L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 di mirar dentro al tondo della luna.
 LISETTA
 (Ecco la sua pazzia).
 BUONAFEDE
                                        Senti, può darsi...
370Sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
 se tu mi sei fedel, se non ricusi
 di darmi un po’ d’aiuto,
 ch’io ti faccia veder quel che ho veduto.
 LISETTA
 Sapete pur ch’io sono
375vostra serva fedele e se mi lice
 vostra tenera amante
 (invaghita però sol del contante).
 BUONAFEDE
 Quand’è così, mia cara,
 della ventura mia ti voglio a parte.
380Vedrai d’un uomo l’arte
 quanto può, quanto vale;
 le prodezze vedrai d’un canocchiale.
 LISETTA
 Vorrei che un canocchial si desse al mondo,
 con cui vedeste il fondo
385del mio povero cor che sol per voi
 arde d’amore e fede.
 (Egli è pazzo da ver, se me lo crede).
 BUONAFEDE
 Per rimirar là dentro
 in quel tuo cor sincero,
390serve di canocchial il mio pensiero.
 Vedo che mi vuoi bene.
 Vedo che tu sei mia.
 LISETTA
 (Ma non vede che questa è una pazzia).
 BUONAFEDE
 Doman ti vuo’ menar dal bravo astrologo,
395vedrai quel che si prattica lassù
 dalle donne da ben, come sei tu.
 LISETTA
 
    Una donna come me
 non vi fu né vi sarà.
 Io son tutt’amor e fé,
400io son tutta carità.
 Domandate a chi lo sa,
 sì ch’è vero ognun dirà.
 
    Io malizia in sen non ho;
 sono stata ognor così;
405poche volte dico no,
 quando posso, dico sì.
 Ma lo dico, già si sa,
 salva sempre l’onestà.
 
