Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Gran portico del palazzo reale corrispondente alle sponde dell’Eufrate. Trono da un lato, alla sinistra del quale un sedile più basso per Tamiri. In faccia al suddetto trono tre altri sedili. Ara nel mezzo; gran ponte praticabile con istatue, navi sul fiume, vista di tende e soldati sull’altra sponda.
 
 SEMIRAMIDE creduta Nino con guardie e poi SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 Olà: sappia Tamiri
 che i principi son pronti,
 che fuman l'are, che al solenne rito
 di già l'ora s'appressa,
5che il re l'attende. (Ricevuto l’ordine parte una guardia.)
 SIBARI
                                     (Io non m'inganno, è dessa).
 Lascia che a' piedi tuoi... (S’inginocchia)
 SEMIRAMIDE
                                                 Sibari! (Oh dei!)
 S'allontani ciascun. (Che incontro!) Sorgi.
 Dall'Egitto in Assiria (Le guardie si ritirano indietro)
 quale affar ti conduce?
 SIBARI
                                            È noto altrove
10che la real Tamiri
 dell'impero de' Battri unica erede
 qui scegliendo lo sposo oggi decide
 l'ostinate contese
 che il volto suo, che il suo retaggio accese.
15Sperai fra queste mura
 in sì bel giorno accolta
 tutta l'Asia mirar ma non sperai
 in sembianza viril sul trono assiro
 di ritrovar la sospirata e pianta
20principessa d'Egitto
 Semiramide.
 SEMIRAMIDE
                            Ah taci; in questo luogo
 Nino ciascun mi crede e il palesarmi
 vita, regno ed onor potria costarmi.
 SIBARI
 Che ascolto! È teco Idreno?
25Che fa? Dov'è?
 SEMIRAMIDE
                               Di quell'ingrato il nome
 non rammentarmi.
 SIBARI
                                      A lui straniero e ignoto
 nel tuo real soggiorno
 il cor donasti...
 SEMIRAMIDE
                              E abbandonai con lui
 la patria, il regno, il genitor, le nozze
30del monarca numida.
 Sibari tel rammenti?
 SIBARI
                                          E come mai
 obbliar lo potrei, s'ogni tua cura
 tu m'affidavi allor, se duce io stesso
 de' reali custodi a tua richiesta
35agio concessi alla notturna fuga?
 SEMIRAMIDE
 E pur nol crederai, l'istesso Idreno
 che m'indusse a fuggir tentò svenarmi.
 SIBARI
 Quando?
 SEMIRAMIDE
                    La notte istessa
 ch'io seco andai, del Nilo
40dalla pendente riva
 ei mi gettò ferita e semiviva.
 SIBARI
 Ma la cagione?
 SEMIRAMIDE
                              Oh dio!
 La cagione io non so.
 SIBARI
                                         (La so ben io).
 E rimanesti in vita?
 SEMIRAMIDE
                                        Unica e lieve
45fu la ferita e la selvosa sponda
 co' pieghevoli salci
 la caduta scemò, mi tolse a morte.
 SIBARI
 Qual fu poi la tua sorte?
 SEMIRAMIDE
 Lungo fora il ridirti
50quanto errai, che m'avvenne. In mille guise
 spoglia e nome cangiai,
 scorsi cittadi e selve;
 fra tende e fra capanne
 il brando strinsi, pascolai gli armenti,
55or felice, or meschina
 pastorella, guerriera e pellegrina.
 Finché il monarca assiro,
 fosse merito o sorte,
 del talamo real mi volle a parte.
 SIBARI
60Ma ti conobbe?
 SEMIRAMIDE
                               No. Finsi che un fonte
 l'origine mi desse e che agli augelli
 de' primi giorni miei dovea la cura.
 SIBARI
 E all'estinto tuo sposo
 non successe nel regno il picciol Nino?
 SEMIRAMIDE
65Il crede ognun; la somiglianza inganna
 del mio volto col suo.
 SIBARI
                                         Ma come soffre
 il legittimo erede
 te nel suo trono?
 SEMIRAMIDE
                                 Effeminato e molle
 fu mia cura educarlo. Ora in mia vece
70gode vivendo in femminili spoglie
 nella reggia racchiuso e il regno teme,
 non lo desia.
 SIBARI
                          Che narri! (E quando spero
 miglior tempo a scoprirle i miei martiri?
 Ardir). Sappi...
 SEMIRAMIDE
                               T'accheta, ecco Tamiri. (Vedendo venir Tamiri)
 
