La servante maîtresse, libretto, Parigi, Bureau de la Petite Bibliothèque des Théâtres, 1784

 FILIBERTO
 Eh ci ho da pensar io?
 Vi pensi il mio causidico;
15egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andaste?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo.
 Gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir dal letto,
 mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s’ha sonno.
 LISAURA
 Ho da dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè! Non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impiccio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre;
 me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
 
35Io cresco nell’età. Son figlia sola.
 Voi siete un po’ avanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io).
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 di far nascer le figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle.
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            Oh Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentir ambasciate,
 me la farai stassera.
 PORPORINA
                                       Oh non ci è tempo
 da perdere, signor. Sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò,
50che noia!
 PORPORINA
                    Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
 A dir che tostamente,
 anzi subitamente
 vi portiate a palazzo.
 FILIBERTO
55Io? Eh non son sì pazzo,
 non mi vuo’ incomodar.
 PORPORINA
                                              Vi fa sapere
 esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca, la nuova aspetterò.
 PORPORINA
60Vi vorrà del denaro.
 FILIBERTO
                                       Ne manderò.
 Senti, ho un po’ d’appetito;
 fammi una piattancina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista;
65o vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
 Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor.
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino, hai ragione,
70finisci; e poi verrai.
 PORPORINA
 (Un più sciocco padron non vidi mai). (A parte)
 FILIBERTO
 Bisogna compatir la servitù;
 tutto il dì s’affatica
 e vuol la carità
75che un’ora le si dia di libertà.
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Cancaro, tu sei lesto.
 Sentimi, andar doverai...
 Dove ha detto?
 PORPORINA
                               A palazzo.
 FILIBERTO
80Anderai a palazzo;
 cercherai conto di miser Imbroglio;
 portagli questa borsa;
 digli che si ricordi
 di sostener il punto di ragione,
85che io son chiamato alla sostituzione;
 digli ch’il testamento io l’ho
 e che, quando bisogni, il cercherò;
 digli...
 PASQUINO
               Basta. Ih ih, che diavol fate?
 Tante cose in un fiato?
90Voi mi avete imbrogliato.
 FILIBERTO
 Te lo tornerò a dire. Oh che fatica!
 Anderai a palazzo.
 PASQUINO
 Bene.
 FILIBERTO
              Vederai
 miser Imbroglio.
 PASQUINO
                                  Sì.
 FILIBERTO
                                          E gli darai
95questa borsa.
 PASQUINO
                            Fin qua me ne ricordo.
 E poi?
 FILIBERTO
                E poi che il testamento io l’ho,
 che non l’ho ancor trovato;
 ma ch’io son chiamato
 alla sostituzione
100e che sostenga ben la ragione.
 PASQUINO
 Caro signor padron, fatemi grazia,
 quella costituzion cosa vuol dire?
 FILIBERTO
 Sostituzione ho detto.
 PASQUINO
 Ma se poi tutto tutto
105quel non dicessi che diceste voi?
 FILIBERTO
 Oh son stanco, di’ tu che diavol vuoi.
 
    Già te l’ho detto
 cos’hai da fare;
 non mi stancare,
110non mi annoiar.
 
    Via Porporina,
 vanne in cucina,
 la piattancina
 vammi tu a far.
 
 SCENA IV
 
 PASQUINO e PORPORINA
 
 PASQUINO
115Che mi venga la rabbia,
 se mi ricordo più cosa m’ha detto.
 Basta, a palazzo andrò;
 qualche cosa dirò.
 PORPORINA
                                    Ehi, ehi, Pasquino.
 PASQUINO
 Porporina, che vuoi?
 PORPORINA
                                         Così tu parti
120senza darmi un addio?
 Più bene non mi vuoi, Pasquino mio?
 PASQUINO
 Se ti vo’ bene? E come;
 ma per non mi scordar la mia lezione
 io me n’anderò a dire a ser Imbroglio
125del testamento e la constituzione.
 PORPORINA
 Vorrei ti ricordassi
 della tua Porporina.
 PASQUINO
 La sera e la mattina,
 quando mi levo e quando vado a letto
130penso sempre, mia cara, a quel visetto.
 PORPORINA
 Eh tu burli; lo so.
 PASQUINO
                                   No che io non burlo;
 te lo dico di cuore.
 PORPORINA
                                    Eh furbacchiotto,
 mi vorresti far giù.
 PASQUINO
                                      Per te son cotto.
 PORPORINA
 Via, via, vanne Pasquino;
135la cosa preme assai;
 vanne e ritornerai poscia da me.
 PASQUINO
 Se premesse al padron, v’andria da sé.
 PORPORINA
 Sai la sua negligenza.
 PASQUINO
 Vado... Ma dove? Oh bella.
140Non mi ricordo più dov’abbia a andare.
 PORPORINA
 A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l’ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A miser Imbroglio.
 PASQUINO
 Meser Imbroglio amato,
 stavolta più di voi son imbrogliato.
 
