L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall’alto da grandi alberi che giungono ad intrecciare i rami dall’uno all’altro colle, fra i quali è chiusa.
 
 LICIDA e AMINTA
 
 LICIDA
 Ho risoluto, Aminta;
 più consiglio non vo' .
 AMINTA
                                          Licida, ascolta.
 Deh modera una volta
 questo tuo violento
5spirito intollerante.
 LICIDA
                                      E in chi poss'io
 fuor che in me, più sperar? Megacle istesso,
 Megacle m'abbandona
 nel bisogno maggiore! Or va', riposa
 su la fé d'un amico.
 AMINTA
                                      Ancor non dei
10condannarlo però. Breve cammino
 non è quel che divide
 Elide, in cui noi siamo,
 da Creta ov'ei restò. Prescritta è l'ora
 agli olimpici giuochi
15oltre il meriggio ed or non è l'aurora.
 LICIDA
 Sai pur che ognun ch'aspiri
 all'olimpica palma or sul mattino
 dee presentarsi al tempio. Il grado, il nome,
 la patria palesar. Di Giove all'ara
20giurar di non valersi
 di frode nel cimento.
 AMINTA
                                         Il so.
 LICIDA
                                                     T'è noto
 ch'escluso è dalla pugna
 chi quest'atto solenne
 giunge tardi a compir? Vedi la schiera
25de' concorrenti atleti? Odi il festivo
 tumulto pastoral? Dunque, che deggio
 attender più? Che più sperar?
 AMINTA
                                                          Ma quale
 sarebbe il tuo disegno?
 LICIDA
                                             All'ara innanzi
 presentarmi con gli altri.
 AMINTA
                                                E poi?
 LICIDA
                                                               Con gli altri
30a suo tempo pugnar.
 AMINTA
                                        Tu!
 LICIDA
                                                 Sì. Non credi
 in me valor che basti?
 AMINTA
                                           Eh qui non giova,
 prence, il saper come si tratti il brando.
 Altra spezie di guerra, altr'armi ed altri
 studi son questi. Ignoti nomi a noi
35cesto, disco, palestra; a' tuoi rivali,
 per lung'uso, son tutti
 familiari esercizi. Al primo incontro
 del giovanile ardire
 ti potresti pentir.
 LICIDA
                                   Se fosse a tempo
40Megacle giunto a tai contese esperto,
 pugnato avria per me; ma s'ei non viene,
 che far degg'io? Non si contrasta, Aminta,
 oggi in Olimpia del selvaggio ulivo
 la solita corona; al vincitore
45sarà premio Aristea, figlia reale
 dell'invitto Clistene, onor primiero
 delle greche sembianze, unica e bella
 fiamma di questo cor, benché novella.
 AMINTA
 Ed Argene?
 LICIDA
                         Ed Argene
50più riveder non spero. Amor non vive,
 quando muor la speranza.
 AMINTA
                                                  Eppur giurasti
 tante volte...
 LICIDA
                          T'intendo. In queste fole
 finché l'ora trascorra
 trattener mi vorresti. Addio.
 AMINTA
                                                      Ma senti.
 LICIDA
55No, no.
 AMINTA
                 Vedi che giunge...
 LICIDA
 Chi?
 AMINTA
             Megacle.
 LICIDA
                                Dov'è?
 AMINTA
                                                Fra quelle piante
 parmi... No... non è desso.
 LICIDA
                                                  Ah mi deridi
 e lo merito, Aminta. Io fui sì cieco
 che in Megacle sperai. (Volendo partire)
 
