L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 LISETTA
 Lo sapete, signor, non sono avezza.
 BUONAFEDE
 Credi forse che qui
905si faccian le carezze
 colla malizia che si fan da noi?
 Qui ognuno si vuol ben con innocenza.
 E sbandita è quassù la maldicenza.
 LISETTA
 Oh se fosse così, saria pur bello
910questo mondo lunar.
 BUONAFEDE
                                         Credilo, è tale.
 LISETTA
 Questo mi piace assai.
 BUONAFEDE
                                            Vien qua Lisetta,
 dammi la tua manina.
 LISETTA
 Oh signor no.
 BUONAFEDE
                            Perché?
 LISETTA
                                             Perché non so
 se nel vostro operar vi sia tristizia.
 BUONAFEDE
915Eh qui tutto si fa senza malizia.
 LISETTA
 Quand’è così, prendete.
 BUONAFEDE
                                              Oh cara mano. (La stringe)
 LISETTA
 Piano, signore, piano.
 Voi me l’avete stretta sì furioso
 che mi parete alquanto malizioso.
 BUONAFEDE
920Io sono innocentino,
 credi, Lisetta mia, come un bambino.
 LISETTA
 (Che caro bambinello!
 Egli è tanto innocente quanto è bello).
 BUONAFEDE
 Che dite? Ch’io son bello?
 LISETTA
                                                  Signorsì.
 BUONAFEDE
925Quando lo dite voi, sarà così.
 
    Non aver di me sospetto,
 malizioso io non ho il core.
 
 LISETTA
 
 Vi conosco bel furbetto,
 malizioso è il vostro amore.
 
 BUONAFEDE
 
930   Non è ver.
 
 LISETTA
 
                         Non me ne fido.
 
 BUONAFEDE
 
 Son pupillo.
 
 LISETTA
 
                         Io me ne rido.
 
 BUONAFEDE
 
 Via carina, una manina.
 
 LISETTA
 
 No, non voglio.
 
 BUONAFEDE
 
                              Oh crudeltà.
 
    Come fo alla mia cagnina,
935le carezze io ti farò.
 
 LISETTA
 
    Ed io qual da una gattina
 le carezze accetterò.
 
 BUONAFEDE
 
    Vieni, o cara barboncina.
 
 LISETTA
 
 Vieni o bella picinina.
 
 BUONAFEDE
 
940Vien da me, non abbaiar.
 
 LISETTA
 
 Frusta via, mi vuoi graffiar.
 
 SCENA X
 
 CECCO nell’abito di finto imperatore con seguito, poi BUONAFEDE e LISETTA
 
 CECCO
 Olà, presto fermate
 Buonafede e Lisetta;
 dite che il loro imperator li aspetta. (Partono due servi)
945Vuo’ procurar, fin che la sorte è amica,
 il premio conseguir di mia fatica.
 BUONAFEDE
 Eccomi a’ cenni vostri.
 LISETTA
                                            Oh! Cosa vedo?
 Cecco è l’imperador?
 CECCO
                                         Lisetta addio.
 LISETTA
 Ti saluto; buondì, Cecchino mio.
 BUONAFEDE
950Sei pazza; cosa dici
 al nostro imperatore?
 LISETTA
 Pazzo sarete voi.
 Si conosciamo bene fra di noi.
 CECCO
 Bella, Cecco non son ma vostro sono.
955Olà; s’innalzi il trono.
 Lisetta, vezzosetta e graziosina,
 vi voglio far lunatica regina. (Dalla parte lateral esce un trono per due persone)
 BUONAFEDE
 (Io non vorrei che il nostro imperatore
 mi facesse l’onore
960di rapirmi Lisetta).
 CECCO
                                       E ben, che dite?
 Ecco il trono per voi, se l’aggradite.
 LISETTA
 Il trono? Ohimè, non so.
 Sono fra il sì e il no.
 Cotante cose stravaganti io vedo
965che dubito di tutto e nulla credo.
 CECCO
 Eh via, venite in trono.
 Se vi piace il mio volto,
 sia Cecco o non sia Cecco,
 che cosa importa a voi?
970Dopo s’aggiusteremo fra di noi.
 LISETTA
 È questa una ragion che non mi spiace.
 Vengo. (S’incamina verso il trono)
 BUONAFEDE
                 Dove, Lisetta?
 LISETTA
 A ricever le grazie
 del nostro imperatore,
975già ch’egli mi vuol far sì bell’onore.
 BUONAFEDE
 Come? Non ti vergogni?
 Non hai timore della sua tristizia?
 LISETTA
 Eh qui tuto si fa senza malizia.
 BUONAFEDE
 Lisetta, bada bene.
 LISETTA
                                      È innocentino,
980il nostro imperator, come un bambino.
 CECCO
 Aspettar più non voglio;
 presto, venite al soglio.
 LISETTA
 Dunque lei...
 CECCO
                           Sì, mia cara,
 son vostro, se volete.
 LISETTA
985Lei è mio... Ma se poi... Ma s’io non sono...
 Non so quel che mi dica.
 CECCO
                                               Al trono, al trono.
 LISETTA
 