 Aria
 
145   Ho da dir che il testamento,
 ho da dir... Non ne so più.
 Porporina dillo tu...
 Zitto, zitto, l’ho trovata;
 ho da dir che è la ragione
150della sua costituzione
 che si deve sostener.
 
    Gran memoria tengo io;
 ho da dir che il padron mio
 l’ha cercato, l’ha trovato.
155Sì, va bene, lo dirò.
 
 SCENA V
 
 PORPORINA, poi DORINDO
 
 PORPORINA
 Io mi vo’ maritar. Pasquino, è vero,
 è un poco sempliciotto; ma talvolta
 un mezzo scimunito
 suol esser per la donna un bon marito.
 DORINDO
160Quella giovine bella.
 PORPORINA
                                        Oh mio padrone,
 chi dimandate?
 DORINDO
                                Trovai la porta aperta,
 l’ardir mio condonate.
 PORPORINA
 Quando trovate aperto e voi entrate.
 DORINDO
 Il signor Filiberto
165è in casa?
 PORPORINA
                     È in casa.
 DORINDO
                                         Si potria vedere?
 PORPORINA
 Se avete da parlar di qualche affare,
 difficile sarà.
 DORINDO
 Per dir la verità,
 so che siete una giovine prudente,
170di veder lui non me n’importa niente;
 Lisaura bramerei...
 PORPORINA
                                      Ah ah, v’ho inteso,
 garbato signorino,
 non cercate Marforio ma Pasquino.
 DORINDO
 A voi mi raccomando,
175permettete ch’io possa
 dirle almen due parole.
 PORPORINA
 Oh, no no, non si puolle.
 Andate via.
 DORINDO
                        Possibile che siate
 tanto crudele?
 PORPORINA
                             Andate via, vi dico.
 DORINDO
180Vi sarò buon amico;
 so il mio dover.
 PORPORINA
                               Come sarebbe a dire?
 DORINDO
 Io vi regalerò.
 PORPORINA
                             Questi futuri
 non mi piacciono punto. Andate via.
 DORINDO
 Vi prego in cortesia.
 PORPORINA
                                        No no, non posso.
 DORINDO
185Ma perché non potete
 Porporina? Tenete
 questa picciola borsa
 per caparra di quel che vi darò.
 PORPORINA
 Signor no, signor no.
 DORINDO
190Eh via.
 PORPORINA
                 Ah non s’incomodi.
 DORINDO
 Mi fate torto.
 PORPORINA
                           Non vorrei...
 DORINDO
                                                    Prendete.
 PORPORINA
 Grazie, grazie. Voi siete
 veramente garbato.
 DORINDO
 Di un core innamorato
195movetevi a pietà.
 PORPORINA
 Sentite; andate là;
 Lisaura è sola sola.
 Il padre è negligente
 e alla figlia non pensa niente niente.
 DORINDO
200Dunque vado.
 PORPORINA
                             Sì andate.
 Sì onesto siete voi, gentil così
 che son pronta per voi la notte e il dì.
 
 Aria
 
    Non posso soffrire
 vedervi languire,
205ho un cuor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
    (Perché non è avaro,
 non prezza il denaro,
 lo vo’ consolar).
 
210   Ho un cuor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
 Dice ben Porporina, dice bene,
 chi vuole esser contento
 vi vuol oro e l’argento;
215e son senza i contanti
 in continuo dolor tutti gli amanti.
 
    Se il foco mi accende
 d’amore, di sdegno,
 far stragge m’impegno
220di chi mi contende
 la pace del cuor.
 
    Amante ma irato
 ho doppio desio,
 affligge il cuor mio
225il barbaro fato,
 il fiero dolor.
 
 SCENA VII
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì, Cornelio mio,
 amami di bon cuor che t’amo anch’io.
 CORNELIO
 Circa all’amor, mia cara [...]
 
 [lacuna]
 
 SCENA VIII
 
 AURELIA, poi FILIBERTO
 
 AURELIA
230O bene o mal che sia,
 quando a noialtre donne
 ci vien quest’appetito,
 senza filosofar pigliam marito.
 Ma ecco che sen viene
235il signor Filiberto.
 FILIBERTO
                                    Bene, bene,
 si farà, si farà, non mi stancate.
 Oh Aurelina, che fate?
 AURELIA
 Benissimo starei,
 se fossi in grazia sua.
 FILIBERTO
240La mia grazia lo sai che tutta è tua.
 AURELIA
 S’accomodi un pocchino;
 guardate, poverino!
 Egl’è tutto sudato,
 si sarà affaticato.
 FILIBERTO
                                  Se lo dico;
245mi voglion far crepare;
 m’hanno fatto cercare
 una scrittura antica;
 l’ho cercata mezz’ora, che fatica!