L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 L’interno d’una capanna pastorale.
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ed ancor della pugna
 l'esito non si sa?
 ARISTEA
                                 No, bella Argene.
470È pur dura la legge, onde n'è tolto
 d'esserne spettatrici!
 ARGENE
 Né ancor si vede alcun. (Guardando verso la scena)
 ARISTEA
                                              Né alcuno... Oh dio! (Turbata)
 ARGENE
 Che avvenne?
 ARISTEA
                             Oh come io tremo!
 Come palpito adesso!
 ARGENE
                                          E la cagione?
 ARISTEA
475È deciso il mio fato.
 Vedi Alcandro che arriva.
 ARGENE
                                                 Alcandro, ah corri; (Verso la scena)
 consolane, che rechi?
 
 SCENA II
 
 ALCANDRO e dette
 
 ALCANDRO
 Fortunate novelle. Il re m'invia
 nunzio felice, o principessa. Ed io...
 ARISTEA
480La pugna terminò?
 ALCANDRO
                                      Sì, ascolta; intorno
 già impazienti...
 ARGENE
                                 Il vincitor si chiede. (Ad Alcandro)
 ALCANDRO
 Tutto dirò. Già impazienti intorno
 le turbe spettatrici...
 ARISTEA
                                        Eh ch'io non cerco (Con impazienza)
 questo da te.
 ALCANDRO
                           Ma in ordine distinto...
 ARISTEA
485Chi vinse dimmi sol. (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                          Licida ha vinto.
 ARISTEA
 Licida!
 ALCANDRO
                 Appunto.
 ARGENE
                                     Il principe di Creta!
 ALCANDRO
 Sì, che giunse poc'anzi a queste arene.
 ARISTEA
 (Sventurata Aristea!)
 ARGENE
                                          (Povera Argene!)
 ALCANDRO
 Oh te felice! Oh quale (Ad Aristea)
490sposo ti diè la sorte!
 ARISTEA
                                       Alcandro, parti.
 ALCANDRO
 T'attende il re.
 ARISTEA
                              Parti, verrò.
 ALCANDRO
                                                      T'attende
 nel gran tempio adunata...
 ARISTEA
 Né parti ancor? (Con isdegno)
 ALCANDRO
                                 (Che ricompensa ingrata!)
 
    Parto; ma so che degno
495di tal mercé non sono;
 ma quell'ingiusto sdegno
 non meritai da te.
 
    Felice il ciel ti rese,
 hai d'esser bella il dono,
500ma l'essere cortese
 vanto minor non è. (Parte)
 
 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
 più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì. Vi son io.
 ARGENE
505Ah non ti faccia amore
 provar mai le mie pene! Ah tu non sai
 qual perdita è la mia! quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi.
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
 non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
510   Grandi, è ver, son le tue pene;
 perdi, è ver, l'amato bene;
 ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
    Io dal fato, io sono oppressa.
515Perdo altrui, perdo me stessa;
 né conservo almen del pianto
 l'infelice libertà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà, né soccorso?
 AMINTA
                                          Eterni dei!
520Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide? Tu sola?
 Tu in sì ruvide spoglie?
 ARGENE
                                              I neri inganni
 a secondar del prence
525dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
530se fu attento il cultor, guardi il terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
535agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore; acciò per tutto
 questa infamia lo siegua, acciò ch'ognuno
540l'abborrisca, l'eviti,
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
 anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
545più dolci mezzi adoprerei. Tu sai
 che meglio è sempre il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
 fosti l'idolo suo. Per te languiva,
550delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
 Quai numi non giurò?
555E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
    Tutto per lui perdei,
 oggi lui perdo ancor.
560Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)
 
 SCENA V
 
 Veduta esteriore d’un circo in parte rovinato
 
 CLISTENE preceduto da LICIDA, ALCANDRO, MEGACLE coronato d’ulivo, coro d’atleti, guardie e popolo
 
 TUTTO IL CORO
 
    Del forte Licida
 nome maggiore
565d'Alfeo sul margine
 mai non suonò.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sudor più nobile
 del suo sudore
 l'arena olimpica
570mai non bagnò.
 
 ALTRA PARTE
 
    L'arti ha di Pallade;
 l'ali ha d'Amore;
 d'Apollo e d'Ercole
 l'ardir mostrò.
 
