Il prigionier superbo, libretto, Napoli, 1733

 già non si può.
 
    Senza malizia,
1060senza tristizia
 sempre amerò.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 Siegue il ballo Le amazzone vitoriose composto dal signor Antonio Sacco.
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Ecclitico con tre sedie.
 
 LISETTA con paggi
 
 LISETTA
 Olà paggi, staffieri,
 camerieri, braccieri,
 datemi da sedere. Arricordatevi
1065ch’io son la monarchessa.
 Vogl’esser obbedita e rispettata
 e se farete ben, vi sarò grata.
 Ma che vedo? Son qui le mie padrone?
 Che padrone? Son io la maestà;
1070mi metterò in contegno e gravità.
 
 SCENA II
 
 FLAMINIA, CLARICE e detta
 
 FLAMINIA
 (Divertiamoci un poco). (A Clarice)
 CLARICE
                                                (È tanto sciocca
 che il sognato piacer si gode in pace).
 FLAMINIA
 (Facilmente si crede a quel che piace).
 LISETTA
 (Che dicono? Che fanno?
1075All’uso feminil mormoreranno).
 FLAMINIA
 Signora, mi consolo
 della vostra fortuna.
 LISETTA
                                       Vi ringrazio.
 CLARICE
 Me ne consolo anch’io.
 LISETTA
                                            Ragazze, addio.
 FLAMINIA
 Si ricorda, signora,
1080quand’era nostra serva?
 LISETTA
                                               State zitta.
 Del nostro primo mondo mi scordai,
 come se non ci fossi stata mai.
 CLARICE
 Quest’è l’uso comune;
 chi sorte ha migliorato
1085non si ricorda più del primo stato.
 LISETTA
 Come vi piace il mondo della luna?
 FLAMINIA
 È bello, è bello assai.
 LISETTA
                                        Sediamo un poco.
 CLARICE
 Lei ci fa tropp’onore.
 LISETTA
 Sì sì, vi voglio far questo favore.
 FLAMINIA
1090(È ridicola invero).
 CLARICE
                                      (Io me la godo).
 Mi favorisca, lei
 è proveduta ancor de’ cicisbei?
 LISETTA
 Ma io, che son novella,
 trovarmi non saprei
1095di questi cicisbei.
 CLARICE
                                   Fate così.
 Ditelo al vostro sposo.
 Un marito amoroso
 alla moglie prudente
 trova egli stesso il cavalier servente.
 
1100   Un parigin che serva
 per mera civiltà
 col suo servir conserva
 le leggi d’onestà.
 Guardatevi da quelli
1105che voglion comandar.
 Già so che m’intendete
 né voglio mormorar.
 
    Vi basti un solo laccio
 che è quel del vostro sposo.
1110Fuggite il duro impaccio
 d’un cicisbeo geloso.
 Se docile è il servente,
 si puole sopportar
 ma quando è impertinente,
1115si manda a far squartar.
 
 SCENA III
 
 FLAMINIA e LISETTA
 
 FLAMINIA
 Possibile, o Lisetta,
 che ti lasci acciecar da l’ambizione?
 E non vedi che questa è una illusione?
 LISETTA
 Olà, come parlate? (Si alza)
 FLAMINIA
1120Si fan delle risate
 a causa della tua sciocca credenza.
 LISETTA
 Cos’è questa insolenza?
 Lo so che per invidia voi parlate.
 Io sono sovrana e voi creppate.
 FLAMINIA
1125Tu sei pazza...
 LISETTA
                             Tacete.
 FLAMINIA
 Lo vedrai...
 LISETTA
                        Non v’ascolto.
 FLAMINIA
 Cecco è sovrano.
 LISETTA
                                 No, non è vero.
 FLAMINIA
 Il lunatico impero
 terminerà in fischiate.
 LISETTA
1130Io sono sovrana e voi creppate.
 FLAMINIA
 
    Ah purtroppo il nostro core,
 che mal regge i propri affetti,
 ingannar da falsi oggetti
 sempre mai si lascierà.
 