 SCENA X
 
 BUONAFEDE, poi ECCLITICO
 
 BUONAFEDE
 È poi la mia Lisetta
410una bona ragazza.
 Non è di quelle serve impertinenti
 che quando hanno la grazia del padrone
 vogliono in casa far le braghessone.
 ECCLITICO
 Ehi, signor Buonafede, (Di dentro)
415si puol entrar?
 BUONAFEDE
                              Oh cappari, chi è qui?
 Venite, signorsì;
 cos’è sta novità?
 Qualche cosa di grande vi sarà.
 ECCLITICO
 Compatite s’io vengo
420in quest’ora importuna a disturbarvi.
 Un segno d’amicizia io vengo a darvi.
 BUONAFEDE
 Oh che buona ventura a me vi guida?
 ECCLITICO
 V’è nissun che ci ascolti?
 BUONAFEDE
                                                No; siam soli.
 Parlate con libertà.
 ECCLITICO
                                     Voi siete
425l’unico galantuom ch’io stimo ed amo.
 Onde vi vengo a usar per puro affetto
 un atto d’amicizia e di rispetto.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi son. Ma che intendete
 voler dire con ciò?
 ECCLITICO
                                    Vengo da voi
430per sempre a licenziarmi.
 BUONAFEDE
                                                  Oh dei! Per sempre?
 Ditemi, cosa fu?
 ECCLITICO
 Amico, addio. Non ci vedrem mai più.
 BUONAFEDE
 Voi mi fate morir. Ma perché mai?
 ECCLITICO
 Tutto confido a voi. Sappiate, amico,
435che il grand’imperatore
 del bel mondo lunar con lui mi vuole.
 Io fra pochi momenti
 sarò insensibilmente
 trasportato lassù per mio destino
440e sarò della luna cittadino.
 BUONAFEDE
 Come! È vero? Oh gran caso! Oh me infelice,
 se resto senza voi! Ma in qual maniera
 la voce di lassù poté arrivare?
 ECCLITICO
 Là nel mondo lunare
445un astrologo v’è come son io
 che ha fatto un canocchial simile al mio.
 Congiunti nella cima i canocchiali
 e levato il cristallo, o sia la lente,
 facilissimamente
450sento quel che si dice in l’altro mondo
 e col metodo stesso anch’io rispondo.
 BUONAFEDE
 Oh prodigio! Oh prodigio! Ed in che modo
 sperate andar tant’alto?
 Dalla terra alla luna vi è un gran salto.
 ECCLITICO
455Tutto vuo’ confidarvi.
 Dal canocchiale istesso
 il grande imperatore
 mi ha fatto schizzettar certo licore
 che quando il beverò
460leggiermente alla luna io volerò.
 BUONAFEDE
 Amico, ah se voleste,
 aiutar mi potreste.
 ECCLITICO
                                     E come mai?
 BUONAFEDE
 Schizzettatemi un po’ di quel licore
 che v’ha mandato il vostro imperatore.
 ECCLITICO
465(Eccolo nella rete).
 BUONAFEDE
                                     E poi anch’io
 verrò lassù con voi.
 ECCLITICO
                                      Ma non vorrei
 che se n’avesse a mal sua maestà.
 BUONAFEDE
 È un signor di buon cor, non parlerà.
 ECCLITICO
 Orsù mi siete amico,
470vi voglio soddisfar. Quest’è il licore,
 giacché non v’è nessuno,
 vuo’ che se lo beviam metà per uno.
 BUONAFEDE
 E poi come faremo?
 ECCLITICO
 E poi si sentiremo
475sottilizzar le membra in forma tale
 che andremo in su, come se avessim l’ale.
 BUONAFEDE
 Beverei ma non so...
 Sono fra il sì e il no.
 ECCLITICO
 Compiacervi credevo;
480se pentito già siete, io solo bevo. (Finge di bevere)
 BUONAFEDE
 Non lo bevete tutto
 per carità.
 ECCLITICO
                      Tenetemi, che ormai
 mi sembra di volare. Oh me felice;
 oh singolar fortuna!
485Or or sarò nel mondo della luna.
 BUONAFEDE
 Cos’avete negli occhi?
 Parete ispiritato.
 ECCLITICO
 Dallo spirto lunar son invasato.
 Addio, vado.
 BUONAFEDE
                          Fermate.
490Voglio venir anch’io.
 ECCLITICO
                                        Ecco, tenete
 il resto del licor dunque e bevete.
 BUONAFEDE
 Ma le figliole mie? Ma la mia serva?
 ECCLITICO
 Quando sarete là,
 grazia per esse ancor s’impetrerà.
495Vado, vado.
 BUONAFEDE
                         Son qui. Bevo, aspettate. (Beve)
 ECCLITICO
 (Bevi, buon pro ti faccia.
 Io bevuto non ho. Fra pochi istanti
 dal sonnifero oppresso e addormentato
 crederà nella luna esser portato).
 BUONAFEDE
500Ecco bevuto ho anch’io.
 Mondo, mondaccio rio,
 per sempre t’abbandono.
 Uomo sopralunar fatto già sono.
 Ohimè sento un gran foco.
 ECCLITICO
505Soffrite. A poco a poco
 tramutar sentirete
 tutte le vostre membra e goderete.
 BUONAFEDE
 Par che mi venga sonno.
 ECCLITICO
                                               (Ecco l’effetto
 che fa il licor perfetto).
 BUONAFEDE
510Non posso star in piedi.
 ECCLITICO
                                              Accomodatevi. (Lo fa sedere)
 State pronto a salire e consolatevi.
 BUONAFEDE
 Mi sembra di volar.
 ECCLITICO
                                       Lo credo anch’io.
 BUONAFEDE
 Caro Ecclitico mio,
 ditemi dove sono; in terra, in aria?
 ECCLITICO
515Vi andate a poco a poco sollevando.
 BUONAFEDE
 Mi vo sottilizzando.
 Ma come uscir potrem... da questa stanza?
 ECCLITICO
 Abbiamo in vicinanza
 un ampio fenestrone.
 BUONAFEDE
520Vado, vado senz’altro.
 ECCLITICO
                                          (Oh che babbione!)
 BUONAFEDE
 
    Vado, vado, volo, volo.
 