 SCENA II
 
 TAMIRI con seguito e detti
 
 TAMIRI
75Nino, deve al tuo zelo
 oggi l'Asia il riposo, io degli affetti
 la libertà.
 SEMIRAMIDE
                     Ma Babilonia deve
 alla bellezza tua l'aspetto illustre
 de' principi rivali. E questa cura
80ch'io di te prendo all'ombra
 del tuo gran genitor, che fu d'Assiria
 più difensor che tributario, io deggio.
 Vengano. Al fianco mio (Una guardia va sul ponte e accenna che vengano)
 principessa t'assidi
85e i merti di ciascun senti e decidi. (Semiramide va sul trono, Tamiri a sinistra nel sedile, Sibari in piedi a destra. E intanto passano il ponte Mirteo, Ircano e Scitalce col loro seguito, i quali si fermano fuor del portico e poi entrano l’un dopo l’altro quando tocca loro a parlare)
 
 SCENA III
 
 MIRTEO, IRCANO, SCITALCE e detti
 
 MIRTEO
 Al tuo cenno gran re, deposte l'armi,
 si presenta Mirteo. Fra gli altri anch'io
 alla vaga Tamiri offro la mano.
 L'Egitto...
 IRCANO
                     Odi; la bella (A Mirteo interrompendolo)
90che fra noi si contende è quella?
 MIRTEO
                                                             È quella. (Ad Ircano)
 L'Egitto è il regno mio...
 IRCANO
 Del Caucaso natio (A Semiramide)
 fin dal giogo selvoso
 vien l'arbitro de' Sciti amante e sposo.
 MIRTEO
95Ircano, a quel ch'io veggio
 tu d'Assiria i costumi ancor non sai.
 IRCANO
 Perché?
 SEMIRAMIDE
                  Tacer tu dei,
 parli il prence d'Egitto.
 IRCANO
 In Assiria il parlar dunque è delitto?
 MIRTEO
100L'Egitto è il regno mio; sospiri e pianti,
 rispetto e fedeltà sono i miei vanti.
 SEMIRAMIDE
 Siedi principe e spera; a lei che adori
 non è il tuo merto ascoso. (Mirteo va a sedere)
 (Qual ti sembra Mirteo?) (Piano a Tamiri)
 TAMIRI
                                                  (Molle e noioso). (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
105Or narra i pregi tuoi.
 IRCANO
 Dunque a vostro piacer...
 TAMIRI
                                                Parla se vuoi.
 IRCANO
 E ben, io parlerò. Dove a lor piace
 regnano i Sciti. Al variar dell'anno
 variano i lor confini, erranti abbiamo
110e le cittadi e i tetti
 e son le nostre mura i nostri petti.
 Quei pianti, quei sospiri
 non son pregi fra noi, pregio allo Scita
 è l'indurar la vita
115al caldo, al giel delle stagioni intere
 e domar combattendo uomini e fere.
 TAMIRI
 È noto.
 SEMIRAMIDE
                 Or siedi Ircano. (Ircano va a sedere)
 (Qual ti sembra costui?) (Piano a Tamiri)
 TAMIRI
                                                (Barbaro e strano). (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
 Venga Scitalce.
 SIBARI
                               (O stelle! Io veggo Idreno!
120Qual arrivo funesto!)
 SEMIRAMIDE
 Sibari, oh dio! Questo è Scitalce? (Piano a Sibari vedendo Scitalce)
 SIBARI
                                                               È questo.
 SEMIRAMIDE
 Sarà.
 SCITALCE
             (Numi, che volto!) Il re novello,
 Ircano dimmi, è quel ch'io miro?
 IRCANO
                                                               È quello.
 SCITALCE
 Sarà.
 SEMIRAMIDE
             Prence, il tuo nome
125dunque è Scitalce?
 SCITALCE
                                     Appunto.
 SEMIRAMIDE
 (Qual voce!)
 SCITALCE
                          (Qual richiesta!
 Io gelo).
 SEMIRAMIDE
                   (Io vengo meno).
 SCITALCE
 (Semiramide è questa).
 SEMIRAMIDE
                                               (È questi Idreno).
 IRCANO
 Tu impallidisci amico. (A Scitalce)
130Perché?
 SCITALCE
                  Perché mi vedo
 sì gran rivale a fronte.
