Il re pastore, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 ma padre sempre siete;
 le furie sospendete,
 calmate per pietà.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa d’Ecclitico.
 
 BUONAFEDE, ECCLITICO, ERNESTO, indi CECCO con gl’abiti di prima
 
 BUONAFEDE
 Voglio sortir, cospetto!
 ECCLITICO
                                            Ed io, signore,
1330a ripetervi torno
 che se il perdono pria non ci accordate
 di sortir più di qui giammai sperate.
 ERNESTO
 Siamo poi galantuomini.
 ECCLITICO
 Cogniti ed onorati.
 BUONAFEDE
                                     Oh riverisco
1335questi uomini d’onore,
 un amante affamato e un impostore.
 ERNESTO
 Son figlio d’un barone.
 BUONAFEDE
                                            E tal vi credo.
 ECCLITICO
 E un dottore son io, scarso non tanto
 di beni di fortuna.
 BUONAFEDE
1340Acquistati nel mondo della luna.
 ECCLITICO
 Già mia sposa è Clarice.
 ERNESTO
                                               È mia Flaminia.
 ECCLITICO
 Ambe son vostre figlie.
 ERNESTO
                                             E ciascheduna
 la dote conseguir deve dal padre.
 BUONAFEDE
 E forse ancor Lisetta? (Con ironia)
 CECCO
1345Vussignoria, se un tanto ben facesse,
 sua maestà in persona
 rinunzia a’ piedi suoi scettro e corona.
 BUONAFEDE
 Quest’altro vi mancava
 per fare un terno secco.
 ERNESTO
                                             Alfin si tratta
1350di due figlie, o signor.
 ECCLITICO
                                           Del vostro sangue,
 signor, si tratta alfin.
 CECCO
                                         Rifletti almeno
 ch’è un monarca che prega.
 ECCLITICO
 Via, caro signor suocero.
 ERNESTO
                                               Pietade
 abbia di questi due generi afflitti.
 CECCO
1355Poveri, vergognosi e derelitti.
 BUONAFEDE
 Orsù, del scrigno mio dov’è la chiave?
 ECCLITICO
 L’ho qui. Di nuovo a voi io la consegno. (Gli dà la chiave)
 BUONAFEDE
 Dove le figlie son, dove Lisetta?
 ECCLITICO
 Tutte tre, poverine,
1360mortificate sono.
 BUONAFEDE
 Via, si vada da lor, tutti perdono.
 CECCO
 Evviva.
 ECCLITICO
                 Evviva.
 ERNESTO
                                 Io vi precedo, andiamo.
 BUONAFEDE
 Da uom sopralunar oprar vogliamo. (Parte, preceduto da Cecco e da Ernesto)
 
 SCENA II
 
 ECCLITICO in atto di seguir Buonafede e CLARICE
 
 CLARICE
 Sposino...
 ECCLITICO
                     Siete qui.
 CLARICE
                                         Triste o felici
1365son le nostre novelle?
 ECCLITICO
 Ah, non posson per noi esser più belle.
 CLARICE
 Come a dir?
 ECCLITICO
                          Vostro padre
 l’abbiamo già placato;
 e tutto il suo furor tutto è sedato.
 CLARICE
1370Chi di noi più contenti!
 ECCLITICO
 Chi lieti più di noi!
 CLARICE
                                      Dunque, mio sposo
 chiamarvi alfin senza timor poss’io?
 ECCLITICO
 Sì sì, bell’idol mio.
 CLARICE
                                     Ah, di piacere
 sento a balzarmi il cor.
 ECCLITICO
                                            Il mio contento
1375esprimervi non posso.
 CLARICE
                                           Oh dolce istante!
 ECCLITICO
 Oh dì per noi beato!
 CLARICE
 Io felice son già.
 ECCLITICO
                                 Io fortunato.
 
 Duetto
 
 ECCLITICO
 
    Un certo ruscelletto
 per voi mi serpe in seno
1380che di dolcezza il petto
 tutto m’inonda già.
 
 CLARICE
 
    Di foco un fiumicello
 mi gira intorno al core
 che già per voi bel bello
1385incenerir mi fa.
 