 ECCLITICO
 
 Bravo, bravo, mi consolo.
 
 BUONAFEDE
 
 Dove siete?
 
 ECCLITICO
 
                         Volo anch’io.
 
 BUONAFEDE, ECCLITICO A DUE
 
 Addio mondo, mondo addio. (Escono Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
525Caro padre, cosa c’è?
 
 LISETTA
 
 Padron mio, che cos’è?
 
 BUONAFEDE
 
    Vado, vado; volo, volo.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Dove, dove?
 
 ECCLITICO
 
                          Oh che fortuna.
 
 BUONAFEDE
 
 Vo nel mondo della luna.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
530More, more, ohimè che more!
 
 BUONAFEDE
 
 Oh che gusto, oh che diletto!
 
 ECCLITICO
 
 Viva, viva, oh che fortuna!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more.
 
 BUONAFEDE
 
                          Cara luna,
 vengo, vengo, vengo a te. (S’adormenta)
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
535   More, more, presto, presto.
 Qualche spirto troverò.
 Presto, presto tornerò. (Partono)
 
 ECCLITICO
 
    Il bon sonnifero
 gli offusca il cerebro.
540Portar dagli uomini
 via lo farò.
 
    Fabrizio, Prospero, (Vengono due servi)
 su via prendetelo
 e là portatelo
545nel mio giardin. (Portano via Buonafede)
 
    Le donne tornano
 e si disperano,
 perché già credono
 morto il meschin. (Torna Clarice e Lisetta)
 
 LISETTA
 
550   Povero vecchio, ahi che morì.
 
 CLARICE
 
 Ahi che di vivere tosto finì.
 
 ECCLITICO
 
 No, non piangete, non è così.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che di vivere tosto finì.
 Ahi, che tormento, ahi che morì.
 
 ECCLITICO
 
555Fe’ testamento, eccolo qui.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che tormento, ahi che morì!
 
 ECCLITICO
 
    «Lascio a Clarice seimila scudi,
 se di sposarsi risolverà».
 
 CLARICE
 
 Era mortale, questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
560   «Lascio a Lisetta cento ducati,
 quando marito ritroverà».
 
 LISETTA
 
 Era assai vecchio, questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
    Povero vecchio, più nol vedrete!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi che tormento che voi mi date.
 
 ECCLITICO
 
565Pronta è la dote, se la volete.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Mi fate ridere, mi consolate.
 
 A TRE
 
 Viva chi è vivo; chi è morto è morto.
 
    Dolce conforto la dote sarà.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino delizioso in casa di Ecclitico, raffigurato nel mondo della luna, ove si rappresentano alcune stravaganze ordinate dall’astrologo per deludere Buonafede.
 
 BUONAFEDE che dorme sopra un letto de fiori. ECCLITICO travestito con abito capriccioso. ERNESTO ne’ suoi abiti
 
 ECCLITICO
 Ecco qui Buonafede
570nel mondo della luna. Egli ancor dorme
 e quando sia destato
 esser non crederà nel mio giardino
 ma nel mondo lunare
 fra le delizie peregrine e rare.
 ERNESTO
575Ma Flaminia e Clarice
 son del tutto avvisate?
 ECCLITICO
                                           Il tutto sanno
 e a ogni nostro disegno aderiranno.
 Lisetta nulla sa ma non importa.
 Con un’altra invenzione
580farò ch’ella si creda
 nel mondo della luna trasportata.
 Ella è da Cecco amata
 e Cecco la desia;
 e acciò ch’egli aderisca alle mie voglie
585gli ho promesso che lei sarà sua moglie.
 ERNESTO
 Flaminia sarà mia.
 ECCLITICO
 E mia sarà Clarice.
 Oggi ciascun di noi sarà felice.
 Le machine son pronte;
590son pronti i giochi, i suoni, i balli e i canti.
 Cose che pareran prodigi o incanti.
 ERNESTO
 Ed io per esser pronto
 a sostener la mia caricatura,
 vado tosto a cambiar spoglie e figura.
 
