Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 SCENA VII
 
 SEMIRA
 
 SEMIRA
 Voi della Persia, voi
 deità protettrici, a questo impero
 conservate Artaserse. Ah che io lo perdo,
 se trionfa di Dario. Ei questa mano
235bramò vassallo e sdegnerà sovrano.
 Ma che! Sì degna vita
 forse non vale il mio dolor? Si perda,
 pur che regni il mio bene e pur che viva;
 per non esserne priva,
240se lo bramassi estinto, empia sarei;
 no, del mio voto io non mi pento, o dei.
 
    Bramar di perdere
 per troppo affetto
 parte dell'anima
245nel caro oggetto
 è il duol più barbaro
 d'ogni dolor.
 
    Pur fra le pene
 sarò felice,
250se il caro bene
 sospira e dice:
 «Troppo a Semira
 fu ingrato amor». (Parte)