Nitteti, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria nella reggia.
 
 BEROE sola
 
 BEROE
 
    Povero cor tu palpiti
 né a torto in questo dì
 tu palpiti così,
445povero core!
 
    Si tratta, oh dio! di perdere
 per sempre il caro ben
 che di sua mano in sen
 m'impresse amore.
 
450Troppo, ah troppo io dispero;
 m'ama Sammete, è vero;
 ma che potrà lo sventurato in faccia
 ad un padre che alletta, a un re che sforza,
 a un merto che seduce? Il grado mio,
455gli altrui consigli... il suo decoro... oh dio!
 
    Povero cor tu palpiti
 né a torto in questo dì
 tu palpiti così,
 povero core!
 
 SCENA II
 
 NITTETI turbata in abito di principessa e detta
 
 NITTETI
460Ah cara, ah fida amica,
 son fuor di me.
 BEROE
                               Che avvenne?
 NITTETI
                                                           Ogni mia speme
 è svanita, è delusa.
 M'offre il padre a Sammete, ei mi ricusa.
 BEROE
 (Oh fedeltà!)
 NITTETI
                           L'avresti
465potuto immaginar! Come io mi sento
 dirti, amica, non so. L'amore offeso,
 la vergogna, il disprezzo... Audace! Ingrato!
 BEROE
 (Mi fa pietà).
 NITTETI
                            Qualche segreto affetto,
 credimi, mi prevenne.
 BEROE
                                            (È un tradimento
470il mio silenzio).
 NITTETI
                                Ah conoscessi almeno
 la felice rival! Almen...
 BEROE
                                            Perdona,
 amata principessa, il fallo mio.
 NITTETI
 Perdon! Di che?
 BEROE
                                 La tua rival son io.
 NITTETI
 Come!
 BEROE
                Rival ti sono;
475ma...
 NITTETI
             Che! T'ama Sammete?
 BEROE
                                                         Il credo.
 NITTETI
                                                                           E l'ami?
 BEROE
 Più di me stessa.
 NITTETI
                                  E il tuo Dalmiro?
 BEROE
                                                                    È un solo
 e Dalmiro e Sammete.
 NITTETI
                                            E tu superba,
 e tu fallace amica,
 senza pensar chi sei,
480vai degli affetti miei...
 BEROE
                                           Sempre un pastore
 l'ho creduto finor. Sempre...
 
 SCENA III
 
 AMASI e dette
 
 AMASI
                                                      Ah Nitteti,
 del mio figlio il rifiuto
 mi copre di rossor. Ma re, ma padre
 non son se a vendicarti...
 NITTETI
                                                Eh del tuo sdegno, (Con ironia amara)
485Amasi, il corso arresta;
 gran scusa ha il reo; la mia rivale è questa.
 AMASI
 Stelle! Che dici?
 NITTETI
                                 Ammira (Come sopra)
 gl'incanti di quel ciglio,
 le grazie di quel volto e assolvi il figlio. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 AMASI e BEROE
 