 SCENA II
 
 ECCLITICO e BUONAFEDE che dorme
 
 ECCLITICO
595Buonafede ancor dorme.
 Tempo è di risvegliarlo.
 Con questo sal volatile
 sciogliendo i spirti che fissati ha l’oppio,
 in sé ritornerà. (Gli pone un vasetto sotto le narici)
 BUONAFEDE
                                Flaminia...
 ECCLITICO
                                                      Ei chiama
600la figliola fra il sonno e la vigilia.
 BUONAFEDE
 Ehi Clarice... Lisetta...
 ECCLITICO
 Or si va svegliando.
 BUONAFEDE
                                       Eh! Dove sono? (Si alza bel bello)
 ECCLITICO
 Amico.
 BUONAFEDE
                 Olà, chi siete?
 ECCLITICO
 Che? Non mi conoscete?
605Non ravvisate Ecclitico?
 BUONAFEDE
                                              Voi quello?
 ECCLITICO
 Sì, quel son io.
 BUONAFEDE
                              Ma dove,
 dove amico siam noi?
 ECCLITICO
 Dove la sorte tutti i beni aduna,
 nel bellissimo mondo della luna.
 BUONAFEDE
610Eh! Mi burlate?
 ECCLITICO
                                E non ve n’accorgete
 dello splendor che fa più bello il giorno?
 Dell’aria salutar che spira intorno?
 BUONAFEDE
 È vero. Oh che bel giorno!
 O che aria soave!
 ECCLITICO
615Mirate a’ vostri piedi
 dal bel terren fecondo
 nascer le rose e i gigli. (Si vedono a spuntar i fiori)
 BUONAFEDE
                                            Oh che bel mondo!
 ECCLITICO
 Udite il dolce canto
 degli augelli canori. (S’odono a cantar i rusignoli)
 BUONAFEDE
                                        Oh che contento!
620Son fuor di me, non so dove mi sia.
 ECCLITICO
 Udite l’armonia
 ch’esce dagli arbuscelli
 agitati dai dolci venticelli. (Odesi un concertino principiato dai violini ed oboè in orchestra, colle risposte de’ corni da caccia e fagotti dentro la scena)
 BUONAFEDE
 Bravi, bravissimi.
625Gli alberi in questo mondo
 suonan meglio dei nostri sonatori.
 ECCLITICO
 Or vedrete ballar ninfe e pastori. (Escono ballerini, quali intrecciano una bella danza)
 BUONAFEDE
 Oh che ninfe gentili! Oh che fortuna!
 Oh benedetto il mondo della luna!
630Ma sa l’imperatore
 ch’io qui son arrivato?
 ECCLITICO
 È di tutto informato.
 BUONAFEDE
 Andiamlo a ritrovar.
 ECCLITICO
                                        Non è permesso
 con quell’abito andar innanzi a lui,
635s’egli non ve ne manda uno de’ sui.
 Ma ecco i cavalieri
 con i paggi e i staffieri. Il gran monarca
 vi manda da vestire.
 BUONAFEDE
                                        Oh che bel mondo!
 
 SCENA III
 
 Cavalieri con paggi e staffieri, che portano abiti da travestire Buonafede, e detti. Intanto che i paggi levano le vesti sue a Buonafede e lo vestono con gli abiti capricciosi, si sente una marcia e poi partono
 
 BUONAFEDE
 Come avrò a contenermi?
640Quante gran riverenze avrò da fare?
 ECCLITICO
 Il nostro buon monarca
 non vuol adulatori. Egli è un signore
 ch’è tagliato alla buona e di buon core.
 BUONAFEDE
 Andiam. Non vedo l’ora di vederlo.
645Ma quanto in anticamera
 aspettar ci farà?
 ECCLITICO
                                 Qui in anticamera
 sospirar non si sente o bestemmiare.
 Ognuno puol entrare;
 ognuno puol andar dal suo sovrano
650e può baciargli il piè non che la mano.
 Ma restate, che io
 anderò ad avvisarlo;
 egli ha tanta bontà
 che per farvi piacer qui venirà.
 BUONAFEDE
655E la mia cameriera e le mie figlie
 non verranno con noi?
 ECCLITICO
 Sì sì, verranno poi;
 anzi le nostre donne
 han ius particolare a questo impero,
660perché va colla luna il lor pensiero.
 
