e pensate che son io
990che vi desta in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Son in un bell’imbroglio!
 Non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
 la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
995la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
 non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
1000   Son di coraggio armato,
 tutto son furibondo
 e venga tutto il mondo,
 ch’io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
1005pietosa mi favella?
 Io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia?
 Timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia?
1010Allor me n’anderò.
 Io mostrerò bravura
 sintanto che potrò;
 ma quando avrò paura
 allora fugirò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
1015Dov’è, dov’è la spada?
 GIACINTO
 Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
 morirò, se la morte mia bramate;
 ma a me la crudeltà non comandate.
 CINTIA
1020Dov’è la spada mia?
 GIACINTO
 Io l’ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le donne compassione.
 CINTIA
 
    È questa la promessa
 che voi faceste a me?
 
 GIACINTO
 
1025   Questo mio cor professa
 a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov’è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
 Ahi, che crudel comando!
 
 CINTIA
 
 Andate ch’io vi mando
1030ma ben di tutto cor. (Escono da lontano Aurora e Graziosino con la spada in mano)
 
 AURORA
 
    Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son qui pien di valor).
 
 AURORA
 
 Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
1035   Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
 (Via presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                            (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
 Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
1040dispetto e furor.
 
 AURORA
 
    Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
 Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
1045qual furia v’inspira?
 
 CINTIA
 
 Che cosa ho fatt’io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un’indegna.
 
 AURORA
 
1050Sei tu maledetta.
 
 A DUE
 
 Vendetta, vendetta
 vuo’ contro di te.
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
1055Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
    A tempo migliore
 vendetta farò.
 
    Fermate, sentite.
 Frenarmi non so.
 
 A DUE
 
1060   Vendetta, vendetta.
 Vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 RINALDINO in abito da guerriero e FERRAMONTE
 
 RINALDINO
 Al lume di ragion conosco e vedo
 delle donne gl’inganni e l’error mio.
 Voi, Ferramonte, aveste
1065forza e valor bastante
 co’ vostri saggi detti
 di farmi vergognar de’ tristi affetti.
 Eccomi ritornato
 uomo, qual fui, nelle primiere spoglie,
1070pien d’eroici pensieri e caute voglie.
 FERRAMONTE
 Possibile che abbiate
 tanto tempo servito a queste maghe?
 Le femmine, sian brutte o siano vaghe,
 hanno a servire a noi
1075e servito che ci han si lascian poi.
 RINALDINO
 I vezzi e le lusinghe
 troppo han di forza sovra il nostro cuore.
 FERRAMONTE
 Questo ceto di donne traditore
 avrà finito il gioco.
1080Per invidia fra lor si son sdegnate
 e si son da sé stesse rovinate.
 
 SCENA II
 
 TULLIA e detti
 
 TULLIA
 Ahimè! Chi mi soccorre?
 RINALDINO
                                                Ah Tullia mia!
 FERRAMONTE
 (Amico, state forte). (Piano a Rinaldino)
 TULLIA
 Vogliono la mia morte.
 RINALDINO
1085E chi è che vi minaccia?
 FERRAMONTE
 (Non la mirate in faccia). (Come sopra)
 TULLIA
 Le donne invidiose,
 superbe ed orgogliose,
 per il desio d’occupar sole il regno,
1090ardono fra di lor d’ira e di sdegno.
 RINALDINO
 Ah! Voi pietà mi fate.
 FERRAMONTE
 (Rinaldin, non cascate).
 TULLIA
 A voi mi raccomando;
 deh voi mi difendete.
 FERRAMONTE
1095(Forti, non le credete).
 TULLIA
 Deh non mi abbandonate.
 FERRAMONTE
 (Forti, non le badate).
 RINALDINO
 La devo abbandonare?
 FERRAMONTE
 (Un’altra volta vi vorrà ingannare).
 RINALDINO
1100Tullia, che pretendete?
 TULLIA
 Esser a voi soggetta,
 rinunziar del comando
 ogni ragione a voi.
 RINALDINO
                                     Che far degg’io? (A Ferramonte)
 FERRAMONTE
 (Prendetela in parola). (A Rinaldino)
 RINALDINO
1105Idolo mio, venite; a questa legge
 nuovamente v’accetto.
 TULLIA
 Amor e fedeltade io vi prometto.
 
