Semiramide, libretto, Stoccarda, Cotta, 1762

930L’affanno, lo sdegno
 vuol farmi crepar.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 LISAURA e DORINDO
 
 LISAURA
 Sì, mio caro Dorindo, eccovi il foglio.
 Il padre, che di me non ha sospetto,
 ieri l’ha sottoscritto e non l’ha letto.
 DORINDO
935Oh quanto di ciò godo!
 Vedrete oggi, mia cara,
 quant’opportuno a noi fia questo foglio.
 E vedrà ser Imbroglio
 e ser Cornelio e il conte, ch’è un bagiano,
940che la biscia ha beccato il ciarlatano.
 LISAURA
 Ma quando sarà il giorno
 che potrò senza tema
 dir: «Dorindo sei mio»?
 DORINDO
 Nulla di più desio.
945Oggi se mi seconda amica sorte,
 spero di divenir a voi consorte.
 LISAURA
 Lo voglia il ciel.
 DORINDO
                               Vedrete
 qual sia l’affetto mio.
 Oggi ci rivedrem, Lisaura, addio. (Parte)
 
 SCENA II
 
 LISAURA, poi AURELIA
 
 LISAURA
950Amor non dà mai pace.
 Quand’un’alma dovrebbe esser contenta,
 timore e gelosia l’alma tormenta.
 AURELIA
 Oh signora Lisaura, le son serva.
 Ella è sempre più bella e più vezzosa.
955Quando mai si fa sposa?
 LISAURA
 Ch’io sia sposa o fanciulla,
 quest’è un affar che a voi non preme nulla.
 AURELIA
 Anzi mi preme assai;
 anzi sempre bramai
960che il ciel secondo e amico
 fosse al suo cor. (Non me ne importa un fico).
 LISAURA
 Ed io bramai di core,
 per non dirvi bugia,
 che voi di questa casa andaste via.
 AURELIA
965Grazia alla sua bontà. V’andrò ma forse
 bramerà il mio ritorno
 e si ricorderà d’Aurelia un giorno.
 LISAURA
 È difficile molto.
 AURELIA
                                  Oh già si sa
 che una dama di rango non si degna
970rammentarsi di me vile ed abieta.
 LISAURA
 Siete, Aurelia mia cara, una fraschetta.
 
    Principiai amar per gioco
 e d’amor il cor m’accesi,
 già m’alletta il dolce foco
975e maggior ognor si fa.
 
    Fra i piaceri e fra i diletti
 oggi nacque il mio tormento;
 ma d’amare io non mi pento,
 perché spero alfin pietà.
 
 SCENA III
 
 AURELIA, poi CORNELIO
 
 AURELIA
980Vedrà, vedrà la stolta
 quale sarà del simular l’effetto.
 CORNELIO
 Aurelia, ecco in un foglio
 assicurata alfin la nostra sorte.
 AURELIA
 Adorato consorte,
985voi mi date la vita.
 CORNELIO
                                     Abbiam buscato
 trentamila ducati e siamo in tre,
 diecimila de’ quai toccano a me.
 AURELIA
 Ora, se a me non riesce
 di carpirli la dote,
990poco v’importerà.
 CORNELIO
                                   Nulla mi preme.
 I diecimila li godremo insieme.
 AURELIA
 (Buon per me. Filiberto
 ora meco è sdegnato).
 CORNELIO
                                           Che ne dite,
 son io di buona testa?
 AURELIA
                                           Ma il denaro
995l’avete ancora avuto?
 CORNELIO
 No, ma son qui venuto
 per farmelo contare.
 AURELIA
 Fra tanto ci potressimo sposare.
 CORNELIO
 Ciò si fa facilmente. Ecco la mano.
 AURELIA
1000Accetto il dolce invito,
 tua consorte son io.
 CORNELIO
                                      Son tuo marito.
 AURELIA
 
    Che bel contento è questo
 sposarsi qui fra noi.
 Ma questa sera poi,
1005Cornelio, come andrà?
 Oh che piacer, mio caro,
 oh che felicità!
 
    (Se Filiberto è in collera,
 più non importa a me,
1010qualcuno sempre c’è
 che fa la carità).
 