 MIRTEO
                                           Io non lo credo.
 TAMIRI
 Nino, tu avvampi in volto.
 Che fu?
 SEMIRAMIDE
                  Così m'accendo
 per costume talora.
 TAMIRI
                                      (Io non l'intendo).
 SEMIRAMIDE
135Fin dall'indico clima
 ancor tu vieni alla real Tamiri
 il tributo ad offrir de' tuoi sospiri?
 SCITALCE
 Io... (Che dirò?) Se venni...
 Non sperai... Mi credea... Ma veggo... (Oh dei!)
 SEMIRAMIDE
140(Si confonde il crudel sugli occhi miei).
 TAMIRI
 Siedi Scitalce, il turbamento io credo
 figlio d'amor né a paragon d'ogni altro
 piccol merito è questo.
 SCITALCE
 Ubbidisco.
 SEMIRAMIDE
                       (Infedel!)
 SCITALCE
                                            (Sogno o son desto?)
145Ma veramente è quegli
 il successor della corona assira? (Ad Ircano)
 IRCANO
 Non tel dissi?
 SCITALCE
                            Sarà. (Siede)
 IRCANO
                                        Questi delira.
 TAMIRI
 (Nino, perché non chiedi
 qual mi sembri costui?) (Piano a Semiramide)
 SEMIRAMIDE
                                                (Perché ravviso (Piano a Tamiri)
150in quel volto fallace
 segni d'infedeltà).
 TAMIRI
                                    (Però mi piace).
 SEMIRAMIDE
 (O gelosia!)
 IRCANO
                         Che più s'attende? È tempo
 che Tamiri decida.
 TAMIRI
 Son pronta.
 SEMIRAMIDE
                         (Ohimè!) Ma prima
155giurar si dee di tollerar con pace
 la scelta d'un rivale. Il nume e l'ara
 eccovi, o prenci.
 MIRTEO
                                Ogni tuo cenno è legge. (S’alza e va all’ara)
 SCITALCE
 (Son fuor di me). (Come sopra)
 SEMIRAMIDE
                                    (Spergiuro).
 MIRTEO
 Io l'approvo. (Scitalce e Mirteo pongono la mano sull’ara stando uno per parte)
 SCITALCE
                           Io l'affermo.
 IRCANO
                                                    Io l'assicuro. (Ircano s’alza e non parte dal suo luogo)
 SEMIRAMIDE
160Ircano, al nume, all'ara
 non t'avvicini?
 IRCANO
                              No, giurai né voglio
 seguir l'altrui costume;
 questa è l'ara de' Sciti e questo è il nume. (Ponendo la mano al petto e accennando la spada)
 TAMIRI
 (Qual asprezza!)
 IRCANO
                                 Si sceglie
165oggi lo sposo o resta
 altro rito a compir?
 TAMIRI
                                      No; del mio core
 il genio ormai farò palese.
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ah temo
 che Scitalce sarà!)
 TAMIRI
                                    L'ardir d'Ircano,
 di Mirteo l'umiltà veggo ed ammiro;
170ma un non so che...
 SEMIRAMIDE
                                      Sospendi
 la scelta, o principessa; un lieve impegno
 questo non è; del tuo riposo anch'io
 son debitor. Meglio pensando, almeno
 me dal rossor di poco saggio assolvi.
175Esamina, rifletti e poi risolvi.
 TAMIRI
 Abbastanza pensai.
 IRCANO
                                      Dunque favelli.
 SEMIRAMIDE
 No; principi v'attendo (Semiramide s’alza e seco tutti)
 entro la reggia all'oscurar del giorno.
 Ivi a mensa festiva
180sarem compagni e spiegherà Tamiri
 ivi il suo cor. Voi tollerate intanto
 il brieve indugio.
 MIRTEO
                                   Io non m'oppongo.
 IRCANO
                                                                       Ed io
 mal soffro un re de' miei contenti avaro.
 SEMIRAMIDE
 Desiato piacer giunge più caro.
 
185   Non so se più t'accendi (A Tamiri)
 a questa o a quella face;
 ma pensaci, ma intendi;
 forse chi più ti piace
 più traditor sarà.
 