    Fino ch’io viva vi adorerò,
 costante e fida per voi sarò;
1110ed un bel regno, di me più degno
 nel vostro core trovar saprò.
 
    Più non m’accieca
 vano desio.
 Arder vogl’io
1115di quella face
 che m’infiammò.
 
 SCENA III
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Io rido come un pazzo
 a veder queste femmine umiliate
 venir con un pochino di vergogna,
1120come le cagnoline di Bologna.
 RINALDINO
 Amo Tullia e se posso
 sperar d’averla in preda,
 senza far onta al mio viril decoro,
 acquistato il mio core avrà un tesoro.
 FERRAMONTE
1125Sì, ma badate bene
 che poi a poco a poco
 non vi faccia la donna un brutto gioco.
 
    Le donne col cervello
 la sogliono studiar.
1130Principiano bel bello
 coi vezzi ad incantar;
 
    e quando l’uomo han preso
 e quando l’hanno acceso
 si gonfiano, s’innalzano
1135e voglion comandar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Il periglio passato
 cauto mi ha reso e colla donna accorta
 cieco più non sarò. Tullia peraltro
 non è delle più scaltre,
1140che se tal fosse stata
 questa spada serbata io non avrei,
 per troncare con questa i lacci miei.
 Onde amarla poss’io senza timore
 che ingannare mi voglia il di lei cuore.
 
1145   Chi troppo ad amor crede
 si vede ad ingannar;
 ma il sempre dubitar
 tormento è assai maggior.
 
    Del caro mio Cupido
1150mi fido e vivo in pace;
 e se sarà mendace
 lo scaccierò dal cor.
 
 SCENA V
 
 AURORA e GRAZIOSINO
 
 GRAZIOSINO
 Non ne vuo’ più sapere.
 AURORA
                                              Io son perduta,
 se voi mi abbandonate.
 GRAZIOSINO
1155Siete tutte indiavolate.
 AURORA
 Il regno delle donne
 distruggendo si va.
 GRAZIOSINO
 Causa la vostra troppa vanità.
 AURORA
 Ma voi mi lascierete
1160al furore degli uomini in balia?
 GRAZIOSINO
 Io sono schiavo di vussignoria.
 AURORA
 Graziosino, pietà.
 GRAZIOSINO
                                   (Mi sento muovere).
 AURORA
 Abbiate compassione.
 GRAZIOSINO
 (Mi si scalda il polmone).
 AURORA
1165Se volete ch’io mora, morirò.
 GRAZIOSINO
 Ah! Se voi morirete, io creperò.
 AURORA
 Dunque...
 GRAZIOSINO
                      Dunque son vostro.
 AURORA
 Mi salverete voi?
 GRAZIOSINO
                                  Vi salverò.
 AURORA
 E mi amerete poi?
 GRAZIOSINO
                                     Sì, v’amerò.
 AURORA
 
1170   Che bel regnar contenta
 nel cuor del caro bene
 e senza amare pene
 godere e giubilar!
 
    Noi donne siamo nate
1175per essere onorate
 ma non per comandar.
 
 SCENA VI
 
 GRAZIOSINO, poi CINTIA
 
 GRAZIOSINO
 Colui di Ferramonte
 m’ha consigliato ad essere crudele;
 ma se una donna poi gli andasse appresso,
1180come un poltrone cascherebbe anch’esso.
 CINTIA
 Lupi, tigri, leoni,
 gattipardi, pantere, orsi e mastini
 mi sento a divorar negl’intestini.
 GRAZIOSINO
 Ecco qui un altro imbroglio.
 CINTIA
1185Fermate, è mio quel soglio;
 io vi voglio salir. Ma Giove irato
 mi fulmina e precipita
 e la terra mi affoga e il mar m’accoppa.
 Ahimè, mi danno un maglio sulla coppa.
 GRAZIOSINO
1190Questa è pazza davvero.
 CINTIA
 Buongiorno, cavaliero.
 GRAZIOSINO
 Schiavo, padrona mia.
 CINTIA
 Andate col malan che il ciel vi dia.
 GRAZIOSINO
 (Ha perduto il cervello).
 CINTIA
1195Perfido, tu sei quello
 che vuol rapirmi il trono?
 Vattene o ti bastono.
 GRAZIOSINO
                                        Io non so nulla.
 CINTIA
 
    Il capo mi frulla,
 la testa sen va;
1200la la laranlella
 la la laranlà.
 