    Voi lo sapete
 come son fatte.
 Ora vezzose,
 tutte amorose.
665Ora ostinate,
 fiere, arrabbiate.
 Che? Non è vero?
 Sono lunatiche,
 oh signorsì.
 
670   Mutan figura,
 mutan pensiere;
 son per natura
 poco sincere.
 Certo credetemi,
675che l’è così.
 
 SCENA IV
 
 BUONAFEDE solo
 
 BUONAFEDE
 Parmi che dica il vero; anzi Lisetta
 ora è meco amorosa, or sdegnosetta.
 Ma s’ella qui verrà
 forse si cangierà. Ben mi ricordo
680del bellissimo caso
 della donna menata per il naso.
 
 SCENA V
 
 Si cala il ponte levatore e vedesi in fondo della scena un carro trionfale, tirato da uomini bizzaramente vestiti con sopra il carro CECCO vestito da imperadore e a’ piedi del medesimo ERNESTO vestito all’eroica con una stella in fronte. BUONAFEDE osserva con meraviglia. A suono di sinfonia si avvanza il carro e giunto alla metà della scena lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scendere Cecco con affettata sommissione
 
 BUONAFEDE
 Umilmente m’inchino
 a vostra maestà.
 CECCO
                                 Chi siete voi
 che indrizza i suoi saluti
685alla maestà nostra e non a noi?
 BUONAFEDE
 Perdoni, io fo all’usanza
 del mondo sublunar, dove son nato.
 CECCO
 Sì sì, son informato
 che là nel vostro mondo
690trionfa l’albagia
 né di titoli mai v’è carestia.
 BUONAFEDE
 Dice ben... Ma che vedo!
 Quivi il signor Ernesto?
 ERNESTO
                                              V’ingannate.
 Io stella sono ed Espero m’appello;
695e quando il cielo imbruna
 esco primiera a vagheggiar la luna.
 Sortito avrà l’influsso
 quel ch’Ernesto s’appella
 dalla costellazion della mia stella.
 BUONAFEDE
700Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto
 certo rassomigliate.
 CECCO
 Non vi meravigliate,
 che nella nostra corte abbiamo noi
 un buffon che somiglia tutto a voi.
 BUONAFEDE
705Grazie a vostra bontà del paragone
 ma io per dirla a lei non son buffone.
 CECCO
 E pur nel nostro mondo
 chi sa far il buffon è fortunato.
 BUONAFEDE
 Cappari! Egl’è informato.
 CECCO
                                                 Or, che vi pare?
710Vi piace il nostro mondo?
 BUONAFEDE
                                                 In fede mia,
 a chi un mondo sì bel non piaceria?
 Ma per esser contento
 una grazia, signor, ancor vi chiedo.
 CECCO
 Chiedete pur, che tutto io vi concedo.
 BUONAFEDE
715Ho due figlie e una serva.
 Vorrei...
 CECCO
                   Già v’ho capito,
 le vorreste con voi.
 Andrà, per consolarle,
 una stella cometa ad invitarle.
 BUONAFEDE
720Ma le stelle comete
 portan cattivo augurio.
 CECCO
                                            Oh gente pazza
 del mondo sublunar! Poiché le stelle
 conoscer pretendete
 e voi stessi laggiù non conoscete.
 BUONAFEDE
725Ha ragion, ha ragion; non so che dire.
 CECCO
 Io le farò venire
 ma però con un patto,
 che vuo’, senza recarvi pregiudizio,
 la vostra cameriera al mio servizio.
 BUONAFEDE
730Ma, signor...
 CECCO
                          Già lo so
 che siete innamorato
 in quei begl’occhi suoi
 ma questa volta la vogliam per noi.
 BUONAFEDE
 Dunque lei l’ha veduta?
 CECCO
                                              Signorsì;
735una machina abbiamo
 da cui spesso vediamo
 quel che si fa laggiù nel basso mondo.
 E il piacer più giocondo
 che aver possan i nostri occhi lunari
740è il mirar le pazzie dei vostri pari.
 