    Se lo comanda, sì venirò.
 Signor padrone, cosa sarà?
 Imperatrice dunque sarò?
990Ah fosse almeno la verità!
 Sento nel core certo vapore
 che m’empie tutta di nobiltà.
 
    Che bella cosa l’esser signora,
 farsi servire, farsi stimar;
995ma non lo credo, ma temo ancora,
 ah mi volete tutti burlar.
 Voglio provarmi, cosa sarà?
 Ah fosse almeno la verità! (Cecco dà braccio a Lisetta e frattanto che si fa il ritornello dell’aria la conduce in trono)
 
 BUONAFEDE
 Eccelso imperator, la fortunata
1000solo Lisetta è stata.
 Le povere mie figlie
 ancor non hanno avuto la fortuna
 di venire nel mondo della luna.
 CECCO
 Un araldo lunare ha già recato
1005che in viaggio sono e che saran fra poco
 ancor esse discese in questo loco.
 BUONAFEDE
 Perché dite discese e non ascese?
 Per venire dal nostro a questo mondo,
 signor, si sale in su.
1010Or perché dite voi scendono in giù?
 CECCO
 Voi poco ne sapete. Il nostro mondo
 come un pallon rotondo
 dal cielo è circondato
 e da qualunque lato
1015che l’uom verso la luna il camin prenda,
 convien dir che discende e non ascenda.
 BUONAFEDE
 Son ignorante, è ver, ma mi consolo,
 che se tale son io non sarò solo.
 CECCO
 Allegri, o Bonafede,
1020che la coppia gentil scender si vede.
 
 SCENA XI
 
 A suono di sinfonia vengono in machina FLAMINIA e CLARICE. BUONAFEDE le aiuta a scendere; CECCO e LISETTA restano in trono e frattanto sopraggiungono ERNESTO ed ECCLITICO
 
 BUONAFEDE
 Figlie, mie care figlie,
 siate le benvenute, ah, che ne dite?
 Bella fortuna aver un genitore
 dello spirito mio
1025ch’abbia fatto per voi quel ch’ho fatt’io!
 Lunatiche ora siete,
 un mondo goderete
 pieno di cose belle;
 splenderete quaggiù come due stelle.
 FLAMINIA
1030Molto vi devo, o padre,
 un uom saggio voi siete,
 di politica assai voi ne sapete.
 CLARICE
 Si vede certamente
 che avete una gran mente;
1035siete un uom virtuoso senza pari.
 Cedon gli uomini a voi famosi e chiari.
 BUONAFEDE
 Inchinatevi tosto
 al nostro imperatore;
 grazie rendete a lui di tanto onore.
 FLAMINIA
1040Ma colei è Lisetta.
 BUONAFEDE
 Che volete ch’io dica?
 Colei è la felice
 del mondo della luna imperatrice.
 CLARICE
 Oh fortunata invero!
1045Mentre quel della luna è un grande impero.
 FLAMINIA
 Monarca, a voi m’inchino.
 CECCO
 Manco male che voi
 vi siete ricordata alfin di noi.
 FLAMINIA
 Perdon io vi dimando
1050e alla vostra bontà mi raccomando.
 CECCO
 Olà, Espero, udite. (Ad Ernesto)
 Questa bella servite.
 Conducetela tosto alle sue stanze
 e insegnatele voi le nostre usanze.
 ERNESTO
1055Obbedito sarete.
 BUONAFEDE
                                  Ehi, ehi, fermate.
 Signor, le figlie mie
 con gli uomini non van da solo a sola.
 CECCO
 In questo nostro mondo
 le femmine ci van pubblicamente
1060e non lo fanno mai secretamente.
 BUONAFEDE
 È ver, non parlo più.
 FLAMINIA
                                        Contenta io vado,
 giacché il mio genitor non se ne lagna,
 con Espero gentil che m’accompagna.
 