 TUTTO IL CORO
 
575   Del forte Licida
 nome maggiore
 d'Alfeo sul margine
 mai non suonò.
 
 CLISTENE
 Giovane valoroso,
580che in mezzo a tanta gloria umil ti stai,
 quell'onorata fronte
 lascia ch'io baci e che ti stringa al seno.
 Felice il re di Creta
 che un tal figlio sortì! (Se avessi anch'io
585serbato il mio Filinto, (Ad Alcandro)
 chi sa? sarebbe tal. Rammenti, Alcandro,
 con qual dolor tel consegnai? Ma pure...)
 ALCANDRO
 (Tempo or non è di rammentar sventure). (A Clistene)
 CLISTENE
 (È ver). Premio Aristea (A Megacle)
590sarà del tuo valor. S'altro donarti
 Clistene può, chiedilo pur, che mai
 quanto dar ti vorrei non chiederai.
 MEGACLE
 (Coraggio, o mia virtù). Signor, son figlio
 e di tenero padre. Ogni contento
595che con lui non divido
 è insipido per me. Di mie venture
 pria d'ogni altro io vorrei
 giungergli apportator, chieder l'assenso
 per queste nozze; e lui presente, in Creta
600legarmi ad Aristea.
 CLISTENE
                                      Giusta è la brama.
 MEGACLE
 Partirò, se 'l concedi
 senz'altro indugio. In vece mia rimanga
 questi della mia sposa (Presentando Licida)
 servo, compagno e condottier.
 CLISTENE
                                                         (Che volto
605è quello mai! Nel rimirarlo il sangue
 mi si riscuote in ogni vena!) E questi
 chi è? Come s'appella?
 MEGACLE
                                            Egisto ha nome,
 Creta è sua patria. Egli deriva ancora
 dalla stirpe real; ma più che 'l sangue
610l'amicizia ne stringe; e son fra noi
 sì concordi i voleri,
 comuni a segno e l'allegrezza e 'l duolo
 che Licida ed Egisto è un nome solo.
 LICIDA
 (Ingegnosa amicizia!)
 CLISTENE
                                           Ebben, la cura
615di condurti la sposa
 Egisto avrà. Ma Licida non debbe
 partir senza vederla.
 MEGACLE
                                        Ah no! Sarebbe
 pena maggior. Mi sentirei morire
 nell'atto di lasciarla. Ancor da lunge
620tanta pena io ne provo...
 CLISTENE
                                               Ecco che giunge.
 MEGACLE
 (Oh me infelice!)
 
 SCENA VI
 
 ARISTEA e detti
 
 ARISTEA
                                   (All'odiose nozze (Non vede Megacle)
 come vittima io vengo all'ara avanti).
 LICIDA
 (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti).
 CLISTENE
 Avvicinati, o figlia, ecco il tuo sposo. (Ha per mano Megacle)
 MEGACLE
625(Ah! non è ver).
 ARISTEA
                                Lo sposo mio! (Stupisce vedendo Megacle)
 CLISTENE
                                                            Sì. Vedi
 se giammai più bel nodo in ciel si strinse.
 ARISTEA
 (Ma se Licida vinse,
 come il mio bene?... Il genitor m'inganna).
 LICIDA
 (Crede Megacle sposo e se n'affanna).
 ARISTEA
630E questi, o padre, è il vincitor? (Additando Megacle)
 CLISTENE
                                                           Mel chiedi?
 Non lo ravvisi al volto
 di polve asperso? All'onorate stille
 che gli rigan la fronte? A quelle foglie
 che son di chi trionfa
635l'ornamento primiero?
 ARISTEA
 Ma che dicesti Alcandro?
 ALCANDRO
                                                Io dissi il vero.
 CLISTENE
 Non più dubbiezze. Ecco il consorte a cui
 il ciel t'accoppia; e nol potea più degno
 ottener dagli dei l'amor paterno.
 ARISTEA
640(Che gioia!)
 MEGACLE
                          (Che martir!)
 LICIDA
                                                      (Che giorno eterno!)
 CLISTENE
 E voi tacete! Onde il silenzio? (A Megacle ed Aristea)
 MEGACLE
                                                         (Oh dio!
 Come comincerò?)
 ARISTEA
                                      Parlar vorrei,
 ma...
 CLISTENE
             Intendo. Intempestiva
 è la presenza mia. Severo ciglio,
645rigida maestà, paterno impero
 incomodi compagni
 sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora
 quanto increbbero a me. Restate. Io lodo
 quel modesto rossor che vi trattiene.
 MEGACLE
650(Sempre lo stato mio peggior diviene).
 CLISTENE
 
    So ch'è fanciullo Amore,
 né conversar gli piace
 con la canuta età.
 