 BEROE
490(Tremo da capo a piè). (Timida e confusa)
 AMASI
                                             T'appressa. (Esaminandola fissamente ma senza sdegno)
 BEROE
                                                                    (Oh dio!)
 AMASI
 Parla. Chi sei?
 BEROE
                              Qual vedi
 un'umil pastorella.
 AMASI
 Il nome?
 BEROE
                    È Beroe.
 AMASI
                                      Ove nascesti?
 BEROE
                                                                 Io nacqui
 colà fra quelle selve
495che adombrano del Nil l'opposta sponda.
 AMASI
 Qual ventura a Sammete
 nota ti rese?
 BEROE
                          In rozze lane avvolto,
 fra le nostre festive
 danze innocenti io non so quale il trasse
500curioso desio. Mi vide; il vidi.
 Si protestò pastore;
 mi favellò d'amore;
 mi piacque, l'ascoltai;
 dimandò la mia fede; io la giurai.
 AMASI
505Stelle! La fede tua! Sposa tu sei? (Con premura)
 BEROE
 No, mio re, ma promisi
 d'esserla un dì.
 AMASI
                               (Respiro).
 BEROE
 Sol Sammete in Dalmiro
 oggi, che in ricche spoglie
510nella reggia ei s'offerse agli occhi miei,
 alfin conobbi e di morir credei.
 AMASI
 Come tu nella reggia?
 BEROE
                                           I tuoi guerrieri
 mi trasser con Nitteti.
 AMASI
                                           Or odi. Io scuso, (Con umanità)
 Beroe, la tua semplicità; ma pensa
515ch'or tuo dovere...
 BEROE
                                    Il mio dover, signore,
 purtroppo io so. Non me ne scemi il merto
 l'eseguirlo per cenno. A regie nozze
 l'aspirar saria colpa; io ti prometto
 che rea non diverrò. Scacciar Sammete
520dovrei dal core, il so, mio re, ma questo
 non posso offrir; t'ingannerei. Conosco
 che l'amerò finch'io respiri. Ah forse
 t'offende l'amor mio! Deh non turbarti;
 sarà breve l'offesa; io già mi sento
525morir d'affanno. Oh avventurosa morte, (Piangendo)
 ove per lei riposo
 abbian Nitteti, il regno,
 figlio sì caro e genitor sì degno.
 AMASI
 Giusti dei! Qual favella! (Sorpreso)
530Ma sei tu pastorella? Ove apprendesti
 a spiegarti, a pensar? Quanto han le reggie
 di grande, di gentil, quanto han le selve
 d'innocenza e candor congiunto io trovo
 mirabilmente in te. Deh non celarti.
535Chi sei? Chi t'educò?
 BEROE
                                          Qualunque io sono,
 d'Inaro il padre mio deggio alla cura.
 AMASI
 E ha saputo un pastor...
 BEROE
                                              Sempre ei pastore,
 signor, non fu. Visse già d'Aprio in corte
 ed è lo stato suo scelta e non sorte.
 AMASI
540Ah perché mai non sono
 arbitro ancor del mio voler! Qual altra
 più degna sposa al figlio mio... Ma voglio
 almen quanto a me lice
 farti, o Beroe, felice. A tuo talento
545impiega i miei tesori;
 chiedi grandezze, onori; un degno sposo
 fra' miei più cari e più sublimi amici
 scegli a tua voglia...
 BEROE
                                      Ah giusto re, che dici?
 Io promettermi ad altri! Ogni promessa
550sarebbe un tradimento.
 AMASI
 Ma se resta a Sammete
 speranza ancor...
 BEROE
                                  Non resterà. Ti puoi
 di me fidar. Né troppo,
 signor, Beroe presume;
555darà di sé mallevadore un nume.
 AMASI
 Come?
 BEROE
                 Ad Iside offrirmi e fra le sacre
 vergini sue ministre il resto io voglio
 de' miei giorni celar. Là sempre intesa
 ad implorar la vostra,
560farò la mia felicità. Divisa
 da chi solo adorai, perch'ei t'imiti,
 perché un giorno ei divenga
 un eroe qual tu sei,
 stancherò co' miei voti almen gli dei.
 AMASI
565Ah Beroe! Ah figlia! Io fuor di me mi sento (Con trasporto di tenerezza)
 di stupor, di contento,
 di tenerezza e di pietà. Chi mai
 vide fiamma più pura?
 Chi virtù più sicura?
570Chi più candido cor? Sammete, ah vieni. (Vedendo Sammete)
 
 SCENA V
 
 SAMMETE e detti
 
 AMASI
 Vieni; non arrossirti; esser superbo
 puoi del tuo amor. T'appressa pur; ti lascio;
 ti fido a lei; l'ascolta; e se finora
 legge ti diè quel ciglio,
575quel labbro in questo dì ti dia consiglio.
 
    Puoi vantar le tue ritorte,
 fortunato prigioniero,
 tu che amore hai condottiero
 sul cammin della virtù.
 