190   Avria lo stral d'amore
 troppo soavi tempre,
 se la beltà del core (Fra sé)
 corrispondesse sempre
 del volto alla beltà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 TAMIRI, MIRTEO, IRCANO e SCITALCE
 
 SCITALCE
195(Che vidi! Che ascoltai!
 Semiramide vive!
 Ma non l'uccisi io stesso?
 O sognavo in quel punto o sogno adesso).
 TAMIRI
 Sì pensoso o Scitalce? Ami o non ami?
200Sprezzi o brami i miei lacci?
 Da lunge avvampi e da vicino agghiacci.
 SCITALCE
 Perdonami, o Tamiri,
 se tu sapessi... Oh dio!
 TAMIRI
                                            Parla.
 SCITALCE
                                                         Se parlo,
 più confusa ti rendo.
 TAMIRI
205O tutto mi palesa o nulla intendo.
 SCITALCE
 
    Vorrei spiegar l'affanno,
 nasconderlo vorrei;
 e mentre i dubbi miei
 così crescendo vanno,
210tutto spiegar non oso,
 tutto non so tacer.
 
    Sollecito, dubbioso,
 penso, rammento e vedo
 e agli occhi miei non credo,
215non credo al mio pensier.   (Parte)
 
 SCENA V
 
 TAMIRI, MIRTEO, IRCANO
 
 TAMIRI
 Più che ad ogni altro spiace
 la dimora a Scitalce, ei pensa e tace.
 IRCANO
 Non curar di quel folle
 il silenzio, i pensieri.
220Godi di tua ventura
 che l'amor t'assicura oggi d'Ircano.
 Non rispondi? Ne temi? Ecco la mano.
 MIRTEO
 Che fai, non ti rammenti
 il comando reale?
 IRCANO
                                   E il re qual dritto
225ha di fraporre ai miei cortesi affetti
 o limiti o dimore?
 TAMIRI
 Ma tu conosci amor? Dicesti, Ircano,
 che tutto il tuo piacere
 è domar combattendo uomini e fere.
 IRCANO
230È ver, ma il tuo sembiante
 non mi spiace però; godo in mirarti
 e curioso il guardo
 più dell'usato intorno a te s'arresta.
 TAMIRI
 Gran sorte inver del mio sembiante è questa.
 
235   Che quel cor, quel ciglio altero
 senta amor, goda in mirarmi
 non lo credo, non lo spero.
 Tu vuoi farmi insuperbir.
 
    O pretendi allor che torni
240ai selvaggi tuoi soggiorni
 rammentar così per gioco
 l'amoroso mio martir. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 IRCANO e MIRTEO
 
 IRCANO
 La principessa udisti? Ella superba
 va degli affetti miei. Misero amante!
245Ti sento sospirar, ti veggo afflitto.
 Cangia, cangia desio
 e per consiglio mio torna in Egitto.
 MIRTEO
 Sei degno di pietà, se non distingui
 dall'ossequio il disprezzo. In quegli accenti
250ti rinfaccia Tamiri
 che de' meriti tuoi troppo presumi.
 IRCANO
 Io de' vostri costumi intendo meno
 quanto gli ascolto più. Qui le parole
 dunque han sensi diversi; a voglia altrui
255qui si parla e si tace; al regio cenno
 deve un'alma adattar gli affetti suoi;
 chi mai mi trasse a delirar con voi?
 MIRTEO
 In questa guisa, Ircano,
 in Assiria si vive. Amando ancora
260imitar ti conviene il nostro stile.
 Con lingua più gentile alle reine
 si ragiona d'amor. Non son già queste
 l'erranti abitatrici
 dell'ircane foreste...
 IRCANO
                                       E qual è mai
265questo vostro d'amar nuovo costume?
 MIRTEO
 Qui la beltà d'un volto
 rispettoso s'ammira;
 si tace, si sospira,
 si tollera, si pena,
270l'amorosa catena
 si soffre volontier benché severa.
 IRCANO
 E poi s'ottien mercede?
 MIRTEO
                                              E poi si spera.
 IRCANO
 Miserabil mercé! Meglio fra noi
 si trattano gli amori. Al primo sguardo
275senza taccia d'audace
 si palesa l'ardor. Cangia d'affetto
 ciascun a suo talento,
 ama finché è diletto
 e tralascia d'amar quando è tormento.
 MIRTEO
280O barbaro è il costume
 o non s'ama fra voi. Gioia è la pena;
 ed un'alma fedele
 sé per l'amato ben pone in obblio.
 IRCANO
 Ciascun siegua il suo stile, io sieguo il mio.
 
285   Maggior follia non v'è
 che per godere un dì
 questa soffrir così
 legge tiranna.
 
    Io giuro amore e fé
290a più d'una beltà
 né serbo fedeltà
 quando m'affanna. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 MIRTEO
 
 MIRTEO
 Felice te, se puoi
 sopra gli affetti tuoi
295regnar così; ma non è ver; se un giorno
 al par di me cadrai
 in servitù d'una crudele e bella,
 sarai men franco e cangerai favella.
 
    Bel piacer saria d'un core
300quel potere a suo talento
 quando amor gli dà tormento
 ritornare in libertà.
 
    Ma non lice; e vuole amore
 che a soffrir l'alma s'avvezzi
305e che adori anche i disprezzi
 d'una barbara beltà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Orti pensili.
 
 SCITALCE e SIBARI
 
 SIBARI
 Amico, in rivederti
 oh qual piacere è il mio! Signor perdona
 se col nome d'amico ancor ti chiamo.
310Per Idreno in Egitto
 non per Scitalce il principe degl'Indi
 sai pur ch'io ti conobbi.
 SCITALCE
                                              Allor giovommi
 nome e grado mentir. Così sicuro
 per render pago il giovanil desio
315vari costumi appresi,
 molto errai, molto vidi e molto intesi.
 Ah non avessi mai
 portato il piè fuor dal paterno tetto,
 che ad agitarmi il petto
320o somigliante o vera
 tornar sugli occhi miei
 Semiramide infida or non vedrei.
 SIBARI
 Semiramide! Come?
 È teco? Ove s'asconde?
 SCITALCE
                                             E così cieco
325Sibari sei? Non la ravvisi in Nino?
 SIBARI
 (Ah la conobbe).
 SCITALCE
                                 A me la scopre assai
 il girar de' suoi sguardi
 placidi al moto, il favellar, la voce,
 la fronte, il labbro e l'una e l'altra gota
330facile ad arrossir, ma più d'ogni altro
 il cor che al noto aspetto
 subito torna a palpitarmi in petto.
 SIBARI
 Eh t'inganna il desio. Se fosse tale,
 al germano Mirteo nota sarebbe.
 SCITALCE
335No, che bambino ei crebbe
 nella reggia de' Battri.
 SIBARI
                                           E poi trascorsi
 tre lustri son da che fuggì d'Egitto
 né più di lei novella
 fra noi s'intese e ognun la crede estinta.
 SCITALCE
340Chi più di me dovrebbe
 crederla estinta? In quella notte istessa
 che fuggì meco, io la trafissi.
 SIBARI
                                                      Oh dio!
 Che facesti?
 SCITALCE
                          E doveva
 impunita restar? Tutto fu vero
345quanto svelasti a me. Nel luogo andai
 destinato da lei. Venne l'infida,
 meco fuggì ma poi
 non lungi dalla reggia
 l'insidie ritrovai. Cinto d'armati
350v'era il rivale.
 SIBARI
                            E il conoscesti?
 SCITALCE
                                                          In parte
 pago sarei, se il ravvisava; in lui
 potrei l'ira sfogar.
 SIBARI
                                    (Non sa ch'io fui).
 Ma come ti salvasti
 dal nemico furor?
 SCITALCE
                                    Fra l'ombre e i rami
355mi dileguai ma prima
 del Nilo in su la sponda
 l'empia trafissi e la balzai nell'onda.
 SIBARI
 Dunque di sua sventura
 fu cagione il mio foglio! E non bastava
360punirla con l'obblio?
 SCITALCE
 È ver; troppo trascorsi, il veggio anch'io.
 Ma chi frenar può mai
 gl'impeti dello sdegno e dell'amore?
 Disperato, geloso
365appagai l'ira mia; ma non per questo
 la pace ritrovai. Sempre ho sugli occhi
 sempre il tuo foglio, il mio schernito foco,
 la sponda, il fiume, il tradimento, il loco.
 SIBARI
 Serbi il mio foglio ancor? Perché non togli
370un fomento al tuo duolo?
 SCITALCE
                                                Io meco il serbo
 per gloria tua, per mia difesa.
 SIBARI
                                                         Almeno
 cauto lo cela; è qui Mirteo, potrebbe
 della germana i torti
 contro me vendicar.
 SCITALCE
                                       Vivi sicuro.
375Ma non scoprir che Idreno
 in Egitto mi finsi.
 SIBARI
                                    Alla mia fede
 lieve prova domandi; io tel prometto.
 Ma tu scaccia dall'alma
 quel fallace desio che ti figura
380Semiramide in Nino. Offri a Tamiri
 oggi tranquillo il core
 e dal primo ti sani un nuovo amore.
 