    Si stanca del rigore;
655e stan di rado in pace
 rispetto e libertà. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 ARISTEA, MEGACLE e LICIDA
 
 MEGACLE
 (Fra l'amico e l'amante,
 che farò sventurato!)
 LICIDA
                                         All'idol mio
 è tempo ch'io mi scopra. (Piano a Megacle)
 MEGACLE
                                                (Aspetta). Oh dio!
 ARISTEA
660Sposo, alla tua consorte
 non celar che ti affligge.
 MEGACLE
                                              (Oh pena! Oh morte!)
 LICIDA
 (L'amor mio, caro amico, (A Megacle come sopra)
 non soffre indugio).
 ARISTEA
                                       Il tuo silenzio, o caro,
 mi cruccia, mi dispera.
 MEGACLE
                                             (Ardir mio core;
665Finiamo di morir). Per pochi istanti
 allontanati, o prence. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                          E qual ragione...
 MEGACLE
 Va' . Fidati di me. Tutto conviene
 ch'io spieghi ad Aristea. (A parte a Licida)
 LICIDA
                                                Ma non poss'io
 esser presente?
 MEGACLE
                                No; più che non credi
670delicato è l'impegno. (Come sopra)
 LICIDA
                                          Ebben. Tu 'l vuoi,
 io lo farò. Poco mi scosto. Un cenno
 basterà perch'io torni. Ah pensa, amico,
 di che parli e per chi. Se nulla mai
 feci per te, se mi sei grato e m'ami,
675mostralo adesso. Alla tua fida aita
 la mia pace io commetto e la mia vita. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 MEGACLE ed ARISTEA
 
 MEGACLE
 (Oh ricordi crudeli!)
 ARISTEA
                                         Alfin siam soli.
 Potrò senza ritegni
 il mio contento esagerar, chiamarti
680mia speme, mio diletto,
 luce degli occhi miei...
 MEGACLE
                                           No, principessa,
 questi soavi nomi
 non son per me. Serbali pure ad altro
 più fortunato amante.
 ARISTEA
                                           E 'l tempo è questo
685di parlarmi così? Giunto è quel giorno...
 Ma semplice ch'io son. Tu scherzi, o caro;
 ed io stolta m'affanno.
 MEGACLE
                                           Ah non t'affanni
 senza ragion.
 ARISTEA
                           Spiegati dunque.
 MEGACLE
                                                             Ascolta;
 ma coraggio Aristea. L'alma prepara
690a dar di tua virtù la prova estrema.
 ARISTEA
 Parla. Aimè? Che vuoi dirmi? Il cor mi trema.
 MEGACLE
 Odi. In me non dicesti
 mille volte d'amar più che 'l sembiante
 il grato cor, l'alma sincera e quella
695che m'ardea nel pensier fiamma d'onore?
 ARISTEA
 Lo dissi, è ver. Tal mi sembrasti e tale
 ti conosco, t'adoro.
 MEGACLE
                                     E se diverso
 fosse Megacle un dì da quel che dici,
 se infedele agli amici,
700se spergiuro agli dei, se fatto ingrato
 al suo benefattor morte rendesse
 per la vita che n'ebbe, avresti ancora
 amor per lui? Lo soffriresti amante?
 L'accetteresti sposo?
 ARISTEA
                                        E come vuoi
705ch'io figurar mi possa
 Megacle mio sì scellerato?
 MEGACLE
                                                  Or sappi
 che per legge fatale,
 se tuo sposo divien, Megacle è tale.
 ARISTEA
 Come!
 MEGACLE
                Tutto l'arcano
710ecco ti svelo. Il principe di Creta
 langue per te d'amor. Pietà mi chiede
 e la vita mi diede. Ah principessa,
 se niegarla poss'io, dillo tu stessa.
 ARISTEA
 E pugnasti...
 MEGACLE
                          Per lui.
 ARISTEA
                                          Perder mi vuoi...
 MEGACLE
715Sì. Per serbarmi sempre
 degno di te.
 ARISTEA
                         Dunque io dovrò...
 MEGACLE
                                                             Tu dei
 coronar l'opra mia. Sì, generosa,
 adorata Aristea. Seconda i moti
 d'un grato cor. Sia qual io fui finora
720Licida in avvenire. Amalo. È degno
 di sì gran sorte il caro amico. Anch'io
 vivo di lui nel seno;
 e s'ei t'acquista, io non ti perdo appieno.
 ARISTEA
 Ah qual passaggio è questo! Io dalle stelle
725precipito agli abissi. Eh no; si cerchi
 miglior compenso. Ah senza te la vita
 per me vita non è.
 MEGACLE
                                    Bella Aristea,
 non congiurar tu ancora
 contro la mia virtù. Mi costa assai
730il prepararmi a sì gran passo. Un solo
 di quei teneri sensi
 quant'opera distrugge!
 ARISTEA
                                             E di lasciarmi...
 MEGACLE
 Ho risoluto.
 ARISTEA
                         Hai risoluto! E quando?
 MEGACLE
 Questo... (Morir mi sento).
735Questo è l'ultimo addio.
 ARISTEA
                                              L'ultimo! Ingrato...
 Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla;
 freddo sudor mi bagna il volto; e parmi
 ch'una gelida man m'opprima il core.
 MEGACLE
 Sento che il mio valore
740mancando va. Più che a partir dimoro
 meno ne son capace.
 Ardir. Vado, Aristea. Rimanti in pace.
 ARISTEA
 Come? Già m'abbandoni?
 MEGACLE
                                                   È forza, o cara,
 separarsi una volta.
 ARISTEA
                                       E parti...
 MEGACLE
                                                          E parto
745per non tornar più mai. (In atto di partire)
 ARISTEA
 Senti. Ah no... Dove vai?
 MEGACLE
 A spirar, mio tesoro, (Megacle parte risoluto)
 lungi dagli occhi tuoi. (Ma si ferma alla scena)
 ARISTEA
                                           Soccorso... io... moro. (Sviene sopra un sasso)
 MEGACLE
 Misero me! Che veggo! (Rivolgendosi indietro)
750Ah l'oppresse il dolor! Cara mia speme, (Tornando)
 bella Aristea, non avvilirti; ascolta;
 Megacle è qui; non partirò. Sarai...
 Che parlo? Ella non m'ode. Avete, o stelle,
 più sventure per me? No; questa sola
755mi restava a provar. Chi mi consiglia?
 Che risolvo? Che fo? Partir. Sarebbe
 crudeltà, tirannia. Restar. Che giova?
 Forse ad esserle sposo? E 'l re ingannato
 e l'amico tradito e la mia fede
760e l'onor mio lo soffrirebbe? Almeno
 partiam più tardi. Ah che sarem di nuovo
 a quest'orrido passo! Ora è pietade
 l'esser crudele. Addio mia vita. Addio (Le prende la mano e la bacia)
 mia perduta speranza. Il ciel ti renda
765più felice di me. Deh conservate
 questa bell'opra vostra, eterni dei;
 e i dì ch'io perderò donate a lei.
 Licida! (Dov' è mai?) Licida! (Verso la scena)
 
