Achille in Sciro, libretto, Roma, Corradi, 1771

 SCENA VII
 
 NEARCO, poi LICOMEDE, ACHILLE e TEAGENE
 
 NEARCO
1105Di tue cure felici
 or va', Nearco, insuperbisci. A Teti
 di' che il feroce Achille
 sapesti moderar. Vanta gli scaltri
 lusinghieri discorsi; ostenta i molli
1110piacevoli consigli. Ecco perduti
 gli accorgimenti e l'arti. Il solo Ulisse
 tutto a scompor bastò. Qual astro infido
 fu mai quel che lo scorse a questo lido?
 ACHILLE
 Né di risposta ancora
1115Licomede mi degna?
 TEAGENE
                                         È troppo ormai,
 gran re, lungo il silenzio. I prieghi miei,
 le richieste d'Achille
 soddisfa alfin. Che ti sospende? È forse
 la fé che a me donasti? Ah non mi oppongo
1120a sì grande imeneo. L'amor? Ma quando
 fu colpa in cor gentile
 un innocente amor? L'inganno? È Teti
 la rea; già fu punita. Ella in tal guisa
 celare ad ogni ciglio
1125il figlio volle e fe' palese il figlio.
 ACHILLE
 (Chi mai sperato avrebbe
 in Teagene il mio sostegno!)
 LICOMEDE
                                                      Achille,
 sì grande questo nome
 suona nell'alma mia che usurpa il loco
1130a tutt'altro pensier. Che dir poss'io
 dell'imeneo richiesto? Il generoso
 Teagene l'applaude; il ciel lo vuole;
 tu lo dimandi, io lo consento. Ammiro
 sì strani eventi; e rispettoso in loro
1135del consiglio immortal gli ordini adoro.
 ACHILLE
 Ah Licomede... Ah Teagene... Andate
 la mia sposa, il mio bene
 custodi ad affrettar. Principe, oh quanto
 quanto ti deggio mai! Padre, signore,
1140come a sì caro dono
 grato potrò mostrarmi?
 LICOMEDE
                                              A Licomede
 l'esser padre a tal figlio è gran mercede.