    Come all'amiche arene
 l'onda rincalza l'onda,
385così sanar conviene
 amore con amor.
 
    Piaga d'acuto acciaro
 sana l'acciaro istesso
 ed un veleno è spesso
390riparo all'altro ancor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 SCITALCE, poi TAMIRI
 
 SCITALCE
 Chi sa! Forse il desio
 ingannar mi potrebbe; al re si vada,
 si ritorni a veder. (In atto di partire)
 TAMIRI
                                    Dove Scitalce?
 SCITALCE
 Al monarca d'Assiria, a lui degg'io
395di nuovo favellar.
 TAMIRI
                                   L'istessa brama
 di ragionar con te Nino dimostra.
 SCITALCE
 Vado.
 TAMIRI
              Un momento ancora
 tu puoi meco restar.
 SCITALCE
                                        Ma non conviene
 che il re così m'attenda.
 TAMIRI
                                              Il re s'appressa.
400Fermati.
 SCITALCE
                    (Oh dio! Che dubitarne? È dessa). (Vedendo Semiramide)
 
 SCENA X
 
 SEMIRAMIDE e detti
 
 TAMIRI
 Signor, brama Scitalce
 teco parlar. (A Nino)
 SEMIRAMIDE
                         (Vorrà scoprirsi). Altrove
 piacciati, o principessa,
 portare il piè. Tutta agli accenti suoi
405lascia la libertà.
 TAMIRI
                                Parto. S'ei m'ami
 scorgi... Chiedi...
 SEMIRAMIDE
                                  Va' pur. So quel che brami. (Tamiri parte)
 (Siam soli, or parlerà).
 SCITALCE
                                            (Partì Tamiri,
 or con me si palesa).
 SEMIRAMIDE
 (Il rossor lo ritarda).
 SCITALCE
410(Teme quel cor fallace).
 SEMIRAMIDE
 (Tace e mi guarda).
 SCITALCE
                                       (Ancor mi guarda e tace).
 SEMIRAMIDE
 Principe tu non parli?
 Impallidisci, avvampi e sei confuso?
 SCITALCE
 Signor, nel tuo sembiante
415una donna incostante,
 che in Egitto adorai,
 veder mi parve e mi turbò la mente.
 Quella crudel mi figurai presente.
 SEMIRAMIDE
 Tanto simile a Nino
420era dunque colei?
 SCITALCE
                                    Simile tanto
 che sotto un'altra spoglia
 quell'infida direi che in te s'annida.
 SEMIRAMIDE
 Se fu simile a me, non era infida.
 SCITALCE
 Ah menzognera, ah ingrata,
425anima senz'amore,
 nata per mio rossore,
 nata per mia sventura...
 SEMIRAMIDE
                                              Olà! Scitalce
 così meco ragiona?
 SCITALCE
 Io m'ingannai. Perdona
430uno sfogo innocente.
 Quella crudel mi figurai presente.
 SEMIRAMIDE
 Se presente al tuo sguardo,
 siccome è al tuo pensiero,
 fosse colei, non ti vedrei sì fiero.
435Dell'ingiuste querele,
 di tanti sdegni tuoi pietà, perdono
 forse le chiederesti
 e perdono e pietà forse otterresti.
 SCITALCE
 (Questo di più! L'ingrata
440vegga ch'io non la curo). Ah se tu vuoi,
 questo mio core oppresso
 felice tornerà.
 SEMIRAMIDE
                             (Si scopre adesso).
 Libero parla.
 SCITALCE
                           Oh dio!
 Temo lo sdegno tuo.
 SEMIRAMIDE
                                       Del mio perdono
445non dubitar; spiegati pur.
 SCITALCE
                                                  Vorrei
 pietosa a' miei martiri
 mercé del tuo favor render Tamiri.
 SEMIRAMIDE
 (O smania! O gelosia!)
 SCITALCE
 Ella è la fiamma mia,
450adoro il suo sembiante...
 SEMIRAMIDE
 Non più. (Fingiam). Ti compatisco amante.
 Parlerò con Tamiri e la tua brama,
 più che non credi, a favorir m'appresto.
 SCITALCE
 Ecco appunto Tamiri, il tempo è questo.
 SEMIRAMIDE
455(Importuno ritorno!) Odimi, intanto
 ch'io le parlo di te, colà dimora.
 SCITALCE
 Vado. (Si turba). (Si ritira in un lato della scena)
 SEMIRAMIDE
                                   (Ed io resisto ancora!)
 
 SCENA XI
 
 TAMIRI e detti
 
 TAMIRI
 Perdonami s'io torno
 impaziente a te. Quali predici
460venture all'amor mio?
 SEMIRAMIDE
                                           Poco felici. (Piano a Tamiri)
 Sudai finora invano
 con Scitalce per te. Di lui ti scorda,
 non è degno d'amor.
 TAMIRI
                                        Perché?
 SEMIRAMIDE
                                                         Per ora
 più non cercar. Ti basti (Come sopra)
465saper che non si trova
 il più perfido core, il più rubello.
 SCITALCE
 Signor parli di me? (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
                                        Di te favello.
 SCITALCE
 (E pure impallidisce). (Torna al suo luogo)
 TAMIRI
                                            A lui si chieda
 perché si fa rivale
470d'Ircano e di Mirteo.
 SEMIRAMIDE
                                         Fermati e seco (Piano a Tamiri)
 non ragionar, se la tua pace brami.
 TAMIRI
 Ma la cagion?
 SEMIRAMIDE
                            Tu sei
 semplice nell'amore ed egli ha l'arte
 di affascinar chi sue lusinghe ascolta.
 SCITALCE
475Nino.
 SEMIRAMIDE
              Eh taci una volta,
 non turbarmi così.
 SCITALCE
                                     Ma qui si tratta
 del mio riposo e compatir tu dei
 se bramoso di quello
 io turbo la tua pace.
 SEMIRAMIDE
480Lo so, di te favello.
 SCITALCE
                                     (E pur le spiace). (In atto di ritornare al suo luogo)
 TAMIRI
 Senti, Scitalce; alfin dai labbri tuoi
 quando fia che s'intenda
 quel che ascondi nel seno?
 SCITALCE
                                                   In seno ascondo
 un incendio per te. Da tue pupille
485escono a mille a mille
 ad impiagarmi i dardi.
 Mancherà, se più tardi
 a temprare il mio foco,
 esca alla fiamma, alle ferite il loco.
 SEMIRAMIDE
490(Perfido!)
 SCITALCE
                      (Si tormenti).
 TAMIRI
                                                  Io non intendo
 se siano i detti tuoi finti o veraci,
 eccedi e quando parli e quando taci.
 SCITALCE
 
    Se intende sì poco
 ch'ho l'alma piagata, (A Semiramide)
495tu dille il mio foco
 tu parla per me.
 (Sospira l'ingrata, (Da sé)
 contenta non è).
 
    Sai pur che l'adoro, (A Semiramide)
500che peno, che moro,
 che tutta si fida
 quest'alma di te.
 (Si turba l'infida, (Da sé)
 contenta non è). (Parte)
 
 SCENA XII
 
 SEMIRAMIDE e TAMIRI
 
 TAMIRI
505Udisti il prence? Egli è diverso assai
 da quel che lo figuri.
 SEMIRAMIDE
                                        Io lo previdi
 che poteva ingannarti. Ah tu non sai
 quanto a finger è avvezzo. A suo piacere
 con fallaci maniere ad ora ad ora
510s'accende e si scolora; il pianto, il riso
 sa richiamar sul viso allor che vuole
 né son figlie del cor le sue parole.
 TAMIRI
 Pur non sembra così.
 SEMIRAMIDE
                                         Di quel crudele
 non fidarti, o Tamiri; altro interesse
515non ho che il tuo riposo.
 TAMIRI
                                              Io ben m'avvedo
 del zelo tuo ma sì crudel nol credo.
 
    Ei d'amor quasi delira
 e il tuo labbro lo condanna;
 ei mi guarda e poi sospira
520e tu vuoi che sia crudel!
 
    Ma sia fido, ingrato sia,
 so che piace all'alma mia.
 E se piace allor che inganna,
 che sarà quando è fedel?   (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 SEMIRAMIDE, poi IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
525Sarà dunque Scitalce
 sposo a Tamiri e tollerar lo deggio?
 Lo sia. Qual cura io prendo
 d'un traditor? Potessi almen spiegarmi,
 dirgli ingrato, infedel; ma in gran periglio
530pongo me stessa; ah che farò? Vorrei
 e parlare e tacer. Dubbiosa intanto
 e non parlo e non taccio,
 di sdegno avvampo e di timore agghiaccio.
 Principi, i vostri affetti (Vedendo Ircano e Mirteo)
535son sventurati.
 MIRTEO
                              E donde il sai?
 SEMIRAMIDE
                                                           Tamiri
 scoperse il suo pensier.
 IRCANO
                                             Come?
 SEMIRAMIDE
                                                             Non giova
 consumare in querele il tempo invano.
 MIRTEO
 Che far possiamo?
 SEMIRAMIDE
                                     Ad un rival si lascia
 così libero il campo? Andate a lei,
540ditele i vostri affanni,
 pietà chiedete e se mercé bramate,
 qualche stilla di pianto ancor versate.
 IRCANO
 Non è sì vile Ircano.
 MIRTEO
 A placar quell'ingrata il pianto è vano.
 SEMIRAMIDE
 
545   Voi non sapete quanto
 giovi a destar faville
 quell'improvviso pianto
 che versan due pupille
 in faccia al caro ben.
 
550   Ogni bellezza altera
 va dell'altrui dolore;
 si rende poi men fiera
 e alfin germoglia amore
 alla pietade in sen. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 MIRTEO ed IRCANO
 
 MIRTEO
555Che pensi Ircano?
 IRCANO
                                    Hai tu coraggio?
 MIRTEO
                                                                    Il brando
 risponderà, quando tu voglia.
 IRCANO
                                                        Andiamo
 l'importuno rivale
 uniti ad assalir. S'accerti il colpo,
 mora Scitalce e poi
560tolto il rival deciderem fra noi.
 MIRTEO
 Così mostri il rispetto
 all'ospite real? Così conservi
 la fé promessa ed i giurati patti?
 Per assalir un sol cerchi con frode
565vergognoso vantaggio
 e tal prova domandi al mio coraggio?
 IRCANO
 Che rispetto? Che fede? Il mio furore
 chiede vendetta. Io tollerar non deggio
 ch'altri usurpi quel cor. Tremi Scitalce,
570tremi d'Ircano alla fatal minaccia.
 La sua caduta è certa,
 qualunque usar mi piaccia
 ascosa frode o violenza aperta.
 
    Talor se il vento freme
575chiuso negli antri cupi,
 dalle radici estreme
 vedi ondeggiar le rupi
 e le smarrite belve
 le selve abbandonar.
 
580   Se poi della montagna
 esce dai varchi ignoti,
 o va per la campagna
 struggendo i campi interi
 o dissipando i voti
585de' pallidi nocchieri
 per l'agitato mar. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 MIRTEO
 
 MIRTEO
 D'un indomito scita
 barbari sensi! Ei minor pena crede
 meritar la sventura
590che tollerarla; e da un'indegna frode
 spera felicità. Se a questo prezzo
 la destra di Tamiri
 solo acquistar si può, sia d'altri. Ed io
 privo dell'idol mio
595che mai farò? N'andrò ramingo e solo
 in solitarie sponde
 rammentando il mio duolo all'aure, all'onde.
 
    Rondinella, a cui rapita
 fu la dolce sua compagna,
600vola incerta, va smarrita
 dalla selva alla campagna
 e si lagna intorno al nido
 dell'infido cacciator.
 
    Chiare fonti, apriche rive
605più non cerca, al dì s'invola,
 sempre sola e finché vive
 si rammenta il primo amor.