Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

 MANDANE
                                                              Allora
 perfido m’ingannai
 che fedel mi sembrasti e ch’io t’amai.
 ARBACE
535Dunque adesso...
 MANDANE
                                  T’abborro.
 ARBACE
 E sei...
 MANDANE
                La tua nemica.
 ARBACE
 E vuoi...
 MANDANE
                   La morte tua.
 ARBACE
                                              Quel primo affetto...
 MANDANE
 Tutto è cangiato in sdegno.
 ARBACE
 E non mi credi?
 MANDANE
                                 E non ti credo, indegno.
 
540   Dimmi che un empio sei,
 ch’hai di macigno il core,
 perfido, traditore,
 e allor ti crederò.
 
    (Vorrei di lui scordarmi,
545odiarlo oh dio vorrei
 ma sento che sdegnarmi
 quanto dovrei non so).
 
    Dimmi che un empio sei
 e allor ti crederò.
 
550   (Odiarlo, oh dio, vorrei
 ma odiarlo, oh dio, non so). (Parte)
 
 SCENA XV
 
 ARBACE con guardie
 
 ARBACE
 No che non ha la sorte
 più sventure per me. Tutte in un giorno
 tutte, oh dio, le provai. Perdo l’amico,
555m’insulta la germana,
 m’accusa il genitor, piange il mio bene
 e tacer mi conviene!
 E non posso parlar! Dove si trova
 un’anima che sia
560tormentata così come la mia.
 Ma giusti dei pietà. Se a questo passo
 lo sdegno vostro a danno mio s’avanza,
 pretendete da me troppa costanza.
 
    Vo solcando un mar crudele,
565senza vele e senza sarte;
 freme l’onda, il ciel s’imbruna,
 cresce il vento e manca l’arte
 e il voler della fortuna
 son costretto a seguitar.
 
570   Infelice, in questo stato
 son da tutti abbandonato;
 meco sola è l’innocenza
 che mi porta a naufragar.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Appartamenti reali.
 
 ARTASERSE ed ARTABANO
 
 ARTASERSE
 Dal carcere o custodi (Nell’uscire verso la scena)
575qui si conduca Arbace. Ecco adempite
 le tue richieste; ah voglia il ciel che giovi
 questo incontro a salvarlo.
 ARTABANO
                                                  Io non vorrei
 che credessi, o signor, la mia domanda
 pietà di padre o mal fondata speme
580di trovarlo innocente. È troppo chiara
 la colpa sua, deve morir. Non altro
 mi muove a rivederlo
 che la tua sicurezza. Ancor del fallo
 è ignota la cagione,
585sono i complici ignoti, ogni segreto
 tenterò discoprir.
 ARTASERSE
                                   La tua fortezza
 quanto invidio Artabano. Io mi sgomento
 d’un amico al periglio;
 tu non ti perdi e si condanna il figlio.
 ARTABANO
590La fermezza del volto
 quanto costa al mio core. Intesi anch’io
 le voci di natura. Anch’io provai
 le comuni di padre
 deboli tenerezze;
595ma fra le mie dubiezze
 il dover trionfò. Non è mio figlio
 chi mi porta il rossor di sì gran fallo;
 prima ch’io fossi padre, ero vassallo.
 ARTASERSE
 La tua virtude istessa
600mi parla per Arbace. Io più ti deggio
 quanto meno il difendi. Ah renderei
 troppo ingrata mercede a’ merti tui,
 senza dolor s’io ti punissi in lui.
 Deh cerchiamo Artabano
605una via di salvarlo, una ragione
 ch’io possa dubbitar del suo delitto;
 unisci, io te ne priego,
 le tue cure alle mie.
 ARTABANO
                                       Che far poss’io,
 s’ogni evento l’accusa e intanto Arbace
610si vede reo, non si difende e tace?
 ARTASERSE
 Ma innocente si chiama. I labbri suoi
 non son usi a mentir. Come in un punto
 cangiò natura! Ah l’infelice ha forse
 qualche ragion del suo silenzio. A lui
615parla Artabano; ei svelerà col padre
 quanto al giudice tace. Io m’allontano.
 In libertà seco ragiona; osserva,
 esamina il suo cor. Trova, se puoi,
 un’ombra di difesa. Accorda insieme
620la salvezza del figlio,
 la pace del tuo re, l’onor del trono;
 ingannami, se puoi, ch’io ti perdono.
 
    Rendimi il caro amico,
 parte dell’alma mia,
625fa’ ch’innocente sia
 come l’amai finor.
 
    Compagni dalla cuna
 tu ci vedesti e sai
 che in ogni mia fortuna
630seco finor provai
 ogni piacer diviso,
 diviso ogni dolor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARTABANO, poi ARBACE con alcune guardie
 
 ARTABANO
 Son quasi in porto. Arbace
 avvicinati. E voi (Alle guardie)
635nelle prossime stanze
 pronti attendete ad ogni cenno. (Partono)
 ARBACE
                                                            Il padre
 solo con me!
 ARTABANO
                          Pur mi riesce o figlio
 di salvar la tua vita. Io chiesi ad arte
 all’incauto Artaserse
640la libertà di favellarti. Andiamo.
 Per una via che ignota
 sempre gli fu, scorgendo i passi tui
 deluder posso i suoi custodi e lui.
 ARBACE
 Mi proponi una fuga
645che saria prova al mio delitto.
 ARTABANO
                                                        Ah vieni,
 folle che sei; la libertà ti rendo,
 t’involo al regio sdegno,
 agli applausi ti guido e forse al regno.
 ARBACE
 Che dici! Al regno?
 ARTABANO
                                      È da gran tempo, il sai,
650a tutti in odio il regio sangue. Andiamo,
 alle commosse squadre
 basta mostrarti. Ho già la fede in pegno