 ECCLITICO
 
    Lasciate un po’ che senta.
 
 CLARICE
 
 Che tocchi un po’, lasciate.
 
 A DUE
 
 Oh dio, la man levate
 ch’io moro adesso qua.
 
 ECCLITICO
 
1390   Sentiste, mio tesoro?
 
 CLARICE
 
 Che ve ne par, mio nume?
 
 A DUE
 
 Ah, di ruscello in fiume
 quasi crescendo va.
 
 ECCLITICO
 
    Che dolcezza è questa mai...
 
 CLARICE
 
1395Che vuol dir questo calore...
 
 A DUE
 
 Fosse, fosse, fosse amore?
 
 CLARICE
 
 Voi che dite?
 
 ECCLITICO
 
                           Che vi pare?
 
 CLARICE
 
 Via, parlate.
 
 ECCLITICO
 
                          Rispondete.
 
 A DUE
 
 Quando dunque lo sapete
1400sembra inutile il parlar.
 
          furbo, furbetta
    Ah
          furba, furbetto
 da me che pretendi.
 Tu sei che m’accendi,
 mi fai consumar.
 
 
1405   Oh fiamme gustose,
 dolcissime pene,
 se amor ed imene
 ci fa giubilar.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti
 
 BUONAFEDE
 Vien qui, figlia, m’abbraccia.
 CLARICE
                                                       I miei trascorsi
1410perdonate, vi prego.
 BUONAFEDE
                                        Io solo, io solo
 il pazzo sono stato,
 perché se ho a dire il vero
 un padre fui con voi troppo severo.
 FLAMINIA
 Egli seimila scudi
1415a ciascuna di noi per dote assegna.
 CECCO
 Ed altri scudi mille
 per Lisetta assegnò con lieto core
 a questo della luna imperatore.
 ERNESTO
 Ecclitico, che dite?
 ECCLITICO
                                     E che dir posso?
1420Con questa moglie a’ fianchi
 e con sì pingue dote,
 da questo punto io posso ben mandare
 il mio gran cannocchiale a far squartare.
 LISETTA
 Ed io contenta ancor più che regina,
1425scendo dal trono e torno alla cucina.
 TUTTI
 
    Il mondo della luna
 per gl’ignoranti è bello;
 ma l’uomo che ha cervello
 nel mondo suo si sta.
 
1430   Ciascun per far fortuna
 lassù talor s’innalza;
 ma presto in giù poi balza
 deriso in verità.
 
 Fine del dramma
 
 
 
 IL MONDO DELLA LUNA
 
 
    [Torino, Antonio Guibert e Gaetano Orgeas, 1777]
 
 INTERLOCUTORI
 
 ECCLITICO finto astrologo
 BUONAFEDE
 FLAMINIA figlia di Buonafede
 LISETTA cameriera
 CLARICE altra figlia di Buonafede
 CECCO servitore di
 ERNESTO
 
 Quattro scolari di Ecclitico, quattro paggi lunari cantano nei cori
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Notte con luna e cielo stellato. Terrazzo sopra la casa di Ecclitico con torre nel mezzo, o sia specula, ed un gran canocchiale su due cavalletti. Quattro fanali che illuminano il terrazzo.
 
 ECCLITICO e quattro scolari
 
 TUTTI
 
    O luna lucente,
 di Febo sorella,
 che candida e bella
 risplendi lassù,
 
5   deh fa’ che i nostri occhi
 s’accostino a’ tuoi.
 E scopriti a noi
 che cosa sei tu.
 
 ECCLITICO
 Basta, basta, discepoli,
10alla triforme dea le voci giunsero,
 esauditi sarete in breve termine.
 Su via, tosto sugli omeri
 prendete l’arcimassimo
 mio canocchial novissimo.
15Drizzatel su la specula
 perpendicolarmente inver l’ecclitica.
 Vo’ veder se avvicinasi
 de’ due pianetti il sinodo,
 id est quando la luna al sol congiungesi,
20che dal mondo volgare ecclissi appellasi.
 Andate, andate subito
 pria che Cinzia ritorni al suo decubito.
 GLI SCOLARI
 
    Prendiamo fratelli
 il gran telescopio
25o sia microscopio
 o sia canocchial.
 
