Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 onde è mio mal la libertà, la vita.
 Virtù col proprio sangue
 è della patria assicurar la sorte;
 onde è mio ben la servitù, la morte.
 PUBLIO
470Pur la patria non è...
 REGOLO
                                        La patria è un tutto
 di cui siam parti. Al cittadino è fallo
 considerar sé stesso
 separato da lei. L’utile o il danno,
 ch’ei conoscer dee solo, è ciò che giova
475o nuoce alla sua patria a cui di tutto
 è debitor. Quando i sudori e il sangue
 sparge per lei, nulla del proprio ei dona;
 rende sol ciò che n’ebbe. Ella il produsse,
 l’educò, lo nutrì; con le sue leggi
480dagl’insulti domestici il difende,
 dagli esterni con l’armi; ella gli presta
 nome, grado ed onor; ne premia il merto;
 ne vendica le offese; e madre amante
 a fabricar s’affanna
485la sua felicità, per quanto lice
 al destin de’ mortali esser felice.
 Han tanti doni, è vero,
 il peso lor. Chi ne ricusa il peso
 rinunci al beneficio. A far si vada
490d’inospite foreste
 mendico abitatore; e là d’irsute
 ferine spoglie avvolto, e là di poche
 misere ghiande e d’un covil contento
 viva libero e solo a suo talento.
 PUBLIO
495Adoro i detti tuoi. L’alma convinci
 ma il cor non persuadi. Ad ubbidirti
 la natura repugna. Alfin son figlio,
 non lo posso obbliar.
 REGOLO
                                        Scusa infelice
 per chi nacque romano. Erano padri
500Bruto, Manlio, Virginio...
 PUBLIO
                                                È ver; ma questa
 troppo eroica costanza
 sol fra padri restò. Figlio non vanta
 Roma finor che a procurar giungesse
 del genitor lo scempio.
 REGOLO
505Dunque aspira all’onor del primo esempio.
 Va’ .
 PUBLIO
            Deh...
 REGOLO
                          Non più. Della mia sorte attendo
 la notizia da te.
 PUBLIO
                               Troppo pretendi,
 troppo, o signor.