580   Tu non dei, com'è la sorte
 di color che amore inganna,
 arrossir d'una tiranna,
 vergognosa servitù. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 BEROE e SAMMETE
 
 SAMMETE
 Chi al genitor mai rese (Con curiosità ed allegrezza)
585il nostro amor palese?
 BEROE
                                           Ei da Nitteti,
 ella il seppe da me.
 SAMMETE
                                      Più amabil padre
 trovar si può?
 BEROE
                             (Beroe costanza). Ammiro,
 principe, il tuo bel cor. Dimmi. Non merta
 un sì buon genitor da un grato figlio
590ogni prova d'amor?
 SAMMETE
                                       Se il ciel m'intende
 qualche via m'aprirà, cara, ond'io possa
 farmi una volta al genitor palese.
 BEROE
 Consolati Sammete, il ciel t'intese.
 SAMMETE
 Come?
 BEROE
                 Da te dipende
595la pace dell'Egitto e la paterna
 tranquillità.
 SAMMETE
                         Da me?
 BEROE
                                          Sì.
 SAMMETE
                                                  Parla; a tutto
 pronto son io. Qual per sì grande oggetto,
 qual impresa, ben mio, compir dovrei?
 BEROE
 L'impresa è dura; abbandonar mi dei.
 SAMMETE
600Che! (Attonito)
 BEROE
              Abbandonarmi.
 SAMMETE
                                             Abbandonarti? Ah forse
 il padre mi deluse.
 BEROE
                                     Il padre è giusto.
 T'ama, non t'ingannò.
 SAMMETE
                                           Chi dunque chiede
 sì crudel sacrificio?
 BEROE
                                      Il ciel, la terra,
 tu stesso se vorrai,
605Sammete, esaminarti il chiederai.
 SAMMETE
 A parlarmi così valor ti senti?
 Ah la virtù che ostenti,
 Beroe crudel, di poco amor t'accusa.
 BEROE
 Di poco amore? Oh dio!
610Se vedessi, ben mio,
 come sta questo cor, com'io mi sento,
 no, così non diresti.
 SAMMETE
                                       A non amarmi
 pur disposta già sei.
 BEROE
                                        T'inganni. Io posso
 e voglio amarti sempre. Io di monarchi
615debitrice all'Egitto
 non son come tu sei; non è l'amore
 delitto in Beroe. Io libertà non bramo,
 quando ti scioglio. Il dolce cambio antico
 de' nostri cori in quella parte almeno
620che soffre la virtù serbar vogl'io;
 ti rendo il tuo; ma non dimando il mio.
 SAMMETE
 Ah se vuoi ch'io non t'ami, ah non mostrarti
 così degna d'amore, anima mia.
 
 SCENA VII
 
 BUBASTE con guardie e detti
 
 BUBASTE
 Amasi a te m'invia,
625pastorella gentile. È suo volere
 ch'io dipenda dal tuo. Di me disponi,
 esecutor son io
 qui de' tuoi cenni.
 BEROE
                                    Amato prence, addio.
 SAMMETE
 Che! Già mi lasci? Ah dove vai?
 BEROE
                                                            Fra poco
630saprà tutto Sammete.
 SAMMETE
                                          I passi tuoi
 seguir vogl'io.
 BEROE
                             No; s'è pur ver che m'ami,
 resta ben mio. Quest'ultimo io ti chiedo
 pegno d'amor.
 SAMMETE
                              Che tirannia! Ch'io resti
 così senza saper...
 BEROE
                                   Fidati, o caro,
635da te lungi io non vo; caro, io tel giuro,
 d'altri non sarò mai. Come tu fosti
 e l'unico e il primiero
 sarai sempre tu solo il mio pensiero.
 
    Per costume, o mio bel nume,
640ad amar te solo appresi
 e quel dolce mio costume
 diventò necessità.
 