 SCENA IX
 
 LICIDA e detti
 
 LICIDA
                                                        Intese
 tutto Aristea?
 MEGACLE
                            Tutto. T'affretta, o prence; (In atto di partire)
770soccorri la tua sposa.
 LICIDA
                                        Aimè! Che miro!
 Che fu? (A Megacle)
 MEGACLE
                   Doglia improvvisa
 le oppresse i sensi. (Partendo come sopra)
 LICIDA
                                      E tu mi lasci?
 MEGACLE
                                                                 Io vado... (Tornando indietro)
 Deh pensa ad Aristea. (Che dirà mai (Partendo)
 quando in sé tornerà? (Si ferma) Tutte ho presenti
775tutte le smanie sue). Licida, ah senti!
 
    Se cerca, se dice:
 «L'amico dov'è?»
 «L'amico infelice»
 rispondi «morì».
 
780   Ah no; sì gran duolo
 non darle per me.
 Rispondi; ma solo:
 «Piangendo partì».
 
    Che abisso di pene!
785Lasciare il suo bene!
 Lasciarlo per sempre!
 Lasciarlo così! (Parte)
 
 SCENA X
 
 LICIDA ed ARISTEA
 
 LICIDA
 Che laberinto è questo! Io non l'intendo.
 Semiviva Aristea... Megacle afflitto...
 ARISTEA
790Oh dio!
 LICIDA
                  Ma già quell'alma
 torna agli usati uffici. Apri i bei lumi,
 principessa, ben mio.
 ARISTEA
                                          Sposo infedele! (Senza vederlo)
 LICIDA
 Ah! non dirmi così. Di mia costanza
 ecco in pegno la destra. (La prende per mano)
 ARISTEA
                                              Almeno... Oh stelle! (S’avvede non esser Megacle)
795Megacle ov'è? (Ritira la mano)
 LICIDA
                              Partì.
 ARISTEA
                                           Partì l'ingrato!
 Ebbe cor di lasciarmi in questo stato!
 LICIDA
 Il tuo sposo restò.
 ARISTEA
                                   Dunque è perduta (S’alza con impeto)
 l'umanità, la fede,
 l'amore, la pietà? Se questi iniqui
800incenerir non sanno,
 numi, i fulmini vostri in ciel che fanno?
 LICIDA
 Son fuor di me! Di', chi t'offese, o cara?
 Parla; brami vendetta? Ecco il tuo sposo,
 ecco Licida...
 ARISTEA
                           Oh dei!
805Tu quel Licida sei! Fuggi, t'invola,
 nasconditi da me. Per tua cagione,
 perfido, mi ritrovo a questo passo.
 LICIDA
 E qual colpa ho commessa? Io son di sasso!
 ARISTEA
 
