Catone in Utica, libretto, Stoccarda, Cotta, 1754

 SCENA ULTIMA
 
 MARZIA, EMILIA e detti
 
 MARZIA
985Lasciatemi o crudeli. (Verso la scena)
 Voglio del padre mio
 l'estremo fato accompagnare anch'io.
 FULVIO
 Che fu?
 CESARE
                  Che ascolto!
 MARZIA
                                          Ah quale oggetto! Ingrato! (A Cesare)
 Va', se di sangue hai sete, estinto mira
990l'infelice Catone. Eccelsi frutti
 del tuo valor son questi. Il più dell'opra
 ti resta ancor. Via quell'acciaro impugna
 e in faccia a queste squadre
 la disperata figlia unisci al padre. (Piange)
 CESARE
995Ma come!... Per qual mano!...
 Si trovi l'uccisor.
 EMILIA
                                  Lo cerchi invano.
 MARZIA
 Volontario morì. Catone oppresso
 rimase, è ver, ma da Catone istesso.
 CESARE
 Emilia, io giuro ai numi...
 EMILIA
                                                  I numi avranno
1000cura di vendicarci, assai lontano
 forse il colpo non è. Per pace altrui
 l'affretti il cielo e quella man che meno
 credi infedel, quella ti squarci il seno. (Parte)
 CESARE
 Tu Marzia almen rammenta...
 MARZIA
                                                         Io mi rammento
1005che son per te d'ogni speranza priva,
 orfana, desolata e fuggitiva.
 Mi rammento che al padre
 giurai d'odiarti e per maggior tormento
 che un ingrato adorai pur mi rammento. (Parte)
 CESARE
1010Quanto perdo in un dì!
 FULVIO
                                             Quando trionfi
 ogni perdita è lieve.
 CESARE
 Ah se costar mi deve
 i giorni di Catone il serto, il trono,
 ripigliatevi o numi il vostro dono. (Getta il lauro)
 
 Fine dell’opera