    Nel bel foco in cui m'accesi
 arderò per fin ch'io mora;
645non potrei volendo ancora
 non serbarti fedeltà. (Parte con Bubaste e guardie)
 
 SCENA VIII
 
 SAMMETE, poi NITTETI, indi AMENOFI
 
 SAMMETE
 Assistetemi, o numi.
 Son fuor di me. Che avvenne?
 Dove Beroe s'invia? Perché mel tace?
650Chi la sforza a lasciarmi? È il mio tesoro,
 è il genitor che mi tradisce? (Resta immobile e pensoso e non ode che le ultime parole di Nitteti)
 NITTETI
                                                      Ah prence,
 son rea, perdona. Un improvviso assalto
 di cieco sdegno al genitor mi fece
 la tua Beroe tradir.
 SAMMETE
                                      No, principessa, (Con vivacità)
655possibile non è. Beroe incapace
 è di tradirmi. Ha troppo bello il core,
 troppo candida ha l'alma.
 NITTETI
                                                 O non m'intendi
 o non t'intendo.
 SAMMETE
                                (In questa angustia, in questa (Da sé)
 oscurità come restar? No; voglio
660raggiungere il mio ben... Ma, oh dio! m'impose
 di non seguirla). (Pensoso come sopra e non intendendo che le ultime parole d’Amenofi)
 AMENOFI
                                  Al genitor, Sammete,
 il passo affretta. Egli m'impose...
 SAMMETE
                                                              Ed io
 ubbidirla non posso,
 nulla ho promesso a lei. Quand'io la siegua,
665non dee Beroe sdegnarsi. (In atto di partire)
 AMENOFI
                                                  Odi; t'arresta.
 Qual favella è mai questa? Io non ritrovo
 senso ne' detti tuoi. Non sembra intero,
 caro prence, il tuo senno.
 SAMMETE
                                                È vero, è vero;
 son fuor di me. Perdona;
670la ragion m'abbandona. Ah, chi pretende
 ragion da un disperato?
 Non l'ha chi non la perde in questo stato.
 
    Mi sento il cor trafiggere;
 presso a morir son io
675e non ritrovo, oh dio!
 chi mi trafigge il cor.
 
    Non so dove mi volgere;
 indarno i numi invoco;
 e il duolo a poco a poco
680degenera in furor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 NITTETI e AMENOFI
 
 NITTETI
 Sammete ama da vero; e amato teme
 di perdere il suo bene; ad ogni eccesso
 può il dolor trasportarlo. Al suo dolore
 deh non l'abbandonar. Le parti adempi
685d'un fido amico. Io ti dovrò la cura
 che avrai di lui.
 AMENOFI
                                Sì venerato cenno
 all'amistà s'accorda. Io vo; ma intanto
 tu risparmia, o Nitteti,
 qualche pietà per gli altri ancora. È grande
690de' miseri lo stuolo;
 né a meritar pietà Sammete è solo. (Parte)
 
 SCENA X
 
 NITTETI e BUBASTE
 
 NITTETI
 Se lasciasse Sammete
 un solo in libertà de' miei pensieri,
 Amenofi l'avria. Degno è d'amore
695quel tenero rispetto
 con cui celando in petto
 le sue fiamme segrete...
 BUBASTE
 Amenofi dov'è? (Con gran fretta)
 NITTETI
                                 Cerca Sammete.
 BUBASTE
 Dunque ad Amasi io volo.
 NITTETI
                                                  Odi. Che rechi?
700Donde vieni? Che fu?
 BUBASTE
                                           Temo, o Nitteti,
 qualche fiero disastro.
 NITTETI
                                           Onde la tema?
 BUBASTE
 Volle Beroe da me d'Iside a' sacri
 recinti esser condotta.
 Io l'ubbidii; ma nel tornar dal tempio,
705in Sammete m'avvenni. Ah principessa,
 se veduto l'avessi... Io tremo ancora
 riandandone l'idea.
 Forsennato correa; chiedea seguaci;
 scotea nudo l'acciar; torbido il volto,
710scomposto il manto, il crin, parea dal ciglio
 vibrar folgori ardenti;
 fremea piangendo e confondea gli accenti.
 