    Vedrem della luna
 se il tondo sereno
 sia un mondo ripieno
30di gente mortal. (Prendono il canocchiale, lo portano alla specula, vedendosi spuntar fuori della sommità della medesima)
 
 ECCLITICO
 Oh le gran belle cose
 che intendere si danno
 a quei che poco sanno per natura!
 Oh che gran bel mestier ch’è l’impostura!
35Chi finge di saper accrescer l’oro,
 chi cavar un tesoro,
 chi dispensa segreti,
 chi parla dei pianeti,
 chi vende mercanzia
40di falsa ipocrisia,
 chi finge nome, titolo e figura,
 oh che gran bel mestier è l’impostura.
 Io fo la parte mia
 con finta astrologia,
45ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
 che un bravo cacciator trova i merlotti.
 Eccone uno; ecco quel buon cervello
 del signor Bonafede.
 Da lui che tutto crede
50con una macchinetta,
 inventata dal mio sottile ingegno,
 far un colpo galante ora m’impegno.
 
 SCENA II
 
 BUONAFEDE e detto
 
 BUONAFEDE
 Si puol entrar?
 ECCLITICO
                               Sì, venga, mi fa grazia.
 BUONAFEDE
 Servo, signor Ecclitico;
55in che cosa si sta lei divertendo?
 ECCLITICO
 Nella speculazion di varie stelle
 stav’or considerando
 l’analogia che unisce
 alle fisse l’erranti,
60al capo di Medusa il Can celeste,
 al cuore del Leon la Spiga d’oro
 ed all’Orsa maggior l’occhio del Toro.
 BUONAFEDE
 Oh bellissime cose!
 Anch’io d’astrologia son dilettante;
65ma quel che mi dà pena
 è il non saper trovar dottrina alcuna
 che mai sappia spiegar cos’è la luna.
 ECCLITICO
 La luna è un corpo diafano
 che da’ raggi del sol è illuminato;
70ma in quel bel corpo luminoso e tondo
 che credete vi sia? V’è un altro mondo.
 BUONAFEDE
 Oh che cosa mi dite!
 Colà v’è un altro mondo?
 Ma cosa son quei segni
75che si vedon nel corpo della luna?
 So che un giorno mia nonna,
 la qual non era sciocca,
 mi disse ch’ella avea gli occhi e la bocca.
 ECCLITICO
 Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
80son del mondo lunar colline e monti.
 Non già monti sassosi,
 come da noi veggiam, ma son formati
 d’una tenue materia,
 la qual s’arrende e cede
85alla pression del piede;
 indi s’alza bel bello e non si stacca.
 Onde l’uomo cammina e non si stracca.
 BUONAFEDE
 Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
 come siete arrivato
90a scoprir cosa tale?
 ECCLITICO
 Ho fatto un canocchiale
 che arriva a penetrar cotanto in dentro
 che veder fa la superficie e il centro.
 Individua non solo
95i regni e le provincie
 ma le case, le piazze e le persone.
 Col mio canocchialone
 posso veder lassù per mio diletto
 spogliar le donne quando vanno a letto.
 BUONAFEDE
100Oh bellissima cosa!
 Ma dite, non potrei,
 caro Ecclitico mio,
 col vostro canocchial veder anch’io?
 ECCLITICO
 Perché no. Benché io sia
105solo inventor della mirabil arte,
 voglio che ancora voi ne siate a parte.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi sono e vi sarò.
 Vedrete per voi cosa farò.
 ECCLITICO
 Nella specula entrate,
110nel canocchial mirate.
 Cose belle vedrete,
 cose rare, per cui voi stupirete.
 BUONAFEDE
 Vado e provar io voglio
 se con quel canocchial sì lungo e tondo
115alla luna poss’io vedere il fondo.
 Ma chi son que’ signori
 che dove io deggio entrar vengono fuori?
 ECCLITICO
 Sono scolari miei,
 amanti della luna come lei.
 
 SCENA III
 
 Gli scolari escono dalla specola e s’inchinano a BONAFEDE
 
 BUONAFEDE
120Servitor obbligato.
 QUATTRO SCOLARI
 
    Felice e fortunato
 chi è amico della luna,
 per voi sì gran fortuna
 il ciel riserberà.
 
 BUONAFEDE
 
125   Il cielo mi conceda
 sì gran felicità.
 
 QUATTRO SCOLARI
 
    La vostra bella mente,
 che più d’ogn’altra sa,
 la luna facilmente
130conoscere potrà. (Partono)
 
 BUONAFEDE
 
    Il cielo mi conceda
 sì gran felicità. (Entra nella specula)
 
 ECCLITICO
 
    (Farò che tutto creda
 la sua semplicità).
 
135Olà, Claudio, Pasquino, (Vengono due servi)
 la macchina movete,
 fate ch’ella s’appressi al canocchiale;
 onde mirando in quella
 il signor Bonafede
140movere le figure ad una ad una
 creda mirar nel mondo della luna. (Partono i servi)
 Quanti sciocchi mortali
 con falsi canocchiali
 credono di veder la verità
145e non sanno scoprir le falsità.
 Quanti van scrutinando
 quello che gli altri fanno
 e sé stessi conoscere non sanno. (Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una machina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure)
 Il signor Bonafede
150ora di veder crede
 le lunatiche donne sol lassù
 e lunatiche sono ancor quaggiù. (Buonafede esce dalla specula ridendo)
 BUONAFEDE
 Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E cosa mai?
 BUONAFEDE
 Ho veduto una cosa bella assai.
 
155   Ho veduto una ragazza
 far carezze ad un vecchietto.
 Oh che gusto, oh che diletto
 che quel vecchio proverà.
 
    Oh che mondo benedetto,
160oh che gran felicità! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
 Se una ragazza fa carezze a un vecchio,
 non la sprona l’amor ma l’interesse;
 lo vezzeggia, lo adora
 ma che crepi il meschin non vede l’ora. (Buonafede esce dalla specula)
 BUONAFEDE
165Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E che, signore?
 BUONAFEDE
 Una cosa per cui rido di cuore.
 
    Ho veduto un buon marito
 bastonar la propria moglie,
 per correggere il prorito
170d’una certa infedeltà.
 
    Oh che mondo ben compito!
 Oh che gusto che mi dà! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
 Volesse il ciel che quanto
 fintamente ha mirato
175fosse nel nostro mondo praticato.
 Se gli uomini di garbo
 alle cattive mogli
 desser di bastonate un precipizio,
 avrebbero le donne più giudizio. (Buonafede torna uscir dalla specula)
 BUONAFEDE
180Oh questa assai mi piace!
 ECCLITICO
                                                  Che vuol dire?
 BUONAFEDE
 Ho veduto il contrario
 di quello che fra noi si suol usare
 da un uomo e da una donna praticare.
 
    Ho veduto dall’amante
185per il naso esser menata
 certa donna innamorata
 che chiedeva invan pietà.
 
    Oh che usanza prelibata!
 Oh si usasse ancora qua!
 
 ECCLITICO
190E qui ancora si useria,
 se gli uomini non patisser la pazzia.
 BUONAFEDE
 Caro signor Ecclitico,
 ho veduto gran cose;
 e per farvi veder che son contento
195questa borsa tenete.
 ECCLITICO
                                        Oh meraviglio!
 BUONAFEDE
 Eh prendetela, via, che io così vo’.
 ECCLITICO
 Se volete così, la prenderò.
 BUONAFEDE
 Diman ritornerò.
 ECCLITICO
                                   Siete padrone.
 BUONAFEDE
 Certo, quel canocchiale è assai ben fatto.
200Tutto, tutto si vede. Ho un gusto matto.
 
    La ragazza col vecchione,
 uh carina, bel piacere!
 Il marito col bastone,
 bravo, bravo, oh bel vedere!
205Una donna per il naso,
 che bel colpo! Che bel caso!
 Oh che mondo benedetto!
 Oh che gran felicità!
 
    Che piacere, che diletto,
210oh che gusto che mi dà.
 
 SCENA IV
 
 ECCLITICO, poi ERNESTO e CECCO
 
 ECCLITICO
 Io la caccia non fo alle sue monete;
 ma vorrei, se potessi,
 la sua figlia Clarice,