 GRAZIOSINO
 Quando in capo alle donne
 entran di dominar le frenesie,
 si vedono da lor mille pazzie.
 CINTIA
1205Olà, tu sei mio schiavo.
 GRAZIOSINO
                                             Sì signora.
 CINTIA
 Accostati.
 GRAZIOSINO
                     Son qui.
 CINTIA
                                       Vanne in malora.
 GRAZIOSINO
 La femmina tradir non può l’usanza
 e anche pazza mantiene l’incostanza.
 CINTIA
 Olà, suddito altero
1210del mio sovrano impero,
 mi conosci, briccon, sai tu chi sono?
 Inginocchiati al trono;
 giurami fedeltà con ubbidienza,
 abbassa il capo e fammi riverenza.
 GRAZIOSINO
1215Eh via che siete pazza...
 CINTIA
                                              Ah temerario,
 così parli con me!
 Giurami fedeltade a tuo dispetto
 o che io ti caccio questo stile in petto.
 GRAZIOSINO
 Piano, piano, son qui; tutto farò.
 CINTIA
1220Giurami fedeltà.
 GRAZIOSINO
                                  La giurerò.
 
    Giuro... signora sì.
 Ma cosa ho da giurar?
 Giuro... (che via di qui
 procurerò di andar).
 
1225   Fermate; giuro, giuro
 servirvi, ubbidirvi,
 piacervi, vedervi,
 amarvi, onorarvi
 e irvi, irvi, arvi
1230con tutta fedeltà.
 
 SCENA VII
 
 CINTIA, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 Ah ch’è un piacer soave
 della donna tener gli uomini sotto.
 Ma ohimè veggo distrutta
 questa nostra grand’opra
1235e gli uomini von star a noi di sopra.
 GIACINTO
 Viva il sesso virile;
 la schiatta femminile
 con tutti i grilli suoi
 finalmente ha da star soggetta a noi.
 CINTIA
1240Giacinto.
 GIACINTO
                    Che bramate?
 CINTIA
 Voglio che voi mi amiate.
 GIACINTO
                                                 Questo «voglio»
 a voi, signora, non sta bene in bocca,
 perché alle donne comandar non tocca.
 CINTIA
 Ma voi siete mio schiavo.
 GIACINTO
                                                 Schiavo io fui,
1245è ver, della bellezza
 ma veggo alfin che la bellezza nostra
 è assai migliore e val più della vostra.
 CINTIA
 Dunque voi mi lasciate?
 GIACINTO
 Se l’amor mio bramate,
1250pregatemi, umiliatevi;
 abbassate l’orgoglio e inginocchiatevi.
 CINTIA
 E così vil sarò?
 GIACINTO
                              Più non sperate
 amor da me né ch’altri amar vi voglia,
 se negate di usar questa ubbidienza.
 CINTIA
1255Farlo mi converrà per non star senza.
 
    Eccomi al vostro piede
 pietade a domandar.
 
 GIACINTO
 
    Impari chi la vede
 le donne ad umiliar.
 
 CINTIA
 
1260   Ma troppo vil son io.
 
 GIACINTO
 
 Se non volete, addio.
 
 CINTIA
 
 Fermate.
 
 GIACINTO
 
                    Voglio andar.
 
 CINTIA
 
    Via, caro Giacintino, (S’inginocchia)
 tornatemi ad amar.
 
 GIACINTO
 
1265   Il sesso femminino
 si venga ad ispecchiar.
 
 CINTIA
 
    Ma questo mai non fia.
 
 GIACINTO
 
 Bondì a vossignoria.
 
