Artaserse, libretto, Stoccarda, Cotta, 1756

                                         T’apersi un campo
 ove potevi esercitar con lode
 la tua virtù, senz’essermi molesto.
 MEGABISE
805La voglio esercitar ma non in questo.
 SEMIRA
 Dunque invano sperai?
 MEGABISE
                                              Sperasti invano.
 SEMIRA
 Dunque il pianto...
 MEGABISE
                                     Non giova.
 SEMIRA
 Queste preghiere mie...
 MEGABISE
                                              Son sparse a’ venti.
 SEMIRA
 E bene, al padre ubbidirò ma senti;
810non lusingarti mai
 ch’io voglia amarti. Abborrirò costante
 quel funesto legame
 che a te mi stringerà. Sarai, lo giuro,
 oggetto agli occhi miei sempre d’orrore;
815la mano avrai ma non sperare il core.
 MEGABISE
 Non lo chiedo o Semira. Io mi contento
 di vederti mia sposa; e per vendetta,
 se ti basta d’odiarmi,
 odiami pur, ch’io non saprò lagnarmi.
 
820   Non temer ch’io mai ti dica
 alma infida, ingrato core;
 possederti ancor nemica
 chiamerò felicità.
 
    Io detesto la follia
825d’un incomodo amatore
 che a’ pensieri ancor vorria
 limitar la libertà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRA, poi MANDANE
 
 SEMIRA
 Qual serie di sventure un giorno solo
 unisce a’ danni miei! Mandane, ah senti.
 MANDANE
830Non m’arrestar Semira.
 SEMIRA
                                              Ove t’affretti?
 MANDANE
 Vado al real consiglio.
 SEMIRA