    Un avaro suda e pena
 e poi creppa e se ne va.
 Un superbo senza cena
 vuol rispetto e pan non ha.
745Un geloso è tormentato.
 Un corrente è criticato.
 Quasi tutti al vostro mondo
 siete pazzi in verità.
 
    Chi sospira per amore,
750chi delira per furore;
 chi sta bene e vuol star male;
 chi ha gran fumo e poco sale;
 al roverscio tutto va.
 Siete pazzi in verità. (Sale nel suo carro e parte col seguito)
 
 SCENA VI
 
 BUONAFEDE ed ERNESTO
 
 ERNESTO
755Voi avete due figlie?
 BUONAFEDE
                                        Signorsì.
 ERNESTO
 Fanciulle o maritate?
 BUONAFEDE
                                          Son ragazze
 e non ho ancora lor dato marito,
 perché non ho trovato un buon partito.
 ERNESTO
 Avete fatto ben; nel vostro mondo
760due cattivi mezzani
 soglion far qualche volta i matrimoni.
 Uno è il capriccio e l’altro è l’interesse.
 Dal primo ne provien la sazietà,
 dal secondo la nera infedeltà.
 BUONAFEDE
765Vusignoria favella
 come appunto parlar deve una stella.
 ERNESTO
 Qui non v’è alcun che dica
 di morir per l’amata;
 non v’è alcun che sia fido ad una ingrata.
770Non vedrete chi voglia
 nella tasca portar ampolle o stucci
 con balsami o ingredienti,
 utili delle donne ai svenimenti.
 BUONAFEDE
 Ma, se svien una donna,
775come la soccorrete?
 ERNESTO
                                      Accostumiamo
 una corda portare e quando fanno
 tali caricature
 le facciam rinvenir con battiture.
 BUONAFEDE
 Questo, per vero dire,
780è un perfetto elisire.
 ERNESTO
 È un elisir che giova;
 e credetelo a me che il so per prova.
 BUONAFEDE
 Oh che viver felice,
 che intender raffinato!
785A paragon di questi
 è un somaro da noi quel ch’ha studiato. (Parte guardando intorno)
 ERNESTO
 A tal segno che giunga
 la stolidezza in noi, no, mai creduto
 né pensato l’avrei.
790Nel mio crudel tormento
 comincio a respirar; giunger or credo
 al possesso d’un ben che tanto bramo;
 peno, godo in un punto e spero ed amo.
 
    Lasciami in pace amore
795per un momento almeno;
 affanno del mio seno
 lasciami respirar.
 
    Se a un bel sperar m’invita
 la cruda mia ferita,
800perché col rio timore,
 perché ritorni amore
 l’anima a lacerar.
 
 SCENA VII
 
 BUONAFEDE e varie persone di dentro che forman l’eco
 
 BUONAFEDE
 Io resto stupefatto;
 questo è un mondo assai bello, assai ben fatto.
805Cantan sì ben gli augelli,
 suonano gli arboscelli;
 ognun balla, ognun gode;
 ognun vive giocondo;
 oh che mondo felice! Oh che bel mondo!
810Me lo voglio goder. Vuo’ andar girando
 per questa ch’esser credo
 la principal città.
 Non so s’abbia d’andar di là o di qua. (L’eco risponde da varie parti)
 ECO
 Di qua, di qua, di qua.
 BUONAFEDE
815O questa sì che è bella!
 Ognuno a sé mi appella
 e mi sento a chiamar di qua e di là.
 ECO
 Di là, di là, di là.
 BUONAFEDE
 E siam sempre da capo.
820Vorrei venire e non vorrei venire;
 sono fra il sì e il no.
 ECO
 No, no, no, no, no, no.
 BUONAFEDE
 No di qua, no di là.
 Dunque resterò qui
825sempre fermo così.
 ECO
 Sì, sì, sì, sì, sì, sì.
 BUONAFEDE
 Ah ah, v’ho conosciuto,
 signor eco garbato.
 Oh che piacer giocondo!
830Oh che spasso, oh che spasso! Oh che bel mondo!
 