    Se la mia stella
1065si fa mia guida,
 scorta più fida
 sperar non so.
 
    Al suo pianeta
 contrasta invano
1070quel labbro insano
 che dice no. (Parte servita da Ernesto)
 
 SCENA XII
 
 CECCO e LISETTA in trono. BUONAFEDE, ECCLITICO e CLARICE
 
 CLARICE
 Mia sorella sta bene
 ed io cosa farò?
 La mia stella ancor io non troverò?
 CECCO
1075Ecclitico, che siete
 del mio trono lunar cerimoniere,
 con Clarice gentil fate il bracciere.
 ECCLITICO
 Prontamente obbedisco.
 BUONAFEDE
                                               Eh no, non voglio
 che mia figlia da un uom sia accompagnata.
 CECCO
1080L’usanza è praticata
 ancor nel vostro mondo.
 Ma si serve da noi sol per rispetto
 e non lo fanno qui con altr’oggetto.
 BUONAFEDE
 Taccio, non so che dir.
 CLARICE
                                           Vado contenta
1085a contemplar dappresso
 le lunatiche sfere
 col lunatico mio cerimoniere.
 
    Quanta gente che sospira
 di veder cos’è la luna
1090ma non hanno la fortuna
 di poterla contemplar.
 
    Chi non vede il falso crede;
 ciaschedun saper pretende;
 più che studia meno intende
1095e si lascia corbellar. (Parte servita da Ecclitico)
 
 SCENA XIII
 
 BUONAFEDE, CECCO e LISETTA in trono
 
 LISETTA
 Ed io son stata qui
 con poca conclusione,
 come una imperatrice di cartone.
 CECCO
 Mia bella, eccomi a voi. (Si alza)
1100Vi voglio incoronare
 e nello stesso tempo anco sposare.
 LISETTA
 Ringrazierò la vostra cortesia.
 BUONAFEDE
 (E pur sento un tantin di gelosia).
 CECCO
 Olà, vengano tosto
1105le insegne imperiali
 e si facciano i gran cerimoniali.
 
 SCENA XIV
 
 ECCLITICO con cavalieri e servi, che portano scettro e corona per incoronar Lisetta, e detti.
 
 ECCLITICO
 Ecco già preparato
 per la pompa real l’alto apparato. (L’orchestra suona il ritornello del quartetto e intanto Cecco fa l’incoronazione di Lisetta, poi scendono dal trono)
 CECCO
 
    Mia principessa,
1110mia monarchessa
 tutto vi dono lo scettro e il cor.
 
 LISETTA
 
 Grazie vi rendo del vostro favor.
 
 ECCLITICO
 
    Di cor mi consolo
 con vostra maestà.
 
 LISETTA
 
1115   Vi sono obbligata
 di tanta bontà.
 
 BUONAFEDE
 
    Anch’io mi rallegro
 signora maestà.
 
 LISETTA
 
    Vi sono obbligata
1120di tanta bontà.
 
 ECCLITICO
 
    Deh lasci che almeno... (Gli vogliono baciar la mano)
 
 BUONAFEDE
 
 Mi dia permissione...
 
 LISETTA
 
 Prendete, tenete, (Dà loro la mano)
 son tutta bontà.
 