    Men bramosa di stragi funeste
 va scorrendo l'armene foreste
715fiera tigre che i figli perdè.
 
    Arde d'ira, di rabbia delira,
 smania, freme, non ode, non mira
 che le furie che porta con sé. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 NITTETI sola
 
 NITTETI
 Misera! Quai ruine un mio geloso
720sconsigliato trasporto
 può cagionar! Taciuto avessi, oh dio!
 Fu cieco il condottier, fui cieca anch'io.
 
    Se fra gelosi sdegni
 v'è alcun che soffra e taccia,
725deh per pietà m'insegni
 come si può tacer.
 
    Come si tiene ascoso
 quell'impeto geloso
 che tutti esprime in faccia
730i moti del pensier. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Gran porto di Canopo ripieno di navi e nocchieri.
 
 SAMMETE dalla destra traendo per mano BEROE e seguito da compagni armati
 
 BEROE
 Ma dove, oh dio, mi guidi?
 Qual furor ti consiglia? Ah che facesti?
 La tua ragion si desti;
 pensa ad Iside, al padre, a te.
 SAMMETE
                                                        Non posso
735pensar che a Beroe. È sola (Lampi)
 Beroe la mia ragion.
 BEROE
                                        Rendimi al tempio, (Tuoni)
 idol mio, per pietà. Condanna il cielo
 l'irriverenza tua. Ve' come a un tratto
 tempestoso si fa. Mira de' lampi
740il sanguigno splendor. De' tuoni ascolta
 il fragor minaccioso. Ah par vicino
 l'orrido de' mortali ultimo scempio.
 Idol mio per pietà, rendimi al tempio.
 SAMMETE
 Eh non turbarti; è questa
745passaggiera tempesta. Andiamo: aperto
 il mar ci offre lo scampo.
 BEROE
                                                Il mar! Non vedi
 che ogni cammin ti serra
 l'avverso irato ciel? Che il mar sconvolto
 fra il contrasto de' venti
750mugge, biancheggia e l'onde
 con le nubi confonde? Oimè non farti
 dell'ira degli dei misero esempio.
 Rendimi per pietà, rendimi al tempio.
 SAMMETE
 Ma vi sono, empie stelle, (Con intolleranza impetuosa)
755più disastri per me? Stanche non siete
 di tormentarmi ancor?
 BEROE
                                             Fuggi, Sammete.
 SAMMETE
 Perché?
 BEROE
                  Giungono armati. Oimè la fuga
 impossibil già parmi!
 SAMMETE
 E ben, tutto si perda. Amici, all'armi. (Lascia Beroe, snuda la spada e seco i suoi seguaci)
 BEROE
760Ah no, che fai? Cedi più tosto il brando;
 abbandonati al padre.
 SAMMETE
                                           Al mondo intero
 m'opporrò per serbarti, o mio tesoro.
 All'armi, all'armi. (Ai seguaci)
 BEROE
                                    Oh dio! T'arresta... Io moro. (Sviene sopra un sasso alla destra. Sammete assale furioso le guardie reali e si disvia inseguendone alcune alla sinistra. Intanto fra il balenar de’ frequenti lampi, fra il rimbombo de’ tuoni e fra il muggito marino, a vista delle navi e de’ nocchieri che balzati dell’onde e sospinti dal vento si urtano fra di loro, si frangono e si sommergono in parte, siegue con lo strepito di tumultuosa sinfonia ostinato combattimento fra i seguaci di Sammete e le guardie reali che vincitrici alfine rincalzando gli altri lasciano vuota la scena. Verso il fine del combatimento cessa a grado a grado il furore della tempesta, si va rasserenando il cielo e l’iride comparisce)
 
 SCENA XIII
 
 BEROE cominciando a rinvenire, poi SAMMETE dalla sinistra difendendosi da due de’ custodi reali, finalmente AMASI con numeroso seguito d’armati dalla destra
 
