Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

455cadente sollevasti e col tuo sangue
 generoso serbasti i giorni miei,
 che adesso non avrei
 del padre mio nel vendicare il fato
 la pena, oh dio, di divenirti ingrato.
 ARBACE
460I primi affetti tui
 signor non perda un innocente oppresso;
 se mai degno ne fui, lo sono adesso.
 ARTABANO
 Audace, e con qual fronte
 puoi domandargli amor? Perfido figlio,
465il mio rossor, la pena mia tu sei.
 ARBACE
 Anche il padre congiura a’ danni miei!
 ARTABANO
 Che vorresti da me? Ch’io fossi a parte
 de’ falli tuoi nel compatirti? Eh provi, (Ad Artaserse)
 provi o signor la tua giustizia. Io stesso
470sollecito la pena. In sua difesa
 non gli giovi Artabano aver per padre;
 scordati la mia fede; oblia quel sangue
 di cui per questo regno
 tante volte pugnando i campi aspersi;
475coll’altro ch’io versai, questo si versi.
 ARTASERSE
 O fedeltà!
 ARTABANO
                      Risolvi e qualche affetto,
 se ti resta per lui, vada in oblio.