Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 SCENA IV
 
 MARZIA, poi EMILIA, indi CESARE
 
 MARZIA
 E qual sorte è la mia? Di pena in pena,
 di timore in timor passo e non provo
 un momento di pace.
 EMILIA
                                          Alfin partito
430è Cesare da noi. Tu lo saprai,
 tu che sei tanto alla sua gloria amica.
 MARZIA
 Ecco Cesare istesso, egli tel dica. (Vedendo venir Cesare)
 EMILIA
 Che veggo!
 CESARE
                        A tanto eccesso
 giunse Catone? Ah questo è troppo. Ei brama
435che al mio campo mi renda?
 Io vo, di' che m'aspetti e si difenda. (In atto di partire)
 MARZIA
 Deh ti placa, il tuo sdegno in parte è giusto,
 il veggo anch'io, ma il padre
 a ragion dubitò, de' suoi sospetti
440m'è nota la cagion, tutto saprai.
 EMILIA
 (Numi che ascolto!)