La servante maîtresse, libretto, Parigi, Bureau de la Petite Bibliothèque des Théâtres, 1784

 AURELIA
 Eh, signor Filiberto,
250io so che vi vorrebbe
 per sollevarvi da cotanti affanni.
 FILIBERTO
 Sì? Mia cara Aurelina,
 dite, che vi vorrebbe?
 AURELIA
                                           Una sposina.
 FILIBERTO
 Una sposina? Sì ma il matrimonio
255porta seco de’ pesi.
 Il marito dev’esser uom valente
 ed io sono avvezzato a non far niente.
 AURELIA
 Vi vorrebbe una moglie
 che sollevar sapesse
260dagli affarri il marito,
 un’economa esperta
 che sapesse di conti e di scrittura,
 una che con braura
 da sé sapesse spendere,
265comprar, cambiare e vendere,
 che con i palazzisti
 sapesse favellare a tu per tu
 e sapesse frenar la servitù.
 FILIBERTO
 Oh il ciel volesse che una donna tale
270ritrovar io potessi.
 Non so dire per lei cosa facessi.
 AURELIA
 Per vendere e comprar son nata a posta.
 FILIBERTO
 Oh brava!
 AURELIA
                      So di conti e di scrittura
 e nell’economia son ben sicura.
 FILIBERTO
275Come sei tu informata
 di palazzo e di lite?
 AURELIA
 Oh che cosa mai dite?
 So tutte le malizie
 che usano i palazzisti,
280per far le cose dritte apparir torte,
 e so andar, quando occorre, per le corte.
 FILIBERTO
 Tu sei una gran donna.
 (Da ver, che quasi quasi
 io me la piglierei).
 AURELIA
                                     Quanto è bagiano;
285spero che il laccio non sia posto invano.
 FILIBERTO
 Dimmi. Aurelia, inclinata
 sei tu pel matrimonio?
 AURELIA
                                             Oh signor no.
 FILIBERTO
 E s’io ti proponessi un bon partito?
 AURELIA
 Quando fosse il marito...
290Come sarebbe a dir...
 FILIBERTO
                                          Via, parla schietto.
 AURELIA
 Mi vergogno da vero.
 FILIBERTO
 Qui nissuno ci sente.
 AURELIA
 Quando fosse il marito come voi...
 FILIBERTO
 Tuo marito sarò, se tu mi vuoi.
 AURELIA
295Ma io povera sono e non ho dote.
 FILIBERTO
 Io, io te la farò.
 AURELIA
 E poi... signore... io so
 che graziosa non sono e non son bella.
 FILIBERTO
 Cara, tu agli occhi miei sembri una stella.
 AURELIA
 
 Aria
 
300   Oimè, cos’è questo
 che io provo nel cuore?
 Nemica d’amore
 son stata finor,
 adesso per voi
305mi sento languir;
 ma, caro, ma poi
 di me che sarà?
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO, poi LISAURA
 
 FILIBERTO
 L’ho sempre detto ch’è buona figlia
 Aurelia, di bon’indole e talento,
310e di prenderla in moglie io son contento;
 ma quando? Eh si farà; ma mi potrebbe
 fuggire dalle mani. Andiamo subito,
 pria che qualch’altro amor m’occupi il loco.
 M’andrò; ma pria vo’ riposarmi un poco.
 LISAURA
315Signor padre, un affar di gran premura
 mi conduce da voi.
 FILIBERTO
 Di grazia andate e tornerete poi.
 LISAURA
 Il cielo mi presenta
 una bona fortuna.
 FILIBERTO
320Me ne rallegro assai.
 LISAURA
                                        Dorindo, il figlio
 di quel ricco mercante,
 mi si è scoperto amante.
 FILIBERTO
 Benissimo. E così?
 LISAURA
                                     Mi brama in moglie.
 FILIBERTO
 Ne parleremo poi.
 LISAURA
325Volea venir da voi;
 ma per non annoiarvi ei si trattenne.
 FILIBERTO
 In questo ha fatto bene;
 io non vo’ seccature.
 LISAURA
 Aspetta la risposta.
 FILIBERTO
                                      Aspetti pure.
 LISAURA
330Dunque, che gli ho da dire?
 FILIBERTO
 Per or se ne può ire;
 ci penseremo; tornerà.
 LISAURA
                                            Ma quando?
 FILIBERTO
 Oh l’è lunga!
 LISAURA
                           Io stessa
 da lui ritornerò.
 FILIBERTO
335Da lui? Signora no.
 LISAURA
 Dunque anderete voi?
 FILIBERTO
 Non posso, non ne ho voglia.
 LISAURA
 La civiltà lo vuole;
 conosco il dover mio;
340se non ci andate voi ci anderò io.
 
 Aria
 
    Deh non fate ch’io vi chiami
 crudo padre e dispietato.
 Del mio cuore innamorato
 deh movetevi a pietà.
 
345   Lo sapete s’io fui sempre
 rassegnata ed umil figlia;
 ma l’affetto or mi consiglia
 né so dir quel che sarà.
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO, poi PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Cancaro! Dall’amante
350risoluta si porta; andar conviene;
 ma se sto tanto bene,
 perché ho da levarmi?
 No, per ora non voglio incomodarmi.
 PASQUINO
 Son qui, signor padrone.
 FILIBERTO
355Ecco un altro tormento,
 non mi lasciano in pace un sol momento.
 E ben che cosa ha detto?
 PASQUINO
 Chi?
 FILIBERTO
             Il causidico mio.
 PASQUINO
                                             Non l’ho veduto.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Perché un po’ tardi
360a palazzo, signor, sono arrivato
 e il causidico già se n’era andato.
 FILIBERTO
 Non importa; stassera
 l’anderai a casa a ritrovar.
 PASQUINO
                                                  Gnorsì.
 FILIBERTO
 Dammi dunque la borsa.
 PASQUINO
                                                Eccola qui.
 FILIBERTO
365Questi pochi denar son risparmiati.
 PASQUINO
 Li volete contar?
 FILIBERTO
                                 L’ho già contati;
 li porrò nello scrigno;
 ma incomodar non mi vorrei. Pasquino,
 tieni le chiavi... No, fidarsi troppo
370non sta bene. Adesso, Porporina.
 
 SCENA XI
 
 PORPORINA e detti
 
 PORPORINA
 Signor.
 FILIBERTO
                 Il tavolino
 porta e lo scrigno. Aiutale, Pasquino.
 PORPORINA
 Subito. (Pesa poco, è ormai finito).
 PASQUINO
 (Volea darmi le chiavi e si è pentito).
 PORPORINA
375(Chi non si fida merta esser gabbato).
 PASQUINO
 (Di trappolarlo il modo ho già pensato).
 PORPORINA
 Ecco lo scrigno.
 FILIBERTO
                               Tieni; aprilo tosto.
 PORPORINA
 L’ho aperto.
 FILIBERTO
                         Brava.
 PORPORINA
                                        Altro da noi comanda?
 FILIBERTO
 Andate pur; da me mi divertisco.
 PORPORINA
380Serva, signor patron.
 PASQUINO
                                         La riverisco.
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello,
 te ne vai così pian piano
 ed ormai non ve n’è più.
 
 PORPORINA
 
    Ehi, signor, siete chiamato.
 
 FILIBERTO
 
385Chi mi vuole?
 
 PORPORINA
 
                             Il palazzista.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che vita amara e trista!
 Vada via; ritornerà.
 
 PASQUINO
 
    Ehi, signor, siete cercato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi brama?
 
 PASQUINO
 
                               È un cavaliere.
 
 FILIBERTO
 
390Vadi via; ritornerà.
 
 PORPORINA, PASQUINO
 
 (Ed ancor non se ne va).
 
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello.
 
 PASQUINO, PORPORINA
 
 Sì signor, glielo diremo.
 
 FILIBERTO
 
 Con chi dite?
 
 PORPORINA, PASQUINO
 
                            Una parola,
395una cosa sola sola
 vi vuol dire e se ne va.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che pena!
 
 A DUE
 
                            Se ne va.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che rabbia!
 
 A DUE
 
                               Se ne va.
 
 PASQUINO, PORPORINA
 
    Se n’è andato, se n’è andato;
400e lo scrigno è spalancato;
 prendi, prendi, piglia, piglia;
 presto, presto, che egli è qua.
 
 FILIBERTO
 
    Cosa fate?
 
 A DUE
 
                         Niente, niente.
 
 FILIBERTO
 
 Cos’è questo?
 
 PORPORINA, PASQUIO
 
                            Nulla, nulla.
 
 FILIBERTO
 
405Vo’ sapere.
 
 PORPORINA
 
                        A una fanciulla?
 
 FILIBERTO
 
 Vo’ cercare.
 
 PASQUINO
 
                         Ad un zittello?
 
 FILIBERTO
 
 Birboncello! L’ho trovato.
 Disgraziata! M’hai rubato;
 presto andate via di qua.
 
 PORPORINA
 
410   Io non sono...
 
 PASQUINO
 
                               È stata lei.
 
 FILIBERTO
 
 Sei bugiardo. Ardita sei.
 
 PORPORINA, PASQUINO
 
 Perdonate per pietà.
 
 FILIBERTO
 
 Presto andate via di qua.
 
 Fine dell’atto primo
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo.
415Con quattro paroline io l’ho incantato.
 
 [lacuna]
 
 (Ma lo farò per me).
 Vederete chi son io,
 d’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, PORPORINA, PASQUINO
 
 FILIBERTO
420Manco mal che la sorte mi provede,
 mi ama Aurelia, Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
 Ecco il padron.
 PASQUINO
                              Chiediamogli perdon.
 PORPORINA
 Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici.
 PASQUINO
425E poi in cuccina torneremo amici.
 FILIBERTO
 Io far l’agiustamento?
 Non lo faccio in due anni. Oh che tormento!
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
430Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi baccio la man.
 PASQUINO
                                      Vi baccio il piede.
 FILIBERTO
 Temerari! Bricconi!
 PORPORINA
 Signor, io non volevo.
 È stato lui.
 PASQUINO
                       È stata lei che ha detto:
435«Piglia, piglia Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver, malandrino;
 sei stato tu; colui è un disgraziato,
 mezo il vin della botte ha tracannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amore con tutti
440e giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
 Elli ha venduta la legna.
 PASQUINO
                                              E la farina
 chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vo’ scoprir.
 PASQUINO
                            Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone;
445e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
 Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù, per non far torto all’uno o all’altro,