    Che mondo amabile,
 che impareggiabile
 felicità.
 
    Gl’alberi suonano.
835Gl’augelli cantano,
 le ninfe ballano,
 gl’echi rispondono.
 Tutto è godibile,
 tutto è beltà.
 
840   Che mondo amabile,
 che impareggiabile
 felicità. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 ECCLITICO, LISETTA condotta da due con occhi bendati
 
 LISETTA
 Dove mi conducete?
 Siete sbirri, sicari o ladri siete?
 ECCLITICO
845Levategli la benda,
 or che la fortunata
 a questo nostro mondo è già arrivata. (Gli levano la benda)
 LISETTA
 Ohimè, respiro un poco.
 ECCLITICO
 Bella ragazza, io gioco
850che dove adesso siate
 voi non v’immaginate.
 LISETTA
                                            E che volete,
 caro signor Ecclitico, ch’io sappia.
 Dormivo ancor nel letto,
 allorché son venuti
855quei marioli birboni,
 m’hanno bendati gli occhi,
 m’hanno condotta via
 e adesso non so dir dove mi sia.
 ECCLITICO
 Lisetta, avete avuta la fortuna
860d’esser passata al mondo della luna.
 LISETTA
 Ah ah, mi fate ridere;
 non son una bambina
 da credere a sì fatte scioccherie.
 ECCLITICO
 Delle parole mie
865voi la prova vedrete,
 quando sposa sarete
 del nostro imperatore
 che pel vostro bel viso arde d’amore.
 LISETTA
 La favola va lunga.
870Il padrone dov’è?
 ECCLITICO
                                   Morto si finse
 ma nel mondo lunare egli è passato
 e anch’io dopo di lui son arrivato.
 LISETTA
 Caro signor lunatico,
 non mi fate adirar. Per qual cagione,
875ditemi, uscir di casa mi faceste?
 ECCLITICO
 Di casa uscir credeste
 ma dal balcon passata
 foste qui da una nuvola portata.
 LISETTA
 Orsù, tali pazzie soffrir non voglio.
880Vuo’ saper dove tende quest’imbroglio.
 ECCLITICO
 Ecco il vostro padrone;
 domandatelo a lui che lo saprà.
 Io vado a ritrovar sua maestà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 LISETTA, poi BUONAFEDE
 
 LISETTA
 Quello è il padrone? È lui.
885Non capisco la sua caricatura.
 Oh che moda graziosa! Oh che figura!
 BUONAFEDE
 Lisetta, oh benvenuta.
 Tu ancor sei qui con noi?
 Fortunata davver chiamar ti puoi.
 LISETTA
890Ma dove siam?
 BUONAFEDE
                               Nel mondo della luna.
 LISETTA
 Mi volete ingannar.
 BUONAFEDE
                                       No, te lo giuro.
 Questo è il mondo lunar, te l’assicuro.
 LISETTA
 Adunque sarà vero
 che una nuvola qui m’avrà portata?
 BUONAFEDE
895Sei stata fortunata.
 Perch’io ti porto amore,
 sei venuta a goder sì grand’onore.
 LISETTA
 Ma qui che far dovrò?
 BUONAFEDE
 Quello che devi far t’insegnerò.
900Tu devi voler bene al tuo padrone.
 LISETTA
 E non altro?
 BUONAFEDE
                          Tu devi
 fargli qualche carezza.