 SCENA IV
 
 CORNELIO, poi FILIBERTO
 
 CORNELIO
 Ecco il buon Filiberto.
 FILIBERTO
 Amico, vi son schiavo.
 CORNELIO
 Vo’ che mi dite bravo.
1015Fatt’ho l’aggiustamento.
 Tutto tutto è finito.
 FILIBERTO
                                      Oh che contento!
 CORNELIO
 Volete udir gli articoli ed i patti?
 FILIBERTO
 Oibò.
 CORNELIO
              Legger volete
 la forma del contratto?
 FILIBERTO
                                            Oibò.
 CORNELIO
                                                         V’intendo.
1020Volete solamente
 il denaro contare?
 FILIBERTO
                                    Oibò.
 CORNELIO
                                                 Ma questo,
 signore, tocca a voi.
 FILIBERTO
 Eh lo faremo poi.
 CORNELIO
 S’oggi non lo pagate,
1025rotto è il contratto e in lite ritornate.
 FILIBERTO
 Oggi si pagherà.
 CORNELIO
                                 Saper volete
 la somma?
 FILIBERTO
                       Oibò.
 CORNELIO
                                    Ma come si farà?
 FILIBERTO
 Oggi venite che si pagherà.
 CORNELIO
 Oggi dunque verrò da voi col conte,
1030fate che le monete siano pronte.
 
 SCENA V
 
 FILIBERTO solo
 
 FILIBERTO
 Articoli, contratti,
 legger scritture e patti,
 oh che cosa noiosa! Palazzisti,
 avvocati, notari,
1035che vocaboli amari! Oh benedetta
 la vita negligente!
 Oh che gran bella cosa è il non far niente.
 
    Levarsi dopo il sole
 e andar prima di quello
1040nel letto a riposar,
 questa si può chiamar
 vita beata.
 
    Chi faticar si suole
 consuma il suo cervello
1045e alfine ha da crepar.
 Compiango a lavorar
 la gente nata.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO, poi PORPORINA
 
 PASQUINO
 Oh quanto mi dispiace
 avermi disgustata Porporina!
 PORPORINA
1050(Oh povera meschina!
 Or son senza marito).
 PASQUINO
 (D’averla abbandonata io son pentito).
 PORPORINA
 (Eccolo. Traditore,
 con Aurelia attaccarsi!)
 PASQUINO
1055(È qui. Crudel, lasciarsi
 far giù da quel zerbino!)
 PORPORINA
 (Oh me infelice!)
 PASQUINO
                                   (Oh povero Pasquino!)
 PORPORINA
 (Far la pace vorrei ma non conviene
 che la prima io sia).
 PASQUINO
1060(Mi vien la fantasia
 di chiamarla ma temo un qualche oltraggio).
 PORPORINA
 (Porporina fa’ cor).
 PASQUINO
                                      (Pasquin coraggio).
 PORPORINA
 Serva.
 Compatisca, signor. (Gli passa dinanzi)
 PASQUINO
                                        La compatisco.
1065Dove, padrona?
 PORPORINA
                                Dove
 mi guida il piè.
 PASQUINO
                               È in colera con me?
 PORPORINA
 Parmi averne ragione.
 PASQUINO
 Io ho più ragion di lei.
 PORPORINA
 Lei badi a’ fatti suoi, ch’io bado a’ miei.
 PASQUINO
1070Bella cosa davvero,
 lasciar per un amante il suo marito!
 PORPORINA
 Veramente polito!
 Trovarsi un’amorosa
 e abbandonar così la propria sposa!
 PASQUINO
1075L’ho fatto per vendetta.
 PORPORINA
 Ed io per far servizio alla padrona.
 PASQUINO
 Con Aurelia scherzai, credilo a me.
 PORPORINA
 Giuro ch’io non amai altri che te.
 PASQUINO
 Dunque tu mi vuoi ben?
 PORPORINA
                                                Purtroppo, ingrato.
 PASQUINO
1080Ed io son di te sola innamorato.
 PORPORINA
 Peraltro ti ho sentito...
 PASQUINO
 Ti ho veduta fra tanto...
 PORPORINA
 Mi hai fatto sospirare.
 PASQUINO
                                           Ho tanto pianto!
 PORPORINA
 Briccon, così tradirmi?
 PASQUINO
1085Via, facciamo la pace.
 PORPORINA
                                          Signor no.
 PASQUINO
 Signorsì, signorsì.
 PORPORINA
 Come la vogliam far?
 PASQUINO
                                          Faciam così. (S’abbracciano)
 
    Vita mia, mio bel tesoro,
 per te smanio, per te moro.
 
 PORPORINA
 
1090Idol mio, mio dolce amore,
 per te in sen mi brucia il core.
 
 PASQUINO
 
 Fammi un vezzo.
 
 PORPORINA
 
                                  Io non so.
 Fallo tu.
 
 PASQUINO
 
                  T’insegnerò.
 
    Cara, cara.
 
 PORPORINA
 
                          Bello, bello.
 
 A DUE
 
1095Ahi che amor con un martello
 mi fracassa in petto il cor.
 
 PORPORINA
 
    Deh non darmi gelosia.
 
 PASQUINO
 
 Pace è fatta e pace sia.
 
 A DUE
 
 Ho provata la gran pena!
1100Ho provato il gran dolor!
 
 SCENA VII
 
 Sala.
 
