Catone in Utica, libretto, Venezia, Bettinelli, 1733

    Nell’atto secondo: vasta campagna ove siegue un baccanale con diversi giochi; indi, all’arrivo di graziosa mascherata, s’introduce una contradanza che sarà seguita da vari balletti, trasfigurazioni ed altro; e quindi termina il ballo in un’allegra festa.
 
 
 PERSONAGGI
 
 REGOLO
 (il signor Antonio Raaff)
 MANLIO console
 (il signor Giuseppe Tibaldi)
 ATTILIA amante di Licinio
 (la signora Rosa Tartaglini Tibaldi)
                                              figliuoli di Regolo
 PUBLIO amante di Barce
 (il signor Domenico Luciani)
 BARCE nobile africana, schiava di Publio e amante di Amilcare
 (la signora Giovanna Carmignani)
 LICINIO tribuno della plebe, amante di Attilia
 (il signor Filippo Masciangioli)
 AMILCARE ambasciatore di Cartagine, amante di Barce
 (ia signora Catarina Flavis)
 
    La musica è del rinomato signor don Nicola Jommelli napolitano, all’attual servizio si sua altezza serenissima il signor duca di Würtemberg; diretta del signor don Niccola Sala, maestro di cappella napolitano.
 
 
 AL PUBBLICO
 
    Per rendersi il presente dramma alla giusta meta della rappresentazione di primavera, si è dovuto in qualche parte scorciare, così di recitativi, come di arie. Ma, per non privarlo di quel buono che in essi contenevasi, tutto ciò che non si rappresenta si è segnato con le virgolette alla margine. Onde intiero e come la prima volta si è dato alle stampe dal celebre autore, vien sotto il tuo purgatissimo occhio in questa presente edizione. Vivi felice.
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio nel palazzo suburbano del console Manlio. Spaziosa scala che introduce a’ suoi appartamenti.
 
 ATTILIA, LICINIO dalla scala, littori e popolo
 
 LICINIO
 Sei tu mia bella Attilia! Oh dei! Confusa
 fra la plebe e i littori
 di Regolo la figlia
 qui trovar non credei.
 ATTILIA
                                           Su queste soglie
5ch’esca il console attendo. Io voglio almeno
 farlo arrossir. Più di riguardi ormai
 non è tempo o Licinio. In lacci avvolto
 geme in Africa il padre; un lustro è scorso;
 nessun s’affana a liberarlo; io sola
10piango in Roma e rammento i casi sui.
 Se taccio anch’io chi parlerà per lui?
 LICINIO
 Non dir così, saresti ingiusta. E dove,
 dov’è chi non sospiri
 di Regolo il ritorno e che non creda
15un acquisto leggier l’Africa doma,
 se ha da costar tal cittadino a Roma!
 Di me non parlo; è padre tuo; t’adoro;
 lui duce appresi a trattar l’armi; e quanto
 degno d’un cor romano
20in me traluce ei m’inspirò.
 ATTILIA