    Tu me da me dividi,
810barbaro, tu m'uccidi;
 tutto il dolor ch'io sento,
 tutto mi vien da te.
 
    No, non sperar mai pace.
 Odio quel cor fallace;
815oggetto di spavento
 sempre sarai per me. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro? Oh numi!
 Perfido a me? Voglio seguirla e voglio
 sapere almen... L'amico
820potria... ma dove andò? Si cerchi. Almeno
 e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
 Che dici, Aminta!
 AMINTA
                                    Io dico
 purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come? Perché? Qual empio
825sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
 ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe, nol cercar. Tu l'uccidesti.
 LICIDA
 Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
 il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
830mentre or di te venia, fra quelle piante
 un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo e miro
 uom che sul nudo acciaro
 prono già s'abbandona. Accorro; al petto
835fo d'una man sostegno,
 con l'altra il ferro svio. Ma quando al volto
 Megacle ravvisai,
 pensa com'ei restò, com'io restai.
 Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
840bramar ti fa la morte»
 io volea dirgli, ei mi prevenne. «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
 sospirando mi disse
 dal profondo del cor. «Senza Aristea
845non so viver, né voglio. Ah son due lustri
 che non vivo che in lei. Licida, oh dio!
 m'uccide e non lo sa. Ma non m'offende.
 Suo dono è questa vita, ei la riprende».
 LICIDA
 Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
850come partico stral. Vedi quel sasso,
 signor, colà, che 'l sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
 in men che non balena. In mezzo al fiume
 si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
855balzò, s'aperse; in frettolosi giri
 si riunì, l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
 Ah qual orrida scena
 or si scopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                      Almen la spoglia
860che albergò sì bell'alma
 vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LICIDA e poi ALCANDRO
 
 LICIDA
 Dove son! Che m'avvenne? Ah dunque il cielo
 tutte sopra il mio capo
865roversciò l'ire sue! Megacle, oh dio!
 Megacle dove sei? Che fo nel mondo
 senza di te! Rendetemi l'amico,
 ingiustissimi dei. Voi mel toglieste,
 lo rivoglio da voi.
 ALCANDRO
                                  Olà.
 LICIDA
                                             Chi sei?
 ALCANDRO
870Regio ministro io sono.
 LICIDA
 Che vuole il re?
 ALCANDRO
                                Che in vergognoso esiglio
 quindi lungi tu vada. Il sol cadente
 se in Elide ti lascia,
 sei reo di morte.
 LICIDA
                                 A me tal cenno?
 ALCANDRO
                                                                Impara
875a mentir nome, a violar la fede,
 a deludere i re.
 LICIDA
                               Come? Ed ardisci
 temerario...
 ALCANDRO
                         Non più. Principe, è questo
 mio dover; l'ho adempito. Adempi il resto. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 LICIDA solo
 
 LICIDA
 Con questo ferro, indegno, (Snuda la spada)
880il sen ti passerò... Folle che dico?
 Che fo? Con chi mi sdegno? Il reo son io,
 io son lo scellerato. In queste vene
 con più ragion l'immergerò. Sì, mori,
 Licida sventurato... Ah perché tremi
885timida man? Chi ti ritiene? Ah questa
 è ben miseria estrema. Odio la vita;
 m'atterrisce la morte; e sento intanto
 stracciarmi a brano, a brano
 in mille parti il cor. Rabbia, vendetta,
890tenerezza, amicizia,
 pentimento, pietà, vergogna, amore
 mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
 anima lacerata
 da tanti affetti e sì contrari? Io stesso
895non so come si possa
 minacciando tremare, arder gelando,
 piangere in mezzo all'ire,
 bramar la morte e non saper morire.
 
    Gemo in un punto, e fremo;
900fosco mi sembra il giorno;
 ho cento larve intorno;
 ho mille furie in sen.
 
    Con la sanguigna face
 m'arde Megera il petto;
905m'empie ogni vena Aletto
 del freddo suo velen. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo