Il tempo felice, libretto, Napoli, 1735

 IL TEMPO FELICE
 
 
    Preludio scenico per musica alla solenne celebrazione delle nozze degl’illustrissimi ed eccellentissimi signori don Ramondo di Sangro principe di Sansevero, eccetera, e donna Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona de’ duchi di Laurenzano, da rappresentarsi nel teatro di Torremaggiore in quest’anno 1735, dedicato all’illustrissimo ed eccellentissimo signor il signor don Niccolò Gaetani dell’Aquila d’Aragona, signore di tutta la famiglia, secondo principe nel regno di Napoli, decimosettimo signore e principe di Piedimonte, duca sesto di Laurenzano, conte di Alife, utile signore dello stato di Alvignano, Dragoni e Mairano, della baronia di Gioia e suoi casali, della baronia di Capriati, Ciorlano, Fossaceli e Santa Maria dell’Oliveto, eccetera, della real badia di San Lorenzo di Capoa, perpetuo compadrone colli serenissimi re di Napoli, marescial di campo, gentiluomo della camera del re delle Due Sicilie, consiglier di stato del gabinetto di sua maestà, eccetera.
    In Napoli, MDCCXXXV.
 
 
 PERSONAGGI
 
 TEMPO
 (signor Andrea Masnò)
 MERCURIO
 (signor Biasino Bisucci)
 FORTUNA
 (signor Niccolò Rigginella)
 AURORA
 (signor Francesco di Falco)
 
    Prima parte musica del signor Giovanni Battista Pergolesi. Seconda parte musica del signor Nicolò Sabbatino, stante l’indisposizione del primo.
 
 
 Illustrissimo ed eccellentissimo signore,
    dovendosi mal mio grado render pubblico colle stampe questo mio preludio scenico, di tutto peraltro disadorno, e sfornito, ed a cui dapprima io mi condussi, nonostante le continove, e troppo da questo contrarie e noiose mie occupazioni, spronato e vinto da’ veneratissimi comandamenti di chi io ho fatto mio pregio servire, credo giustamente ad altri non potersi, che all’eccellenza vostra offerire, e consecrare, acquistandogli così un ben saldo valevolissimo proteggitore, sotto la cui ombra riposarsi placidamente e securo. Né da tal proponimento punto mi ha rimosso il conoscere, ch’egli sia di troppo sproporzionato, e manchevole alla grandezza vostra, principalmente ove si consideri il tanto volgare, e rispetto al nobil soggetto molto disuguale argomento; mentre, tralasciando, che non già volonteroso o di mia scelta quello mi si parò dinnanzi, ma con maggior angustia del mio spirito prefissa me ne fu stabilmente la norma e la legge; per questo istesso, ch’egli non è qual si converrebbe in così alta occasione delle reali applaudite nozze di don Ramondo di Sangro, principe di Sansevero, e donna Carlotta Gaetani, uopo era, che all’eccellenza vostra sovrattutto s’indirizzasse, acciò portando l’augusto nome vostro sulla fronte, ciascheduno riconoscendovi quella gran parte, che vi avete, per esser voi dell’uno avo, dell’altro zio paterno, ne veneri ossequioso gli accenti, ed entri nella giusta idea di dover esser ricevuto e gradito, perché da voi benignamente riguardato, ed accolto: e contemplandone in esso la mia cieca osservanza, e pronta servitù verso tuttociò che alla vostra eccellentissima real casa e famiglia tende lo sguardo, mi reputi almeno come affezionatissimo servidor vostro, e per quella venerazione, che a voi meritamente si dee, anche me rispettoso commendi ed onori. Senzaché, se di tante e tai nozze il bel disegno voi ne formaste, voi le stabiliste, voi ne stringeste l’aureo ligame, tutto e quanto alle medesime hanno la mira, a voi altresì unicamente è dovuto. Non dubito perciò punto, che debba l’offerta di gradimento anche sommo riuscirvi; perocché la vostra grand’anima e la vostra gran mente, benché adusata a più alti studi e severe applicazioni, come infra sì innumerabili illustri pruove chiara testimonianza ne rende il pregiato volume de’ Morali avvertimenti scritto a’ vostri degni nipoti, dove dimostraste ancora la bella amistà, che avete colle dolcissime muse, non isdegna ancora le picciole e lievi cose; sulla considerazione, che pur far dovete, che ad altro scopo fu questo dapprima indirizzato, e che sono stato dappoi nello ’mpegno, sempre sulla medesima informe ossatura propostami lavorando, ridurlo in due parti distinto e nella maniera, che al presente si legge. Vi priego intanto, che lo risguardiate affatto come cosa vostra, e rubando voi per brieve spazio alle cure, che colla onorevolissima carica d’intimo consigliero di stato del re signor nostro, vi tengono di continuo altamente e gloriosamente occupato, degniate di rivolgervi sopra il ciglio e la mente; e vedrete come la mia stanca e roca musa, non ancora o molto poco avvezza a’ musicali armoniosi concetti, siasi istudiata di comparirvi davanti, per far risplendere la mia intera ubbidienza, e la propensione ch’io sempre ho nudrito, e tuttavia nudrisco di farmi in ogni opportunità conoscere qual per mia sorte da tanto tempo già sono di vostra eccellenza divotissimo ed obbligatissimo servidore.
 
    Giuseppantonio Macri
    Napoli, li 9 novembre 1735.