L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 ADMETO ED ALCESTE
 ballo tragico
 
 La scena rappresenta un tempio antico con ara nel mezzo circondata da sacerdoti.
 
 SCENA PRIMA
 
    Alceste con numeroso seguito da una parte ed Admeto pure con altro gran seguito dall’altra. Questo condotto da Amore e quella guidata da Imeneo vanno all’altare; ivi si danno la mano e si giurano scambievolmente eterna fede. Le faci d’Imeneo e di Amore si allumano e tutti gli astanti danno segni di gioia con nobili ed allegre danze.
 
 SCENA II
 
    Admeto, danzando con Alceste, cerca di persuaderla a levarsi il velo che la copre. Resiste questa a tal dimanda tanto che Amore glielo strappa e la scopre. Si butta allora teneramente Alceste nelle braccia del suo consorte.
 
 SCENA III
 
    Sentesi un gran rumore sotterraneo; il tempio viene ingombrato da folte nuvule; trema l’altare. Apollo si vede con un pugnale in mano comparire sopra una machina. E nell’istesso tempo che getta il ferro nel mezzo del popolo, l’ara si accende e scopre con caratteri di fuoco le seguenti parole: «Cesserà ben presto di vivere Admeto se non v’è alcuno che voglia morir per lui». Pieni di orrore restano stupidi Alceste ed Admeto. Il popolo si ritira spaventato. I sacerdoti abbandonano le loro funzioni ed alcuno non s’offre a liberar la vita del suo principe. Comincia Admeto a sentire gli effetti dell’oracolo. Il suo seguito l’abbandona, il popolo fugge; sino a’ suoi stessi genitori, di già molto vecchi, non solo rifiutano di dar per lui i pochi giorni che gli restano, ma lo lasciano senz’altro aiuto in braccio al suo destino. Mancano a poco a poco le forze ad Admeto, la mente gli si turba; vacilla; impallidisce. L’addolorata Alceste fa mille sforzi per soccorrere il suo consorte ma tutto è vano. Cade infine l’infelice perdendo la vita a piè dell’ara. Disperata Alceste del miserabile stato del suo sposo, raccoglie da terra con fretta il pugnale e trafiggendosene il seno, cade moribonda nelle braccia delle sue donne. La morte di Alceste fa rivivere Admeto. Ma quanto è grande il suo cordoglio allor che vede la sua adorata Alceste priva di vita! Corre con trasporto a lei, l’abbraccia, fa ogni sforzo per richiamarla al giorno. Disperato per la perdita del suo più caro oggetto, risolve di uccidersi. Invoca, col ferro in pugno, tutti i dei, ma sordi questi alle sue voci, alza con furia il braccio per passarsi il cuore; tutti gli amici accorrono, gli strappano dalle mani il ferro ed impediscono una sì barbara risoluzione. Admeto detestando sempre più il giorno, divien più che mai furioso; combatte con tutti, ma abbattuto ed oppresso dal gran numero, cade svenuto nelle braccia de’ suoi corteggiani. Si dissipano allora le nuvole, rinasce il giorno, ed apparisce l’Olimpo con tutte le deità. Alceste ed Admeto per la possanza di Amore tornano in vita ed attoniti della loro commune felicità, restano per un momento sorpresi; ma poi impetuosamente pieni di gioia correndosi incontro Admeto si butta a’ piedi della sua adorata Alceste e questa rilevandolo con trasporto l’accoglie nelle sue braccia. Il ballo generale comincia. Vien questo variato dai differenti passi che danzano le deità e terminerà con un gran gruppo coronato da un baldacchino di fiori che discende dal cielo sostenuto dagli amori e dai zeffiri.