Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

                                                  Ogni offerta
 il Senato ricusa.
 REGOLO
                                Ah dunque ha vinto
745il fortunato alfin genio romano.
 Grazie agli dei. Non ho vissuto invano.
 Amilcare si cerchi. Altro non resta
 che far su queste arene;
 la grand’opra compii, partir conviene.
 PUBLIO
750Padre infelice!
 REGOLO
                              Ed infelice appelli
 chi poté fin che visse
 alla patria giovar?
 PUBLIO
                                    La patria adoro,
 piango i tuoi lacci.
 REGOLO
                                    È servitù la vita,
 ciascuno ha i lacci suoi. Chi pianger vuole
755pianger, Publio, dovria
 la sorte di chi nasce e non la mia.
 PUBLIO
 Di quei barbari, o padre,
 l’empio furor ti priverà di vita.
 REGOLO
 E la mia servitù sarà finita.
760Addio. Non mi seguir.
 PUBLIO
                                           Da me ricusi
 gli ultimi ancor pietosi uffici?
 REGOLO
                                                         Io voglio
 altro da te. Mentre a partir m’affretto,
 a trattener rimanti
 la sconsolata Attilia. Il suo dolore
765funestarebbe il mio trionfo. Assai
 tenera fu per me. Se forse eccede
 compatiscila o Publio. Alfin da lei
 una viril costanza
 pretender non si può. Tu la consiglia,
770d’inspirarle procura
 con l’esempio fortezza;
 la reggi, la consola e seco adempi
 ogni ufficio di padre. A te la figlia,
 te confido a te stesso; e spero... Ah veggo
775che indebolir ti vuoi. Maggior costanza
 in te credei. L’avrò creduto invano?
 Publio, ah no; sei mio figlio e sei romano.
 
    Non tradir la bella speme
 che di te donasti a noi;
780sul cammin de’ grandi eroi
 incomincia a comparir.
 
    Fa’ ch’io lasci un degno erede
 degli affetti del mio core,
 che di te, senza rossore,
785io mi possa sovvenir. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 PUBLIO, poi ATTILIA e BARCE, indi LICINIO ed AMILCARE, l’un dopo l’altro e da diverse parti
 
 PUBLIO
 Ah sì; Publio coraggio. Il passo è forte
 ma vincersi convien. Lo chiede il sangue
 ch’hai nelle vene. Il grand’esempio il chiede
 che sugli occhi ti sta. Cedesti a’ primi
790impeti di natura; or meglio eleggi,
 il padre imita e l’error tuo correggi.
 ATTILIA
 Ed è vero o german?
 BARCE
                                         Publio ed è vero?
 PUBLIO
 Sì. Decise il Senato,
 Regolo partirà.
 ATTILIA
                              Come!
 BARCE
                                             Che dici?
 ATTILIA
795Dunque ognun mi tradì?
 BARCE
                                                Dunque...
 PUBLIO
                                                                     Or non giova...
 BARCE
 Amilcare pietà.
 ATTILIA
                               Licinio aiuto.
 AMILCARE
 Più speranza non v’è.
 LICINIO
                                          Tutto è perduto.
 ATTILIA
 Dov’è Regolo? Io voglio
 almen seco partir.
 PUBLIO
                                    Ferma; l’eccesso
800del tuo dolor l’offenderebbe.
 ATTILIA
                                                      E speri
 impedirmi così?
 PUBLIO
                                  Spero che Attilia
 torni alfine in sé stessa e si rammenti
 che a lei non è permesso...
 ATTILIA
 Sol che son figlia io mi rammento adesso.
805Lasciami.
 PUBLIO
                     Non sperarlo.
 ATTILIA
                                                Ah parte intanto
 il genitor.
 BARCE
                     Non dubitar ch’ei parta
 fin che Amilcare è qui.
 ATTILIA
                                            Chi mi consiglia,
 chi mi soccorre? Amilcare?
 AMILCARE
                                                    Io mi perdo
 fra l’ira e lo stupor.
 ATTILIA
                                      Licinio?
 LICINIO
                                                        Ancora
810dal colpo inaspettato
 respirar non poss’io.
 ATTILIA
                                        Publio?
 PUBLIO
                                                         Ah germana
 più valor, più costanza. Il fato avverso
 come si soffra il genitor ci addita.
 Non è degno di lui chi non l’imita.
 ATTILIA
815E tu parli così! Tu che dovresti
 i miei trasporti accompagnar gemendo!
 Io non t’intendo o Publio.
 AMILCARE
                                                 Ed io l’intendo.
 Barce è la fiamma sua. Barce non parte
 se Regolo non resta. Ecco la vera
820cagion del suo coraggio.
 PUBLIO
 (Questo pensar di me! Stelle che oltraggio!)
 AMILCARE
 Forse, affinché il Senato
 non accettasse il cambio, ei pose in opra