 SCENA II
 
 MEGACLE e detti
 
 MEGACLE
                                            Megacle è teco.
 LICIDA
60Giusti dei!
 MEGACLE
                       Prence.
 LICIDA
                                       Amico.
 Vieni, vieni al mio seno. Ecco risorta
 la mia speme cadente.
 MEGACLE
                                            E sarà vero
 che 'l ciel m'offra una volta
 la via d'esserti grato?
 LICIDA
                                          E pace e vita
65tu puoi darmi, se vuoi.
 MEGACLE
                                            Come?
 LICIDA
                                                            Pugnando
 nell'olimpico agone
 per me, col nome mio.
 MEGACLE
                                            Ma tu non sei
 noto in Elide ancor?
 LICIDA
                                        No.
 MEGACLE
                                                  Quale oggetto
 ha questa trama?
 LICIDA
                                   Il mio riposo. Oh dio!
70Non perdiamo i momenti. Appunto è l'ora
 che de' rivali atleti
 si raccolgono i nomi. Ah vola al tempio;
 di' che Licida sei. La tua venuta
 inutile sarà, se più soggiorni.
75Vanne. Tutto saprai, quando ritorni.
 MEGACLE
 
    Superbo di me stesso
 andrò, portando in fronte
 quel caro nome impresso,
 come mi sta nel cor.
 
80   Dirà la Grecia poi
 che fur comuni a noi
 l'opre, i pensier, gli affetti
 e alfine i nomi ancor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LICIDA ed AMINTA
 
 LICIDA
 Oh generoso amico!
85Oh Megacle fedel!
 AMINTA
                                    Così di lui
 non parlavi poc'anzi.
 LICIDA
                                         Eccomi alfine
 possessor d'Aristea. Vanne, disponi
 tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa
 prima che il sol tramonti
90voglio quindi partir.
 AMINTA
                                        Più lento, o prence,
 nel fingerti felice. Ancor vi resta
 molto di che temer.
 LICIDA
                                       Quanto importuno
 è questo tuo noioso,
 perpetuo dubitar. Vicino al porto
95vuoi ch'io tema il naufragio! A' dubbi tuoi
 chi presta fede intera
 non sa mai quando è l'alba o quando è sera.
 
    Quel destrier che all'albergo è vicino,
 più veloce s'affretta nel corso;
100non l'arresta l'angustia del morso,
 non la voce che legge gli dà.
 
    Tal quest'alma, che piena è di speme,
 nulla teme, consiglio non sente;
 e si forma una gioia presente
105del pensiero che lieta sarà. (Partono)
 
 SCENA IV
 
 Vasta campagna alle falde d’un monte, sparsa di capanne pastorali. Ponte rustico sul fiume Alfeo, composto di tronchi d’alberi rozzamente commessi. Veduta della città d’Olimpia in lontano, interrotta da poche piante che adornano la pianura ma non l’ingombrano.
 
 ARGENE in abito di pastorella tessendo ghirlande. Coro di ninfe e pastori tutti occupati in lavori pastorali. E poi ARISTEA con seguito
 
 CORO
 
    O care selve, o cara
 felice libertà!
 
 ARGENE
 
    Qui se un piacer si gode,
 parte non v'ha la frode;
110ma lo condisce a gara
 amore e fedeltà.
 
 CORO
 
    O care selve, o cara
 felice libertà!
 
 ARGENE
 
    Qui poco ognun possiede;
115e ricco ognun si crede;
 né più bramando impara
 che cosa è povertà.
 
 CORO
 
    O care selve, o cara
 felice libertà!
 
 ARGENE
 
120   Senza custodi o mura
 la pace è qui sicura,
 che l'altrui voglia avara
 onde allettar non ha.
 
 CORO
 
    O care selve, o cara
125felice libertà!
 
