Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 se al nome sol così mi balzi in petto?
 
230   Sol può dir che sia contento
 chi penò gran tempo invano,
 dal suo ben chi fu lontano
 e lo torna a riveder.
 
    Si fan dolci in quel momento
235e le lagrime e i sospiri;
 le memorie de’ martiri
 si convertono in piacer. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Parte interna del tempio di Bellona; sedili per i senatori romani e per gli oratori stranieri. Littori che custodiscono diversi ingressi del tempio, da quali veduta del Campidoglio e del Tevere.
 
 MANLIO, PUBLIO e senatori, indi REGOLO ed AMILCARE. Littori che custodiscono l’ingresso; seguito d’africani e popolo fuori del tempio
 
 MANLIO
 Venga Regolo e venga
 l’africano orator. Dunque i nemici
240braman la pace? (A Publio)
 PUBLIO
                                  O de’ cattivi almeno
 vogliono il cambio. A Regolo han commesso
 d’ottenerlo da voi. Se nulla ottiene,
 a pagar col suo sangue
 il rifiuto di Roma egli a Cartago
245è costretto a tornar. Giurollo e vide,
 pria di partir, del minacciato scempio
 i funesti apparecchi. Ah non sia vero
 che a sì barbare pene
 un tanto cittadin...
 MANLIO
                                     T’accheta, ei viene. (Il console, Publio e tutti i senatori vanno a sedere e rimane vuoto accanto al console il luogo altre volte occupato da Regolo. Passano Regolo ed Amilcare fra’ littori che tornano subito a chiudersi. Regolo entrato a pena nel tempio s’arresta pensando)
 AMILCARE
250(Regolo a che t’arresti? È forse nuovo
 per te questo soggiorno?)
 REGOLO
 (Penso qual ne partii, qual vi ritorno).
 AMILCARE
 Di Cartago il Senato (Al console)
 bramoso di depor l’armi temute,
255al Senato di Roma invia salute.
 E se Roma desia