 BUONAFEDE, ECCLITICO, CECCO A TRE
 
1125   Evviva mill’anni
 la vostra maestà.
 
 TUTTI
 
    Oh che bel mondo,
 bell’innocenza!
 Viver giocondo!
1130Caro piacer.
 
 CECCO
 
    Sposa diletta.
 
 LISETTA
 
 Caro mio sposo.
 
 ECCLITICO
 
 Oh benedetta.
 
 LISETTA
 
 Siete grazioso.
 
 BUONAFEDE
 
1135Ed a me niente?
 
 LISETTA
 
 Sì buona gente,
 tutta di tutti
 senza malizia
 sempre sarò.
 
 TUTTI
 
1140   Senza timore
 con lieto core
 sempre amerò.
 
    Bello è l’amare
 senza bramare
1145quello che avere
 già non si può.
 
    Senza timore
 con lieto core
 sempre amerò.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Ecclitico con tre sedie.
 
 ERNESTO e FLAMINIA parlando nel sortire
 
 ERNESTO
1150È un volersi, mio ben, con nuovi affanni
 l’anima tormentar...
 FLAMINIA
                                        Ah son inganni.
 Alfin scoprir potrebbe
 il sciocco genitor...
 ERNESTO
                                    Invan tu temi.
 Tregua ai sospetti e spera;
1155su l’amor mio riposa;
 pria che finisca il dì, sarai mia sposa.
 
    Se tu sapessi appieno
 quel che il mio cor già sa,
 t’accenderesti in seno
1160d’amore e di pietà;
 e so che tu m’intendi
 né posso ancor parlar.
 
    Pensaci, io già m’invio
 dove mi guida amore;
1165fra tanto col tuo core
 sappiati consigliar.
 
 SCENA II
 
 FLAMINIA sola
 
 FLAMINIA
 Sperar non sa chi l’alma sempre avvezza
 a temer, a penar sin da’ prim’anni
 cangiò in timore il lusinghiero affetto
1170e tutto fuorché speme ho nel mio petto.
 Ma Lisetta sen vien; voglio in disparte
 sentir di quella stolta imperatrice
 tutto quel che fra sé figura e dice. (Si ritira)
 
 SCENA III
 
 LISETTA con paggi
 
 LISETTA
 Olà paggi, staffieri,
1175camerieri, braccieri,
 datemi da sedere. Arricordatevi
 ch’io son la monarchessa.
 Vogl’esser obbedita e rispettata
 e se farete ben, vi sarò grata.
1180Sopra tutto avertite
 di nulla riportarmi
 di quel che fa il mio sposo
 e null’a lui mai riportar di me,
 mentre ognuno di noi pensa per sé.
1185Avete a dormir poco;
 avete a mangiar freddo
 e nell’ore dell’ozio
 vuo’ che l’astrologia tutti studiate,
 acciò saper possiate
1190quello che far vi tocca,
 senza che a comandarvi apra la bocca.
 Se qualchedun sospira
 per le bellezze mie, ditelo in modo
 di non farmi arrossir. Se la fortuna
1195aiutar vi vorrà con delle mancie,
 un occhio serrerò
 né la vostra fortuna impedirò.
 Ma che vedo? Son qui le mie padrone?
 Che padrone? Son io la maestà;
1200mi metterò in contegno e gravità.
 