 ARGENE
 
    Qui gl'innocenti amori
 di ninfe... (S’alza da sedere)
 
                      Ecco Aristea.
 ARISTEA
                                                Siegui, o Licori.
 ARGENE
 Già il rozzo mio soggiorno
 torni a render felice, o principessa?
 ARISTEA
130Ah, fuggir da me stessa
 potessi ancor, come dagl'altri. Amica,
 tu non sai qual funesto
 giorno per me sia questo.
 ARGENE
                                                 È questo un giorno
 glorioso per te. Di tua bellezza
135qual può l'età futura
 prova aver più sicura? A conquistarti
 nell'olimpico agone
 tutto il fior della Grecia oggi s'espone.
 ARISTEA
 Ma chi bramo non v'è. Deh si proponga
140men funesta materia
 al nostro ragionar. Siedi Licori.
 Gl'interrotti lavori (Siede Aristea)
 riprendi e parla. Incominciasti un giorno
 a narrarmi i tuoi casi. Il tempo è questo
145di proseguirgli. Il mio dolor seduci;
 raddolcisci, se puoi,
 i miei tormenti in rammentando i tuoi.
 ARGENE
 Se avran tanta virtù, senza mercede
 non va la mia costanza. A te già dissi (Siede)
150che Argene è il nome mio, che in Creta io nacqui
 d'illustre sangue, e che gli affetti miei
 fur più nobili ancor de' miei natali.
 ARISTEA
 So fin qui.
 ARGENE
                       De' miei mali
 ecco il principio. Del cretense soglio
155Licida il regio erede
 fu la mia fiamma ed io la sua. Celammo
 prudenti un tempo il nostro amor; ma poi
 l'amor s'accrebbe e, come in tutti avviene,
 la prudenza scemò. Comprese alcuno
160il favellar de' nostri sguardi; ad altri
 i sensi ne spiegò; di voce in voce
 tanto in breve si stese
 il maligno romor che 'l re l'intese.
 Se ne sdegnò; sgridonne il figlio; a lui
165vietò di più vedermi; e col divieto
 glien'accrebbe il desio; che aggiunge il vento
 fiamme alle fiamme; e più superbo un fiume
 fanno gli argini opposti. Ebbro d'amore
 freme Licida; e pensa
170di rapirmi e fuggir. Tutto il disegno
 spiega in un foglio; a me l'invia. Tradisce
 la fede il messo e al re lo reca. È chiuso
 in custodito albergo
 il mio povero amante. A me s'impone
175che a straniero consorte
 porga la destra. Io lo ricuso. Ognuno
 contro me si dichiara. Il re minaccia;
 mi condannan gli amici. Il padre mio
 vuol che al nodo acconsenta. Altro riparo
180che la fuga, o la morte
 al mio caso non trovo. Il men funesto
 credo il più saggio; e l'esseguisco. Ignota
 in Elide pervenni. In queste selve
 mi proposi abitar. Qui fra pastori
185pastorella mi finsi; or son Licori.
 Ma serbo al caro bene
 fido in sen di Licori il cor d'Argene.
 ARISTEA
 Inver mi fai pietà. Ma la tua fuga
 non approvo però. Donzella e sola
190cercar contrade ignote,
 abbandonar...
 ARGENE
                             Dunque dovea la mano
 a Megacle donar?
 ARISTEA
                                   Megacle? (Oh nome!)
 Di qual Megacle parli?
 ARGENE
                                            Era lo sposo
 questi che 'l re mi destinò. Dovea
195dunque obbliar...
 ARISTEA
                                   Ne sai la patria?
 ARGENE
                                                                   Atene.
 ARISTEA
 Come in Creta pervenne?
 ARGENE
                                                  Amor vel trasse,
 com'ei stesso dicea, ramingo, afflitto.
 Nel giungervi fu colto
 da stuol di masnadieri; e oppresso ormai
200la vita vi perdea; Licida a sorte
 vi si avvenne e 'l salvò. Quindi fra loro
 fidi amici fur sempre. Amico al figlio,
 fu noto al padre; e dal reale impero
 destinato mi fu, perché straniero.
 ARISTEA
205Ma ti ricordi ancora
 le sue sembianze?
 ARGENE
                                    Io l'ho presente. Avea
 bionde le chiome, oscuro il ciglio, i labbri
 vermigli sì ma tumidetti, e forse
 oltre il dover, gli sguardi
210lenti e pietosi, un arrossir frequente,
 un soave parlar... Ma... principessa
 tu cambi di color! Che avvenne?
 ARISTEA
                                                             Oh dio!
 Quel Megacle, che pingi, è l'idol mio.
 ARGENE
 Che dici?
 ARISTEA
                     Il vero. A lui
215lunga stagion già mio segreto amante,
 perché nato in Atene,
 niegommi il padre mio; né volle mai
 conoscerlo, vederlo,
 ascoltarlo una volta. Ei disperato
220da me partì; più nol rividi; e in questo
 punto da te so de' suoi casi il resto.
 ARGENE
 Inver, sembrano i nostri
 favolosi accidenti.
 ARISTEA
                                    Ah se sapesse
 ch'oggi per me qui si combatte!
 ARGENE
                                                            In Creta
225a lui voli un tuo servo; e tu procura
 la pugna differir.
 ARISTEA
                                  Come?
 ARGENE
                                                  Clistene
 è pur tuo padre; ei qui presiede eletto
 arbitro delle cose; ei può, se vuole...
 ARISTEA
 Ma non vorrà.
 ARGENE
                             Che nuoce,
230principessa, il tentarlo?
 ARISTEA
                                              Ebben, Clistene
 vadasi a ritrovar. (S’alzano)
 ARGENE
                                   Fermati. Ei viene.
 