 CINTIA
 
 Fermatevi.
 
 GIACINTO
 
                        Pregatemi.
 
 CINTIA
 
1270Ohimè, che crudeltà!
 
 GIACINTO
 
 Rispetto ed umiltà.
 
 CINTIA
 
    Caro il mio bambolo
 per carità.
 
 GIACINTO
 
    Mi sento movere
1275tutto a pietà.
 
 A DUE
 
    Visetto amabile,
 siete adorabile;
 il mio cuor tenero
 vi adorerà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Luogo delizioso e magnifico destinato per piacevole trattenimento delle femmine dominanti.
 
 Tutti
 
 CORO DI DONNE
 
1280   Pietà, pietà di noi,
 voi siete tanti eroi,
 pietà di noi, pietà.
 
 RINALDINO
 Se cedete l’impero,
 se a noi voi vi arrendete,
1285pietà nel nostro cor ritroverete.
 TULLIA
 Tutto io cedo e m’arrendo
 e la pietà del vostro core attendo.
 CORO (Come sopra)
 
    Pietà, pietà di noi,
 voi siete tanti eroi,
1290pietà di noi, pietà.
 
 AURORA
 Graziosino, son vostra.
 GRAZIOSINO
 Ed io vi accetterò,
 vi terrò, v’amerò, vi sposerò.
 CINTIA
 E voi, Giacinto mio,
1295cosa di me farete?
 GIACINTO
 Quel che di voi farò lo sentirete.
 FERRAMONTE
 Lode al ciel, finalmente s’è veduto
 che Il mondo alla roversa
 durare non potea
1300e che da sé medesime
 in rovina si mandano
 le donne superbette che comandano.
 CORO DI DONNE
 
    Pietà, pietà di noi,
 voi siete tanti eroi
1305pietà di noi, pietà.
 
 CORO DI UOMINI
 
    Pietà voi troverete
 allorché abbasserete
 la vostra vanità.
 
 TUTTI
 
    Le donne che comandano
1310è Il mondo alla roversa
 che mai non durerà.
 
 Fine del dramma
 
 
 
 IL MONDO ALLA ROVERSA O SIA LE DONNE CHE COMANDANO
 
 
    Dramma bernesco per musica di Polisseno Fegeio, pastor arcade, dedicato a sua eccellenza il signor principe don Carlo Albani.
    Con licenza de’ superiori.
 
 
 Eccellenza,
    ornino di lunghe dedicatorie le loro offerte coloro che offeriscono qualche cosa di grande. Nell’offerirle questa piccola operetta null’altro io desidero, eccellentissimo signore, che attirare il suo valevole padrocinio sopra della medesima e sopra di me che sono, con l’ossequio più grande, di vostra eccellenza umilissimo, devotissimo, obligatissimo servo.
 
 Giuseppe Jobet impresario
 
 
 ATTORI
 
 RINALDINO
 (il signor Giusepe Broccoletti di Camerino)
 TULLIA
 (il signor Francesco Amboni d’Osimo)
 GIACINTO
 (il signor Girolamo Ligi d’Urbino)
 AURORA
 (il signor Pietro Santi d’Ancona)
 GRAZIOSINO
 (il signor Tommaso Rosati da Fossombrone)
 CINTIA
 (il signor Giuseppe Vichi di Fano)
 
    Musica del signor Baldassar Galuppi detto il Buranello.
 
 
 PROLOGO
 
 L’autor di questa comediola in musica
 l’odiosità temendo delle femmine,
 contro le quali di aver scritto dubita
 in modo non affatto plausibile,
 giacché da qui è lontano e occupatissimo
 in comporre altre somiglianti inezie,
 manda qual suo orator straordinario
 per far sue scuse me che sono il prologo.
 Due mediocri raggioni ei mi communica
 per cui scusarsi e tolerare ei debbasi.
 Se vi piace tai quali io ve le recito.
 Primieramente egli avvocato veneto
 di poca occupazion, di meno credito
 scrive per appetito e non per gloria.
 Che aspettate veder parti chiarissimi
 come la Zoccoletta o la Fantasima?