Attilio Regolo, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757

                 Qual alma rea mancò di fede?
 ARTASERSE
 Ah, che tardi il conosco;
 Arbace è il traditore.
 SEMIRA
                                         Arbace estinto!
 ARTASERSE
 Vive, vive l’ingrato. Io lo disciolsi
 empio con Serse e meritai la pena
1285che il cielo or mi destina.
 Io stesso fabricai la mia ruina.
 ARTABANO
 Di che temi o mio re? Per tua difesa
 basta solo Artabano.
 ARTASERSE
 Sì corriamo a punir... (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e detti
 
 MANDANE
                                           Ferma o germano;
1290gran novelle io ti reco.
 Il tumulto svanì.
 ARTASERSE
                                 Fia vero? E come?
 MANDANE
 Già la turba ribelle
 seguendo Megabise era trascorsa
 fino all’atrio maggior. Quando chiamato
1295dallo strepito insano, accorse Arbace.
 Che non fe’, che non disse in tua difesa
 quell’anima fedel! Mostrò l’orrore
 dell’infame attentato. Espresse i pregi
 di chi serba la fede. I merti tuoi,
1300le tue glorie narrò. Molti riprese;
 molti pregò, cangiando aspetto e voce
 or placido, or severo ed or feroce.
 Ciascun depose l’armi; e sol restava
 l’indegno Megabise
1305ma l’assalì, ti vendicò, l’uccise.
 ARTABANO
 (Incauto figlio!)
 ARTASERSE
                                Un nume
 m’inspirò di salvarlo. È Megabise
 d’ogni delitto autor.
 ARTABANO
                                       (Felice inganno!)
 ARTASERSE
 Il mio diletto Arbace
1310dov’è? Si trovi e si conduca a noi.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ARBACE e detti
 
 ARBACE
 Ecco Arbace, o monarca, a’ piedi tuoi.
 ARTASERSE
 Vieni, vieni al mio sen; perdona amico,
 s’io dubitai di te. Troppo è palese
 la tua bella innocenza; ah fa’ ch’io possa
1315con franchezza premiarti. Ogni sospetto
 nel popolo dilegua e rendi a noi
 qualche ragion del sanguinoso acciaro
 che in tua man si trovò, della tua fuga,