 SCENA V
 
 CLISTENE con seguito e dette
 
 CLISTENE
 Figlia, tutto è compito. I nomi accolti,
 le vittime svenate, al gran cimento
 l'ora è prescritta; e più la pugna ormai,
235senza offesa de' numi,
 della publica fé, dell'onor mio,
 differir non si può.
 ARISTEA
                                      (Speranze addio).
 CLISTENE
 Ragion d'esser superba
 io ti darei, se ti dicessi tutti
240quei che a pugnar per te vengono a gara.
 V'è Olinto di Megara;
 v'è Clearco di Sparta, Ati di Tebe,
 Erilo di Corinto; e fin di Creta
 Licida venne.
 ARGENE
                            Chi!
 CLISTENE
                                       Licida, il figlio
245del re cretense.
 ARISTEA
                               Ei pur mi brama?
 CLISTENE
                                                                  Ei viene
 con gli altri a prova.
 ARGENE
                                       (Ah si scordò d'Argene).
 CLISTENE
 Sieguimi, figlia.
 ARISTEA
                                 Ah questa pugna, o padre,
 si differisca.
 CLISTENE
                          Un impossibil chiedi;
 dissi perché. Ma la cagion non trovo
250di tal richiesta.
 ARISTEA
                               A divenir soggette
 sempre v'è tempo. È d'Imeneo per noi
 pesante il giogo; e già senz'esso abbiamo
 che soffrire abbastanza
 nella nostra servil sorte infelice.
 CLISTENE
255Dice ognuna così; ma il ver non dice.
 
    Del destin non vi lagnate,
 se vi rese a noi soggette;
 siete serve, ma regnate
 nella vostra servitù.
 
260   Forti noi, voi belle siete;
 e vincete in ogni impresa,
 quando vengono a contesa
 la bellezza e la virtù. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Udisti, o principessa?
 ARISTEA
                                           Amica, addio.
265Convien ch'io siegua il padre. Ah tu, che puoi,
 del mio Megacle amato,
 se pietosa pur sei come sei bella,
 cerca, recami (oh dio!) qualche novella.
 
    Tu di saper procura
270dove il mio ben s'aggira;
 se più di me si cura,
 se parla più di me.
 
    Chiedi se mai sospira,
 quando il mio nome ascolta;
275se 'l proferì talvolta
 nel ragionar fra sé. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARGENE sola
 
 ARGENE
 Dunque Licida ingrato
 già di me si scordò! Povera Argene
 a che mai ti serbar le stelle irate!
280Imparate, imparate,
 inesperte donzelle. Ecco lo stile
 de' lusinghieri amanti. Ognun vi chiama
 suo ben, sua vita e suo tesoro; ognuno
 giura che a voi pensando
285vaneggia il dì, veglia le notti; han l'arte
 di lagrimar, d'impallidir. Talvolta
 par che sugli occhi vostri
 voglian morir fra gli amorosi affanni;
 guardatevi da lor, son tutti inganni.
 
290   Più non si trovano
 fra mille amanti
 sol due bell'anime
 che sian costanti;
 e tutti parlano
295di fedeltà.
 
    E il reo costume
 tanto s'avanza
 che la costanza
 di chi ben ama,
300ormai si chiama
 semplicità. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 LICIDA e MEGACLE da diverse parti
 
 MEGACLE
 Licida.
 LICIDA
                Amico.
 MEGACLE
                                Eccomi a te.
 LICIDA
                                                         Compisti...
 MEGACLE
 Tutto, o signor. Già col tuo nome al tempio
 per te mi presentai. Per te fra poco
305vado al cimento. Or fin che 'l noto segno
 della pugna si dia, spiegar mi puoi
 la cagion della trama.
 LICIDA
                                          Oh, se tu vinci,
 non ha di me più fortunato amante
 tutto il regno d'amor.
 MEGACLE
                                          Perché?
 LICIDA
                                                           Promessa
310in premio al vincitore
 è una real beltà. La vidi appena
 che n'arsi e la bramai. Ma poco esperto
 negli atletici studi...
 MEGACLE
                                       Intendo. Io deggio
 conquistarla per te.
 LICIDA
                                      Sì. Chiedi poi
315la mia vita, il mio sangue, il regno mio;
 tutto, o Megacle amato, io t'offro e tutto
 scarso premio sarà.
 MEGACLE
                                      Di tanti, o prence,
 stimoli non fa d'uopo
 al grato servo, al fido amico. Io sono
320memore assai de' doni tuoi; rammento
 la vita che mi desti. Avrai la sposa;
 speralo pur. Nella palestra elea
 non entro pellegrin. Bevve altre volte
 i miei sudori; ed il silvestre ulivo
325non è per la mia fronte
 un insolito fregio. Io più sicuro
 mai di vincer non fui. Desio d'onore,
 stimoli d'amistà mi fan più forte.
 Anelo, anzi mi sembra
330d'esser già nell'agon. Gli emuli al fianco
 mi sento già; già gli precorro; e asperso
 dell'olimpica polve il crine, il volto,
 del volgo spettator gli applausi ascolto.
 LICIDA
 Oh dolce amico! Oh cara (Abbracciandolo)
335sospirata Aristea!
 MEGACLE
                                   Che!
 LICIDA
                                               Chiamo a nome
 il mio tesoro.
 MEGACLE
                           Ed Aristea si chiama?
 LICIDA
 Appunto.
 MEGACLE
                     Altro ne sai?
 LICIDA
                                              Presso a Corinto
 nacque in riva all'Asopo. Al re Clistene
 unica prole.
 MEGACLE
                         (Aimè. Questa è il mio bene).
340E per lei si combatte?
 LICIDA
 Per lei.
 MEGACLE
                 Questa degg'io
 conquistarti pugnando?
 LICIDA
 Questa.
 MEGACLE
                  Ed è tua speranza e tuo conforto
 sola Aristea?
 LICIDA
                           Sola Aristea.
 MEGACLE
                                                    (Son morto).
 LICIDA
345Non ti stupir. Quando vedrai quel volto
 forse mi scuserai. D'esserne amanti
 non avrebbon rossore i numi istessi.
 MEGACLE
 (Ah così nol sapessi!)
 LICIDA
                                          Oh se tu vinci!
 chi più lieto di me? Megacle istesso
350quanto mai ne godrà! Di', non avrai
 piacer del piacer mio?
 MEGACLE
                                            Grande.
 LICIDA
                                                              Il momento
 che ad Aristea m'annodi,
 Megacle di', non ti parrà felice?
 MEGACLE
 Felicissimo. (Oh dei!)
 LICIDA
                                           Tu non vorrai
355pronubo accompagnarmi
 al talamo nuzial?
 MEGACLE
                                  (Che pena!)
 LICIDA
                                                           Parla.
 MEGACLE
 Sì, come vuoi. (Qual nuova specie è questa
 di martirio d'inferno!)
 LICIDA
                                            Oh quanto il giorno
 lungo è per me! Che l'aspettare uccida
360nel caso in cui mi vedo,
 tu non credi, o non sai.
 MEGACLE
                                            Lo so; lo credo.
 LICIDA
 Senti amico. Io mi fingo
 già l'avvenir; già col desio possiedo
 la dolce sposa.
 MEGACLE
                             (Ah questo è troppo!)
 LICIDA
                                                                      E parmi...
 MEGACLE
365Ma taci. Assai dicesti. Amico io sono; (Con impeto)
 il mio dover comprendo;
 ma poi...
 LICIDA
                    Perché ti sdegni? In che t'offendo?
 MEGACLE
 (Imprudente, che feci!) Il mio trasporto (Si ricompone)
 è desio di servirti. Io stanco arrivo
370da cammin lungo; ho da pugnar; mi resta
 picciol tempo al riposo e tu mel togli.
 LICIDA
 E chi mai ti ritenne
 di spiegarti finora?
 MEGACLE
                                      Il mio rispetto.
 LICIDA
 Vuoi dunque riposar?
 MEGACLE
                                           Sì.
 LICIDA
                                                   Brami altrove
375meco venir?
 MEGACLE
                          No.
 LICIDA
                                    Rimaner ti piace
 qui fra quest'ombre!
 MEGACLE
                                         Sì.
 LICIDA
                                                 Restar degg'io?
 MEGACLE
 No. (Con impazienza; e si getta a sedere)
 LICIDA
            (Strana voglia!) Ebben, riposa. Addio. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MEGACLE solo
 