 BEROE
 Oimè! Deh per pietà, (Senza aprire gli occhi) rendimi... (Guardando sorpresa intorno) Oh dei!
765Sola restai! Prence? (S’alza) Sammete? Ah dove,
 misera, andò? Forse è rimasto esangue...
 forse... Ma sento ancora
 colà strepito d'armi. (Di dentro alla sinistra)
 SAMMETE
                                         Invan ch'io ceda,
 temerari, sperate. (Esce)
 BEROE
                                     Ah basta, o prence,
770più non opporti agli astri.
 AMASI
                                                 Olà. Deponi,
 forsennato, quel brando e prigioniero
 renditi a queste squadre.
 BEROE
 Principe, non opporti.
 SAMMETE
                                           Ah Beroe! Ah padre! (Si lascia disarmare)
 AMASI
 Ingrato! Ecco i bei frutti (Ironia lenta ed amara)
775de' paterni sudori. Ecco la bella
 mercé che tu mi rendi. Ecco l'eroe
 ch'io mi promisi e che aspettò l'Egitto...
 Sol nel primo delitto (Enfasi seria)
 tanti unir ne sapesti
780che i rei più illustri al cominciar vincesti.
 Qual rispetto, qual legge,
 qual dover non calpesti? Il duol d'un padre,
 l'ira del ciel, la maestà d'un trono
 freni bastanti al tuo furor non sono.
785Ingrato...
 BEROE
                    Ah basta. Al prence
 tutto non dessi il tuo rigor. La rea
 de' suoi falli son io. Le ree son queste
 infelici sembianze. Io l'allettai;
 io lo sedussi; io gli turbai la mente.
790Se mai non mi vedeva, era innocente.
 AMASI
 D'un figlio contumace
 invan la tua pietà...
 BEROE
                                      No, contumace,
 mio re, non è. Conosco
 per lungo uso quel cor. T'ama, t'onora.
795Non son gli eccessi suoi ch'ultimi sforzi
 d'un moribondo amor.
 AMASI
                                            M'onora e m'ama
 ei che ad esser mi astringe
 o fiero padre o ingiusto re? Potea
 forse ignorar che una sua colpa sola
800m'avrebbe oppresso? Il sol dolor d'un padre
 tenero al par di me gl'impeti suoi
 raffrenar non dovea? Quest'è l'amore?
 Quest'è il rispetto? Ah questo
 è il disprezzo più atroce;
805quest'è l'odio più nero,
 questo...
 SAMMETE
                   No, padre mio, no; non è vero.
 Di rispetto, d'amore
 qual più da me ti piace
 dura prova dimanda.
810Ma il mio tesoro, oh dio!
 Ma Beroe abbandonare? Ah padre, io l'amo,
 io non amai che lei;
 ella è tutto per me. Se lei mi togli...
 AMASI
 Custodi, olà, traete (Sammete è incatenato)
815al suo carcere il reo.
 BEROE
                                       Pietà, signore.
 SAMMETE
 Sulla paterna man...
 AMASI
 Parti. (L’evita senza sdegno)
 SAMMETE
               Ah concedi al mio dolor verace
 che questo pegno almen...
 AMASI
                                                  Lasciami in pace.
 SAMMETE
 
    Guardami, padre amato...
 
 AMASI
 
820Lasciami, figlio ingrato.
 
 BEROE
 
 Amor ti dia consiglio...
 
 AMASI
 
 È troppo ingrato il figlio.
 
 SAMMETE
 
 Ingrato ah non son io.
 
 BEROE
 
 Eccede il tuo rigor.
 
 A TRE
 
825 In quante parti, oh dio!
 mi si divide il cor.
 
 SAMMETE
 
 Signor, de' falli miei
 sai la cagion qual è.
 
 BEROE
 
    Non ti scordar che sei
830pria genitor che re.
 
 AMASI
 
 (In tal cimento, oh dei!
 chi mai si vide ancor). (Partono da diverse parti)
 
 Fine dell’atto secondo