Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 LICINIO
                                      Ma di’ , vorresti
680pria d’un tal genitor vederti priva?
 ATTILIA
 Ah questo no; mi sia sdegnato e viva.
 LICINIO
 Vivrà; cessi quel pianto;
 tornatevi di nuovo
 begli occhi a serenar. Se veggo, oh dio,
685mestizia in voi, perdo coraggio anch’io.
 
    Da voi cari lumi
 dipende il mio stato;
 voi siete i miei numi,
 voi siete il mio fato;
690a vostro talento
 mi sento cangiar.
 
    Ardir m’ispirate
 se lieti splendete;
 se torbidi siete
695mi fate tremar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ATTILIA sola
 
 ATTILIA
 Ah che purtroppo è ver; non han misura
 della cieca fortuna
 i favori e gli sdegni. O de’ suoi doni
 è prodiga all’eccesso
700o affligge un cor fin che nol vegga oppresso.
 Or l’infelice oggetto
 son io dell’ire sue. Mi veggo intorno