 SCENA IV
 
 FLAMINIA, CLARICE e detta
 
 FLAMINIA
 (Divertiamoci un poco). (A Clarice)
 CLARICE
                                                (È tanto sciocca
 che il sognato piacer si gode in pace).
 FLAMINIA
 (Facilmente si crede a quel che piace).
 LISETTA
 (Che dicono? Che fanno?
1205All’uso feminil mormoreranno).
 FLAMINIA
 Signora, mi consolo
 della vostra fortuna.
 LISETTA
                                       Vi ringrazio.
 CLARICE
 Me ne consolo anch’io.
 Viva vostra maestà.
 LISETTA
                                       Ragazze, addio.
 FLAMINIA
1210Si ricorda, signora,
 quand’era nostra serva?
 LISETTA
                                               State zitta.
 Del nostro primo mondo mi scordai,
 come se non ci fossi stata mai.
 CLARICE
 Quest’è l’uso comune;
1215chi sorte ha migliorato
 non si ricorda più del primo stato.
 LISETTA
 Come vi piace il mondo della luna?
 FLAMINIA
 È bello, è bello assai.
 LISETTA
                                        Sediamo un poco.
 CLARICE
 Lei ci fa tropp’onore.
 LISETTA
1220Sì sì, vi voglio far questo favore.
 FLAMINIA
 (È ridicola invero).
 CLARICE
                                      (Io me la godo).
 Mi favorisca, lei
 è proveduta ancor de’ cicisbei?
 LISETTA
 Oh che diamine dite?
1225Oggi ho preso marito.
 CLARICE
                                           In questo mondo,
 per quel che m’hanno detto,
 insegna della luna il galateo
 essere posto in uso il cicisbeo.
 FLAMINIA
 Quest’è comune usanza;
1230e saria il non averlo una increanza.
 LISETTA
 Ma il marito?
 CLARICE
                            Il marito,
 fra i lunatici umori il più corrente,
 tacerà, soffrirà, non dirà niente.
 FLAMINIA
 Il lunar cicisbeo,
1235pria che siate levata,
 verrà a bever da voi la cioccolata.
 LISETTA
 E il marito?
 CLARICE
                         E il marito
 col medesimo gioco
 andrà a beverla anch’egli in altro loco.
 LISETTA
1240Ma io, che son novella,
 trovarmi non saprei
 di questi cicisbei.
 CLARICE
                                   Fate così:
 ditelo al vostro sposo.
 Un marito amoroso
1245alla moglie prudente
 trova egli stesso il cavalier servente.
 
    Un parigin che serva
 per mera civiltà
 col suo servir conserva
1250le leggi d’onestà.
 Guardatevi da quelli
 che voglion comandar;
 già so che m’intendete
 né voglio mormorar.
 
1255   Vi basti un solo laccio
 che è quel del vostro sposo.
 Fuggite il duro impaccio
 d’un cicisbeo geloso.
 Se docile è il servente,
1260si puole sopportar
 ma quando è impertinente,
 si manda a far squartar.
 
 SCENA V
 
 FLAMINIA e LISETTA
 
 FLAMINIA
 Possibile, o Lisetta,
 che ti lasci acciecar da l’ambizione?
1265E non vedi che questa è una illusione?
 LISETTA
 Olà, come parlate? (Si alza)
 FLAMINIA
 Si fan delle risate
 a causa della tua sciocca credenza.
 LISETTA
 Cos’è questa insolenza?
1270Lo so che per invidia voi parlate.
 Io sono imperatrice e voi creppate.
 FLAMINIA
 Tu sei pazza...
 LISETTA
                             Tacete.
 FLAMINIA
 Lo vedrai...
 LISETTA
                        Non v’ascolto.
 FLAMINIA
 Cecco è l’imperator.
 LISETTA
                                       No, non è vero.
 FLAMINIA
1275Il lunatico impero
 terminerà in fischiate.
 LISETTA
 Io sono imperatrice e voi creppate.
 FLAMINIA
 
    Ah purtroppo il nostro core,
 che mal regge i propri affetti,
1280ingannar da falsi oggetti
 sempre mai si lascierà.
 
    Or la gioia, or il dolore
 forsennato in sé comprende
 ma né l’un né l’altra intende
1285e scoprire il ver non sa.
 
 SCENA VI
 
 LISETTA sola
 
 LISETTA
 Oh guardate, garbata signorina!
 Con me, che son regina e monarchessa,
 voler venir a far la dottoressa?
 Ma purtroppo è così. Quando si dona
1290a certa gente bassa
 un po’ di confidenza,
 convien sempre temer qualche insolenza.
 E poi e poi l’invidia
 è il vizio che a costoro il cor martella.
1295Or di questa, or di quella
 si mormora da loro a più non posso
 e si taglian agli altri i panni adosso.
 
    Quando si trovano
 le basse femmine,
1300dicono, parlano
 sempre così.
 
    «Ehi non sapete?
 Nina l’ha fatta».
 «Che cosa dite?»
1305«Lilla fuggì».
 
