Attilio Regolo, libretto, Parigi, Hérissant, 1781

                                 (Oh Dio che avvenne mai!)
 SEMIRA
 (Quante sventure io temo!)
 MANDANE
330(Io non spero più pace).
 ARTABANO
                                               (Io fingo e tremo).
 ARBACE
 Ascoltami Semira,
 s’hai pietà...
 SEMIRA
                          Non parlarmi.
 ARBACE
                                                      Principessa...
 MANDANE
 Involati da me.
 ARBACE
                               Deh senti amico...
 MEGABISE
 Non odo un traditore. (Parte)
 
 ARBACE
                                           Oda un momento
335Semira almeno...
 
 SEMIRA
                                  Un traditor non sento. (Parte)
 ARBACE
 E non v’è chi m’uccida!
 I primi affetti tuoi,
 signor, non perda un innocente oppresso;
 se mai degno ne fui, lo sono adesso.
 ARTABANO
340Audace! E con qual fronte
 puoi domandargli amor? Perfido figlio,
 il mio rossor, la pena mia tu sei.
 ARBACE
 Anche il padre congiura a’ danni miei!
 ARTABANO
 Che vorresti da me? Ch’io fossi a parte
345de’ falli tuoi nel compatirti? Eh provi, (Ad Artaserse)
 provi, o signor, la tua giustizia. Io stesso
 sollecito la pena. In sua difesa
 non gli giovi Artabano aver per padre.
 Scordati la mia fede, obblia quel sangue
350di cui per questo regno
 tante volte pugnando i campi aspersi;
 coll’altro ch’io versai questo si versi.
 ARTASERSE
 Oh fedeltà!
 ARTABANO
                        Risolvi e qualche affetto,
 se ti resta per lui, vada in obblio.
 ARTASERSE
355Risolverò ma con qual core... Oh dio!
 
    Deh rispirar lasciatemi
 qualche momento almeno,
 e poi risolverò.
 
 MANDANE
 
    Il padre mio deh vendica,
360se hai cor di figlio in seno,
 altro da te non vuò.
 
 ARBACE
 
    Mandane hai cor...
 
 MANDANE
 
                                        Sei barbaro.
 ARBACE
 
 Padre... Signore...
 
 ARTASERSE E ARTABANO A DUE
 
                                   Sei perfido.
 
 ARBACE
 
 Sono innocente, e misero,
365merto da voi pietà.
 
 TUTTI
 
    (Più non resisto, oh Dio!
 è troppa crudeltà).
 
 MANDANE
 
    (E pur mi parla al core
 per lui l’affetto antico).
 
 ARTASERSE
 
370E come usar rigore
 con mio diletto amico.
 
 ARTABANO
 
 Tacete affetti miei.
 
 ARBACE
 
 Pietosi, eterni dei!
 di me che mai sarà!
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Appartamenti reali.
 
 ARTASERSE e ARTABANO
 
 ARTASERSE
375Dal carcere, o custodi, (Nell’uscire verso la scena)
 qui si conduca Arbace. Ecco adempite
 le tue richieste. Ah voglia il ciel che giovi
 questo incontro a salvarlo.
 ARTABANO
                                                  Io non vorrei
 che credessi, o signor, la mia domanda
380pietà di padre o mal fondata speme
 di trovarlo innocente. È troppo chiara
 la colpa sua; deve morir. Non altro
 mi muove a rivederlo
 che la tua sicurezza. Ancor del fallo
385è ignota la cagione,
 sono i complici ignoti; ogni segreto
 tenterò di scoprir.
 ARTASERSE
                                    La tua fortezza
 quanto invidio Artabano! Io mi sgomento
 d’un amico al periglio;
390tu non ti perdi e si condanna il figlio.
 ARTABANO
 Signor, che far poss’io,
 s’ogni evento l’accusa, e intanto Arbace
 si vede reo, non si difende e tace?
 ARTASERSE
 Ma innocente si chiama. I labbri suoi
395non son usi a mentir. Io m’allontano;
 in libertà seco ragiona; osserva,
 esamina il suo cor. Trova, se puoi,
 un’ombra di difesa. Accorda insieme
 la salvezza del figlio,
400la pace del tuo re, l’onor del trono;
 ingannami, se puoi, ch’io ti perdono.
 
    Rendimi il caro amico
 parte dell’alma mia;
 fa’ ch’innocente sia
405come l’amai finor.
 
    Compagni dalla cuna
 tu ci vedesti e sai
 che in ogni mia fortuna
 seco finor provai
410ogni piacer diviso,
 diviso ogni dolor. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ARTABANO, poi ARBACE con alcune guardie.
 
 ARTABANO
 Son quasi in porto. Arbace,
 avvicinati. E voi (Alle guardie)
 nelle prossime stanze
415pronti attendete ad ogni cenno. (Partono)
 ARBACE
                                                            (Il padre
 solo con me!)
 ARTABANO
                            Pur mi riesce, o figlio,
 di salvar la tua vita. Io chiesi ad arte
 all’incauto Artaserse
 la libertà di favellarti. Andiamo;
420per una via che ignota
 sempre gli fu, scorgendo i passi tui
 deluder posso i suoi custodi e lui.
 ARBACE
 Mi proponi una fuga
 che saria prova al mio delitto.
 ARTABANO
                                                        Eh vieni,
425folle che sei; la libertà ti rendo;
 t’involo al regio sdegno;
 agli applausi ti guido e forse al regno.
 ARBACE
 Che dici! Al regno?
 ARTABANO
                                      È da gran tempo, il sai,
 a tutti in odio il regio sangue. Andiamo;
430alle commosse squadre
 basta mostrarti. Ho già la fede in pegno
 de’ primi duci.
 ARBACE
                               Io divenir ribelle!
 Solo in pensarlo inorridisco! Ah padre
 lasciami l’innocenza.
 ARTABANO
                                         È già perduta
435nella credenza altrui. Sei prigioniero
 e comparisci reo.
 ARBACE
                                  Ma non è vero.
 ARTABANO
 E dovrò per salvarti
 contender teco? Altra ragion per ora
 non ricercar che il cenno mio. T’affretta.
 ARBACE
440No, perdona, sia questo
 il tuo cenno primiero
 trasgredito da me.
 ARTABANO
                                     Vinca la forza
 le resistenze tue. Sieguimi. (Va per prenderlo)
 ARBACE
                                                     In pace (Si scosta)
 lasciami, o padre. A troppo gran cimento
445riduci il mio rispetto. Ah se mi sforzi,
 farò...
 ARTABANO
              Minacci ingrato!
 Parla, di’, che farai?
 ARBACE
                                       Nol so; ma tutto
 farò per non seguirti.
 ARTABANO
                                          E ben vediamo
 chi di noi vincerà. Sieguimi, andiamo. (Lo prende per mano)
 ARBACE
450Custodi, olà.
 ARTABANO
                          T’acchetta.
 ARBACE
                                                Olà, custodi (Artabano lascia Arbace vedendo i custodi)
 rendetemi i miei lacci. Al carcer mio
 guidatemi di nuovo.
 ARTABANO
                                        (Ardo di sdegno).
 ARBACE