1135   Or la gioia, or il dolore
 forsennato in sé comprende
 ma né l’un né l’altra intende
 e scoprire il ver non sa.
 
 SCENA IV
 
 LISETTA sola
 
 LISETTA
 Oh guardate, garbata signorina!
1140Con me, che son regina e monarchessa,
 voler venir a far la dottoressa?
 Ma purtroppo è così. Quando si dona
 a certa gente bassa
 un po’ di confidenza,
1145convien sempre temer qualche insolenza.
 E poi e poi l’invidia
 è il vizio che a costoro il cor martella.
 Or di questa, or di quella
 si mormora da loro a più non posso
1150e si taglian agli altri i panni adosso.
 
    Quando si trovano
 le basse femmine,
 dicono, parlano
 sempre così.
 
1155   «Ehi non sapete?
 Nina l’ha fatta».
 «Che cosa dite?»
 «Lilla fuggì».
 
    Le basse femmine
1160sono così.
 
    Ma di quel numero
 io non vogl’essere.
 Son fatta nobile
 e il basso spirito
1165da me svanì.
 
 SCENA V
 
 Sala in casa di Ecclitico con picciolo tempio in prospetto illuminato, colla statua di Diana e trono da un lato.
 
 ECCLITICO, BUONAFEDE, CECCO da sovrano, ERNESTO e seguito di cavalieri e servi
 
 CECCO
 Uomo sublunare,
 in questo nostro mondo
 le figlie, quando sono da marito,
 si maritano tosto e non si aspetta,
1170come talor nel vostro mondo usate,
 che le femine sian quasi invecchiate.
 BUONAFEDE
 Eh signor, le mie figlie
 son pure ed innocenti.
 CECCO
                                            E pur si dice
 che le femine vostre
1175nascon laggiù colla malizia in corpo.
 BUONAFEDE
 Ma Flaminia non sa, non sa Clarice
 distinguer dalla rapa la radice.
 CECCO
 Orsù, se queste figlie
 hanno da star quassù,
1180maritarle conviene,
 altrimenti così non stanno bene.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti
 
 LISETTA
 Brave, brave, ragazze, mi piacete.
 Se voi mi servirete,
 la mancia vi darò
1185e quanto prima vi mariterò.
 CECCO
 Sposa, venite in trono,
 se vostro sposo io sono,
 vuo’ che siam promotori e testimoni
 di due altri felici matrimoni. (Va in trono con Lisetta)
1190Espero, a voi destino (Ad Ernesto)
 Flaminia per consorte.
 La prenderete voi?
 ERNESTO
                                      Sì, mio signore;
 lieto la sposerò con tutto il core.
 CECCO
 E voi, Flaminia bella,
1195siete di ciò contenta?
 FLAMINIA
                                         Contentissima.
 ERNESTO
 Sposa mia dilettissima.
 FLAMINIA
 Adorato consorte.
 A DUE
 Oh felice momento! Oh lieta sorte!
 ERNESTO
 
    Cara, ti stringo al seno.
 
 FLAMINIA
 
1200Caro, già tu sei mio.
 
 A DUE
 
 Oh che contento, oh dio!
 Ah che mi balza in petto
 tutto brillante il cor.
 
 BUONAFEDE
 Oh figlia, oh sangue mio,
1205nel vederti gioir giubilo anch’io.
 CECCO
 Ecclitico, a voi tocca
 render lieta e felice
 con i vostri sponsali anco Clarice.
 ECCLITICO
 Eccomi, pronto io sono
1210e della destra sua sospiro il dono.
 CECCO
 Clarice, il prenderete?
 CLARICE
                                            E perché no?
 Anzi con tutto il cor lo prenderò.
 ECCLITICO
 Ecco la mano.
 CLARICE
                            E con la mano il core.
 A DUE
 Oh felice fortuna! Oh lieto amore!
 ECCLITICO
 
1215   Sposina mia cara.
 
 CLARICE
 
 Sposino diletto.
 
 ECCLITICO
 
 Mi sento nel petto
 il core balzar.
 
 CLARICE
 
    La gioia, l’affetto
1220mi fa giubilar.
 
 A DUE
 
    Ohimè che contento!
 Ohimè cosa sento?
 Non posso più star.
 
 BUONAFEDE
 Cara la mia figliola,
1225il vederti contenta mi consola.
 CECCO
 Buonafede, che dite?
 Siete di ciò contento?
 BUONAFEDE
                                          Anzi ho piacere
 che sian le mie figliole maritate.
 CECCO
 Voi stesso l’approvate?
 BUONAFEDE
                                            Signorsì...
 CECCO
1230Quando dunque è così,
 per maggior sussistenza
 del loro matrimonio,
 acciò non si rendesse un giorno vano,
 congiungetele voi di vostra mano.
 BUONAFEDE
1235Sì signor, dite bene,
 questa funzione al genitor conviene.
 
    Qua la mano, qua la mano.
 Vi congiungo e sposi siete.
 State uniti, se potete;
1240fra voialtri non gridate
 e al dovere non mancate
 della vostra fedeltà.
 
 CECCO
 Orsù tutto è finito. (S’alza)
 Son fatti i matrimoni.
1245Buonafede è contento,
 voi siete sodisfatti.
 Ognun vada a goder la sua fortuna
 e bisogno non v’è più d’altra luna.
 ECCLITICO
 Sì sì, voi dite bene.
1250Or che siam maritati,
 or ch’è ognuno di noi lieto e giocondo,
 tornar tutti potiam al nostro mondo.
 ERNESTO
 Al mondo ritorniamo
 e grazie a Buonafede noi rendiamo.
 BUONAFEDE
1255Come? Che cosa dite?
 Intendervi non so.
 CECCO
 Meglio dunque con voi mi spiegherò.
 
 TUTTI
 
    Questo è quello che succede
 a chi vuol cambiar fortuna;
1260tutto spera, tutto crede
 nelle stelle e nella luna;
 ma alla fin si pentirà
 chi lunatico sarà.
 
 Fine del dramma
 
 
 
 IL MONDO DELLA LUNA
 
 
    Dramma giocoso per musica da rappresentarsi nel Nuovo teatro de l’Opera Pantomima di Bronsevico nella fiera d’estate dell’anno MDCCLX.
 
 
 ATTORI
 
 BUONAFEDE
 FLAMINIA figlia di Buonafede
 LISETTA cameriera
 CLARICE altra figlia di Buonafede
 ECCLITICO finto astrologo
 ERNESTO
 CECCO servitore di Ernesto
 
    La musica è del signor Baldasare Galuppi detto Buranello.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: si finge un sito superiore nella casa d’Ecclitico, con specula e canocchiale, notte con luna; camera in casa di Buonafede con loggia aperta, tavolino con lumi e sedie.
    Nell’atto secondo: giardino delizioso in casa di Ecclitico, raffigurato nel mondo della luna, ove si rappresentano alcune stravaganze ordinate dall’astrologo per deludere Buonafede.
    Nell’atto terzo: camera in casa di Eclitico; sala del sudetto con piccolo tempio in prospetto colla statua di Diana e trono da un lato.
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Si finge un sito superiore nella casa d’Ecclitico, con specula e canocchiale, notte con luna.
 
 ECCLITICO e quattro scolari
 
 ECCLITICO
 Basta, basta, discepoli,
 alla triforme dea le voci giunsero;
 esauditi sarete in breve termine.
 Su via, tosto sugli omeri
5prendete l’arcimassimo
 mio canocchial novissimo;
 drizzatel su la specula
 perpendicolarmente inver l’ecclitica.
 Vuo’ veder se avvicinasi
10da due pianeti il sinodo,
 id est quando la luna al sol congiungesi,
 che dal mondo volgare ecclissi appellasi.
 Andate, andate subito,
 pria che Cintia ritorni al suo decubito. (Li scolari prendono il canocchiale e lo portano dentro alla specula, vedendosi spuntar fuori della sommità della medesima)
15Oh le gran belle cose
 che a intendere si danno
 a quei che poco sanno per natura!
 Oh che gran bel mestier ch’è l’impostura!
 Io fo la parte mia
20con finta astrologia,
 ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
 che un bravo cacciator trova i merlotti.
 Eccone uno; ecco quel buon cervello
 del signor Buonafede,
25da lui, che tutto crede,
 con una macchinetta,
 inventata dal mio sottile ingegno,
 far un colpo galante ora m’impegno.
 
 SCENA II
 
 BUONAFEDE e detto
 
 BUONAFEDE
 Si puol entrar?
 ECCLITICO
                               Sì, venga, mi fa grazia.
 BUONAFEDE
30Servo, signor Ecclitico;
 in che cosa si sta lei divertendo?
 ECCLITICO
 Nella speculazion di varie stelle
 stav’or considerando
 l’analogia che unisce
35alle fisse l’erranti,
 al capo di Medusa il Can celeste,
 al cuore del Leon la Spiga d’oro
 ed all’Orsa maggior l’occhio del Toro.
 BUONAFEDE
 Oh bellissime cose!
40Anch’io d’astrologia son dilettante;
 ma quel che mi dà pena
 è il non saper trovar dottrina alcuna
 che mai sappia spiegar cos’è la luna.
 ECCLITICO
 La luna è un corpo diafano
45che dai raggi del sol è illuminato;
 ma in quel bel corpo luminoso e tondo
 che credete vi sia? V’è un altro mondo.
 BUONAFEDE
 Oh che cosa mi dite?
 Colà v’è un altro mondo?
50Ma cosa son quei segni
 che si vedon nel corpo della luna?
 So che un giorno mia nonna,
 la qual non era sciocca,
 mi disse ch’ella avea gli occhi e la bocca.
 ECCLITICO
55Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
 son del mondo lunar colline e monti.
 Non già monti sassosi,
 come da noi veggiam, ma son formati
 d’una tenue materia,
60la qual s’arrende e cede
 alla pression del piede;
 indi s’alza bel bello e non si spacca,
 onde l’uomo camina e non si stracca.
 BUONAFEDE
 Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
65come siete arrivato
 a scoprir cosa tale?
 ECCLITICO
 Ho fatto un canocchiale
 che arriva a penetrar cotanto in dentro
 che veder fa la superficie e il centro.
70Individua non solo
 i regni e le provincie
 ma le case, le piazze e le persone.
 Col mio canocchialone
 posso veder lassù, per mio diletto,
75spogliar le donne quando vanno a letto.
 BUONAFEDE
 Oh bellissima cosa!
 Ma dite, non potrei,
 caro Ecclitico mio,
 col vostro canocchial veder anch’io?
 ECCLITICO
80Perché no? Benché io sia
 solo inventor della mirabil arte,
 voglio che ancora voi ne siate a parte.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi sono e vi sarò.
 Vederete per voi cosa farò.
 ECCLITICO
85Nella specula entrate,
 nel canocchial mirate,
 cose belle vedrete,
 cose rare, per cui voi stupirete.
 BUONAFEDE
 Vado e provar io voglio
90se con quel canocchial sì lungo e tondo
 alla luna poss’io veder il fondo.
 Ma chi son quei signori
 che dove io deggio entrar vengono fuori?
 ECCLITICO
 Sono scolari miei,
95amanti della luna come lei.
 
 SCENA III
 
 Li scolari escono dalla specula e s’inchinano a BUONAFEDE
 
 BUONAFEDE
 Servitore obligato.
 ECCLITICO
 Olà, Claudio, Pasquino, (Vengono due servi)
 la machina movete,
 fate ch’ella s’appressi al canocchiale,
100onde mirando in quella
 il signor Buonafede
 movere le figure ad una ad una
 creda mirar nel mondo della luna. (Partono i servi)
 Quanti sciocchi mortali
105con falsi canocchiali
 credono di veder la verità
 e non sanno scoprir la falsità.
 Quanti van scrutinando
 quello che gli altri fanno
110e sé stessi conoscere non sanno. (Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una machina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure)
 Il signor Buonafede
 ora di veder crede
 le lunatiche donne sol lassù
 e lunatiche sono ancor quaggiù. (Buonafede esce dalla specula ridendo)
 BUONAFEDE
115Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E cosa mai?
 BUONAFEDE
 Ho veduto una cosa bella assai.
 
    Ho veduto una ragazza
 far carezze ad un vecchietto.
 Oh che gusto, oh che diletto
120che quel vecchio proverà.
 
    Oh che mondo benedetto,
 oh che gran felicità! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
 Se una ragazza fa carezze a un vecchio
 non la sprona l’amor ma l’interesse.
125Lo vezzeggia, lo adora
 ma che creppi il meschin non vede l’ora. (Buonafede esce dalla specula)
 BUONAFEDE
 Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO