Ciro riconosciuto, libretto, Ferrara, Barbieri, 1744

 vi sono ancora.
 FULVIO
                              E qual cagion? Due volte
 Cesare in un sol giorno a te sen viene;
725e due volte è deluso.
 Qual disprezzo è mai questo? Alfin dal volgo
 non si distingue Cesare sì poco
 che sia lecito altrui prenderlo a gioco.
 CATONE
 Fulvio, ammiro il tuo zelo; invero è grande.
730Ma un buon roman si accenderebbe meno
 a favor d’un tiranno.
 FULVIO
                                        Un buon romano
 difende il giusto; un buon roman si adopra
 per la pubblica pace; e voi dovreste
 mostrarvi a me più grati. A voi la pace
735più che ad altri bisogna.
 CATONE
                                               Ove son io
 pria della pace e dell’istessa vita
 si cerca libertà.
 FULVIO
                               Chi a voi la toglie?
 CATONE
 Non più. Da queste soglie
 Cesare parta. Io farò noto a lui
740quando giovi ascoltarlo.
 FULVIO
                                              Invan lo speri.
 Sì gran torto non soffro.
 CATONE
                                              E che farai?
 FULVIO
 Il mio dover.
 CATONE
                           Ma tu chi sei?
 FULVIO
                                                       Son io
 il legato di Roma.
 CATONE
                                   E ben, di Roma
 parta il legato.
 FULVIO
                             Sì, ma leggi pria
745che contien questo foglio e chi l’invia. (Fulvio dà a Catone un foglio)
 ARBACE
 (Marzia, perché sì mesta?)
 MARZIA
 (Eh non scherzar, che da sperar mi resta). (Catone apre il foglio e legge)
 CATONE
 «Il Senato a Catone. È nostra mente
 render la pace al mondo. Ogniun di noi,
750i consoli, i tribuni, il popol tutto,
 Cesare istesso il dittator la vuole.
 Servi al pubblico voto; e se ti opponi
 a così giusta brama,
 suo nemico la patria oggi ti chiama».
 FULVIO
755(Che dirà!)
 CATONE
                        Perché tanto
 celarmi il foglio?
 FULVIO
                                  Era rispetto.
 MARZIA
                                                           (Arbace,
 perché mesto così?)
 ARBACE
                                       (Lasciami in pace).
 CATONE
 «È nostra mente... Il dittator la vuole... (Rileggendo da sé)
 Servi al pubblico voto...
760Suo nemico la patria...» E così scrive
 Roma a Catone?
 FULVIO
                                 Appunto.
 CATONE
                                                     Io di pensiero
 dovrò dunque cangiarmi?
 FULVIO
                                                  Un tal comando
 improviso ti giunge.
 CATONE
                                        È ver. Tu vanne
 e a Cesare...
 FULVIO
                         Dirò che qui l’attendi,
765che ormai più non soggiorni.