 FILIBERTO, CORNELIO, LISAURA, AURELIA, uno che figura il CONTE
 
 FILIBERTO
 No no, madonna Aurelia.
 Se tornate a svenir sarà tutt’uno.
 AURELIA
 Possibile, signor...
 FILIBERTO
                                    S’anco vi vedo
 colla spuma alla bocca, io non vi credo.
 CORNELIO
1105Via, signor Filiberto,
 spicciate il signor conte.
 FILIBERTO
 Quanto dice il contratto?
 CORNELIO
 Trentamille ducati.
 FILIBERTO
                                      Eh siete matto?
 CORNELIO
 Tal è l’aggiustamento
1110sottoscritto da voi.
 FILIBERTO
                                    Come!
 LISAURA
                                                   Che sento!
 CORNELIO
 Convien pagare o da una nuova lite
 sarete travagliato.
 FILIBERTO
 Io sono assassinato,
 son mandato in malora.
1115Ecco lo scrigno colle chiavi ancora.
 
 SCENA ULTIMA
 
 DORINDO, PORPORINA e PASQUINO che restano in disparte
 
 DORINDO
 Fermatevi, signor, che nulla tiene
 quel vostro bel contratto.
 A’ quanti è stipulato?
 CORNELIO
 Stamane fu firmato.
 DORINDO
1120Questo è del giorno d’ieri.
 CORNELIO
                                                  E che contiene?
 DORINDO
 Un’ampia donazione
 che fa di tutto il suo
 Filiberto alla figlia.
 Quest’istrumento il giorno d’ieri è fatto;
1125onde non val di questo dì il contratto.
 CORNELIO
 La lite tornerà...
 DORINDO
                                Non ho paura.
 So ch’ell’è un’impostura.
 Signor siete ingannato. (A Filiberto)
 Cornelio e ser Imbroglio v’han gabato.
 FILIBERTO
1130Che siate benedetto; e qual mercede
 posso darvi signor?
 DORINDO
                                      Di vostra figlia
 a me basta la mano; e voi sarete
 padron del vostro, fino che vivete.
 FILIBERTO
 Io son contento.
 LISAURA
                                Ed io felice sono.
 DORINDO
1135Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
 Aurelia, andate tosto
 fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
 di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate.
 Se la roba non v’è più non vi voglio;
1140non va l’obbligazione.
 AURELIA
 Voi mi sposaste senza condizione.
 Voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
 Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
 Se speraste goder, soffrite il danno,
1145sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
 Pietà, signor padron.
 PASQUINO
                                         Misericordia.
 FILIBERTO
 Siete qui disgraziati?
 Ancor per questa volta
 vi siano i vostri falli perdonati.
 CORO
 
1150   Chi lieto giubila,
 chi tristo geme,
 chi piange e freme,
 chi lieto sta.
 
    Dolente è il core
1155del traditore.
 Ma l’innocente
 godendo va.
 
 Fine del dramma
 
 
 
 IL NEGLIGENTE
 
 
    [Torino, Antonio Guibert e Gaetano Orgeas, 1777]
 
 INTERLOCUTORI
 
 FILIBERTO benestante, ricco, negligente
 LISAURA sua figlia
 PASQUINO servo di Filiberto
 PORPORINA serva di Filiberto
 AURELIA orfana in casa di Filiberto
 CORNELIO amante di Aurelia
 DORINDO amante di Lisaura
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non possa star senza pensare a niente?
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir, voi lo sapete;
 io bramo la mia pace,
 faticare, pensar, m’annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che se noi la perdiamo
 miserabili affatto oggi restiamo?
 FILIBERTO
 E ch’ho da pensar io?
 Vi pensa il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere,
 io lo pago e non voglio altro pensiere!
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andate?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo.
 Gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir dal letto.
 Mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s’ha sonno.
 LISAURA
 Ho da dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Ohimè! Non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impiccio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre.
 Me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però sia troppo ingrata;
 eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell’età. Son figlia sola.
 Voi siete un po’ avvanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io). (Parte)
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 di far nascer le figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle.
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            Oh Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentir ambasciate,
 me la farai stasera.
 PORPORINA
                                      Oh non ci è tempo
 da perdere, signor. Sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò.
50Che noia!
 PORPORINA
                     Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
 A dir che tostamente,
 anzi subitamente,
 vi portiate al palazzo.
 FILIBERTO
55Eh, io non son sì pazzo.
 Non mi vo’ incomodar.
 PORPORINA
                                             Vi fa sapere
 esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca. La nuova aspetterò.
 PORPORINA
60Vi vorrà del denar.
 FILIBERTO
                                     Ne manderò.
 Senti, ho un po’ d’appetito,
 fammi una pietansina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista.
65O vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
 Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino, ha ragione.
70Finisci e poi verrai.