    Le basse femmine
 sono così.
 
    Ma di quel numero
 io non vogl’essere.
1310Son fatta nobile
 e il basso spirito
 da me svanì.
 
 SCENA VII
 
 Sala in casa di Ecclitico con picciolo tempio in prospetto, illuminato, colla statua di Diana e trono da un lato.
 
 ECCLITICO, BUONAFEDE, CECCO da imperatore, ERNESTO e seguito di cavalieri e servi
 
 CECCO
 Uomo sublunare,
 in questo nostro mondo
1315le figlie, quando sono da marito,
 si maritano tosto e non si aspetta,
 come talor nel vostro mondo usate,
 che le femine sian quasi invecchiate.
 BUONAFEDE
 Eh signor, le mie figlie
1320son pure ed innocenti.
 CECCO
                                            E pur si dice
 che le femine vostre
 nascon laggiù colla malizia in corpo.
 ECCLITICO
 È vero, dite bene;
 appena una ragazza sa parlare,
1325principia a ricercare
 cosa vuol dir sta cosa e poi quest’altra.
 E con il praticar diventa scaltra.
 Le fanciulle alla moda
 sanno dove che il diavolo ha la coda.
 BUONAFEDE
1330Ma Flaminia non sa, non sa Clarice
 distinguer dalla rapa la radice.
 CECCO
 Orsù, se queste figlie
 hanno da star quassù,
 maritarle conviene,
1335altrimenti così non stanno bene.
 BUONAFEDE
 Io mi rimetto a quello che farà
 vostra più che lunare maestà.
 ECCLITICO
 Ecco viene Flaminia, ecco Clarice,
 corteggiando la nostra imperatrice.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti
 
 LISETTA
1340Brave brave. Ragazze, mi piacete,
 se voi mi servirete,
 la mancia vi darò
 e quanto prima vi mariterò.
 CECCO
 Sposa, venite in trono;
1345se vostro sposo io sono,
 vuo’ che siam promotori e testimoni
 di due altri felici matrimoni. (Va in trono con Lisetta)
 Espero, a voi destino (Ad Ernesto)
 Flaminia per consorte.
1350La prenderete voi?
 ERNESTO
                                      Sì, mio signore,
 lieto la sposerò con tutto il core.
 CECCO
 E voi, Flaminia bella,
 siete di ciò contenta?
 FLAMINIA
                                         Contentissima.
 ERNESTO
 Sposa mia dilettissima.
 FLAMINIA
1355Adorato consorte.
 A DUE
 O felice momento! Oh lieta sorte!
 ERNESTO
 
    Cara, ti stringo al seno.
 
 FLAMINIA
 
 Caro, già tu sei mio.
 
 A DUE
 
 Oh che contento, oh dio!
1360Ah che mi balza in petto
 tutto brillante il cor.
 
 BUONAFEDE
 Oh figlia, oh sangue mio,
 nel vederti gioir, giubilo anch’io.
 CECCO
 Ecclitico, a voi tocca
1365render lieta e felice
 con i vostri sponsali anco Clarice.
 ECCLITICO
 Eccomi, pronto io sono.
 E della destra sua sospiro il dono.
 CECCO
 Clarice il prenderete?
 CLARICE
                                           E perché no?
1370Anzi con tutto il cor lo prenderò.
 ECCLITICO
 Ecco la mano.
 CLARICE
                            E con la mano il core.
 A DUE
 Oh felice fortuna! Oh lieto amore!
 ECCLITICO
 
    Sposina mia cara.
 
 CLARICE
 
 Sposino diletto.
 
 ECCLITICO
 
1375Mi sento nel petto
 il core balzar.
 
 CLARICE
 
    La gioia, l’affetto
 mi fa giubilar.
 
 A DUE
 
    Ohimè che contento!
1380Ohimè cosa sento!
 Non posso più star.
 
 BUONAFEDE
 Cara la mia figliola,
 il vederti contenta mi consola.
 CECCO
 Buonafede, che dite?
1385Siete di ciò contento?
 BUONAFEDE
                                          Anzi ho piacere