 MEGACLE
 Che intesi eterni dei! Quale improvviso
 fulmine mi colpì! L'anima mia
380dunque fia d'altri! E ho da condurla io stesso
 in braccio al mio rival! Ma quel rivale
 è il caro amico. Ah quali nomi unisce
 per mio strazio la sorte! Eh che non sono
 rigide a questo segno
385le leggi d'amistà. Perdoni il prence,
 ancor io sono amante. Il domandarmi
 ch'io gli ceda Aristea non è diverso
 dal chiedermi la vita. E questa vita
 di Licida non è? Non fu suo dono?
390Non respiro per lui? Megacle ingrato,
 e dubitar potresti? Ah se ti vede
 con questa in volto infame macchia e rea
 ha ragion d'abborrirti anche Aristea.
 No, tal non mi vedrà. Voi soli ascolto
395obblighi d'amistà, pegni di fede,
 gratitudine, onore. Altro non temo
 che il volto del mio ben. Questo s'eviti
 formidabile incontro. In faccia a lei,
 misero, che farei! Palpito e sudo
400solo in pensarlo e parmi
 istupidir, gelarmi,
 confondermi, tremar... No, non potrei...
 
 SCENA X
 
 ARISTEA e detto; poi ALCANDRO
 
 ARISTEA
 Stranier. (Senza vederlo in viso)
 MEGACLE
                     Chi mi sorprende? (Rivoltandosi)
 ARISTEA
                                                          (Oh stelle!)
 MEGACLE
                                                                                 (Oh dei!) (Riconoscendosi)
 ARISTEA
 Megacle! Mia speranza!
405Ah sei pur tu. Pur ti riveggo. Oh dio!
 Di gioia io moro; ed il mio petto appena
 può alternare i respiri. Oh caro, oh tanto
 e sospirato e pianto
 e richiamato invano. Udisti alfine
410la povera Aristea. Tornasti; e come
 opportuno tornasti! Oh amor pietoso!
 Oh felici martiri!
 Oh ben sparsi finor pianti e sospiri!
 MEGACLE
 (Che fiero caso è il mio!)
 ARISTEA
                                                Megacle amato,
415e tu nulla rispondi?
 E taci ancor? Che mai vuol dir quel tanto
 cambiarti di color? Quel non mirarmi
 che timido e confuso? E quelle a forza
 lagrime trattenute? Ah più non sono
420forse la fiamma tua? Forse...
 MEGACLE
                                                      Che dici!
 Sempre... sappi... Son io...
 Parlar non so. (Che fiero caso è il mio!)
 ARISTEA
 Ma tu mi fai gelar. Dimmi; non sai
 che per me qui si pugna?
 MEGACLE
                                                 Il so.
 ARISTEA
                                                             Non vieni
425ad esporti per me?
 MEGACLE
                                      Sì.
 ARISTEA
                                              Perché mai
 dunque sei così mesto?
 MEGACLE
 Perché... Barbari dei! (Che inferno è questo!)
 ARISTEA
 Intendo. Alcun ti fece
 dubitar di mia fé. Se ciò t'affanna,
430ingiusto sei. Da che partisti, o caro,
 non son rea d'un pensier. Sempre m'intesi
 la tua voce nell'alma. Ho sempre avuto
 il tuo nome fra' labbri,
 il tuo volto nel cor. Mai d'altri accesa
435non fui, non sono e non sarò. Vorrei...
 MEGACLE
 Basta. Lo so.
 ARISTEA
                          Vorrei morir più tosto
 che mancarti di fede un sol momento.
 MEGACLE
 (Oh tormento maggior d'ogni tormento!)
 ARISTEA
 Ma guardami; ma parla;
440ma di' ...
 MEGACLE
                    Che posso dir?
 ALCANDRO
                                                 Signor, t'affretta, (Esce frettoloso)
 se a combatter venisti. Il segno è dato
 che al gran cimento i concorrenti invita. (Parte)
 MEGACLE
 Assistetemi, o numi. Addio mia vita.
 ARISTEA
 E mi lasci così? Va' ; ti perdono
445pur che torni mio sposo.
 MEGACLE
                                               Ah, sì gran sorte
 non è per me! (In atto di partire)
 ARISTEA
                              Senti. Tu m'ami ancora?
 MEGACLE
 Quanto l'anima mia.
 ARISTEA
                                         Fedel mi credi?
 MEGACLE
 Sì, come bella.
 ARISTEA
                              A conquistar mi vai?
 MEGACLE
 Lo bramo almeno.
 ARISTEA
                                    Il tuo valor primiero
450hai pur?
 MEGACLE
                   Lo credo.
 ARISTEA
                                      E vincerai?
 MEGACLE
                                                             Lo spero.
 ARISTEA
 Dunque allor non son io,
 caro, la sposa tua?
 MEGACLE
                                    Mia vita... addio.
 
    Ne' giorni tuoi felici
 ricordati di me.
 
 ARISTEA
 
455   Perché così mi dici,
 anima mia, perché?
 
 MEGACLE
 
    Taci bell'idol mio.
 
 ARISTEA
 
 Parla mio dolce amor.
 
 A DUE
 
                  parlando
    Ah che                    oh dio!
                  tacendo
460tu mi trafiggi il cor.
 
 ARISTEA
 
    (Veggio languir chi adoro
 né intendo il suo languir!)
 
 MEGACLE
 
    (Di gelosia mi moro
 e non lo posso dir!)
 
 A DUE
 
465   Chi mai provò di questo
 affanno più funesto,
 più barbaro dolor!
 
 Fine dell’atto primo